Summary:
In the 1980s the electronic soundscapes sculpted by
Robert Rich could be compared
only to Steve Roach's in terms of complexity and psychological depth.
In 1982, Rich began to perform "sleep concerts", continuous flows of soothing
and static music (a` la Brian Eno's Music for Airports), such as
Trances (1983) and Drones (1983), a form that he would then
abandon till Somnium (2001).
Instead, Rich progressively increased the density and plasticity of his
watercolors, from Numena (1987) to Rainforest (1989),
eventually achieving a kind of morphing "organic" music on
Gaudi` (1991), Stalker (1995),
Fissures (1997) and Seven Veils (1998).
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La carriera di Robert Rich e` emblematica di come un ragazzo autodidatta
possa diventare un compositore di statura internazionale nell'era degli
studi casalinghi e della distribuzione indipendente. Rich inizio` a comporre
musica per gli studenti del campus. Quella musica entro` a far parte
del canone della musica new age e per qualche anno Rich venne alla ribalta
come uno dei musicisti piu` importanti di quella corrente. L'importanza
della musica di Rich trascende comunque i generi e negli anni '90 ha
acquistato connotati sempre piu` personali. Affascinato da un architetto
come Gaudi`, Rich ha inventato una forma di musica "organica" che si pone
fra le piu` salienti della fine del 1900.
Robert Rich, nato nel 1963 a Menlo Park, figlio di accademici, è
praticamente cresciuto nel campus dell'Università di Stanford.
Auto-didatta, iniziò a tredici anni a costruire sintetizzatori e a
improvvisare pezzi alla Tangerine Dream sul pianoforte di casa.
Nel 1979, durante l'high school, formò un complesso dedito alla musica
industriale allora in voga nella Bay Area: i Quote Unquote, un trio di
sintetizzatore, basso
e chitarra che faceva ampio ricorso a nastri ed effetti elettronici.
Nel 1981 Rich iniziò gli studi di Matematica e Psicologia.
Continuando da solo i suoi esperimenti elettronici, registrò anche la prima cassetta auto-prodotta,
Sunyata (1981 - Hypnos, 2000), contenente tre lunghe composizioni: Dervish Dreamtime (venti minuti), che,
cullata in lunghe figure statiche, ricorda la musica ambientale di Brian Eno; la title-track (ventisei
minuti), un coacervo di risonanze lugubri immerse in un fitto crepitio di cicale; e Oak Spirits
(quarantatre minuti), totalmente improvvisata dal vivo nella sua camera al dormitorio di Stanford (un
flusso di oscillazioni armoniche freddamente matematiche sovrapposte a un rumore continuo di
pioggia).
Le influenze principali sul giovane Rich furono quelle di Maryanne Amacher
(guru della psicoacustica)
e di Pauline Oliveros (guru del deep listening), entrambe titolari all'epoca di stili improntati alla stasi prolungata, nonché la
scuola "cosmica" tedesca.
Forse piu` ancora contavano la musica classica Indiana e il gamelan Indonesiano,
nonche' la pittura surrealista e la pittura astratta.
Rich non era ancora interessato alla musica nell'accezione comune del termine,
ma piuttosto a creare uno spazio psicoattivo dove l'ascoltatore potesse muoversi liberamente. L'obiettivo
era la trance.
All'inizio del 1982 Rich tenne il primo degli "sleep concert" che lo resero
celebre nell'ambiente elettronico: Rich suonava dalle 11 di sera fino alle 8 di mattino davanti a un
pubblico che, munito di propri sacchi a pelo, dormiva sul pavimento. La musica consisteva semplicemente
in frasi melodiche lentissime che variavano in maniera quasi impercettibile. Questi concerti per "pubblico
addormentato" erano le prime realizzazioni pratiche di una personale rielaborazione delle idee di
LaMonte Young e degli "scultori sonori" del tempo: la musica come organismo vivente, che può
evolversi a prescindere dalla presenza di un esecutore e di un ascoltatore. (E fu probabilmente la prima
volta nella storia della musica che al pubblico di non solo fosse consentito addormentarsi a un concerto,
ma addirittura fosse invitato a farlo).
Fu grazie alla fama di quegli "sleep concert" che le sue cassette del 1983,
Trances (due suite: Cave Paintings e Hayagriva) e Drones
(Seascape e Wheel Of Earth), ebbero una certa diffusione. In questi lavori Rich non fece
che riepilogare le sue tecniche iper-statiche di esecuzione elettronica.
Cave Paintings, in particolare, con il suo ralenti torpido e
impercettibile per cascate libere di accordi su un sinistro sottofondo di rumori silvestri, e
Seascape, un poema sinfonico di mezz'ora nelle cui languide vibrazioni/allucinazioni si colgono
imitazioni di onde e gabbiani all'insegna di una forma subliminale di impressionismo, segnalano una
maggiore dimestichezza con il mezzo elettronico. Il presupposto è però sempre lo stesso:
far musica senza far musica, come ha insegnato Brian Eno. Le masse sonore si muovono con lentezza
esasperante attorno ad accordi sparuti, come nebulose sospese fra diversi centri di attrazione
gravitazionale. In un certo senso Rich ha realizzato la fusione fra la musica ambientale di Eno e quella
cosmica di Schulze, fra il modo psicologico e quello pittorico della musica elettronica.
Wheel Of Earth, pur conservando la forma di flusso di coscienza,
sostituisce agli anemici tremolii degli altri brani una possente fondamenta di rombi, sibili e dissonanze
assortite, costruendo poco a poco un climax tragico che sa di shock terapeutico più che di trance
estatica. Lo svolgimento tematico non è assente: è indecifrabile.
Hayagriva è invece la quintessenza programmatica del
periodo: una sequenza di "droni" interminabili, alcuni a frequenze quasi subsoniche, che inducono una
trance profana, non sacra, occidentalissima, non orientaleggiante. Con Rich lo scienziato prende il
sopravvento sul mistico nell'esplorazione del potere suggestionante dei suoni.
I due album verranno riediti come Trances/Drones (Extreme, 1994).
Nel 1984 Rich entrò al CCRMA (Centre for Computer Research of
Music and Acoustics), diretto a quei tempi da John Chowning (l'"inventore" dell'FM). In quegli studi
potè sperimentare con l'alta tecnologia della produzione musicale e con i toni esatti.
Live (Multimood, 1985)
e Inner Landscapes (Auricle, 1987) raccolgono due esibizioni dal
vivo. La seconda contiene una delle sue composizioni più accessibili
(registrata nel 1985), il raga elettronico alla
Terry Riley
di Approach, un lungo rituale di iniziazione che si snoda attraverso tenebrosi abissi di effetti
sonori impercettibili, di toni lunghissimi e di cupe risonanze.
Laureatosi in Psicologia, dal 1985 Rich iniziò a lavorare come
ricercatore al Lucidity Institute di Stephen LaBerge, nel laboratorio dedicato al fenomeno di sogno
cosciente ("lucid dreaming") che consente di studiare a livello neurofisiologico i rapporti fra mente e
cervello, e, in particolare, la coscienza.
Nel 1985 a Hollywood, dove si era recato per realizzare le musiche di uno
spettacolo teatrale, Rich incontrò
Steve Roach, altro giovane musicista elettronico.
