William Aura
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Heartspace (1981) 6.5/10
Lovely Day (Higher Octave, 1981) 7/10
Aurasound I (Fortuna, 1982) 6/10
Aurasound II (Fortuna, 1982) 6/10
Timeless (Higher Octave, 1982) 6.5/10
Paradise (Higher Octave, 1983) 6/10
Dreamer (Higher Octave, 1984) 6/10
Fantasy (Higher Octave, 1986) 5/10
Half Moon Bay (Higher Octave, 1987) 6/10
World Keeps Turning (Higher Octave, 1989) 5/10
Every Act Of Love (Higher Octave Music, 1991) 6/10
Third Force (Higher Octave, 1994) 6/10
Third Force: Force Of Nature (Higher Octave, 1995) 5/10
Third Force: Vital Force (Higher Octave, 1997) 6/10
Third Force: Force Field (Higher Octave, 1999) 6.5/10
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William Aura è uno dei musicisti della generazione "new age" che ha contribuito a cambiare la definizione di world-music, che ha inventato un modo moderno di integrare le sonorità esotiche nelle forme elettroniche della musica popolare occidentale.

Cresciuto a Detroit, e introdotto alla musica nei panni del rocker degli anni '70 (modelli Stooges e Ted Nugent), ma influenzato anche dagli altri generi in voga nella città, dal rhythm and blues al jazz, dal soul al funk, tutti generi accomunati dalla loro origine africana, Aura cambiò rotta dopo aver incontrato Paul Horn, che era andato a suonare nelle piramidi, e che gli comunicò il suo anelito di entrare in contatto con culture antiche e lontane.

Aura si diede allora allo studio della musica indiana e nel gruppo Heartspace iniziò a suonare una world-music che, dopo qualche anno, divenne un fenomeno locale. Nel momento in cui la new age esplose, Aura si trovò all'avanguardia di un movimento con i suoi bozzetti panetnici ed elettronici, per nulla pretenziosi e pubblicizzati come la panacea contro lo stress.

Heartspace (1981) contiene solo due lunghi brani, Wings of a Dove e Euphoria, con Aura alla chitarra, David Thomas ai sintetizzatori, Richard Tibbitts al flauto, Tony Karasek al basso e strumenti Indiani, Floyd Fronius al violino, Stephanie Gudeman all'oboe, Gerlando Compilati alle percussioni Cubane e Chip Hancock alla batteria.

Il secondo disco, Lovely Day (1981), è composto da due grandi affreschi sonori. Seascape fonde il rumore delle onde con accordi di chitarra che imitano i riflessi della luna sull'acqua e intreccia melodie tenere di elettronica e flauto per evocare le sensazioni di una serata passata sulla spiaggia a guardare gli uccelli e il tramonto. La profondità psicologica e la capacità descrittiva del brano lo promossero subito fra i grandi maestri "impressionisti" della new age elettronica. La cornucopia di spunti melodici profusi in questa suite (che di fatto è una sequenza di romanze separate dal rumore delle onde) e la calma cristallina dell'esecuzione definirono uno standard con cui si sarebbero dovuti misurare tutti i concorrenti.

L'orchestrazione di English Meadow comprende (oltre a tastiere elettroniche, chitarra acustica, flauto e pianoforte a coda, ovvero l'ensemble di Seascape) anche il sitar e il violino indiano: l'atmosfera è subito più estatica, prima con il pianoforte a scandire una preghiera in crescendo, poi con l'elettronica a simulare un organo a canne librato in accordi solenni e infine con il violino a intessere un intenso "hosianna mantra". Questa volta è il canto degli uccelli a fungere da separatore fra un "movimento" e l'altro della suite.

La lunga suite che copre l'intero Timeless prende l'abbrivio dalle splendide intuizioni di Seascape e English Meadow, soprattutto dal misticismo latente della seconda. L'orchestra comprende ancora Richard Tibbitts (flauto), David Thomas (pianoforte) e Tony Karasek (percussioni indiane), ma aggiunge anche Pepe Anton Estevane (arpa) e Marta Talavera (tamboura). La musica si fa largo a fatica, come brancolando, in un labirinto di accordi di arpa, e soltanto verso la fine le figure romantiche del pianoforte riescono a dare un minimo di consistenza al lento, onirico fluttuare di accordi. Il talento melodico di Aura rimane un po' in secondo piano, così come le tastiere elettroniche. Aura usa con parsimonia il capitale sonoro a sua disposizione, puntando quasi tutto sulla trance mistica.

In questo genere di evanescente musica da camera Aura scriverà in seguito brani più concisi e organici, come l'impalpabile Within, per flauto, piano e cetra (da Aurasound II) e la bucolica New Dawn, per flauto, cetra e suoni naturali (da Paradise).

La quintessenza dello stile più smaliziato di Aura si trova su Dreamer, una raccolta di "canzoni" praticamente impeccabili: melodie ariose, ritmi maestosi, arrangiamenti pastosi. Il pianoforte a coda di Thomas e il flauto di Tibbitts sono ancora protagonisti dei voli romantici di Daydream e Dreamer. Aura è insolito in questo voler cedere il palcoscenico ai comprimari, in questo ruolo di direttore d'orchestra che quasi per caso mette anche mano alle tastiere e alla chitarra, ma senza considerarsi il primattore della sinfonia. Watersong ritorna invece a Seascape, alla fusione fra paesaggi (e suoni) naturali e improvvisazioni libere per piccolo ensemble; e Serenity allo spiritualismo accecante di Timeless. Abbandonata gli entusiasmi giovanili per le suite estese, Aura comincia comunque a ripiegare sul frammento, sulla scheggia, sul bozzetto.

