Steven Halpern è il guru incontrastato della filosofia musicale new
age (o, meglio, della "psicoacustica olistica"). Dal suo santuario a nord di San Francisco ha prodotto una
quantità sterminata di musica per tastiere (sia per fini artistici sia per fini spirituali), intrisa di
sonorità mistiche. Di fatto Halpern può considerarsi l'uomo che ha dato un senso
filosofico alla musica cosmica degli anni '70.
Nato a New York, trombettista jazz, ebbe l'illuminazione fondamentale
quando entrò a far parte di un circolo metafisico in cui si usava la musica per favorire la crescita
spirituale. Terminato il college, nel novembre del 1969 visitò San Francisco e venne folgorato
dalla visione di una musica angelica e piena di luce, realizzata in sintonia con una forza spirituale che
è esterna al corpo. Finì per laurearsi alla Columbia Pacific University di San Raphael con
una tesi su questa sorgente di energia spirituale. Subito dopo comprò un pianoforte e mise in
pratica i suoi studi.
Il suo primo disco, registrato nel 1975, non fu altro che una diretta
emanazione di quella tesi.
Allo Spectrum Research Institute che aveva appena fondato Halpern
continuò a condurre ricerche sul potere suggestionante dei sovratoni e degli echi. Halpern
dimostrò che le fotografie kirlian dei campi elettromagnetici generati dalle onde cerebrali e dai
responsi galvanici della pelle in presenza della sua musica presentavano un palese cambiamento di
direzione.
La Spectrum Suite per solo pianoforte è il lavoro che
coniò quello stile di melodie deboli e fluttuanti immerse in un variopinto caos di accordi
cristallini, una musica da camera essenziale che tenta di ripetere la qualità immanente dei
giardini zen. E' da questo disco che ebbe origine la sua filosofia del relax: i sette movimenti sono fatti
corrispondere alle sette note dell'ottava, ai sette colori dell'arcobaleno e infine alle sette parti del corpo
umano le cui "bio-armoniche" sarebbero messe in risonanza da essi. In realtà si tratta di flussi
lenti e armoniosi molto simili a quelli delle suite "ambientali" che Brian Eno stava elaborando negli stessi
anni. Più evocativa ed esotica è Dancing Through The Rainbow, dove i delicati
trilli del piano si mescolano a struggenti brezze di flauto (Iasos) e a folate magiche di sintetizzatori.
A quest'opera ne sono seguite altre sulla stessa falsariga, via via più
lambiccate nell'orchestrazione. La Zodiac Suite è composta da dodici aforismi per
ensemble acustico (pianoforte, violino, flauto, tromba, sassofono) e sintetizzatore (per la verità
molto in disparte). La musica non è nulla più di una sequenza di tintinnii astrali, un
pulviscolo di lente ed evanescenti frasi melodiche, un caos armonioso di accordi cristallini che fluttua al
ralentì. La colonna sonora dello zodiaco è un morbido lavaggio del cervello per privarlo
di tutte le emozioni.
Non molto diversa la Starborn Suite, con Halpern al piano
elettrico e al sintetizzatore, se possibile ancor più rallentata, con gli accordi lasciati risuonare
più a lungo, fluttuare fino a perdersi nel nulla, appena abbozzando dei frammenti melodici che
rimarranno incompiuti, come se la musica dovesse penetrare il subconscio poco a poco e sostituire il suo
languore eterno al sistema nervoso.
Più maturi e meno pretenziosi sono invece i due dischi "etnici":
Eastern Peace, raccolta di brevi acquerelli orchestrati con austerità da camera (per piano
e basso Moon Light; per piano, flauto e sintetizzatore Shogun Sunset; per solo piano
Isis; per piano e tambura Mind Garden) che decreta l'adozione della maniera zen; e
Ancient Echoes, che amplia ulteriormente l'orizzonte alle civiltà greca, egizia ed
indiana, avvalendosi dei tocchi classicheggianti all'arpa di Georgia Kelly (Apollo's Lyre).
A chiudere simbolicamente questa fase è la visione apocalittica di
Hear To Eternity, circondata da musica per carovane nel deserto (Electric Oasis) e da
musica cerimoniale tibetana (Rivers Of Memory).
L'album per solo pianoforte Comfort Zone contiene invece
l'austera Legacy, la pensosa Waterfall,
la drammatica Light As A Feather.
L'altro album pianistico dell'epoca, Lullaby Suite,
contiene brani piu` melodici e intimisti come My Bonnie.
