Il musicista elettronico Keeler (Keith Walsh) iniziò la sua carriera
a New York all'inizio degli anni '80 con l'altro musicista elettronico Stefan Tischler nei Port Said, uno dei
duo di sintetizzatori americani che presero l'abbrivo dal successo di Orchestral Manouvres In The Dark
ma molto più influenzati dal minimalismo e dalla musica cosmica dei tedeschi. La loro storia
rimase comunque confinata all'underground, così come quella del duo successivo di Keeler, Other
Skies, con il chitarrista Anton Tibbe.
In parallelo Keeler aveva preso a comporre partiture per il balletto. Con
Autofocus Keeler inaugurò la sua stagione maggiore (o quantomeno il passaggio dalla
cassetta al CD), all'insegna di una prassi di "costruzione sonica" che consiste nella stratificazione
certosina di infiniti dettagli. Più interessato a tono e timbro che ad armonia e melodia, Keeler
utilizzò indiscriminatamente onde radio, loop, riverberi, campionamenti e sintetizzatori per
mettere a punto i suoi poemi elettronici.
Il risultato era però più simile al pionierismo naif di Beaver
& Krause, o tutt'al più alle vignette ambientali di Cluster & Eno, come testimoniato da
Joy To The World e Yeti, su The Present Link, dedicato ai mostri mitici.
Playing Fields, in particolare Crystal Awareness e Dreamstate, aumentò
le similarità con la musica di Klaus Schulze, gli accordi statici di archi, i cori massicci in
lontananza, la spazialità maestosa.
Postumo uscì il quarto e ultimo lavoro, The Age Of The
Inventor. Keeler si era spento nel settembre del 1992.
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