I Bile sono fra gli ensemble piu` estremisti della musica industriale degli
anni '90. Erano in nove sull'EP Suck Pump (Energy, 1994), il
manifesto del loro terrorismo.
Krztoff, animatore della scena underground di New York, e` l'anima
(sporchissima) di brani squilibrati, osceni, demoniaci come
I Reject, Ura Fucking Loser,
Burnt e Feeling Like Shit,
il cui messaggio non potrebbe essere piu` nichilista.
Le sue deviazioni speedmetal sono degne dei Ministry.
Al suo fianco il tastierista elettronico Slave compone melodie degne degli
Skinny Puppy.
I Bile, stabilizzati in quintetto, affilano gli
artigli con l'album Teknowhore (Energy, 1996) e la sua
sequenza mozzafiato di armonie estremamente sgradevoli.
L'assalto martellante della title-track e le bordate chitarristiche di
No I Don't No danno la misura (anche in decibel) della rabbia e dello
schifo compressi in questo disco. Weather Control, in cui il gruppo
ingaggia una danza grottesca che sfuma in sincopi metallurgiche, e
You Can't Love This,
una suite in quattro parti che passa da un chiasso mostruoso a un'atmosfera
onirica e termina con un'apoteosi macabra degna del death-metal, affondano
nei recessi piu` turpi della psiche. Il lungo delirio magniloquente di
Solitude Is Bliss fa anzi venire in mente i Type O Negative.
Canzoni con tanto di liriche e di melodie
ce ne sono poche (forse soltanto Habitual Sphere, sospinta da scosse di
chitarroni). Alcuni pezzi sovrappongono a un'infernale base ritmica scenari di
musica d'avanguardia post-Varese, come in No One I Call Friends.
L'elettronica e` viscida e ruvida, i ritmi pachidermici e stordenti, i
campionamenti violenti e approssimativi.
Visioni di mostri a zonzo fra le macerie postnucleari e fumarole di zolfo.
Le note di copertina indicano giustamente di munirsi di un sacchetto di plastica
(per raccogliere il vomito) prima di iniziare l'ascolto.
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