Le ultime due grandi suite, Prelude
(interamente da solo) e Dawn (con gli Emerald Web, Bob Stohl al lyricon e Kat Epple al flauto),
fanno tesoro di queste esperienze. Il secondo contiene Toward The One, una delle sue
composizioni più religiose.
L'album per solo piano Timeless funge un po' da spartiacque fra
due periodi della carriera di Halpern.
Da lì in poi è infatti iniziata la rincorsa a suoni sempre
più esotici, fascinosi, catalettici, suonati in compagnia di strumenti altrettanto new age, dal
lyricon di Dallas Smith (le evanescenti Natural Light e Play Of Light e l'estatica Harp
And Soul da Natural Light) al violino di Daniel Kobialka (Recollections), dall'arpa
di Susan Mazer (Touch With Your Heart, Arise e il brioso ritornello jazz-rock di In
Another Life da Lifetide, provvisoria sintesi di musica per il relax in un contesto di
percussioni e di jazz più soffice) al contrabbasso di David Friesen (Shared Vision, da
Jonah's Journey) alternandosi ora anche alla tromba.
Ma Recollections contiene anche la lunga meditazione pianistica
di Greensleeves, una delle piu` intense della sua carriera.
L'esperimento più audace e suggestivo è forse quello delle
Connections, una raccolta di duetti fra Halpern (pianoforte) e Paul Horn (flauto), la title-track in
particolare, che sono austeri momenti di raccoglimento. Fuori da questi schemi è invece il mantra
di After The Rain, immerso in un coro celestiale e soffuso di tintinnii di pianoforte. Alcuni brani
(Tao Home Blues e Amber Light su tutti) aggiungono una sezione ritmica per ottenere un
sound più jazzato, guastando un po' l'atmosfera. Touchstone è il progenitore dei
suoi esperimenti etnici.
Il lavoro più suggestivo degli anni '80 è forse Rhythms
Of Vision, un disco per solo pianoforte registrato secondo una tecnica olofonica che dovrebbe mettere
l'ascoltatore sullo sgabello del pianoforte di fianco al pianista.
Vi figurano uno dei suoi gioielli estatici,
vagamente giapponese, Ivory Moon, e l'acquerello impressionista
Moment's Pause .
Halpern è tornato solo saltuariamente ai toni meditativi che gli
sono più congeniali. La Crystal Suite, per pianoforte, sintetizzatore e "Atlantean Quartz
Crystal Temple Bowls", associa ai sette "chakra" (i centri d'energia del corpo umano) i colori
dell'arcobaleno e le note. La suite è un mare di cori paradisiaci, rintocchi cristallini di strumenti
acustici e "om" elettronici (che riprendono di fatto l'idea di After The Rain). Qualcosa di
quell'atmosfera di sogno è conservata anche nelle due composizioni per pianoforte ed elettronica
di Radiance, la title-track e The Light In Your Eyes, e nelle loro cascate di accordi
immacolati.
Su Islands, e poi su Kindred Spirits, compaiono due
composizioni che portano a compimento le sue intuizioni etno-ambientali: Shifting Sands e
soprattutto Thunderhead, che, secondo una prassi minimalista, dispone accordi minacciosi del
piano seconda una figura che si complica poco alla volta sullo sfondo di tam-tam di guerra.
Higher Ground mette a frutto vent'anni di esperimenti. Le
armonie sono le più subdole e raffinate della sua carriera, dalle linee di sintetizzatore dolcissime
che Powerpoint spande sui colpi marziali di un tam-tam alle nebbie elettroniche che la title-track
soffia via a onde. Pleiadian Consort è praticamente una sola lunghissima eco di una
radiazione universale. Il tempo sembra arrestarsi in questi ralenti estenuanti.
La musica delle registrazioni intitolate "Subliminal" e comprendente
Health & Weel-Being, Relaxation, Self-Healing, Self-Esteeem
e Sleep Soundly, è curiosamente simile al techno ambientale degli anni '90, un fatto che
ispirerà a Halpern Trance-zendence, musica per le "chill-out room" dei rave.
Halpern ha esplorato più di chiunque altro le proprietà
taumaturgiche della musica. Lo ha fatto servendosi di "strumenti" come il minimalismo, il rock dei Pink
Floyd, il free-jazz. La musica ampollosa e calligrafica che ha coniato, e che viene talvolta criticata per
essere troppo "semplice", amalgama in realtà alcune delle innovazioni armoniche più
audaci degli ultimi trent'anni. Va a suo merito che il risultato sia così "semplice" da essere anche
"popolare" e non cattedrattico.
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