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William Aura è uno dei musicisti della generazione "new age"
che ha contribuito a
cambiare la definizione di world-music, che ha inventato un modo moderno di integrare le
sonorità esotiche nelle forme elettroniche della musica popolare occidentale.
Cresciuto a Detroit, e introdotto alla musica nei panni del rocker degli anni
'70 (modelli Stooges e Ted Nugent), ma influenzato anche dagli altri generi in voga nella città,
dal rhythm and blues al jazz, dal soul al funk, tutti generi accomunati dalla loro origine africana, Aura
cambiò rotta dopo aver incontrato Paul Horn, che era andato a suonare nelle piramidi, e che gli
comunicò il suo anelito di entrare in contatto con culture antiche e lontane.
Aura si diede allora allo studio della musica indiana e nel gruppo
Heartspace iniziò a suonare una world-music che, dopo qualche anno, divenne un fenomeno
locale. Nel momento in cui la new age esplose, Aura si trovò all'avanguardia di un movimento
con i suoi bozzetti panetnici ed elettronici, per nulla pretenziosi e pubblicizzati come la panacea contro lo
stress.
Heartspace (1981) contiene solo due lunghi brani,
Wings of a Dove e Euphoria, con
Aura alla chitarra, David Thomas ai sintetizzatori, Richard Tibbitts al flauto,
Tony Karasek al basso e strumenti Indiani,
Floyd Fronius al violino, Stephanie Gudeman all'oboe, Gerlando Compilati
alle percussioni Cubane e Chip Hancock alla batteria.
Il secondo disco, Lovely Day (1981), è composto da due grandi
affreschi sonori. Seascape fonde il rumore delle onde con accordi di chitarra che imitano i riflessi
della luna sull'acqua e intreccia melodie tenere di elettronica e flauto per evocare le sensazioni di una
serata passata sulla spiaggia a guardare gli uccelli e il tramonto. La profondità psicologica e la
capacità descrittiva del brano lo promossero subito fra i grandi maestri "impressionisti" della new
age elettronica. La cornucopia di spunti melodici profusi in questa suite (che di fatto è una
sequenza di romanze separate dal rumore delle onde) e la calma cristallina dell'esecuzione definirono uno
standard con cui si sarebbero dovuti misurare tutti i concorrenti.
L'orchestrazione di English Meadow comprende (oltre a tastiere
elettroniche, chitarra acustica, flauto e pianoforte a coda, ovvero l'ensemble di Seascape) anche il
sitar e il violino indiano: l'atmosfera è subito più estatica, prima con il pianoforte a
scandire una preghiera in crescendo, poi con l'elettronica a simulare un organo a canne librato in accordi
solenni e infine con il violino a intessere un intenso "hosianna mantra". Questa volta è il canto
degli uccelli a fungere da separatore fra un "movimento" e l'altro della suite.
La lunga suite che copre l'intero Timeless prende l'abbrivio dalle
splendide intuizioni di Seascape e English Meadow, soprattutto dal misticismo latente
della seconda. L'orchestra comprende ancora Richard Tibbitts (flauto), David Thomas (pianoforte) e Tony
Karasek (percussioni indiane), ma aggiunge anche Pepe Anton Estevane (arpa) e Marta Talavera
(tamboura). La musica si fa largo a fatica, come brancolando, in un labirinto di accordi di arpa, e soltanto
verso la fine le figure romantiche del pianoforte riescono a dare un minimo di consistenza al lento, onirico
fluttuare di accordi. Il talento melodico di Aura rimane un po' in secondo piano, così come le
tastiere elettroniche. Aura usa con parsimonia il capitale sonoro a sua disposizione, puntando quasi tutto
sulla trance mistica.
In questo genere di evanescente musica da camera Aura scriverà in
seguito brani più concisi e organici, come l'impalpabile Within, per flauto, piano e cetra
(da Aurasound II) e la bucolica New Dawn, per flauto, cetra e suoni naturali (da
Paradise).
La quintessenza dello stile più smaliziato di Aura si trova su
Dreamer, una raccolta di "canzoni" praticamente impeccabili: melodie ariose, ritmi maestosi,
arrangiamenti pastosi. Il pianoforte a coda di Thomas e il flauto di Tibbitts sono ancora protagonisti dei
voli romantici di Daydream e Dreamer. Aura è insolito in questo voler cedere il
palcoscenico ai comprimari, in questo ruolo di direttore d'orchestra che quasi per caso mette anche mano
alle tastiere e alla chitarra, ma senza considerarsi il primattore della sinfonia. Watersong ritorna
invece a Seascape, alla fusione fra paesaggi (e suoni) naturali e improvvisazioni libere per piccolo
ensemble; e Serenity allo spiritualismo accecante di Timeless. Abbandonata gli entusiasmi
giovanili per le suite estese, Aura comincia comunque a ripiegare sul frammento, sulla scheggia, sul
bozzetto.
