Joan Jett
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Runaways: Runaways (1976), 6/10
Runaways: Queens Of Noise (1977), 6.5/10
Runaways: Waitin' For The Night (1978), 5/10
Runaways: And Now (1979), 5/10
Joan Jett (1980), 6/10
Bad Reputation (1981), 6.5/10
I Love Rock And Roll (1982), 6.5/10
Album (1983), 6/10
Glorious Results of a Misspent Youth (1984), 6.5/10
Good Music (1986), 6/10
Up Your Alley (1988), 5/10
The Hit List (1990), 4/10
Notorious (1991), 5/10
Pure And Simple (1994), 6/10
Fetish (Blackheart, 1999), 4/10
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Nel 1975 Kim Fowley mise insieme le Runaways, un quartetto di ragazze adolescenti (Joan Jett aveva 15 anni, Lita Ford ne aveva 16) e del tutto incompetenti, invento` il loro look erotico e le loro sceneggiate decadenti (alla Alice Cooper) e scrisse per loro canzoni sul sesso a suon di heavy-metal di facile presa. Jett divenne progressivamente la vera anima del gruppo attraverso Runaways (Mercury, 1976), che contiene Cherry Bomb ("hello daddy hello mom/ I'm your cherry bomb/ hello world I'm your wild girl"), e Queens Of Noise (1977), forse il migliore.

Joan Jett era l'autrice di quasi tutto il materiale, che si ispirava in gran parte al blues-rock (Born To Be Bad, 1977), al rock and roll (Blackmail, 1976), alla psichedelia beat (l'epico ritornello di I Love Playing With Fire, 1977), al boogie woogie (You Drive Me Wild, 1977), insomma alla musica del passato. La cantante, Cherrie Currie, aveva nei polmoni i singhiozzi rochi di Janis Joplin, e la chitarra solista di Lita Ford imitava gli assoli lambiccati di Jimmy Page, ma a trascinare era soprattutto la sezione ritmica, forte della chitarra di Jett. Dopo un mediocre terzo album di pop-metal, Waitin' For The Night (1978), nel quale Jett conquistava nettamente lo scettro e il microfono (Wasted, Waiting For The Night), e l'ancor peggiore And Now (1979), il complesso venne dilaniato da lotte intestine.

Resa celebre ancor ventenne da uno degli show piu` "hot" di Los Angeles, ma anche afflitta da polmonite e disturbi cardiaci, Joan Jett ebbe poi grosse difficolta` a trovare una casa discografica. Sorprende quindi che i suoi primi album, a partire da Joan Jett (Blackheart, 1980), siano i piu` dinamitardi e passionali della storia dell'heavy metal, con terrificanti bordate vocali e chitarristiche. Bad Reputation, da Bad Reputation (Boardwalk, 1981), e I Love Rock And Roll (la cover di un vecchio hit degli Arrows che divenne il maggior successo dell'heavy metal), da I Love Rock And Roll (Boardwalk, 1982), sono brani di hard-rock "anthemico" e viscerale. In essi Jett si agita nei panni della ragazza orgogliosamente ribelle, devota alla vita selvaggia e frustrata nei suoi bisogni affettivi, e tutto sommato vulnerabile.

Allo straordinario successo iniziale contribui` la vena bubblegum del suo manager, Kenny Laguna, gia` invischiato nelle vicende di Tommy James, Archies, e Ohio Express. I "teen anthem" di Jett sono dei cadenzati mid-tempo che il suo roco, vibrante ruggito marchia a fuoco con un ritornello-slogan. Jett fu forse la prima grande rocker femminile, la prima a far fruttare la tradizione di ribelli provocanti e femministe che va da Wanda Jackson alle riot grrrls.

Album (1983), Glorious Results of a Misspent Youth (1984), che contiene I Got No Answers, I Love You Love Me Love e I Need Someone (e forse rimane il suo capolavoro), Good Music (Epic, 1986), con il rap-rock di Black Leather e Good Music, erano ancora album decorosi, ma Up Your Alley (Epic, 1988), e l'orrenda raccolta di covers, The Hit List (Epic, 1990), tornata alla ribalta nel 1988 (I Hate Myself For Loving You, Little Liar), ridimensionarono il personaggio.

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Notorious (Epic, 1991), with The Only Good Thing, and especially Pure And Simple (Warner, 1994), with Activity Grrrl and Spinster, were still up to the old standards, and Jett was recognized as the "mother" of the riot-grrrls, but Fetish (Blackheart, 1999), a collection of rarities and leftovers, showed an aging rocker trying to capitalize on her fame.

Sinner (Blackheart, 2006) is a mediocre collection of songs written by others for her.

After a long hiatus, she returned with Unvarnished (Blackheart, 2013).

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