Nello stesso periodo Rich decise di formare anche un nuovo complesso
rock, gli Urdu. Con Andy McGowan al basso (già presente nei Quote Unquote) e Rick Davies alla
chitarra, Rich tornò al funk-jazz industriale con cui aveva iniziato. Ma fu soltanto una breve
parentesi.
Era in gestazione Numena (Multimood, 1987), un'opera di rottura che
contiene in nuce tutte le tematiche della sua carriera successiva.
The Other Side Of Twilight è un tipico poema elettronico nella
tradizione di Schulze, quella dei suggestivi soffi astrali e delle incalzanti
cavalcate di sequencer, ma per dodici minuti a regnare è il minimalismo
di Terry Riley e la stasi che dilaga subito dopo è popolata di rumori
episodici, di sibili dilatati, di segni tangibili della fine dell'entropia, e
finale d'intensità religiosa, quasi raga, suggella quello che è
di fatto non un acquerello cosmico ma un poema filosofico.
La seconda parte del disco, prevalentemente acustica, è più
oscura: dai suoni deformati della giungla equatoriale di Numen alle vertigini oniriche di The
Walled Garden (per toni esatti) il modello è più che mai la musica ambientale di Eno,
o tutt'al più la world-music astratta di Jon Hassell. Sono pezzi che non hanno uno svolgimento
drammatico, ma si limitano a "vivere", a metabolizzare suoni, a crescere: sono materia organica prima
ancora che musica.
Il leitmotiv che sottende tutta la carriera di Rich è quello platonico
della sostanza che si nasconde dietro l'apparenza. Se la Matematica è bellezza trascendente, allora
i toni esatti sono il mezzo ideale per esprimere questa bellezza. La musica di Rich tenta di esprimere la
tensione fra due forze: l'ideale platonico dell'essenza matematica delle cose e la manifestazione fisica, la
vita biomorfica, la vita liquida che possiede il corpo umano. Gli uomini sono corpi usciti dall'oceano, e
queste pozze di oceano dotate di coscienza, rappresentano il culmine della qualità organica delle
cose, una qualità che Rich battezza "glurp", e che in arte ha corrispondenti nell'architettura di
Gaudì e nella pittura di Dalì.
Geometry (Spalax, 1991), registrato fra il 1983 e il 1987, tenta di rendere l'idea
di questo "glurp". Il disco comincia esprimendo la parte più platonica di Rich, quella più
vicina alla sensibilità di Riley, quella più strutturata; ma evolve piano piano verso un
suono più organico, liquido, pastoso, e poi diventa sempre meno matematica e sempre più
vivace.
Il disco si propone infatti di esaminare quella relazione fra Matematica ed
emozione che venne esaltata nella musica di Bach. Primes è una partita per tastiere
elettroniche rigidamente ancorata a un algoritmo matematico, e nel tono intensamente religioso delle
improvvisazioni si avverte l'influsso dell'Arte della Fuga. I "dervishes" di
Terry Riley
e i bozzetti cosmici del
secondo Schulze sono invece alla base di Interlocking Circles. La musica, accentuando gli
elementi "cosmici", acquista una qualità fortemente onirica, quasi psichedelica, nella lunga
Geometry Of The Skies, il brano cardine dell'opera, nel quale i rapporti sono ancora quelli dei
toni esatti, ma cominciano a risaltare le qualità più fisiche della musica, come i
timbri.
Da qui in avanti il disco è una discesa nei ritmi e nelle melodie
più "fisiche" ed umane, fino a lambire la worldmusic in Geomancy e Logos.
Il boom della cultura new age e la parallela evoluzione della musica di Rich
verso uno stile meno arduo consentì anche a Rich di entrare nel giro
della new age e di beneficiare di un pubblico molto più vasto.
Rainforest (Hearts Of Space, 1989), il primo album del nuovo corso,
animato da un tema ambientalista, divenne così uno dei best-seller
dell'anno. Il disco si snoda all'insegna del contrasto fra la foresta, ovvero
lo stato di natura, e il deserto, ciò che rimane dopo l'invasione
degli uomini.
Dopo l'ouverture tintinnante di Mbira, il disco s'inalbera in inno
festoso alla natura idilliaca e lussureggiante: è la Rainforest Suite, sospesa in una nuvola
di soavi bisbigli melodici, di cantilene bucoliche al flauto, di lenti rumori acquatici. Sanctuary,
con il suo coacervo di suoni sinistri, presi in prestito dalla musica cosmica ma applicati a simulare i
rumori della foresta, costruisce una suspence che è un monito o una premonizione del pericolo che
incombe sulla natura. Ritmi più frenetici, industriali, si mescolano alle sonorità della
foresta in Raining Room, e il calvario si conclude con Veil Of Mist (uno dei suoi brani
più drammatici e dissonanti) a contemplare in un registro funereo il paesaggio sterile e
malinconico di domani.
Intanto
Steve Roach
aveva invitato Rich a lavorare ai ritmi per il monumentale
Dreamtime Return: fu l'inizio di una collaborazione che nel 1990
fruttò un altro capolavoro, Strata.
Nonostante l'album porti pesantemente il marchio della produzione di Roach,
Rich ha modo di ossequiare uno dei grandi artisti del "glurp", Dalì,
e l'arte surrealista in generale, tanto che uno dei brani più
allucinati è intitolato proprio alla Persistence Of Memory,
celebre dipinto del maestro spagnolo.
Con Gaudi (Hearts Of Space, 1991)
termina una fase della carriera di Rich: l'album
abbandona il descrittivismo "a tema" di Rainforest per ritornare al programma trascendente di
Geometry. Il pretesto è quello di provare a confrontare i principi matematici della
musica e quelli dell'architettura, approfittando di Gaudì in quanto i suoi edifici emanano la
tensione fra l'organico e il matematico tanto cara a Rich.
In realtà Gaudi` non applica questi principi con la stessa
rigidità di Geometry: le strutture algoritmiche di Sagrada Familia e
Tracery sono animate da effetti sonori e figure melodiche, un arrangiamento rococò
propelle il carillon di Silhouette, il meccanismo ad orologeria della minacciosa Spiral
Steps cresce fino ad assumere proporzioni sinfoniche e Harmonic Clouds svapora in
un'ineffabile flusso di sibili elettronici.
La portante matematica è sempre abilmente mimetizzata in un suo
habitat gradevole. La seconda parte esplora in maniera più spontanea la qualità
impressionista della musica di Rich, e dall'acquarello di Air (soffi di flauto, echi elettronici e
tintinni metallici) al ralenti di Serpent (uno strisciare fra gli sterpi e sibili intermittenti in
un'atmosfera da incubo psicanalitico), culminando nello scampanio surreale di Minaret, è
un continuo trionfo dell'immaginazione.
Dopo un'altra collaborazione con
Steve Roach,
Soma (la radice greca
della parola corpo), Rich forma un altro complesso rock, gli Amoeba, con
il bassista McGowan. Il loro primo album, Eye Catching (Soundscape, 1992),
propone canzoni d'atmosfera, sottese da forti turbe
psichiche, che ricorrono a recitati subliminali, effetti dell'orrore,
clangori industriali e lunghi intermezzi strumentali.
