Sulfur


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Delirium Tremens, 7.5/10
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If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me. Delirium Tremens (Goldenfly, 1998) e` l'album di debutto dei Sulfur, formati a New York da Michele Amar e David Oumet.
Gira e rigira, a catturare l'attenzione del disco dei Sulfur sono sempre due fattori: il canto e gli arrangiamenti. Entrambi sono di Michele Amar, che suonava le tastiere nei Motherhead Bug, e che qui e` accompagnata da uno stuolo di principi del rock d'avanguardia di New York. L'ispirazione di fondo degli arrangiamenti e` ancora quella di David Oumet e della sua orchestra: spezzoni di "marching band", di musiche teatrali di Brecht e Weill, di cabaret e musichall, di musica da carnevale, da fiera e da circo, di colonne sonore di "B-movies", amalgamati e mescolati secondo una logica demenziale. La differenza principale sta nel tono piu` serio dell'operazione: Amar e` una smaliziata manipolatrice degli strumenti di studio (loop, campionatore, nastri vari), e questi spesso prevalgono su quelli tradizionali. Lo humour bonario della Motherhead Bug viene rimpiazzato da un piglio piu` tragico. Amar non e` qui soltanto per divertire, e` qui anche per raccontare storie, e sono sempre storie dell'orrore. Il suo registro a meta` strada fra quello demoniaco di Diamanda Galas e quello angelico di Edith Piaf ne fa l'interprete ideale di queste partiture dell'assurdo che parlano un linguaggio iper-realista. Amar ha anche una dote di "voce teatrale", di recitazione fuori misura, di smaliziata storyteller, che eredita da secoli di guitti di baraccone. La contraddizione fra l'apparente parodia di generi e l'umore pessimista delle canzoni fa continuamente ricordare il kitsch repellente del primo disco solista di Lydia Lunch, Queen Of Siam.
L'ouverture strumentale di Delirium I si ispira agli organetti delle fiere, quelle che accompagnano le giostre dei cavallini, con tanto di tamburo marziale e tastiere martellate in staccato. E` un inizio all'insegna della comicita` piu` sempliciotta. Ma il riso si spegne subito.
Amar fonde sul passo di valzer compunto di Undertowed la cattiveria sguaiata di una Lydia Lunch e l'enfasi invasata di un Nick Cave, mentre la fisarmonica ricama un'innocua melodia parigina. La tensione fra disperazione e rabbia detona Revolution, esasperata da tutti gli strumenti, con passo marziale e violino solenne, di nuovo contesa fra il pathos di Cave e la nausea di Lunch. Il senso di tragedia e` massimo in Black Maria's Ride, straripante di segnali inquietanti (violino arabo, tromboni da colossal catastrofico, cadenza da cerimoniale esoterico), una Venus In Fur (Velvet Underground) in versione dissonante.
Amar eccelle comunque nel contrapporre elementi comici e tragici. La sua e` una musica di equilibri, non una musica di estremi. In Water Song la scansione del violino oscilla fra la musica da camera barocca e il valzer da fiera paesana, e viene anteposta al timbro violento della chitarra e al registro da strega del canto.
L'arte di Amar e` indubbiamente un'arte di collage, ma un collage che non si limita a copiare stili e incollarli uno sull'altro. L'operazione e` piu` subdola, sa di parodia, ma anche di revisionismo, di postmodernismo ma anche di nostalgia. Amar strilla Doctor Victor come Lydia Lunch quando imitava le cantanti nere di jump-blues, ma sullo sfondo di una fanfara frenetica e chiassosa, a meta` strada fra una big band degli anni Quaranta e un circo equestre, e su una cadenza tribale, quasi caraibica, con un finale demoniaco a tutta birra. Toads Flamenco sfodera una tromba romantica da torero, una cadenza epica da melodramma, un violino tzigano da telenovela, un canto arabico, nacchere; un tripudio, insomma, del kitsch.
Gran parte dei pezzi sono soprattutto dei minuscoli capolavori di composizione, dei miracoli armonici che scaturiscono da processi genialmente eccentrici. Quel grottesco numero da cabaret che e` Fantastic Shot si sviluppa, per sovrapposizioni successive, attorno al loop di una figura melodica di pianoforte. Seeing Red comincia come un magniloquente pezzo di techno-rock, ma si trasforma in una sorta di fiaba per bambini e in un esperimento sul ritmo (un trotto meccanico, una danza tzigana, un carillon di pianoforte). Il ritmo si disintegra progressivamente in Ballad Of Azalea, dai violini classicheggianti dell'inizio alle frenetiche figure sincopate del finale. Nova Sangre e` forse il brano piu` sperimentale, benche' non lo sembri: in realta` la melodia e il ritmo sono la stessa cosa, e la batteria e la chitarra impazziscono a tentare di seguire la filastrocca del canto.
Amar racconta sempre una storia, e in cio` ricorda le grandi istrione di arte-performance (Anne Magnusson, tanto per citarne una).
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