Fantasy è in questo senso l'ultimo sussulto dell'Aura concettuale (i brani sono infatti di nuovo estenuanti) ma il suo sound (modernissimo, lussureggiante, jazzato, cadenzato) costruisce semplicemente le fondamenta per una forma di canzone più semplice e immediata. Se Infinite Love e Visitation conservano l'anelito metafisico dei primi dischi, spinto anzi verso profondità cosmiche da cori sintetici in lontananza, a trionfare è la ballad sensuale di Fantasy, con un tema da cocktail lounge (ripetuto da un sassofono) e sfarfallii elettronici a mo' di maquillage elegante.

A metà degli anni '80 Aura attraversò insomma una crisi di identità: dopo aver rinunciato alle ricerche etno-elettroniche, non ha trovato una vera ragion d'essere nell'universo già affolato dei bozzettisti elettronici. Con Half Moon Bay Aura tentò di fondere le due maniere dei dischi precedenti (il contemplativo e il ballabile), ma soltanto Mirada (per quattro tastiere) e poche altre ciambelle riescono con il buco. World Keeps Turning non aggiunge molto a questo programma confuso. Plasmando i timbri di cetra, chitarre, flauti, pianoforti, percussioni e sintetizzatori in un flusso sonoro organico, ipnotico e vellutato, Aura aveva di fatto coniato la versione terzomondista del vetusto kitsch.

Un'altra svolta si verifica negli anni '90 quando Aura incontra gli africani Soto Koto e apprende da loro il sistema di enfatizzare lo spazio fra le battute, invece che le battute stesse.

Timepiece (Higher Octave, 1988) is an athology.

Every Act Of Love sancisce una nuova direzione, meno world- music e più fusion-jazz, meno meditativa e più ballabile. La glacialità della produzione e l'eleganza degli arrangiamenti consentono di fondere in un flusso gradevole e armonico di suoni gli spunti musicali più disparati, intercalando con disinvoltura gli assoli e i contrappunti dei vari strumenti acustici (flauto, sassofono, cetra, pianoforte, chitarra, percussioni) con le tastiere. I temi strumentali, dall'arioso e cadenzato Brighter Day all'esotico e maestoso Spiritual Hunger, dal brioso ritornello di Maya al samba spiritato di Twilight Touch, dall'incalzante vertigine di Spirit Rising all'austero inno di Deep Within My Heart, sfoggiano un'esuberanza che lambisce il jazz-rock barocco di Spyrogyra e la musica popolare brasiliana. La ballad Stay With Me entra nel repertorio del suo cocktail lounge spaziale. La trance cosmica di Whispers From Eternity e la melodia cristallina della title-track si aggiungono invece al suo repertorio più classico.

Ma Aura è ormai un produttore affermato, e non ha più né il tempo né la voglia di comporre musica. Su Third Force si avvale così di due giovani partner tramite i quali tenta di integrare l'hip-hop con la new age, la "groove" con la meditazione, oltre alle solite inflessioni latine, africane e jazz. La "groove" viene interpretata come un mezzo per curare lo spirito, per creare lo stato alterato della coscienza necessario a chi vuole comunicare con la propria coscienza. Le dieci canzoni fortemente ritmate del disco si avvalgono dell'accompagnamento di chitarra, tastiere, flauto, sassofono.

E' la chitarra di Craig Chaquico a impreziosire il brano migliore, Gift; ma l'innovazione stilistica è più evidente nel funk orchestrale di You Know My Heart e nel techno ambientale di Towards The Light. L'esotismo tocca nuovi vertici manieristici nei brani decorati dai fiati, Full Circle (con il flauto) e Third Force (con il sassofono).

Chaquico si presta anche per il tema brillante di Forever Yours, sul successivo Force Of Nature, sempre più imbottito di fanfare funky per sassofono (Listen To Your Heart, la title-track, Third Force Party) o piano e flauto (Sundancer). I brani romantici (Here Comes The Night) e quelli atmosferici ('Til We Meet Again) sono ormai degli episodi periferici, che denotano anche come Aura abbia sempre meno il controllo delle composizioni.

Force Of Nature continua sul genere del precedente, ma aiutato da diversi ospiti speciali, che sono chiamati a improvvisare su alcune tracce.

The jazz component is even stronger on 3rd Force's Vital Force (1997). William Aura's and Alain Eskinasi's third-world passion meet Rick Braun's flugelhorn in In The Full Moonlight. He is only the first of many distinguished guests that turn the album's eleven vignettes into high-class jam sessions that mix thick rhythms and jazz baroque. No Doubt boasts a funky horn section and a petulant trumpet that duels with each of the other horns. Romantic saxophone solos lead the Caribbean fanfare of Give It Up. Keyboards set the pace for the smooth talk of the shuffle I've Got To Know. Aura, Craig Dobbin and Eskinasi (3rd Force's new line-up) take turns at the electronic keyboards and the rhythm programming, penning invigorating groove-oriented arrangements, dance-music for mystics (although sometimes it sounds like an instrumental version of Stevie Wonder's funk-soul, as in Set Yourself Free). Their symbiosis peaks with Echoes Of A Dream, a surreal jungle watercolor. Aura's melodic gift surfaces in the acoustic guitar and accordion parts of the pensive You Gotta Be Real, in the piano-based prayer of Lift Me Higher, and in the nocturnal piano-based lounge-music of Thru The Shadows.

Force Field (Higher Octave, 1999)

Collective Force (2000) is a poppy effort that relies mainly on impeccable melodies (Dance With Me, In The Full Moonlight, Coming Home, Bridge Of Dreams).

Gentle Force (2002) includes the more sophisticated suites Journey to Now and Aquamarine, while Driving Force (2005) is like the high-energy version of it.

(Translation by/ Tradotto da xxx)

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