Chuck Vrtacek
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Victory Through Grace, 6.5/10
Days And Days, 6/10
Monkey On A Hard Roll, 7/10
Now Available, 5/10
Learning To Be Silent, 7.5/10
Nothing Lasts Forever, Nothing Ends Completely, 6/10
When Heaven Comes To Town, 7/10
Forever Einstein: Artificial Horizon, 6.5/10
Forever Einstein: Opportunity Crosses the Bridge, 7/10
Days Of Grace, 7/10 (comp)
Silent Heaven, 8/10 (comp)
Forever Einstein: One Thing After Another, 6/10
Fifteen Mnemonic Devices, 6/10
Forever Einstein: Down With Gravity, 5/10
Forever Einstein: Racket Science (2005), 5/10
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Chuck Vrtacek (real name Charles O'Meara) pioneered do-it-yourself recording with the dadaistic collage of Victory Through Grace (1981) and excelled at instrumental prog-rock on Monkey On A Hard Roll (1984), recorded by a sax-guitar-drums trio. He matured with the philosophical, pensive, somber, melodic and electronic vignettes of Learning To Be Silent (1985), and with the eponymous suite of When Heaven Comes To Town (1988), that fused the early collage techniques and the new impressionistic sound. Vrtacek returned to prog-rock with a new project, Forever Einstein (1), a trio whose Artificial Horizon (1990) and especially Opportunity Crosses the Bridge (1992) relished instrumental music somewhere between King Crimson's convoluted jazz-rock, Frank Zappa's orchestral overtures and Gong's surreal music-hall.
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Vrtacek is a vastly underrated american musician who has produced some of the best instrumental music of the last twenty years. His prog-rock project, Forever Einstein, yielded beautiful collections of crazy sounds in the vein of Fred Frith. His solo albums are gems of carefully crafted ambient music (mostly composed when "ambient" was not yet popular). Silent Heaven (Cuneiform, 1996). collects what are likely to be remembered as his masterpieces: Learning To Be Silent and When Heaven Comes To Town, both impossible to find on vinyl anymore. As proof of Vrtacek's genius, his music sounds even more appealing today than it was when it came out almost ten years ago. Each track is a quiet, dejected, romantic meditation. Each track is a tiny concert of gently soaring tones, catchy tunes, elegant counterpoints. While at times one can feel a nightmarish descent into a very disturbed soul, mostly these are trance-like lullabies that would appeal even to the new age audience. Vrtacek never tries to overburden the music with intricate arrangements. The attitude is strictly far-eastern in spirit: simple, humble and to the point.

Check my interview with Chuck Vrtacek for details on his latest album, Fifteen Mnemonic Devices (Odd Size, 1999).

Forever Einstein e` il trio capeggiato da Chuck Vrtacek, oscuro e geniale profeta della musica rock del Duemila che vive in isolamento nella sua cittadina del Connecticut. Da solo ha prodotto dischi sperimentali di grande valore, e con i Forever Einstein ha dato vita a una forma di rock progressivo puramente strumentale negli anni in cui questo genere non era piu` di moda.
Il suo stile e` meno contorto e involuto di quello degli intellettuali del genere. Si avverte lo spirito della provincia piccolo-borghese, dell'ambiente domestico e semi-rurale, lo stesso spirito, tutto sommato, che ispira tanta musica country. Non stupisce pertanto che, accanto a dotti e austeri passaggi minimalisti e improvvisati, Vrtacek sforni brio e humour. Poco progressive-rock e` cosi` poco serio, e cosi` tanto gaio. Il timbro "secco" della sua chitarra, e il modo frenetico con cui scodella gli accordi, rappresentano una novita`. Vrtacek ha evidentemente compiuto studi sullo strumento.

Charles Vrtacek (classe 1953, vero nome William Vassiliades, di origini cipriote, cresciuto nel Connecticut) inizio` giovanissimo a suonare in ogni sorta di complessi, ma soltanto negli anni '80, dopo un'umile carriera come bibliotecario, tipografo e commesso, inizio` a registrare le sue musiche.