A questo punto della sua carriera
Propagation (Hearts Of Space, 1994),
che ha richiesto tre
anni di lavoro, rappresenta quasi un regresso a Rainforest. I sette brani-trance (della durata
media di otto minuti) mettono le tecniche di registrazione più avanzate al servizio di un'ipotesi di
musica senza tempo e senza spazio, di una world-music che è impossibile identificare. I segni
semiotici che rimandano al folklore etnico sono in realtà soltanto formali: il tappeto percussivo,
che funge anche da collante e da tema unificante, e gli strumenti acustici, provenienti da tutto il mondo
(alcuni suonati da Forrest Fang). L'elettronica è ancor più discreta del solito, soltanto una
patina spalmata qua e là per far luccicare più intensamente le mille fosforescenze.
La mancanza di una forte melodia e la riduzione ai minimi termini
dell'armonia causa una sensazione di disorientamento: Rich fa sempre più affidamento sulla
percussività per i suoi "droni/trance". Su di essa prendono forma i suoi "misteri". La melodia
sensuale di Animus danza su ritmiche di palude e nelle timbriche terrose del flauto alla Jon
Hassell. Ancor più sibillina la carovana di effetti sonori di Lifeblood, forse l'apice del
disco, incollati uno dopo l'altro sulla tappezzeria melodica di un'elettronica in continuo movimento.
Quando il ritmo si ferma, è come se avesse luogo un cambiamento
di stato, dal solido al liquido: Luminous Horizon è davvero soltanto quello: un "luminoso
orizzonte" di accordi lontanissimi, di figure sfocate in lentissimo movimento, di impronte nel cosmo.
Tutto il disco è giocato sul terreno del subconscio, in un lento
dipanarsi di bisbigli armonici, come se la musica non originasse da una materia che va cementata ma da
una materia che si sfalda poco a poco.
La forma musicale prediletta da Rich in questo periodo è in effetti
una variante dell'"alaap" indiano: la lenta, dolcissima introduzione in cui il
suonatore di raga si concentra sull'emotività del brano prima di
cominciare a suonarlo. In questo senso Yearning (Hearts Of Space, 1995)
accentua
l'ineffabilità e l'imponderabilità dei suoi "alaap" (in questo
caso duetti con una suonatrice di sarod, Lisa Moskow). Le improvvisazioni al
sarod guastano un po' l'atmosfera, ma l'importante è che la ricerca
della trance ultima e definitiva continua. Piano piano si sta facendo
largo l'idea che un'armonia possa essere al tempo stesso tenue e lussureggiante.
Le brezze che agitano gli strumenti di Nada o i massi armonici in agguato
in Kali sono agenti sonori invisibili, ma nondimeno complessi e
stordenti.
Sono questi agenti che ingaggiano con la mente dell'ascoltatore un duello per
il controllo della coscienza.
Come tanti altri grandi dell'elettronica a metà degli anni '90 anche
Rich prova il bisogno di cimentarsi con la musica ambientale che ha contribuito a creare.
Su Stalker (Hearts Of Space, 1995), dedicato alla misteriosa e sinistra
"Zone" di cui parla l'omonimo film di Tarkovsky, Rich opta per un sound
piuttosto lontano dalle armonie "organiche" di cui era stato fautore.
I risultati più suggestivi sono forse quelli più in linea con la
pura stasi di Brian Eno, Synergistic Perceptions, in cui si riconosce
la mano subdola del grande manipolatore di psiche. I suoni da incubo di
Hidden Refuge e il tour de force rumoristico di Omnipresent Boundary devono molto al
partner Lustmord
e alla sua arte di "suoni trovati".
Delusion Fields lascia filtrare in superficie un barlume di
umanesimo, con quelle voci oscure annegate in richiami ancestrali. Ovunque regna una suspence
macabra, una vertigine di catacombe e cripte sconsacrate, che tocca l'apice nel Point Of No Return
conclusivo, dove sibili intermittenti, ritmi spezzati e urla d'oltretomba si fondono in un'unica grande
radiazione universale. Più in linea con la ricerca di Rich sono Elemental Trigger e
Undulating Terrain, che vivono invece psicodroni densissimi, che sembrano sempre sul punto di
dover esplodere
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A Troubled Resting Place (Fathom, 1996)
Rich's music is becoming more and more hermetic as the years go by, and
the reviewer is beginning to get lost in the labyrinthine flourishes of his
"organic" electronics. Compositions such as The Simorgh Sleeps On Velvet
Tongues are ever more amorphous: slow-motion, directionless, chaotic,
propelled by a tremendous force that is nevertheless confined to the
background, they continously disintegrate and reassemble, like a lego toy
in the hands of a whimsical child.
Bioelectric Plasma is the fruit of a deranged mind, of a Frankenstein
of music intent upon building monsters ever more anthropomorphous in order to
probe the darkest recesses of the human soul.
Rich's compositions have no script, no plot, no linear evolution; just
mutations, metamorphoses, sonic incidents that are immediately metabolized.
On a completely different plane, Night Sky Replies is his take at ambient
music. The album's only flaw is a lack of cohesiveness, due to the fact that
the tracks were composed for various occasions.
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La musica di Robert Rich si e` fatta sempre piu` ermetica negli anni. Rich ha
anche ricominciato a tenere "sleep concerts" (concerti notturni in cui il
pubblico viene invitato ad addormentarsi) e
A Troubled Resting Place (Fathom, 1996) rappresenta forse l'ideale
punto d'incontro fra la musica organica e quella inorganica di quei concerti.
Composizioni come The Simorgh Sleeps On Velvet Tongues sono sempre piu`
amorfe: i suoni si muovono al rallentatore, senza una chiara direzione,
si accavallano in maniera disordinata, sospinti da una forza immane che
rimane sempre in secondo piano, si sgretolano e ricompongono di continuo,
come un lego nelle mani di un bambino capriccioso. Il caos tintinnante di
Bioelectric Plasma e` il frutto di una mente malata, di un Frankenstein
del suono intento a costruire mostri sempre piu` antropomorfi per
sondare le profondita` piu` oscure della psiche.
La composizione di Rich vive non di una trama ma di mutazioni, metamorfosi,
incidenti di percorso che vengono subito assimilati e metabolizzati.
I venti minuti di Night Sky Replies sono invece i piu` vicini alla musica
ambientale della sua carriera.
Il disco soffre piu` che altro di una mancanza di coesione, dovuta al fatto di
essere nato da occasioni diverse (per lo piu` per compilation di varia natura).
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E` di questo periodo anche una collaborazione con
Paul Schutze:
Narratives (Manifold, 1996)
Robert Rich e il chitarrista Rick Davies
sono protagonisti di Amoeba, un progetto di musica al confine fra new age e rock.
Watchful (Lektronic Soundscapes, 1997) e` il loro primo album.
Inside sembra uno di quei brani in cui cori gregoriani vengono distillati su
un ritmo moderno. Footless, forse per via del violoncello, ovvia al languore
degli altri. Big Clouds ricorda gli acquerelli di Brian Eno. Ma
Saragossa scade nella new age etnica e Any Other Sky nella new age
jazzata, per quanto ben fatte. Il brano migliore e` alla fine lo strumentale
Watchful Eyes, un piccolo concerto d'avanguardia che non ha molto in comune
con le "canzoni" del disco.
La musica e` in generale troppo tenue per diventare davvero accattivante.
Rich canta, ma piu` che cantare presta la sua voce per manipolazioni
elettroniche.
Il musicista elettronico italiano Alio Die (Stefano Musso) contribuisce in
maniera significativa al successo del nuovo disco di Rich:
Fissures (december 1996 - Fathom, 1997).
