Summary:
During the 1990s,
Mike Gira basically continued the atmospheric work of latter-period
Swans.
His tortured soul engaged in a form of lugubrious and apocalyptic folk,
which constituted, at the same time, a form of cathartic and purgatorial ritual.
After his solo album Drainland (1995), which was still, de facto, a Swans album, assisted by Jarboe and Bill Rieflin, Gira split the late Swans sound in two:
Body Lovers impersonated the ambient/atmospheric element, while Angels Of Light
focused on the orchestral pop element.
On one hand, Gira crafted the
sinister and baroque layered
instrumental music of Body Lovers' Number One Of Three (1998) and the subliminal musique concrete of Body Haters (1998).
On the other hand, Angels Of Light's
ethereal and supernatural folk music of
How I Loved You (2001), a concept on sex, and Everything Is Good Here Please Come Home (2003), which explored simultaneously the personal, historical and political planes, renewed the similarities with Nico's stately, pagan, ancestral lied.
Basically, the Body Lovers was the culmination of the Swans' experiments with magniloquent production (the "male" component of their sound), while Angels Of Light was the continuation of Jarboe's "female" component of the group's sound.
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Mike Gira, l'ex cantante degli Swans,
e` un drammaturgo in musica della distorsione della
personalita`, un poeta nichilista e allucinato del vuoto,
un claustrofobo occulto che innalza ancora l'alto mantra "Reed-iano" della
degradazione morale.
Gira e`, nell'ambito della musica rock, uno dei grandi profeti dell'apocalisse.
Mike Gira inizia la sua carriera di cantautore con Drainland
(Alternative Tentacles, 1995). In realta'
il gran sacerdote degli Swans non fa che continuare la lunga messa privata che
officia da quando ha iniziato a suonare.
Ancora una volta il disco e' una sfilata dei fantasmi interiori di questo
caso psicanalitico alla disperata ricerca di esperienze catartiche.
In Where Does Your Body Begin sembra un Leonard Cohen al cimitero in attesa
di essere resuscitato. In Your Naked Body sembra un Syd Barrett in purgatorio
in attesa del giudizio universale.
Il Gira piu' autentico e' forse quello di Unreal, quando intona l'"om"
piu' lugubre su un sottofondo di gargarismi tibetani di Jarboe.
Il Gira piu' insolito e' invece quello di Fan Letter, quando descrive con
truce sarcasmo in un incubo di lunapark il flusso di coscienza di
un criminale psicotico.
In questo festival di atmosfere (e armonie) torturate, con Gira spesso
solo a recitare in delirio con un sottofondo di rumori, la musica ha talvolta
delle cadute di tono, come se venisse risucchiata da un buco nero emotivo.
Ma molte delle sue storie sono degne di un thriller di Hitchcock.
Alla fine resta la sensazione che Gira stia ancora cercando se stesso.
Come dice un suo verso, "What does a body mean?"
Le sue canzoni nascono all'incrocio fra i thriller di Hitchcock, le parabole
della Bibbia e i sermoni funebri.
Il progetto successivo si intitola Body Lovers, e l'album
Number One Of Three (Young God, 1998) prosegue in quella direzione.
Body Lovers e` infatti musica elettronica senza canto. I suoni sono stati
ottenuti manipolando gli strumenti piu` svariati, dal mandolino alla
fisarmonica. Alla fine sono rimasti soltanto questi flussi sonori senza volto,
queste ombre di musica, questi vuoti senza confini. Gira, insomma, ha
abbandonato il ruolo di cantastorie dell'aldila` e sposato quello dello
studioso di acustica. Ma in realta` Gira ha cambiato
tutto per non cambiare nulla: l'atmosfera e` esattamente la stessa dei primi
dischi degli Swans, deprimente e opprimente. Da ogni secondo esala un senso
angosciante di nausea esistenziale.
1 (quattordici minuti) e` il manifesto piu` ostico di questo ibrido di
musica industriale, ambientale e gotica: la piece inizia statica come nei piu`
triviali esperimenti degli ambientali britannici (un drone ad libitum) ma si
anima lentamente in un cumulo di ronzii fino a diventare una vibrazione
brutale come nei peggiori Foetus e Neu.