Vrtacek registra Victory Through Grace (Leisure Time, 1981) su uno dei primi registratori multi-traccia, senza drum machine, campionamenti, effetti stereofonici o altro; ma tutte quelle tecniche sono presenti in embrione, simulate negli intenti se non nell'esecuzione. E` un festival dell'immaginazione, dalle cacofonie elettroniche di To Hold Walls Together (Morton Subotnick in versione raga-psichedelica) al flusso quasi "cosmico" di sibili, rombi e pulsazioni e interferenze radio di How They Spoke To The Deaf. Vrtacek e` comunque lungi dall'essere un pedante sperimentatore di tecniche elettroniche: la sua e` soprattutto un'arte comica, di trovate surreali, come il tema western da colonna sonora di The Waters o la trascinante danza araba per loop e rumori trovati di Pontos. Molti brani sono millimetrici, giusto il tempo di far capire quale gag intendevano sfruttare (il sesto e il settimo si intitolano entrambi Sink e sono davvero soltanto venti secondi del rumore di un lavandino).
Rivive cosi` anche l'arte del collage: in A Foreign Gun un motivo orientale al synth viene intrecciato e sovrapposto con un flebile rock chitarristico con una voce recitante in sottofondo; in Muscles To Mousetrap su un ritmo jazz scorrono la tromba della cavalleria, una sirena, messaggi radiofonici...

Days And Days (Leisure Time, 1982) richiese due anni di gestazione, ma non eguaglia l'inventiva del precedente. Brani-collage come Picture This e piece elettroniche come An Infinite Number, per quanto interessanti nel fatto tecnico, hanno perso la verve e lo humour amatoriale del disco precedente. A rimediare sono carillon magici come Cast No Shadow When You Leave e acquarelli new age come The Day The Sun Burned Out.

I primi due dischi sono stati antologizzati su Days Of Grace (Dom America, 1992).

Fa seguito lo stesso anno Now Available, una parodia dei Residents. Poi, nel 1984, Monkey On A Hard Roll (ReR), con il batterista John Roulat e il sassofonista Brian Ognan. Vrtacek trova in questa formazione il veicolo ideale per trasformare le sue intuizioni in "canzoni" vere e proprie, in composizioni compiute. Ognan domina con le sue esuberanti evoluzioni rhythm'n'blues l'ouverture radiosa del disco, 202, e il romantico e trascinante ska di It's Alive, due dei temi piu` felici della carriera di Vrtacek. Altri momenti di cantabile e ballabile "progressivi", d'autore, si hanno con il frenetico e swingante ballo anni Trenta di Lucky Strike, il sound rilassato, notturno e vagamente orientale di A Dance For Vance e la splendida comica sonora di Stinko The Clown, che sono altrettanti capolavori. Quel genere di musica strumentale a ritmo trascinante, con interventi dissonanti della chitarra e con assoli incandescenti di sax (Lost), e' capace anche di umori piu` delicati e teneri (Wave, I Remember) e di sketch da musichall (America The Beautiful).
E` un disco formalmente impeccabile, che si muove lungo un fronte molto ampio di emozioni, dal grottesco al tragico, dal sentimentale al contemplativo, e che vanta inoltre abbastanza composizioni geniali da porlo una spanna sopra il rock medio dell'epoca e da farne uno dei candidati al primato di miglior disco strumentale del decennio. Passa invece del tutto inosservato.