Il sound e` forse il piu` etereo della sua carriera, e finalmente ritorna
ai "morfismi", cervellotici e impalpabili, per cui divenne celebre.
Rich e Musso ribaltano il concetto di musica cerimoniale, privandola del
substrato ritmico ma lasciandole l'enfasi soprannaturale.
Turning To Stone e` la pagina piu` vitrea di questo libro sacro: i voli del
flauto si avviluppano agli accordi maestosi dell'elettronica (quasi un organo
a canne), senza pervenire a nulla.
I borboglii "organici" di Rich e percussioni etniche alla Roach creano
l'atmosfera sacra di A Canopy Of Shivers,
che volute di flauti e di trombe attraversano come comete.
E` una musica di gesti impercettibili, una musica di lente metamorfosi
cromatiche, che abusa dell'effetto Doppler nel far perdere o acquistare a un
suono le sue caratteristiche fisiche. La stessa regola si applica a livello di
polifonia in brani come The Divine Radiance Of Invertebrates, che sembrano
statici, ma che in realta` progrediscono verso un'armonia tesa e complessa,
di uno spessore quasi sinfonico.
La miglior "decostruzione" di musica cerimoniale si ha in Road To Wirikuta
(diciotto minuti), che conserva i colpi di tamburo ma li immerge in un
paesaggio desolato di melodie incompiute, che vanno e vengono senza mai trovare
un centro armonico; ne rallenta il ritmo e ne deforma il timbro, mentre il
paesaggio si spopola e alla fine non rimangono che echi.
Alcuni pezzi sono tanto deliziosi quanto critpici.
I sordi rimbombi di Mycelia producono una processione funerea e notturna che
muti versi di flauto accompagnano nella penombra.
Uno dei brani piu` suggestivi e` Sirena, con il suo delicato caos di suoni
polverizzati su cui si librano accordi sempre piu` struggenti (in particolare
quelli di "steel guitar"), richiami di
sirene dal profondo del subconscio. Questa e` la piu` stereotipica musica
new age, ma realizzata da un grande della musica contemporanea.
L'uso di strumenti acustici (come sorgenti per i suoni elettronici) consente
di impiegare timbriche angeliche e fiabesche che rendono infinitamente piu`
umano il sound di Rich.
Questo disco compone con Gaudi, Propagation e Stalker la tetralogia matura
di Rich.
Below Zero (Side Effects, 1998 - Soundscape Productions, 2005)
collects pieces composed for multi-artist compilations between 1993 and 1996.
The highlight is, by
far, the 21-minute four-part suite Star Maker (1996), a constantly mutating stream
of drones that evokes a spaceship exploring the vast empty spaces of the cosmos.
The sounds hints at galactic bodies that are hissing, moaning, howling at us
from light years away. Those myriad "voices" of black holes, quasars, neutron
stars and dark matter occasionally impersonate human voices, as if the
infinitely inhuman met the infinitely human in the deep abyss of primeval
spacetime. But then the fluctuations move to other frequencies, that humans
cannot even comprehend, just cryptic signs in an ocean of semantic contradictions.
Ambient music does not get more dynamic and evocative than this.
The other pieces do not live up to the standards of this major work, although
Liquid Air is an intriguing transposition of the human voice in the
context of cosmic music and Requiem is a floating carpet of interlocking vocal drones
All in all, the album displays an obsession with the human voice.
Seven Veils (Hearts Of Space, 1998) e` soprendentemente il lavoro piu`
etnico, piu` ritmato e piu` melodico della sua carriera. Le composizioni
(eccetto una) sono nell'"intonazione giusta" e sono quasi tutte ispirate
al folklore mediorientale. Rich si alterna a
flauti, chitarre e dulcimer, e prende in prestito la
chitarra di David Torn e il violoncello di Hans Christian.
Rich e` tanto
superbo quanto irriconoscibile in brani come Coils:
un twang melodico di chitarra (come un Duan Eddy della musica new age), un
tintinnio quasi hawaiano in contrappunto, incalzanti poliritmi africani,
eteree figure melodiche delle tastiere elettroniche in sottofondo.
La lunga invocazione del flauto in Alhambra (dieci minuti) si scontra
in maniera rocambolesca con i feedback allucinati della chitarra di Torn.
Troneggia sul disco l'ancor piu` lunga suite di Book Of Ecstasy
(quindici minuti), nei cui tre movimenti Rich dispiega l'intera sua arte
di arrangiamento nel momento stesso in cui si lascia andare ai miraggi di
antiche carovane nel deserto.
Le fanno da contraltare "leggero" i quadretti folklorici di
Talisman Of Touch e Ibn Sina, composizioni piu` ariose e compatte
in cui Rich indulge nell'esotico e nell'arcano. Chiude l'opera
Lapis (altri dieci minuti, forse il suo apice "neoclassico"), un duetto con il violoncello di Christian a mormorare
nelle pieghe del canto del flauto, e le percussioni a ballare in maniera
frenetica. In questi ultimi minuti si fa evidente il tentativo da parte di Rich
di assimilare il portamento della musica classica e la prassi
dell'improvvisazione jazz nel contesto dell'elettronica etnica: l'esecuzione
e` austera e interiore, come se Don Cherry suonasse un concerto da camera.
Al tempo stesso Seven Veils
e`, con Rainforest, il disco piu` accessibile della sua carriera.
A poco più di trent'anni Rich è già diventato una
sorta di filosofo della nuova musica che sta nascendo al confine fra musica d'avanguardia e musica
popolare. Nelle sue teorie musicali trovano formalizzazione gli istinti nascosti di molta new age.
La portata della sua opera è già immane. Nel primo periodo
ha trasformato la musica ambientale da alchimia a scienza, nel secondo ha ridefinito la musica cosmica e
nell'ultimo ha decostruito la world-music.
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Humidity (Hypnos/Soundscape, 2000) documents a series of improvised
concerts.
Amoeba's new album, Pivot (Release, 2000), shows
Robert Rich and Rick Davies further improving their technique.
While essentially concocting dreamy lullabies, the duo fuses styles as
different as Galaxie 500's
psychedelia, Rich's "sleep concerts", bossanova, Brian Eno's ambient
impressionism (Fireflies), early Grateful Dead (Pivot),
and Simon and Garfunkel's gentle folk-rock (Moonlight Flowers).
Rich's orchestration populates the landscapes of these Lieder with countless
sonic events, but Rich's is an art of mimicry, and listeners will barely
notice the busy backgrounds.
Standout tracks are the suave folk-pop of No Empty Promises,
the slow-motion, hypnotic, piano and cello nocturne Sparks
and the lonely instrumental,
the flute, cello and piano chamber sonata Miniature.
Somnium (Hypnos, 2001) is a DVD disc containing a seven-hour sleep
concert (virtually the longest composition ever recorded).
Rich is back in familiar territory and his improvisational style shines
more than ever. Rich is one of the greatest improvisers and the "sleep
concert" is the format that best fits him.
This is a majestic music that borrows from
LaMonte Young's minimalist experiments, the "deep listening" school,
Paul Horn's jazz solos and spiritual chants from around the globe.
Softly floating drones caress a landscape that is being flooded with
gentle rain effects, and will soon be swept by arid winds and haunted
by distant voices.
Somnium is a monumental detour that harks back to a personal beginning and projects into the collective subconscious.