A quel punto salgono sul palco le emozioni, ma sono emozioni difficili da
decifrare. In 2 la fisarmonica mormora una
melodia anemica, poi cede il posto a una chitarra e una tromba che ingaggiano
un dimesso duetto di melodie appena piu` tiepide.
5 ha il passo della ballata medievale e mediorientale, ma il canto alla
Enya non fa che ripetere un solfeggio e la visione rimane avvolta in una nebbia
soprannaturale.
Le trombe sostenute all'infinito di 3 (dieci minuti) ricordano i momenti
piu` languidi del Rock Bottom di Robert Wyatt, la sua tenera weltanschaung
cosmica. Poco a poco prende vita un passo marziale e le trombe sovrapposte
si scopre che stanno intonando una fanfara a morto.
Il solenne tintinnio di 9 ha qualcosa di giapponese, ma ancora una volta,
qualunque cosa sia, rimane irrisolta: dal lattice fa breccia soltanto un
criptico vagito di neonato.
Un paio di lentissime, ipnotiche ballate per sola chitarra rendono ancor piu`
oscuro il programma di questa musica anonima.
4 e 6 sono invece piece di pura avanguardia, composte sovrapponendo
cluster di pianoforte, rumorini alla Ummagumma (Pink Floyd), droni
psichedelici e cosi` via.
Disco non solo monumentale ma anche sovrumanamente ambizioso, segna per Gira
l'inizio di un'altra carriera, quella di compositore d'avanguardia.
Il cervello s'inchina davanti all'impresa dello sperimentatore, ma il cuore
rimane con i poemi maledetti del cantautore, e quindi con
Gira ha riassunto con una frase la contraddizione di fondo
del fan medio di musica rock: "Ha bisogno di sentirsi un ribelle per un paio
d'anni prima di trasformarsi in uno schiavo del lavoro salariato". E la sua
musica non e' altro che un'elegia accorata per quel popolo di sconfitti.
"I want power/ I'll wash America with blood": potrebbe essere lui il prossimo
maniaco omicida, il prossimo predicatore invasato che trascinera' i suoi fedeli
in un gigantesco sacrificio collettivo.
E' lui il massimo studioso e profeta delle forze oscure dell'auto-distruzione.
Body Haters e` il progetto complementare di Bodylovers. Il primo album
(Young God, 1998), pubblicato in edizione limitata di 2000 copie,
contiene una sola lunga traccia (33:14) che Gira ha creato
usando suoni trovati e artifici di studio, un arduo esercizio di musica
elettronica, non tanto ambientale quanto subliminale.
Body Lovers/ Body Haters (Young God, 2005) raccoglie i due.
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Angels Of Light, Gira's new project, is basically the alter ego of
Body Haters: Body Haters is ambient/atmospheric, Angels of Light is
orchestral songs (the two together yield late Swans).
New Mother (Young God, 1999)
features contributions by German guitarist Christoph Hahn,
drummer Phil Puleo (Cop Shoot Cop), Keyboardist Bill Rieflin (Ministry, NIN,
Revolting Cocks), singer Michelle Amar (Sulphur), percussionists Thor Harris
(Lisa Germano) and Larry Mullins (Iggy Pop), bass player Bill Bronson
(Gunga Din), cellist Julia Kent (Rasputina), plus
Chris Griffin (dobro, mandolin, dulcimer, banjo),
Joe McGinty (piano),
Hahn Rowe (violin),
Kurt Ralske (flugelhorn),
Martin Bisi (organ)...
Gira sings his stories of redemption
in a style not too different from Nick Cave's most obsessed persona
(as in the emphatic gospel of Praise Your Name, in the
country melodrama of Shame),
and the baroque background sounds like a cross between Dead
Can Dance
(the extended Angels Of Light)
and a chamber orchestra performing an exoteric requiem
(The Man with The Silver Tongue).