Non stupisce pertanto che nel 1985 Vrtacek attraversi una profonda crisi depressiva. Learning To Be Silent (Cordelia), suonato quasi interamente da solo, documenta un artista completamente cambiato: invece delle cacofonie comiche, trionfa il melodismo tragico, invece del collage e della chitarra dominano le tastiere e in particolare il synth: e` Erik Satie l'influenza piu` pronunciata della nuova stagione di Vrtacek. La prima facciata, dedicata a una serie di stati negativi della mente, si apre con il delicato impressionismo per chitarra suonata a mo' di arpa di Poison, a conferma che questo e' un disco di minimalismo in punta di piedi (Tumbling), di melodie elementari eseguite con una tristezza cosmica (Thinking), di jazz latineggiante intriso di saudade (Inside), di balletti gamelan al ralenti` (Revenge), di serenate quasi impercettibili (Emily); una sorta di appendice semiotica alle lezioni del Brian Eno miniaturista.
L'aspetto piu` sperimentale e` quello di Song For Marcel, concerto onirico per pianoforte, xilofono e chitarra hawaiana, di Breathing, micro-piece alla Schaeffer composta elaborando elettronicamente il respiro umano, di Silence, carillon al ritmo del ticchettio d'orologio (metaforico), di Fly, coacervo d'inquietanti rumori galattici.

Se Silence e` la metafora che meglio rappresenta il disco, sono forse Tumbling, Thinking e Song For Marcel i vertici di questa fase.
Album molto personale, percorso da una cupa malinconia, quasi "leopardiana", da una filosofia introversa della crudelta` del destino umano, Learning To Be Silent nella parabola di Vrtacek ha precisamente la funzione che il suo titolo dichiara: se nei dischi precedenti il compositore "parlava" molto, nel senso che era estroverso e comunicativo, che giocava molto con il suono, in questo smette di "parlare" e si chiude in un ermetico "silenzio" e usa il suono soltanto per creare stati d'animo. Maestro del bozzetto, del frammento, dell'incompiuto d'autore, questo Satie del rock scrive alcune delle pagine piu` poetiche di quegli anni.

Dello stesso periodo e` il materiale che avrebbe dovuto comporre Nothing Lasts Forever, Nothing Ends Completely (tuttora inedito). Si tratta di brani improvvisati per solo pianoforte, ispirati dalle musiche (reggae, soul, blues) che Vrtacek suonava la notte con un tipico complessino da bar. Sono frammenti, aforismi, incompiuti che hanno la profondita` della musica classica, la melodiosita` della new age e il calore del folk. (Questi brani verranno orchestrati dai Biota nel 1993).

Le sorti di Vrtacek si riprendono inaspettatamente nel 1988, quando registra When Heaven Comes To Town (Recommended), quasi interamente da solo, con una facciata di brevi pezzi introspettivi per chitarra e tastiere, e la suite eponima sulla seconda facciata. Vrtacek viene riscoperto e diventa un nome da culto. La suite, in particolare, e` un tentacolare catasto di detriti della nostra civilta` "sonora", un festival di suoni campionati, rumori "trovati", stacchetti improvvisati, effetti elettronici, che vengono raffinati metodicamente e dopo un po' si condensano in grumi di frequenze minacciose. (Riprende anche qualche spunto di Nothing Lasts Forever).
Gli aforismi della prima facciata appartengono a un genere neutro e glaciale che non e` ne' "classicheggiante" ne' "ambientale". E` musica tenue e impersonale, scrupolosamente arrangiata ed eseguita, come di carillon suonati al rallentatore. Sono temi talvolta spensieratamente cantabili (Minus My Friend), talaltra a meta` strada fra barocco e zen (History Of The Heart), talvolta delicatamente romantici (Part Of me Here), talaltra minacciosamente cosmici e metafisici (Preparing The Bridge). Trapela da tutti una qualita` trascendente, quasi mistica, che mancava agli "scherzi" dei primi dischi. Saying Goodbye To The Beauty And Complexity Of Life On Earth, un brano di un minimalismo quasi statico ma al tempo stesso di un'intensita` liturgica, ha un titolo programmatico. Ancora una volta e` Eric Satie il nume tutelare di queste brevi melodie, e in tal senso il disco e` il seguito di Learning.
Piu` vicino alle piece dadaiste dei Residents che alle architetture minimali di Eno, piu` vicino alle "opere" pop di Ashley che ai poemi di Wyatt, il progetto di Vrtacek inventa comunque un modo originale di usare il suono per comunicare emozioni elementari ed universali.