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(Translation by/ Tradotto da Paolo Latini)
Humidity (Hypnos/Soundscape, 2000)
documenta una
serie di concerti improvvisati.
Il nuovo disco degli Amoeba, Pivot (Release, 2000),
documenta i miglioramenti
della tecnica di Robert Rich e Rick Davies. Un lavoro composto
essenzialmente
di ninnananne sognanti, ma nelle quali il duo mostra di saper
fondere elementi
tra di loro eterogenei come la psichedelia dei
Galaxie
500, gli "sleep concerts" di Rich, la bossanova,
l'impressionismo
ambient di Brian Eno (Fireflies), i primi Grateful Dead
(Pivot),
e il folk-rock leggero di Simon and Garfunkel (Moonlight
Flowers).
L'orchestrazione di Rich riempe i paesaggi di questi lieder con
infiniti eventi
sonici, ma quella di Rich è un'arte della parodia, e gli
ascoltatori
noteranno a malapena le fonti. Le tracce migliori sono il soavee
folk-pop
di No Empty Promises, la lenta ed ipnotica sonata notturna
per violoncello
e pianoforte Sparks e la sonata strumentale per flauto,
violoncello
e pianoforte Miniature.
Somnium (Hypnos, 2001) è un DVD che contiene uno
"sleep
concert" di sette ore (in teoria la più linga
registrazione mai
realizzata). Rich ritorna nei territori a lui familiari e il suo
stile improvvisativo
risplende più che mai. Rich è uno dei migliori
improvvisatori
e lo "sleep concert" è il formato che più gli si
addice. Questa
è una musica maestosa che cita gli esperimenti minimalisti di
LaMonte
Young, la scuola del "deep listening", il jazz di Paul Horn e canti
spirituali
da tutto il mondo. Morbidi droni fluttuanti si prendono cura del
paesaggi
che viene riempito da sottili effetti di pioggia, per essere presto
spazzati
da venti aridi e spettrali voci in lontanza.
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Bestiary (Hypnos, 2001) marks yet another turn in Rich's career.
On one hand, there is more tension, more action, more contrast. On the other
hand, the timbres are harsher, the harmony is twisted, the counterpoint is
irregular. Texture steps to the side and rhythm moves to the center.
A convoluted, schizoid digital rhythm populates Mantis Intentions,
while massive drones glide through the sky like comets.
Bestiary dispenses with the drones and lets beats and effects simulate
a pack of beasts (somehow re-enacting
Pink Floyd's Several Species Of Small Furry Animals).
Despite the album's title, this album takes a break from the "organic" (and
austere) sound of the past. Mostly, these are light electronic vignettes,
although intriguing ideas lie beneath the surface.
The dizzy (almost "stoned") world-music of Nesting On Cliffsides
is probably a misstep, while the metaphysical surrealism of
Folded Space deserved a longer and deeper treatment.
Possibly aware that this album does not live up to his compositional standards,
Rich appends to the album the sumptuous mantra of
Premonition Of Circular Clouds, influenced by Indian meditational
music and
Terry Riley's liturgical works (and, possibly, Grateful Dead's
early psychedelic jams).
Outpost (2002) is a collaboration with British synth pioneer Ian Boddy,
heavily influenced by cosmic music.
Temple of the Invisible (Soundscape, 2003) is dedicated to lost
rituals of third-world civilizations.
For the first time, Rich employs only acoustic
instruments, no electronics. Besides Rich himself on flute, zither and
percussion, the performers include conch player Tom Heasley,
Paul Hanson on bassoon and bombard,
Forrest Fang on Chinese zither and Turkish baglama,
and vocalists Percy Howard and Sukhawat Ali Khan.
While some of Rich's fluent magic gets lost in the translation from electronic
to acoustic music, meticolous compositions such as
Antalieh (for Jon Hassell-ian conch trumpet and Gregorian choir),
the eleven-minute Fasanina for flute, free-form vocals,
and
the nine-minute Tulchru for stringed instruments
constitute a rich repertory of exotic chamber music.
The percussion instruments sound so detached and slumberous that they provide
a sort of unconscious undercurrent to the conscious acts in the foreground.
When the obsession for contrasting timbres and tempos is further diluted,
Rich achieves the expressionist soundscape of Lan Tiku.
Calling Down the Sky (Soundscape, 2003)
documents a live performance of all-new material. Unlike his studio albums,
that tend to highlight new techniques, the live format allows Rich to release
his inner self in a more complete and pure form.
The 13-minute Erasing Traces is a solemn prayer imbued with languid,
undulating Eastern phrases.
The 21-minute Vertigo is a haunting fresco of floating cosmic music
populated with jungle sounds and ghostly drones. Bridging the infinite unknown
and the finite known, allows Rich to focus on the dualism of the primordial
emotions of fear and comfort, each the alter ego of the other.
The soundscape is roamed by a Jon Hassell-ian flute that seems to represent
human consciousness, alone and helpless, both stunned and terrified by its
condition.
Supplication returns to the theme of the prayer, although at a much
more subliminal level (quiet drones and sparkling percussion). This segues into
Borealis, which is more of the same but in a more pictorial style,
elegant drones sculpting supernatural ambience.
Far less ambitious than his studio works, this live album is, nonetheless, a key
text to decipher Rich's spiritual vision.
Open Window (Soundscape, 2004) is a solo piano album. Far less
ambitious than previous works, this is Rich at his most intimate and warm.
The eight impessionistic vignettes borrow stylistic ideas from
Erik Satie and
Terry Riley
to craft gentle structures in the air.
Notable moments are the ecstatic crescendo of Parting Clouds,
the majestic and intense fantasia of Insular,
the delicate fluttering of Past Glances,
and especially
the youthful enthusiasm of Parallel Horizons, evoking images of exuberant spring like Vivaldi's music.
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(Translation by/ Tradotto da Paolo Latini)
Bestiary (Hypnos, 2001) rappresenta ancora un'altra tappa
nella carriera
di Rich. Da una parte, c'è più tensione, più
azione e
più contrasto; d'altra parte, i timbri sono più aspri,
l'armonia
è tortuosa, i contrappunti sono irregolari. La tessitura
parte dai
lati e si muove verso il centro. Una ritmica digitale convoluta e
schizoide
popola Mantis Intentions, mentre massicci droni planano nel
cielo come
comete. Bestiary gioca con i droni e lascia che battiti ed
effetti
simulino una mandira di bestie (qualcosa che ricorda i Pink Floyd di
Several
Species Of Small Furry Animals). A dispetto del suo titolo,
l'album segna
una tregua dal sound organico (ed austero) del passato. Per lo
più,
qui si trovano delle vignette elettroniche, sebbene ci siano delle
idee intriganti
dietro la facciata.
La world-music di Nesting On Cliffsides è
probabilmente un passo
falso, mentre il surrealismo metafisico di Folded Space si
merita un
trattamento più lungo e profondo. Probailmente consapevole
che questo
album non sopravviverà ai suoi standard di qualità
compositiva,
Rich aggiunge al disco il sontuoso mantra di Premonition Of
Circular Clouds,
influenzato dalla musica indiana per meditazione dei lavori
liturgici di
Terry Riley
(e, forse, le prime jam psichedeliche dei Grateful Dead).
Outpost (2002) è una colaborazione con il pioniere
inglese
dei sintetizzatori,
Ian Boddy.
