Eliane Radigue (Paris, 1932) studiò musica elettroacustica con Pierre
Schaeffer e Pierre Henry (del quale fu assistente dal 1967 al 1968) e si
trasferi` negli USA nel 1970. Dopo un'esperienza con il sintetizzatore Buchla,
Chry-ptus (1971), si dedico` al sintetizzatore ARP,
del quale ammira le tonalita` pure, e che rimarra` il suo unico strumento fino al 2000. La sua prima registrazione di rilievo
fu Biogenesis (Metamkine, 1996), risalente al 1973.
Nel 1975 si è convertita al Buddismo e ha
iniziato l'impresa ciclopica di comporre una trilogia di sinfonie elettroniche
dedicate a un asceta medievale del Tibel, Milarepa:
Songs Of Milarepa (Lovely Music, 1983), che contiene due pezzi
di 20 minuti ciascuno,
Jetsun Mila (Lovely Music, 1987), composta nel 1986
due parti per un totale di 83 minuti,
e Mila's Journey Inspired By A Dream (Lovely Music, 1987), una composizione di un'ora.
Radigue concepisce la musica come una forma di espressione religiosa.
Ogni suo brano va pertanto "letto" come una preghiera. La modalità impiegata è quella
delle lunghe radiazioni statiche di LaMonte Young, che cambiano di frequenza in maniera impercettibile,
che agiscono sulla coscienza in maniera subliminale.
Kyema/ Intermediate States (XI, 1990), composto nel 1988,
e` dedicato ai sei "stati intermedi" che
costituiscono il continuum esistenziale di ogni essere vivente secondo il Libro
Tibetano dei Morti (il cui titolo esatto è "Bardo Thodol", ovvero
"la liberazione attraverso l'ascolto durante gli stati intermedi"). Si tratta
di un'ora di "droni" ininterrotti in una spazialità spettrale.
Kyene è una sorta di accordatura di questo "om" colossale,
che finalmente si mette in moto con Milam. Se la sua lentissima
evoluzione ha ancora una parvenza di melodia, sia pur dilatata nell'arco di
una dozzina di minuti, Samten, in cui sfuma, è soltanto più
un ronzio molto forte.
Per effetto del cambiamento di frequenza il suono sembra scomparire in
una vibrazione fievolissima e sfocata; invece si fa semplicemente più
basso (e quindi cupo) e si leva piano piano nel vortice di Chikai, dentro
il quale sono mescolati alla rinfusa piccoli rumori di fantasmi, un vortice che
assume presto proporzioni quasi sinfoniche (Chikai rende sonoramente i
suoni della decomposizione che si suppone un individuo percepisca subito prima
della morte fisica ed è davvero uno dei brani più terrificanti
della musica elettronica di sempre).
In Chonye il gocciolare meccanico di una nota su un fruscio subsonico
induce una forma di ipnosi; rallenta fino a svanire e lascia a riempire il vuoto
la radiazione cosmica di sottofondo di Sippai. Ogni movimento sfuma nel
successivo, come se scivolasse da un livello a uno più basso.
Kyema e` in realta` soltanto la prima parte della
monumentale Trilogie De La Mort (XI, 1998), finita nel 1993, dedicata a suo figlio, morto
in un incidente stradale.
Le altre due parti sono Kailasha (1991), un immaginario pellegrinaggio al monte
sacro del Tibet, e Koume` (1993), che celebra la trascendenza della morte, il
tema ultimo di tutta la sua opera. Entrambe sono state registrate come due
lunghi flussi di suoni (di circa un'ora ciascuno).
Kailasha si apre con una marea di droni bassi e brutali che riempiono
progressivamente lo spazio acustico creando una tensione esasperante. Le
vibrazioni sono in continuo movimento, ma, non essendo guidate da una logica
melodica o armonica, costituiscono soltanto un inquietante radiazione cosmica.