As a folksinger, Gira turns his gothic mood into a stark Fraudian soliloquy,
that swings between
Nick Drake's anemia (New Mother), Chris Isaak's depression
(Inner Female) and Syd Barrett's fairy tales
(The Garden Hides The Jewel).
The Somniloquist (Young God, 2000) contains five horror stories that
Gira recites in his usual macabre tone. The lyrics indulge in all sorts of
psychotic aberrations, but without adequate musical accompaniment a bad story is only
a bad story.
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Angels Of Light, il nuovo progetto di Gira, e` l'alter ego dei Body Haters.
New Mother (Young God, 1999) viene realizzato con uno stuolo di
collaboratori che comprende Christoph Hahn (chitarra),
Phil Puleo (batterista, ex Cop Shoot Cop), Bill Rieflin (tastierista, ex
Ministry e Revolting Cocks), Michelle Amar (dei Sulphur), i percussionisti
Thor Harris (Lisa Germano) e Larry Mullins (Iggy Pop), il bassista Bill Bronson
(Gunga Din), la violoncellista Julia Kent (Rasputina), piu` Chris Griffin
(dobro, mandolino, dulcimer, banjo), Joe McGinty (piano), Hahn Rowe (violin),
Kurt Ralske (flugelhorn), Martin Bisi (organo)...
Gira e` pervenuto a uno stile altisonante di canto e "storytelling" che
ricorda quello di Nick Cave, come evidenziato nel
gospel cadenzato (con tanto di coro) di Praise Your Name
nel country melodrammatico di Shame
Gli arrangiamenti cosi` lambiccati alternano passaggi medievaleggianti alla
Dead Can Dance (la lunga Angels Of Light)
a strutture sinfoniche degne di un requiem esoterico
(The Man with The Silver Tongue).
Nei panni del cantautore, Gira trasforma il proprio umore gotico in un tetro
soliloquio psicanalitico, che oscilla fra l'inedia di
Nick Drake (New Mother), la depressione di Chris Isaak
(Inner Female) e il tono fiabesco-spaziale di Syd Barrett (The Garden Hides The Jewel).
The Somniloquist (Young God, 2000) contiene cinque storie narrate da
Gira nel solito tono macabro. Le liriche indulgono in ogni sorta di aberrazioni,
aberrazioni psicotiche, ma senza adeguato accompagnamento non valgono molto.
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Angels Of Light's How I Loved You (Young God, 2001) is a concept album devoted to sex.
The cycle follows the protagonist's psychology as it floats from an eden of
pure love
(the Leonard Cohen-esque
Evangeline as well as
Untitle Love Song, that borrows the pace from
Neil Young's Harvest)
to an infernal depth of
perversion and depravity (the slow lengthy dirge New York Girls)
via the twelve-minute nervous breakdown of New City In The Future (a suspenseful
catatonic trance imploding into a pounding maelstrom of laments).
Gira applies the same structure over and over again: songs start slow and
shy, tender and romantic, then build up with almost ferocious impetus until
they turn into terrifying nightmares.
Gira's ideal landscape is a purgatory where he suffers unspeakable
existential pain (the driving and exalted My True Body, the album's
emotional zenith, the atmospheric My Suicide, that weaves Lou Reed and Warren Zevon into the most memorable tune of the album,
Jennifer's Sorry, the album's emotional nadir) but never dies.
Kid Congo Powers and Bliss Blood (Pain Teens)
lend a hand.
Song For Nico pays tribute to one of his muses.
Gira's limit is precisely what he thinks is his forte: the lyrics. When he
stretches the music to twelve minutes, as he does in Two Women, to
accomodate his lyrics, without adequately supporting them with the arrangements,
the song simply sounds overlong.
Gira lost his inspiration a while back, and
What We Did (Young God, 2002), a
collaboration with
Dan Matz of Windsor For The Derby,
is a bold stab at reinventing his career. Mostly, the duo indulges in lengthy,
trancey, droning dirges that substitute hypnosis for substance.
Is Was and 17 Hours sound like ambient remixes of early Doors,
Pink Floyd and Velvet Underground, when sound had a strong psychological
and exoteric undercurrent.
