The Supreme Dicks were among the most
intriguing followers of the aesthetics that equates "creative" and "primitive".
The theatrical bacchanals of The Unexamined Life (1993) managed to
combine ideas from the Holy Modal Rounders, Kurt Weill and Lou Reed. That kind
of drunk, dissonant folk music evolved towards the avantgarde and psychedelia
on The Emotional Plague (1996), a vastly more ambitious work that resorted to sparse, dilated and warped structures.
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Fra le tante stranezze di Boston (forse la citta` piu` eccentrica della musica
rock) vanno ora annoverati anche i Supreme Dicks, un complesso (Dan Oxenberg,
Jon Shere e Steve Shafel) che ama nascondersi nella leggenda e suona in uno
stile all'incrocio fra Palace, Sebadoh, Pavement e Smog, ma con un piglio
molto piu` stralunato. Impiegarono una decina d'anni a trovare un contratto
discografico. Le partiture surreali del primo singolo,
Sky Puddle/ Country Of Nuns (Funky Mushroom, 1992), lasciavano intravedere
soltanto una parte del loro eccentrico programma.
The Unexamined Life (Homestead, 1993) fu il manifesto
del loro folk dissonante, un po' ubriaco e un po' drogato, in cui
l'esecuzione poco ortodossa conta quanto i testi e le melodie.
E` anzi proprio l'esecuzione, quel giocherellare distrattamente con i suoni
degli strumenti, a conferire una senso di uniformita` ai loro dischi (che sono
di fatti tutti dei concept). Il significato delle loro canzoni sta nelle loro
atmosfere, e l'atmosfera deriva dal loro modo quasi svogliato di suonare.
Emblematica del loro stile e` la declamazione fuori da ogni canone e da
ogni tempo di The Arabian Song, come un Nick Cave in preda a visioni
allucinogene e catapultato nel Medioevo. Lo stesso fantasma intona una
Azure Dome degna di un cabaret di Brecht eseguito sottoterra,
e poi riemerge nel Medioevo a strimpellare il madrigale di Forest Song.
Una raccapricciante metamorfosi lo trasforma nel Lou Reed piu` svogliato,
intento a canticchiare fra se` e se`
Fallout Song, In A Sweet Song e Ten Past Eleven.
L'armonia di piece al rallentatore come Sun's Bells, stiracchiata oltre
misura, si sgretola fino a mettere in luce i suoi componenti fondamentali, viene
frammentata in secondi di suoni allucinati esplosi in orbite divergenti.
Molti brani non esistono neppure: la melodia e` stata spolpata del suo collante,
rimangono soltanto accordi di superficie, effetti sonori che non hanno
piu` uno scheletro a cui aggrapparsi. Non stupisce pertanto che uno dei pilastri
del disco sia uno strumentale, River Song, peraltro senza ne` capo ne`
coda.
Ma cio` non toglie che la recitazione sia spesso altisonante, come nel Jim
Morrison piu` teatrale e cerimoniale, e allora il dimesso baccanale delle
chitarre funge da colonna sonora, per quanto stonata. Le distorsioni
apocalittiche che chiudono i dieci minuti di Strange Song scandiscono
non la fine di un sogno, ma l'inizio di una veglia.
Workingman's Dick (Freek, 1994) raccoglie materiale degli anni '80.
The Emotional Plague (Homestead, 1996) e` l'ultimo disco vero e proprio.
I Supreme Dicks hanno raggiunto uno stadio molto avanzato nel loro studio
della dialettica sonora. Questo disco si pone al confine fra musica
ambientale, psichedelia e d'avanguardia, ma non appartiene a nessuno di loro
e differisce profondamente da tutti loro in spirito e obiettivi.
Ogni brano e` ormai un piccolo concerto di suoni che si concentra sulle
qualita` timbriche e sulla miscela di quelle qualita`. Raramente il gruppo
tenta di suonare note nel senso tradizionale del termine. Quasi sempre
la partitura strumentale e` piu` che altro una tela su cui vengono spruzzati
colori, apparentemente a casaccio. Il piglio non e` pero` quello provocatorio
del dadaismo ma quello di un martirio quasi religioso.