Temple of the Invisible (Soundscape, 2003) è
dedicato ai rituali
perduti della cultura esotica. Per la prima volta, Rich usa solo
strumenti
acustici e niente elettronica.
Calling Down the Sky (Soundscape, 2003) documenta delle
performances
live di materiale nuovo. Diversamente dai suoi album in studio,
questo tende
a spiegare nuove tecniche, il formato live permette a Rich di
realizzare la
sua intimità in una forma più completa e pura. I 13
minuti di
Erasing Traces compongono una solenne preghiera imbevuta di
frasi orientali
languide e ondulanti. Vertigo (21 minuti) è
un'affresco di fluttuante
musica cosmica popolata da suoni jungle e droni spettrali. Unire
l'infinito
sconosciuto e il finito conosciuto, permette a Rich di focalizzarsi
sul dualismo
delle emozioni primordiali di paura e conforto, una l'alter ego
dell'altra.
La tessitura sonora è pervasa da una tromba à la Jon
Hassell
che sembra rappresentare la coscienza umana, sola e disperata, al
tempo stesso
meravigliata e terrorizzata dalla sua condizione.
Supplication ritorna
al tema della preghiera, sebbene ad un livello più
subliminale. Sulla
stessa falsariga, ma più pittoresca, è
Borealis, con
droni eleganti che scolpiscono l'ambiente soprannaturale.
Decisamente meno
ambizioso dei suoi lavori in studio, questo live è,
quantomeno, una
chiave di lettura per decifrare la visione spirituale di Rich.
(Translation by/ Tradotto da Ascanio Borga)
Open Window (Soundscape, 2004) e' un album di solo piano. Molto meno ambizioso dei suoi
precedenti lavori, questo e' il Rich piu' intimo e caldo. Le otto vignette impressionistiche
prendono in prestito idee stilistiche da Erik Satie e
Terry Riley
per costruire dolci
strutture nell'aria. Momenti degni di nota sono il crescendo estatico di Parting Clouds, la
maestosa e intensa fantasia di Insular, la delicata agitazione di Past Glances, e specialmente
l'entusiasmo giovanile di Parallel Horizons, che evoca immagini di primavera esuberante come
la musica di Vivaldi.
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Echo Of Small Things (Soundscape, 2005), ostensibly a collaboration
with photographer David Agasi, is composed of nine ambient pieces for
electronic instruments, guitar, flute and "small things".
Pathways is canonical relaxation music for sustained tones and natural
sounds (chirping birds).
The soundscape of Circle Unwound has a harsher texture built out of
narrow intervals, is roamed by
metallic dissonances and is slowly engulfed by ocean waves.
Scent of Night Jasmine breaks the stationary atmosphere with a Paul
Horn-ian flute phrase that sounds like a spiritual invocation.
All the pieces are slowly evolving organisms, defined by either a geometric
combination of ascending and descending sounds or by a languor of constant
sounds. While they don't achieve
the intensity and richness of Rich's "sleep concerts",
they update Rich's vocabulary with new sonic possibilities.
Probably a transitional album, but one that preludes to bolder moves.
Lithosphere (DIN, 2005) is a second collaboration with
Ian Boddy, and one that differs in a striking
manner both from their first collaboration and from Rich's usual style.
There is a lot more movement than usual in pieces such as
Lithosphere, Vent and Chamber
The cosmic undercurrent is a mere backdrop for the
erratic polyrhythms (alternating between pseudo-gamelan tinkling and
metallic cacophony) and for the John McLaughlin-like guitar glissando
(Rich's new passion, alternating betweem the robust and languid extremes of
the spectrum).
When the percussive flow stabilize, as in Geode, it is easier to
recognize Rich's somatic traits (e.g., the organic revolutions of sonic matter).
When it disappears, as in Metamorphosis and Melt,
it is easier to reconnect Boddy's existential angst, albeit tempered by
Rich's "sleep" aesthetic.
Sonically speaking, Electric Ladder (2005), a work for
analog synthesizers and acoustic instruments
(guitar, flute, bassoon, soprano sax),
marked a return to the morphing organic music of Gaudi` (1991).
Electric Ladder is a raga for the digital age: a sensual electronic melody interlaced with frantic tabla-like electronic percussion. And, just like raga
music, it stands also as a study in melody-rhythm counterpoint,
in how to blend two dimensions of sound that move wildly apart.
Shadowline is more of the same, but Poppy Fields weaves an
accordion-like litany around some watery pulses, and the droning fanfare of
Sky Tunnel is propelled by festive
Michael Nyman-ian polyrhythms.
Both these latter pieces transform the language of electronic ambient music
and of minimalist repetition into a cinematic language.
The last three, and shorter, tracks do not quite belong to the same project.
The flute meditation of Aquifer and the
languid haunting drones of Never Alone sound like elegant, classy
rewrites of traditional ambient music with spiritual overtones.
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(Translation by/ Tradotto da Ascanio Borga)
Echo Of Small Things (Soundscape, 2005), apparentemente una collaborazione con il fotografo David Agasi, e' composto di nove
brani ambientali per strumenti elettronici, chitarra, flauto e "piccole cose". Pathways e' una canonica musica per rilassamento
per toni sostenuti e suoni naturali (uccelli cinguettanti). Il soundscape di Circle Unwound ha una tessitura piu' aspra, e'
percorso da dissonanze metalliche ed e' lentamente inghiottito dalle onde dell'oceano. Scent of Night Jasmine rompe la
stazionaria atmosfera con un fraseggio di flauto alla Paul Horn che suona come un'invocazione spirituale. Tutti i pezzo sono
organismi che si evolvono lentamente, definiti o da una composizione geometrica di suoni ascendenti e discendenti o da un
languore di suoni costanti. Sebbene non raggiungano l'intensita' e la ricchezza degli "sleep concerts" di Rich, aggiornano
il suo vocabolario con nuove possibilita' sonore. Probabilmente un'album di transizione, ma anche uno che prelude a qualcosa
di piu' ambizioso.
Lithosphere (DIN, 2005) e' una seconda collaborazione con Ian Boddy, che differisce in maniera notevole sia dalla loro prima
collaborazione che dal solito stile di Rich. C'e' molto movimento in piu' in brani come Lithosphere, Vent e Chamber.
La segreta influenza della musica cosmica e' un mero sfondo per i poliritmi erratici (che si alternano tra il tintinnio
pseudo-gamelan e la cacofonia metallica) e per il glissando di chitarra alla John Mc Laughlin (la nuova passione di Rich, che varia
dall'estremo robusto a quello languido dello spettro). Quando il flusso percussivo si stabilizza, come in Geide, e' piu' facile
riconoscere i tratti somatici di Rich, (ad esempio le rivoluzioni organiche di materia sonora). Quando esso scompare, come in
Metamorphosis and Melt, e' piu' facile riallacciarsi all'angoscia esistenziale di Boddy, sebbene temperata dall'estetica "sleep" di Rich.
Dal punto di vista sonoro, Electric Ladder (2006), un lavoro per sintetizzatori analogici e strumenti acustici (chitarra, flauto,
fagotto, sax soprano), segna un ritorno alla musica organica di Gaudi'(1991). Electric Ladder e' un raga per l'era digitale:
una sensuale melodia elettronica interlacciata da una frenetica percussione elettronica tipo tabla. E, proprio come nella musica
raga, e' anche uno studio di contrappunto melodia-ritmo, su come fondere due dimensioni di suono che si muovono ampiamente lontano.