Together the two set up an orchestra of acoustic and electric guitars, bass
guitar, organ, piano, synthesizer, drums, harmonica, banjo and vocals (treated
virtually like another instrument).
A fistful of tracks straddle the line between
Cowboy Junkies' mournful dirge,
Nico's tragic lament and
Current 93's apocalyptic folk:
Pacing the Locks, Lines, Brown Eyes,
Waiting Beside Viragio, Forcing Mary, Sunflower,
The Brightest Star.
To Gira's credit, Matz is mainly in charge of lyrics and vocals.
However, Windsor's post-rock ambient music is all over the map, a sign that
Matz is at least a major influence on Gira's new phase.
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(Translation by/ Tradotto da Tobia D'Onofrio)
How I Loved You (Young God, 2001) degli Angels Of Light è un concept album di devozione al sesso. Il ciclo segue la psicologia del protagonista mentre fluttua da un eden di amore puro (il pezzo alla Leonard Cohen Evangeline come anche Untitle Love Song, che prende in prestito l’andatura da Harvest di Neil Young) ad un abisso infernale di perversione e depravazione (la lenta e lunga nenia New York Girls) attraverso i dodici minuti di tracollo nervoso di New City In The Future (catatonica trance piena di suspence che implode in un violento turbine di lamenti). Gira applica continuamente la stessa struttura: i pezzi partono lenti ed incerti, teneri e romantici, poi montano con un impeto quasi feroce finchè non diventano incubi terrificanti.
Il paesaggio ideale di Gira è un purgatorio dove egli soffre un indicibile dolore esistenziale (l’estasiata e trascinante My True Body, lo zenith emozionale dell’album, l’atmosferica My Suicide, che sventola Lou Reed e Warren Zevon nella melodia più memorabile dell’album, Jennifer’s Sorry, il nadir emozionale dell’album) senza mai morire. Kid Congo Powers e Bliss Blood (Pain Teens) danno una mano. Song For Nico rende omaggio ad una delle sue muse.
Il limite di Gira sta proprio in ciò che egli considera il suo forte: i testi. Quando prolunga la musica fino a dodici minuti, come fa in Two Women, per adattarsi ai testi senza supportarli adeguatamente con gli arrangiamenti, il pezzo suona semplicemente troppo lungo.
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Gira's magniloquence perhaps found its ideal setting on
Angels of Light's Everything Is Good Here Please Come Home (Young God, 2003), a collection of odes that explore at the same time the
personal, historical and political dimensions.
The mood ranges from pensive to satanic.
On one hand Gira's unique take on apocalyptic folk
(Palisades, that opens as a paean for folk guitar and music-box piano and ends as a gospel hymn,
Kosinsky with raga-like strumming and Irish fiddle,
the Greek-Slavic Wedding)
and on Nico's stately, pagan, ancestral lied
(hardly matched in What You Were and the trancey What Will Come)
concocts a sense of insoluble mystery and inevitable decay.
On the other hand, the more robust rhythms and textures of
All Souls' Rising (a Velvet Underground-ian boogie replete with vintage Lou Reed-ian snarl),
Rose of Los Angeles (in insistent bacchanal that sounds like a demonic dance),
and Sunset Park (a merry-go-round of vocal harmonies reminiscent of Tibetan monks),
paint a bleak, tormented atmosphere and are emblematic
of a quest that is both existential and metaphysical.
The album is a far cry from Gira's artistic peaks. While there are interesting
songs, it lacks the depth, magic and charm of his masterpieces, and it includes
several (verbose) songs that should have been left in the drawer.
Angels Of Light's fourth album,
Sing Other People (Young God, 2005),
is Gira on narcotics, a cathartic return to psychedelic folk-rock.
As usual, Gira spins his yarns in his brooding apocalyptic tone but this
time neither the music nor the lyrics match the intensity of the voice.
Thus the focus is on the melodies (only Lena's Song and Dawn
are truly worth it) and the eccentric sounds (My Friend Thor) crafted
jointly with Akron/Family.