Nick Didkovsky, Steve Maclean e Chuck Vrtacek collaborano su Flies In The Face Of Logic (Pogus, 1994), glorioso esempio di dadaismo in musica (il disco comincia con il rumore di un pianoforte lasciato cadere da una gru alta 30 metri), alternandosi a computers, samplers e prepared pianos in un tributo semiserio alla musica pianistica del Novecento.

I due capolavori di Vrtacek, Learning To Be Silent e When Heaven Comes To Town, sono stati raccolti su Silent Heaven (Cuneiform, 1996).

Nel 1990 Vrtacek, con John Roulat alla batteria e Marc Sichel al basso, da` vita ai Forever Einstein, un trio puramente strumentale che sembra una versione amatoriale dei tardi King Crimson con lo humour da cabaret dei Gong. In realta` Artificial Horizon (Cuneiform), il loro primo disco (i brani sulla copertina sono elencati in ordine errato), riprende il discorso la` dove Monkey On A Hard Roll l'aveva lasciato, ma con una verve sperimentale e dissacratrice ben piu` pronunciata (ma anche senza il sassofono magico di Ognan). Lo spettro di generi e di trovate abbracciato dai venti brani di questo disco e` sterminato.
I brani per pianoforte, A Long Time Ago (prima parte della prima traccia), Hamburgers For Everybody (seconda parte della quarta traccia), Taking My Half Sister To The Zoo In Paris (tredicesima traccia), sono buffe romanze senza parole che ricordano i carillon della Penguin Cafe` Orchestra. Women On The Move (terza traccia) e A Moral Dilemma (ottava traccia) discendono dalle ouverture orchestrali di Zappa. Asian Women Desire Correspondence (la seconda parte della prima traccia) e Rainbowhead sono composti da una serie di scherzi e di variazioni per chitarra e costituiscono invece dei semplici esperimenti a seguire. In Electric Pants (quarta traccia) affiora persino un possente riff elettrico da hardrock e in Eating Pie With Einstein dilaga un ancor piu` elettrico jazzrock alla Sharrock.
I capolavori sono un compromesso fra tutti questi stili, sono sketch surreali che conservano molte delle convenzioni della musica pop, sovvertendone piu' che altro la ragion d'essere. In Hate Me Again (quinta traccia) la chitarra imbastisce una marziale colonna sonora da film western, accelerata comicamente in un quasi-rockabilly e contrappuntata dal basso che imita la tuba delle bande marcianti. Non meno spassoso (e solenne) e` il tema cantabile della chitarra in The Iron Boot Of Stupidity Will March Across Your Face (seconda parte della nona traccia). Anche in Stock Footage (decima traccia) Vrtacek tenta di coniare una versione jazzrock di Leo Kottke e Duan Eddy.
Vrtacek si diletta alla manipolazione della chitarra acustica amplificata, forte di un power-trio di tutto rispetto. L'umore e` tutto diverso, molto piu` simile a quello "comico" degli esordi, che a quello "tragico" di Heaven.
I Forever Einstein rappresentano un ritorno alla comunicativita', dopo la fase cupamente interiore dei dischi solisti. Il loro primitivismo costituisce una variante del filone miniaturista che annovera anche Fred Frith e Jad Fair, ma sono in qualche modo piu` "colti" e "classici".