Shadowline e' un'altro pezzo simile, ma Poppy Fields tesse una litania per simil-fisarmonica attorno ad alcune pulsazioni acquose,
e la fanfara "dronosa" di Sky Tunnel e' propulsa da poliritmi festosi alla Michael Nyman. Entrambi i pezzi precedenti trasformano
il linguaggio della musica ambient elettronica e della ripetizione minimalista in un linguaggio cinematico. Gli ultimi tre brani,
piu' brevi, non appartengono sostanzialmente allo stesso progetto. La meditazione per flauto di Aquifer e i droni languidi e
ossessivi di Never Alone suonano come eleganti riscritture di tradizionale ambient music con overtoni spirituali.
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Rich's cosmic/sleep music has always been far superior to his more "mundane"
music, and Atlas Dei (2007), a collaboration with video artist
Daniel Colvin, is no exception. It easily dwarfs all the albums of the
previous five years.
For an album that is a remix of music from previous albums
(Sunyata, Gaud¡, Troubled Resting Place, Below Zero, Echo of Small Things, Electric Ladder), it also sounds
magically cohesive, like a 66-minute eight-movement symphony.
The revolving cloud of padded drones, the blurred echoes of monastic bells,
the light bursts of natural sounds, the undercurrents of galactic void
attain both a transcendent and a rationalist quality that strikes a surgical
balance of Rich's varied background.
Each piece is crafted from assembling new material and manipulating old material
(sometimes up to three pieces).
Eleven Questions (Unsung, 2007), a collaboration of Markus Reuter,
contains 13 brief post-ambient vignettes for guitar, piano, flute, vocals and
percussion straddling the border between digital soundsculpting, free jazz and
dissonant chamber music. The idea is very intriguing, but none of the tracks
lasts long enough to fully exploit it.
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(Translation by/ Tradotto da Ascanio Borga)
La musica cosmico/sleep di Rich e' sempre stata di gran lunga superiore alla
sua musica piu' "mondana", e Atlas Dei (2007), una collaborazione con
il video artista Daniel Colvin, non fa eccezione. Semplicemente, fa sembrare
minori tutti gli album degli ultimi cinque anni.
Per un album che e' un remix di musica di album precedenti, (Sunyata,
Gaud¡, Troubled Resting Place, Below Zero, Echo of
Small Things, Electric Ladder), suona anche magicamente coeso, come
se fosse un'unica sinfonia di 66 minuti in otto movimenti.
La nuvola volvente di pad e droni, le echi sfumate di campane monastiche,
le leggere esplosioni di suoni naturali, le correnti in sottofondo di vuoto
galattico raggiungono una qualita' trascendente ed insieme razionale trovando
un equilibrio chirurgico nel variegato background di Rich.
Ogni pezzo e' costruito assemblando nuovo materiale e manipolando quello vecchio
(a volte fino a tre brani contemporaneamente).
Eleven Questions (Unsung, 2007), una collaborazione con Markus Reuter,
contiene 13 brevi vignette post-ambientali per chitarra, piano, flauto, voce
e percussione, che sfumano il confine tra scultura sonora digitale, free
jazz e musica da camera dissonante. L'idea e' davvero intrigante, ma nessuno
dei brani dura abbastanza da esplorarla appieno.
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Illumination (2007) was conceived as the soundtrack to a Michael Somoroff installation. There are moments that compare well with Rich's major releases.
The slow sci-fi drones Point Line Plane (16:52) exude a sense of marvel in the presence of magic mixed with an ominous feeling due to the bass frequencies.
The bottom layer of Curtain (15:43) floats in interstellar void while while the top layer is scorched by a burping turbulence
Plato's Cave (14:10) mixes a digital processing of voices with a foggy and rumbling electronic wind.
Ylang (2010) resurrected the mellow new-age style of the 1980s, with
flutes, guitar, bass, cello, violin, piano and ethnic instruments wrapped into ethereal waves of synthesizers and paced by the most linear drumming of his
solo career; all for a program of humble impressionistic vignettes.
Hence the languid guitar melodies of Ambergris and
Tamarack.
The elegy Attar weds exotic flute, Indian drumming and jazzy piano, but
Kalyani and Charukesi
are amateurish imitations of Indian music, and
much of this album is tedious facile dejavu world-music, and the members of the ensemble sound under-utilized.
Medicine Box (2011) continued in that radio-friendly vein with
arrangements that mimic electronic dance music of the time, yielding
more or less evocative vignettes like Alba and Macula,
the harmonica-tinged cinematic shuffle Cornea,
and the angelic chant Kaaruwana.
The more ambitious compositions are at the end:
the shamanic overtones of Salamander Quay
and the eleven-minute quasi-psychedelic trip of Helios
inject the right amount of exotic elements into a more balanced rhythmic base.
Nest (2012) returned to his early experiments of integrating peaceful natural sounds with soothing electronic sounds.
Piano, flute, guitar and bells weave the delicate filigrees of
Memories Of Wandering (in two parts).
The even more spiritual
Moss Carpet Sky Blanket is a slowly revolving "om", and
the even more delicate
Generosity Of Solitude (in two parts)
is worthy of Harold Budd's ambient music.
Nostalgia breaks down in ecstatic awe when the drones become the dilated laments
of Seeking Eden (possibly the standout), where lugubrious and psychedelic atmospheres meet.
The album ends with the 14-minute duet for crickets and piano of Memories Of Home, drowning inside a dark cloud of drones.
Frozen Day (2013), one of the most creative works of this phase, compresses down to one hour 24 hours of chronological
field recordings. It begins as a very dark wind that turns into an alien signal
and then into a pulsing atomic monster and then into something like the rumble of echoes inside a tunnel, but with macabre overtones, and it ends with a hiss that fades away (as human civilization disappears into another night).
Morphology (2013) documents a live performance, one of his many live albums.
A Scattering Time (2013) digs up a 2000 recording session with Meridiem, aka Percy Howard.
Rich staged his first all-night "sleep concert" in decades in October 2013, at the Unsound Festival in Poland.
Perpetual (2014) is an eight-hour sequel to Somnium, divided into six 80-minute chunks for technical reasons.
The four-LP set Premonitions 1980-1985 (Vinyl on Demand, 2015) documents Rich's early ambient works and live performances from 1979-85.
Filaments (2015) indulges in strong electronic beats
especially in the pounding eleven-minute Entangled
and in the Terry Riley-esque ten-minute Telomere
Less so in the eleven-minute Majorana. Generally speaking, this is
facile progressive and cosmic music.
What We Left Behind (2016), ostensibly the soundtrack to a shamanic
journey, is a return to Rich's most lyrical atmospheres.
The nostalgic and dreamy Profligate Earth,
the suspenseful Raku,
the impressionistic Soft Rains Fall (in which female voices emulate the rain),
represent more than a journey: they also represent the physical and psychological landscape of that journey.
On the other hand, the jungle trance of Voice Of Rust
and
the floating nine-minute cosmic music of Aerial On Warm Seas
connect seamlessly with the metaphysical realm.
There is quite a bit of filler, and
What We Left Behind embraces rhythm and melody to craft a radio-friendly tune, but this album is a worthy continuation of the program started in
Nest.
