- Dalla pagina su Gregg Kowalsky di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Andrea Marengo)

Il compositore originario della Bay Area Gregg Kowalski, le cui composizioni da camera elettroacustiche vennero documentate sull'LP registrato nel 2005 Tendrils In Vigne (Root Strata, 2008), compose le sette tracce ambient-drone di Through The Cardial Window (Kranky, 2006).

Il mini album Tape Chants Arroyo (2007) contiene due lunghi "salmi": il subliminale Psalm 121, una composizione per campane da chiesa rareatte, segnale radio oscillante ed esperimenti ritmici che potrebbero appartenere ad un ipotetico album di techno minimale, e Psalm 118, una composizione per trapano e rimbombi distanti che vengono disintegrati lentamente e metodicamente in un processo musicale alla maniera di William Basinski.

La prima opera maggiore di Kowalski fu uno dei suoi "cantici su nastri". Questi erano esibizioni dal vivo nelle quali la polifonia veniva generata da droni riprodotti simultaneamente da cassette monofoniche piazzate nel pubblico, in modo che ciascuno di quegli ascoltatori potesse ascoltare una versione leggermente diversa della traccia rispetto agli altri. Il mini album Tape Chants A Million (Root Strata, 2006) venne già documentato in un'esibizione dal vivo di trentatre minuti. I droni monumentali ispirati alla musica indiana rimandano alla "white house" di LaMonte Young, benché Kowalski modifichi il loro volume enfatizzandoli. Sfortunatamente, l'album sembra essere più una semplice sequenza di idee che un'unica traccia organica.

Altre composizioni basate sulle riproduzioni delle cassette vennero pubblicate su Tape Chants (Kranky, 2009). Il drone ultra-statico che caratterizza i ventuno minuti di I-IV risulta essere nuovamente abbastanza naif e auto-indulgente, il che va a scapito dell'abilità di Kowalski nel generare una pulsazione cardiaca (un caso di "troppo tardi" se non di "troppo poco"). Lo stesso vale per i tredici minuti di VI-VII, dove un drone monolitico si trasforma lentamente come un prisma rotante che viene esposto a luci differenti. I quattro minuti della suspense spettrale di IX sono migliorati grazie alla presenza di un sottofondo di rumori glitch e di note evanescenti di un pianoforte. Un'altra atmosfera noir e morbosa viene generata su X-XI che, ancora una volta, rifiuta gli elementi più spirituali e pretenziosi adoperati nelle prime due tracce per concentrare la propria attenzione sull'aspetto più psicologico di questa musica. Da questo momento i suoi "cantici" si sono evoluti in composizioni elettroniche più convenzionali che hanno perso il loro contesto originario.

I Date Psalms, una collaborazione fra Gregg Kowalski e Marielle Jakobson, erano autori di una musica ambient shoegazing "indiana" il cui riferimento più ovvio è Hosianna Mantra dei Popol Vuh. Il loro debutto, Of Psalms (ThrillJockey, 2010) si abbandonava nei suoni riprodotti dalle melodie languide e dai droni degli strumenti esotici. Il raga anemico di Psalm 7 si decompone lentamente in un paesaggio sonoro di languide note discrete che sarebbe l'equivalente musicale di qualcuno che si addormenta. Psalm 3 Intro è un semplice decoro languido e tintinnante. I quattordici minuti di Psalm 3 proseguono quel viaggio introspettivo fra note fuzz oscillanti che generano movimento e tensione prima che uno sciame di droni di strumenti a corda prendano il sopravvento su una sinfonia polifonica mutante. Psalm 4 è invece un brano più "rock che presenta un poliritmo elettronico pulsante e un riff spiralico distorto messo in loop. Queste due correnti sotterranee si evolvono rispettivamente in un pattern minimalista alla maniera di Steve Reich e in un'improvvisazione chitarristica che rimanda a Jimi Hendrix. L'organo di Psalm 5 genera suspense grazie ad una variazione psichedelica, minimale e noir di Set The Controls For Heart Of The Sun dei Pink Floyd o di una jam dove duettano i Weather Report e i re dello slocore, i Low.

Honey Devash (Mexican Summer, 2011), attribuito ai Date Psalms, contiene Honey Devash, forse la loro traccia più solenne fino a quel momento, dove un raga elettroacustico per sitar, elettronica, note di pianoforte jazz ricche di suspense e una melodia di basso alla maniera dei King Crimson termina in un quieto (e piuttosto funereo) stato mentale, mentre la troppo bucolica e celestiale Honey Dune, un brano per flauto forse privo di un vero e proprio sviluppo, non è certamente migliorato dal sonnolento tamburellio dei suoi ultimi cinque minuti e dalla ripresa di una melodia di basso.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Il mini-album Battery Townsley (2011) documenta un'esibizione dal vivo.

L'Orange, L'Orange (2017), il primo album solista di Gregg Kowalsky in otto anni, non è certamente rivoluzionario. Per lo più, si occupa di semplice musica ambientale elettronica ronzante. Un soffio di accordi fluttuanti solleva Tuned to Monochrome verso paradisi alla Harold Budd. Ritual Del Croix è psichedelicamente rifratto olter che confuso.


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