Nel 1992 esce il secondo disco dei Forever Einstein, Opportunity Crosses the Bridge. Vrtacek ha spinto all'eccesso la sua predisposizione per il bozzettismo: l'opera e` infatti composta da ben ventinove miniature di un jazzrock tanto scalmanato quanto incompiuto. Ogni pezzo fa giusto in tempo ad acquistare un minimo di personalita` prima di essere ingoiato da quello successivo. I ritmi dei singoli brani sono vorticosi e il ritmo a cui si succedono e` a sua volta vorticoso. Rispetto al tono clownesco del primo disco, il nonsense composto di questa nuova prova esprime ambizioni diverse. Vrtacek e` sempre un arguto denigratore della societa` americana, ma qui lo fa con piu` studiata maniera.
Fra gli episodi piu` spassosi si contano quadriglie surreali come My Friends Made Fun Of My Pants, Big Fun In The Basement, Lift And Separate e Team Fight Song, laddove e` piu` evidente il debole per la musica popolare. Anche se spesso viene alla luce il jazzrock sincopato dei King Crimson, e talvolta la frenesia ricorda le scorribande goliardiche e sgangherate della Magic Band, l'ovvio nume tutelare del trio e` Fred Frith. La differenza principale fra Vrtacek e il suo maestro inglese e` che Vrtacek propende per la filastrocca bella e buona, non per la "trovata" astratta. Le gag sono dunque infinite, e quasi tutte riuscite. Quelle al di sotto del minuto (ciascuna dedicata a un elemento, dall'idrogeno al mercurio, dall""einsteinio" all'"europio"...) sono forse ancor piu` geniali e potrebbero comporre un bel catalogo di armonie improbabili per il circo di Zappa; il quale invidierebbe certamente le parodie piu` graffianti (la marcetta di This Is America, per esempio). Opportunity risulta forse meno musicale di Artificial Horizon, ma e` ancor piu` rocambolesco.

Dopo un lungo iato, Vrtacek rispolvera la sigla Forever Einstein per One Thing After Another (Cuneiform, 1998). Il disco e` in crescendo. Big Sky Mind lo apre in maniera un po' prevedibile, con il classico (e un po' stantio) progressive-rock della scuola di Canterbury, ricco di cambi di tempo e di contrappunti acrobatici, anche se il tono e` gia` insolitamente giocoso.
The Girl With The Flame Maple Chest intona il primo tema bambinesco, una quadriglia spensierata condotta a gran velocita`, e prepara la strada per la filastrocca e il carillon di Toy Boat Attacked By Toy Pirates On Real Water, uno dei brani piu` cantabili e divertenti del disco.
Oh Lord Please Bless The Rocket House abbozza le prime mosse brasiliane, che Curly Get The Ladder accentua in un ambito piu` jazzato e sincopato.
La fantasia prende del tutto il sopravvento sul dogma nei brani piu` eterodossi: Maniacs From The Fourth Dimension, la cui musica surf tribale e` alternata a scomposti passaggi swinganti ed e` trasformata in incubo dai riverberi spettrali della chitarra; e Bad Weather, una jam swingante che si lancia in un ritmo acrobatico da balera, salvo sommergerlo con il petulare atonale delle chitarre.
E` il disco piu` "leggero" di Vrtacek, per quanto possano essere leggeri i suoi dischi. Il piu` vicino, senz'altro, al rock strumentale da spiaggia.

Il rilancio dei Forever Einstein giova anche alla carriera solista di Vrtacek, rimasta ferma da dieci anni. Fifteen Mnemonic Devices (Odd Size, 1999), composto fra il 1986 e il 1994 e registrato in gran parte a casa propria con il saltuario aiuto di Nick Didkovsky dei Dr Nerve, apre nuovi orizzonti. I titoli dei brani, letti di seguito, raccontano una storia, per cui si deve supporre che si tratti di un concept, anche le musiche sono lungi dall'essere continue.
L'approccio e` sempre quello del collage dadaista di suoni, ma i quindici frammenti usano uno spettro molto piu` ampio e vario di tecniche compositive. She Has Crazy Dreams campiona e cicla la voce su uno sfondo di rintocchi legnosi di strumenti a corda, di languidi droni di tastiere elettroniche e di frastuoni intermittenti. When Morning Comes forgia un'atmosfera ipnotica da un ticchettio d'orologio e un glissando metallico di chitarra. Dalla musica da camera dissonante di Her Visions Remain Vivid prende lentamente corpo una pulsazione minimalista di pianoforte, chitarra e percussioni.
In mezzo a tanti brani cerebrali, desta sollievo, tutto sommato, ascoltare il tema quasi surf di She Takes A Walk, e quella parodia delle colonne sonore che e` There Is A Rustling Sound
Se non tutti gli esperimenti funzionano, e quasi tutti suonano "incompiuti", e se manca al lavoro l'uniforme maestosita` dei suoi capolavori di musica concreta, ci sono comunque abbastanza spunti da costituire altrettante tesi di laurea in composizione. Piu` che un disco d'ispirazione, unito da un tema e un umore, sembra un disco di idee, scaturite da occasioni diverse, e pertanto piu` di cervello che di cuore.