Lo strumentale Synaesthesia, un saggio per droni, riverberi e strimpelii
che lambisce l'"alea" di Cage e finisce in un carillon anemico, e` l'ouverture
ideale per quest'opera di totale negazione dell'emozione musicale.
Un altro strumentale, Showered, sembra cercare un passo classicheggiante,
ma il flauto e` fuori misura e le chitarre suonano come deformate da
un'overdose.
Il cantante blatera con la consueta nonchalance da barbone la ballata
Cuchulain e recita con la depressione di un Nick Drake (o del suo
discendente Smog) la Swell Song.
Ma nessuno prima di loro aveva denunciato la stessa carenza di senso armonico,
la stessa noncuranza per il flusso delle note.
Non ci sono quasi mai melodie, non ci sono quasi mai ritmi. Soltanto suoni
sparuti, alzati da un vento misterioso e lasciati ricadere lentamente nel vuoto.
A Donkey's Burial (nove minuti) e` un lungo kammerspiel da incubo,
contrappuntato da un cicaleccio astratto di chitarre.
Adoration De L'Agneau Mystique (sette minuti) e` ancor piu` disgregato
e conclude con un coro sgangherato degno degli Holy Modal Rounders.
Due voci si confondono nel salmodiare Green Wings Fly Adventure (sette
minuti) in compagnia di una funerea fanfara di tromba.
La colonna portante e` forse la psichedelia, come si intuisce dalle strutture
estremamente dilatate di queste canzoni, e dal senso di totale smarrimento
della personalita`, ma si intuisce anche un anelito metafisico, un significato
filosofico. Questa musica e` piu` surreale che psichedelica, e` piu` onirica
che allucinogena.
Anche le eccezioni alla regola sono di rilievo.
Columnated Ruins si protrae per minuti nel caos/caso leggero e nonsense
prima di acquistare la fisionomia di un lugubre blues.
Porridge For The Calydonian Boar (nove minuti) intona d'improvviso un tema
perfettamente melodico, e prosegue in crescendo.
Lo strumentale Siberian Penal Colony attacca con un riff incalzante di
hard-rock soltanto per spegnersi lentamente in un pigro ritornello melodico.
L'intero disco e` immerso in questa atmosfera claustrofobica, e talvolta
allucinogena, cullata da cento accordi sconnessi che non riescono quasi mai a
diventare una sequenza
di musica ma rimangono semplice polvere di suoni sparsa a caso sulle parole.
Proprio l'inesistenza dell'armonia crea la tensione psichica, proprio
l'assenza di una logica crea la logica del brano.
Se questi brani fossero eseguiti da un'orchestra da camera, non ci sarebbero
dubbi che si tratta di lied d'avanguardia. I Supreme Dicks hanno fatto alla
musica rock cio` che Messiaen fece alla musica da chiesa e cio` che Van Gogh
fece alla pittura paesaggistica.
E` probabilmente il disco piu` ambizioso del gruppo, certamente il piu`
riuscito dal punto di vista formale. E uno dei capolavori degli anni '90.
L'EP This Is Not A Dick (Runt, 1996) raccoglie registrazioni preistoriche, dal
1987 al 1994.
L'intento e la classe sono gia` quelli di oggi. La frammentazione insita nella
raccolta non fa altro che accentuare il carattere eccentrico della loro
banalita`, o la banalita` della loro eccentricita`. Non c'e` un'accordatura
giusta nell'improvvisazione collettiva di Invasion From Mars (che vorrebbe
forse essere la loro versione di un tema da film di fantascienza). La suite
Untitled stratifica rumori sgradevoli fino a generare un minimo di trama
sonora, ma la verita` e` che nel brano non succede assolutamente nulla.
Mark's Phonecall From Orgoneland sembra un concerto per strumenti percossi
da una scolaresca dell'asilo e da un gruppo di hare krishna.
I pochi tentativi di fare musica sul serio sortiscono effetti patetici:
ballate come Summertime sembrano suonate da un Lou Reed bambino.
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