Daniel Lentz (Pennsylvania, 1942)
inizio' la sua carriera musicale
resuscitando
l'arte medievale del trovatore e giullare itinerante, ma in un contesto
elettronico e multimediale. Fu cosi' in diversi paesi del mondo durante gli
anni Sessanta, ma la sua base divenne la California. Fedele alla sua missione,
molti dei suoi brani avevano un contenuto chiaramente goliardico:
nel 1969 venne persino licenziato
dall'istituto presso cui insegnava per aver messo in scena Love And
Conception, una piece in cui due giovani devono arrampicarsi carponi
su un pianoforte e fare l'amore sulle sue corde.
Due anni dopo ci avrebbe riprovato con Kissing Song per ventiquattro
vocalisti impegnati nell'emettere suoni mentre introducono la lingua nella
bocca l'uno dell'altra.
A partire da You Can't See The Forest (1971) ha invece inizio il suo
interesse per la tecnologia dei tape-delay e dei tape-loop, che lo porto'
presto a sviluppare quelli che lui chiama "cascading echo system", sistemi
per generare eco in cascata della voce umana.
Dopo l'esperimento ancora incerto di After Images, traviato dalle suite
statiche della musica ambientale, Lentz si e' volto decisamente alle
progressioni lineari in crescendo con composizioni come le cinque suite di
On The Leopard Altar per tastiere elettroniche e voce:
i solfeggi in contrappunto a ritmo di un'incalzante samba androide di
Is It Love, che degenera in un frenetico carillon di frammenti vocali,
il mantra per 25 bicchieri di Lascaux, tripudio di frequenze pure e
stazionarie in lenta e delicata evoluzione,
il balletto dadaista di Wolf Is Dead, altro esercizio di vivisezione
metronomica del contrappunto canoro;
l'attonito Requiem per il soprano di Jessica Lowe.
In esse la musica prende forma da un processo di graduale stratificazione e
articolazione di alcune idee primitive, nel solco di Steve Reich.
A queste opere, fondamentali per l'evoluzione futura della sua musica, ha fatto
seguito la lunga, impetuosa multi-sonata Point Conception (composta nel
1979)
per nove eco di pianoforte, il cui spartito contiene soltanto ottave
(armoniche o melodiche) in rapida e piu' o meno caotica successione.
Al canto e' tornato con la Missa Umbrarum (1973) per otto voci,
campanelli, giocattoli e bicchieri, opera caratterizzata dal canto fonemico,
fortemente accentuato, da un linguaggio rallentato e meccanizzato in sospensioni
e scatti, che sgretola la parola assegnando a ogni singola sillaba una sua
identita' sonora, come a ricondurre il canto stesso a una serie di campanelli
accordati. Il testo della messa si fa luce poco alla volta dalla sovrapposizione
di cicli e cicli di quelle sillabe, ogni ciclo ritardato di qualche secondo in
modo da venire sovrapposto a quelli successivi. Al tempo stesso i cantanti
strofinano i bicchieri di vino e ogni tanto possono bere del vino e cambiare
in tal modo la nota del loro bicchiere. Persino il fatto che gli esecutori
si ubriachino poco a poco fa parte dello spartito del pezzo!
(La versione registrata su disco nel 1985 e' molto diversa da quella
originale del 1973).
Altrettanto radicale e' Okewa per dodici voci, campanelli e batteria,
che, sfruttando un principio analogo
di decomposizione fonemica, ma con effetti diametralmente opposti, intesse
invece un celestiale e impalpabile flusso di canti e di percussioni,
un'armonia priva di discontinuita' sulla quale si librano alternativamente
le solenni vocali dei cantanti.
The Crack In The Bell, aiutandosi di nuovo con il soprano arcano
di Lowe e con membri della locale filarmonica, ottiene altri suggestivi
risultati in Lullaby, Dream King e Crack In The Bell.
Capitalizzando sugli esperimenti di Drumming e sul vocalismo
d'avanguardia, Lentz ha portato alla massima perfezione formale il minimalismo
basato sullo strumento "voce". Armonie orientali, canti gregoriani e risonanze
astratte coniano una nuova forma di song rinascimentale.
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