Vrtacek ha composto le musiche per una colonna sonora kolossal del mondo interiore. Tutte le sue opere sono di prima grandezza, ma When Heaven Comes To Town, Monkey On A Hard Roll, Learning To Be Silent e Artificial Horizon svettano davvero su tutta la produzione dell'epoca.

Pochi sanno "non fare" musica come lui.

Forever Einstein's Down With Gravity (Cuneiform, 2000) is a concept album of sort, devoted to a sophisticated parody of popular music. The ten tracks, with titles such as Maybe spending the rest of your life in a madhouse will teach you some manners and My Mule Wouldn't Walk In The Mud So I Had To Put 17 Bullets In Her, are collages of sounds ispired liberally by TV soundtracks, surf hits, the music hall and even videogames. Maybe Spending... boasts a nostalgic fast-paced guitar melody, the kind one finds Shadowy Men On A Shadowy Planet's albums, grafted onto a jazz rhythm. My Mule... features a western theme propelled by a disco beat. And so forth. Vrtacek's guitar playing is far more traditional than usual, and the tempo shifts of the rhythm section follow suit, disciplined into a song format. The music sometimes meanders aimlessly, unsure undecided between straightforward parody and intellectual, postmodern rumination. It takes the bluesy I'm Going To Cut The Soles Off My Shoes, and its charleston coda, to revitalize the album. Better To Be Early Than Lift Your Leg features the most subtle deconstruction of a surf theme, that leads to an elegant King Crimson-style jamming. The band put too much thinking into this album. If you want to make a joke, make it quick and short. If you want to write a treatise, take your time and ponder. But Forever Einstein decided to write a treatise on joke, and it came out neither profound nor funny. The epic-length A Fruit Pie Salesman (18 minutes) parades different styles of guitar strumming. The piece is basically a sequence of metamorphoses that showcase Vrtacek's cunning perception of the role of guitar in music. Sort of an interpretative tour of the guitar. When he gets serious, he has very few rivals. (Translation by/ Tradotto da xxx)

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Forever Einstein's fifth album, Racket Science (Cuneiform, 2005), still performed by a trio, with John Roulat on drums and newcomer Kevin Gerety on bass (Charles O'Meara being simply the new name of Chuck Vrtacek), seemed to abandon their usual prog-rock turf and venture into several new directions. Like all transitional albums, it has its ups and downs, but, when it works, the results are breathtaking: the tinkling country & western bravado of It's a Good Thing I Don't Have Super-Brain Powers, the languid Morriconian blues They're Portable, the jazzy fantasia of There's Some Milk In The Fridge, etc. The frantic pseudo-surf theme of You're Living in a World of Make-Believe yields a shimmering tapestry of guitar notes woven by an off-kilter intelligence that is reminiscent of the Raybeats. I Wish I Had Me Some of Them Miracle Smart Pills alternates between a breezy Fleshtones-like fanfare and a ponderous Yes-like apotheosis. Vrtacek's trademark sense of humour benefits from the new musical stance, as witnessed in It's Almost Impossible to Concentrate In This Cafe'. Even when it doesn't work (the lengthy I Got My Picture Taken is a bit pointless), Vrtacek/O'Meara acrobatically switches guitar every few seconds (check the two minutes of Every Word Out Of Your Mouth for maximum disorientation), and the music itself is no less unstable Even after so many years of playing, it is reassuring that Vrtacek can still be so restless and erratic (mostly a compliment).

Under his real name of Charles O'Meara, in the 1990s he joined the Mnemonists (aka Biota) and played piano on several of their recordings.

Charles O'Meara died in 2018.

(Translation by/ Tradotto da xxx)

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