Koume` e` invece impostata su una terrificante percussivita`, che
fluttua fra stati d'intensita` diametralmente opposta, ma sempre con il
parossismo di un martello pneumatico. A meta` brano, questa percussivita`
muta in un ronzio assordante. Si erge allora imponente un "om" che sembra
spazzolare l'intero universo alla ricerca del nirvana, moltiplicandosi in
violenza e in voci, sovrapponendo infinite copie di se stesso. Una sinfonia
apocalittica si abbatte sul mondo degli uomini. Ma quella violenza si spegne
poco a poco, fino a lasciare soltanto un sibilo sottovoce e infine una
vibrazione bassissima, come se l'entropia avesse raggiunto il massimo e non
fosse rimasto alcun segno di vita.
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(Translation by/ Tradotto da Margherita Malerba)
Eliane Radigue (Paris, 1923) studied electroacoustic music with Pierre Schaeffer and Pierre Henry (she was the assistant of the latter from 1967 to 1968) and moved to the USA in 1970. After an experience with the synthesizer Buchla, CHRY-PTUS (1971), she devoted herself to the Arp synthesizer, admiring its pure tonalities. Her first important recording was Biogenesis(Metamkine, 1996), from 1973.
In 1975 she converted to Buddhism and began the colossal endeavour
of composing a trilogy of electronic symphonies dedicated to
Milarepa, a Tibetan medieval ascetic. Songs
Of Milarepa (Lovely Music,
1983), Jetsun Mila(Lovely Music, 1987)
and Mila's Journey Inspired By A Dream (Lovely Music, 1987).
Radigue conceives of music as a form of religious expression. Every one of her tracks is intended to be “read” as a prayer. She employes the modality of La Monte Young´s long static radiations, which imperceptibly shift in frequency, acting on consciousness on a subliminal level.
Kyema/ Intermediate States (XI, 1990), composed in 1988, is dedicated to the six intermediate states which constitute the existential continuum of every living being according to the Tibetan
Book of the Dead (whose original title is Bardo Thodol, or
“liberation through listening during the intermediate states”). Kyema
consists of an hour-long composition of uninterrupted drones immersed in a
spectral spatiality.
Kyene constitues some kind of tuning for this colossal “om” which is finally set in motion with Milam. Milam's extremely slow
evolution still bears traces of melody, even if dilated throughout its twelve
minutes, while by blending into Samten, it
becomes just a very intense hum. Because of the shift of frequency, the sound
seems to vanish into a faint, blurred vibration; it actually just gets lower
(and therefore darker) and then slowly rises in the vortex of Chikai, where it haphazardly blends with
little sounds of ghosts; soon the vortex intensifies, almost reaching symphonic
dimensions (Chikai conveys the sounds of decomposition that man
supposedly hears just before death; it really is one of the most terrifying
tracks of electronic music of all times). In Chonye the mechanical dripping of a note over a subsonic rustle induces
a hypnotic state, then slows down until it vanishes, replaced by the cosmic
radiation in the background of Sippai. Every movement blends into the
successive one, as though sliding from a higher level to a lower one.
Kyema is actually just the first part in the monumental Trilogie De La Mort(XI, 1998), which is dedicated to the artist´s son, who died in a car accident. The other two parts are Kailasha (1991), an imaginary pilgrimage to the holy mountain of Tibet, and Koume(1993), which celebrates the transcendence of death, the
ultimate theme of the whole work. Both of these parts where recorded as two
long fluxes of sounds, lasting about one hour each.
Kailasha opens with a storm of low, brutal drones, progressively filling up the acoustic
space, creating an exasperating tension. The vibrations are continuosly moving,
but as they don´t follow any logic of harmony or melody, they amount to a
disturbing cosmic radiation.
Koume, in contrast, is based on a terrifying percussive rythm, fluctuating between states of opposite intensities, but mantaining the paroxysm of a jackhammer. Towards the middle of the track, the percussions turn into a deafening hum. Then emerges an imposing “om”, which seems to wander the whole universe in quest of Nirvana, increasing in violence and voices, overlaying infinte copies of itself. An apocalyptic symphony falls over the world of men. But that violence slowly diminishes, until what is left is just the lowest vibration, as though entropy reached its peak and no sign of life were left.
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