Gira contributed four original songs
(including The Provider and One for Hope)
and a cover to
Akron/Family & Angels Of Light (Young God, 2005),
a collaboration with Akron/Family.
Gira continued to move closer to conventional adult songwriting on
We Are Him (Young God, 2007). His sermons range from
passionate (My Brother's Man) to funereal (Promise of Water)
and rarely repeat themselves. The musical peak might be Black River Song,
that boasts a somewhat intricate dynamics, but it's the
brief and facile Sunflower's Here To Stay that stands out.
Gira has focused too much on the lyrics and too little on the music (the
backup female singers are the notable exception).
The themes of the songs are not the most interesting, to start with.
And, like all songwriters, he forgets that he is no William Shakespeare.
Perhaps it is not a coincidence that the longest songs are also the least impressive.
If one removes those four songs that approach the six minute mark, the album
is not bad at all.
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(Translation by/ Tradotto da Tobia D'Onofrio)
La magniloquenza di Gira ha forse trovato la collocazione ideale su Everything Is Good Here Please Come Home (Young God, 2003) degli Angels of Light, una raccolta di odi che esplorano nel contempo le dimensioni personale, storica e politica. L’umore varia dal malinconico al satanico. Da una parte la singolare interpretazione di Gira del folk apocalittico (Palisades, che si apre come una peana per chitarra folk e piano music-box e si chiude come un inno gospel, Kosinsky con strimpellata raga e violino irlandese, la greca-slava Wedding) e della Lied maestosa, pagana e ancestrale di Nico (a malapena eguagliata in What You Were e nella trance What Will Come) inventa un’impressione di insolubile mistero ed inevitabile decadenza. Dall’altra, le più solide ritmiche e trame sonore di All Souls’Rising (un boogie alla Velvet Underground infarcito di un aspro cantato vintage alla Lou Reed), Rose of Los Angeles (un insistente baccanale che suona come una danza demoniaca), e Sunset Park (una giostra di armonie vocali reminiscenti dei monaci tibetani), dipingono un’atmosfera tetra e tormentata e sono l’emblema di una ricerca che è sia esistenziale che metafisica. L’album ha poco a che vedere coi climax artistici di Gira. Anche se ci sono canzoni interessanti, manca la profondità, la magia ed il fascino dei suoi capolavori, ed include diversi (prolissi) pezzi che avrebbero potuto rimanere nel cassetto.
Il quarto album degli Angels Of Light, Sing Other People (Young God, 2005), è Gira sotto narcotici, un ritorno catartico al folk-rock psichedelico. Come al solito Gira racconta le sue storie col suo cupo tono apocalittico, ma stavolta nè la musica nè i testi raggiungono l’intensità della voce. Quindi l’attenzione è rivolta alle melodie (soltanto Lena’s Song e Dawn sono davvero meritevoli) ed ai suoni eccentrici (My Friend Thor) eseguiti assieme ad Akron/Family.
Con quattro canzoni originali (incluse The Provider e One for Hope) ed una cover, Gira ha contribuito all’album Akron/Family & Angels Of Light (Young God, 2005), una collaborazione con Akron/Family.
Su We Are Him (Young God, 2007) Gira continua ad avvicinarsi ad un cantautorato maturo convenzionale. I suoi sermoni spaziano dal passionale (My Brother’s Man) al funereo (Promise of Water) e raramente si ripetono. L’apice musicale potrebbe essere Black River Song, che vanta dinamiche piuttosto intricate, ma a risaltare è la breve e disinvolta Sunflower’s Here To Stay.
Gira si è concentrato troppo sui testi e troppo poco sulla musica (il coro di voci femminili costituisce l’eccezione). Per cominciare, i temi delle canzoni non sono dei più interessanti. Poi, come tutti i cantautori, dimentica di non essere William Shakespeare. Forse non è una coincidenza il fatto che le canzoni più lunghe siano anche quelle che colpiscono di meno. Se si togliessero quelle quattro canzoni che rasentano i sei minuti, l’album non sarebbe niente male.
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