Fantasy è in questo senso l'ultimo sussulto dell'Aura
concettuale (i brani sono infatti di nuovo estenuanti) ma il suo sound (modernissimo, lussureggiante,
jazzato, cadenzato) costruisce semplicemente le fondamenta per una forma di canzone più
semplice e immediata. Se Infinite Love e Visitation conservano l'anelito metafisico dei
primi dischi, spinto anzi verso profondità cosmiche da cori sintetici in lontananza, a trionfare
è la ballad sensuale di Fantasy, con un tema da cocktail lounge (ripetuto da un sassofono)
e sfarfallii elettronici a mo' di maquillage elegante.
A metà degli anni '80 Aura attraversò insomma una crisi di
identità: dopo aver rinunciato alle ricerche etno-elettroniche, non ha trovato una vera ragion
d'essere nell'universo già affolato dei bozzettisti elettronici. Con Half Moon Bay Aura
tentò di fondere le due maniere dei dischi precedenti (il contemplativo e il ballabile), ma soltanto
Mirada (per quattro tastiere) e poche altre ciambelle riescono con il buco. World Keeps
Turning non aggiunge molto a questo programma confuso. Plasmando i timbri di cetra, chitarre,
flauti, pianoforti, percussioni e sintetizzatori in un flusso sonoro organico, ipnotico e vellutato, Aura aveva
di fatto coniato la versione terzomondista del vetusto kitsch.
Un'altra svolta si verifica negli anni '90 quando Aura incontra gli africani
Soto Koto e apprende da loro il sistema di enfatizzare lo spazio fra le battute, invece che le battute
stesse.
Timepiece (Higher Octave, 1988) is an athology.
Every Act Of Love sancisce una nuova direzione, meno world-
music e più fusion-jazz, meno meditativa e più ballabile. La glacialità della
produzione e l'eleganza degli arrangiamenti consentono di fondere in un flusso gradevole e armonico di
suoni gli spunti musicali più disparati, intercalando con disinvoltura gli assoli e i contrappunti dei
vari strumenti acustici (flauto, sassofono, cetra, pianoforte, chitarra, percussioni) con le tastiere. I temi
strumentali, dall'arioso e cadenzato Brighter Day all'esotico e maestoso Spiritual Hunger,
dal brioso ritornello di Maya al samba spiritato di Twilight Touch, dall'incalzante
vertigine di Spirit Rising all'austero inno di Deep Within My Heart, sfoggiano
un'esuberanza che lambisce il jazz-rock barocco di Spyrogyra e la musica popolare brasiliana. La ballad
Stay With Me entra nel repertorio del suo cocktail lounge spaziale. La trance cosmica di
Whispers From Eternity e la melodia cristallina della title-track si aggiungono invece al suo
repertorio più classico.
Ma Aura è ormai un produttore affermato, e non ha più
né il tempo né la voglia di comporre musica. Su Third Force si avvale
così di due giovani partner tramite i quali tenta di integrare l'hip-hop con la new age, la "groove"
con la meditazione, oltre alle solite inflessioni latine, africane e jazz. La "groove" viene interpretata come
un mezzo per curare lo spirito, per creare lo stato alterato della coscienza necessario a chi vuole
comunicare con la propria coscienza. Le dieci canzoni fortemente ritmate del disco si avvalgono
dell'accompagnamento di chitarra, tastiere, flauto, sassofono.
E' la chitarra di Craig Chaquico a impreziosire il brano migliore,
Gift; ma l'innovazione stilistica è più evidente nel funk orchestrale di You
Know My Heart e nel techno ambientale di Towards The Light. L'esotismo tocca nuovi vertici
manieristici nei brani decorati dai fiati, Full Circle (con il flauto) e Third Force (con il
sassofono).
Chaquico si presta anche per il tema brillante di Forever Yours, sul
successivo Force Of Nature, sempre più imbottito di fanfare funky per sassofono
(Listen To Your Heart, la title-track, Third Force Party) o piano e flauto
(Sundancer). I brani romantici (Here Comes The Night) e quelli atmosferici ('Til We
Meet Again) sono ormai degli episodi periferici, che denotano anche come Aura abbia sempre meno
il controllo delle composizioni.
Force Of Nature continua sul genere del precedente, ma aiutato da
diversi ospiti speciali, che sono chiamati a improvvisare su alcune tracce.
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