Vestiges (2016) is de facto just one long delicate Zen-inspired ambient-psychedelic piece:
drones evolve slowly,
sounds of nature are embedded in colorful textures,
timid piano notes percolate,
transparent filigrees flutter and glide,
ghostly voices whisper...
the musical equivalent of Monet's "Nympheas" and the ideal soundtrack to an undersea documentary.
The nine-minute section Equipoise And Dissolution weaves together,
in slow motion, echoes of otherworldly voices and
ancestral flute evocations.
The 16-minute Anchorless On Quiet Tide begins like a graceful neoclassical sonata but ominous winds rise from all directions creating an increasingly
horror atmosphere.
The 15-minute section Spectre Of Lost Light is particularly evocative.
It begins like a whirlwind of dead leaves from whose vortex a magical light appears sprinting towards a distant galaxy, becoming a universal "om" intersected by flocks of interstellar signals which, after further sonic adventures, disintegrates into a wavering black hole.
This album is his best since Seven Veils, not counting the monolith Somnium.
Lift a Feather to the Flood (2017) was a collaboration with guitarist
Markus Reuter.
Sleep Concert at Gray Area (2018) documents a "sleep concert" of almost eight hours.
Flood Expeditions (2018) documents a live performance with
Markus Reuter during which Rich played the piano.
Rich appropriated technique and atmospheres of
musique concrete on
The Biode (2018) and wed them to production methods of the
contemporary electronic dance scene. It is therefore an album of
rhythm and dissonance, of hyperbass and warped vocals, closer in spirit and
in sound to instrumental hip-hop music than to ambient music.
What stands out is, above all, the crystalline timbres of the production.
When a narrative ambition takes over, like in
Protista Mephista (8:21), the result is eerily reminiscent of an electronic version of the prog-rock suites of the 1970s.
Elevate the Hive Mind (7:28) has a shamanic and jazzy flavor.
The fusion of ambient and dance elements yields hybrid morphing constructions like Galvanic Response (8:29), hedonistic versions of his traditional organic music.
The double-disc Tactile Ground (2019) is not only
a pensive and introspective work but also a virtuosistic production that demands listening in surround sound mode as there are infinite elusive details that
turn these philosophical meditations into sonic adventures.
(The credits on the CD mention "Using synthesis technology, Old Crow, STG, L-1, Intellijel, Sequential PX & P12, Haken Continuum, LeafAudio Soundbox, lap steel, flutes, piano, odds & ends"... and then processed with sound design software like 2C Audio and Audio Damage).
Like the previous albums, each disc
of Tactile Ground (2019) is truly a one-hour long composition, divided
into sections only for consumable convenience.
The opening,
The Sentience of Touch (9:02), feels like a neoclassical composition for
piano and strings but it is alive with a background of crackling fire,
wind chimes, gloomy drones and who knows what else.
Elsewhere there are fairy-tale atmospheres wrapped in mysterious winds, like
Eroding Columns (7:58),
droning masses of grave suspense like Haptic Incursions (9:14),
and eerily stately cosmic piano elegies like Shrouded Latice (9:19).
Inevitably with such a colossal undertaking, the music is sometimes meandering and sometimes redundant.
By comparison, Vestiges boasted a surgical precision in the way the compositions were edited.
Here sections like Language of Breezes (14:29) are left to drift and repeat, and appropriately this section simply fades away, the whole section being just that, a slow process of falling asleep.
And several sections simply reenact Robert Rich-ian cliches, leaving mostly a sense of dejavu.
Offering to the Morning Fog (2020), another album that is truly just one 67-minute composition (for flute and electronics), indulges in anemic languor and suffers from excessive repetition.
It is difficult to tell the difference between the flute patterns of
Distant Traveler and those of Cantus for Hospitality.
Those of Awake When Shadows Walk are a bit more alive, but
catatonic sections like Fall Up the Clouds Will Catch You hardly justify
their duration.
It sounds like a hastily produced work and
it could have been trimmed down to 20 minutes without losing much.
Neurogenesis (2021) contains compositions for
analog and digital synthesizers in just intonation.
The nine-minute Neurogenesis and the eight-minute Convergent
sound like algorithmic music, a mathematical version of
Terry Riley's spiritual Rainbow in Curved Air, with fibrillating cascading chromatic timbres that overflow the auditory system.
A sort of spiritual ecstasy is hinted in the angelic drones of
Erinacea and in the quasi-ambient background of
the eight-minute Connective.
Collaborations included Lift a Feather to the Flood (2017), again with Markus Reuter, Precambrian (2019), with Sverre Johansen, and
For Sundays When It Rains (2022), with
Luca Formentini.
Oculus, formed by keyboardist Markus Reuter with violinist David Cross, bassist Fabio Trentini, drummer Asaf Sirkis, guitarist Mark Wingfield and Robert Rich, debuted with Nothing Is Sacred (2020).
Travelers' Cloth (2023) was inspired by Daoist writings.
Waves of Now (2024) is a live recording of a performance with Steve Roach.
Cloud Ornament (2024)
documents a collaboration with Luca Formentini.
Long Tail of the Quiet Gong (2024) was conceived for
a psychology experiment to observe the effects of music on dreams.
In 2024 Rich published his first book of poetry, "Bird Servant".
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(Translation by/ Tradotto da Francesco Romano Spano')
Illumination (2007) è stato concepito
come colonna sonora di un'istallazione di Michael Somoroff. Ci sono momenti che
possono competere con i migliori lavori di Rich. I lenti bordoni sci-fi di Point
Line Plane (16:52) emanano un senso di meraviglia al cospetto di magia
misto ad un sentimento di minaccia dovuto alle note di basso. Il sottofondo di Curtain
(15:43) fluttua nel vuoto intergalattico mentre lo strato superiore è
scorticato da una turbolenza eruttante. Plato's Cave (14:10) mixa la
processazione di voci con un vento elettronico nebuloso e ronzante.
Ylang (2010) risorge il
mieloso stile new-age degli anni 80, con flauti, chitarra, basso, violoncello,
violino, piano e strumenti etnici avvolti dalle onde eteree dei sintetizzatori
e scandito dal ritmo più lineare della sua carriera; il tutto per delle umili
vignette impressioniste. Ecco quindi le languide melodie di chitarra di Ambergris
e Tamarack. L'elegia Attar sposa un flauto esotico, ritmo indiano
e piano jazzato, Kalyani e Charukesi sono imitazioni amatoriali
di musica indiana, e molto di questo album è world-music già vista, semplice e
noiosa, ed i membri della band sembrano sottoccupati.
Medicine
Box
(2011) continua con la vena radiofonica con arrangiamenti che mimano la dance
music dell'era, consegnando vignette più o meno evocative come Abba e Macula,
lo shuffle cinematografico Cornea, tinteggiato di armonica, ed il canto
angelico di Kaaruwana. I pezzi più ambiziosi arrivano alla fine: le
sfumature sciamaniche di Salamander Quay ed il trip quasi psichedelico
di undici minuti Helios iniettano la giusta dose di elementi esotici in
una base ritmica più bilanciata.
Nest (2012) ritornò ai suoi
primi esperimenti di integrazione di rilassanti suoni naturali con carezzevoli
suoni elettronici. Piano, flauto, chitarra e campane intessono la delicata
filigrana di Memories Of Wandering (in due parti). L'ancor più
spirituale Moss Carpet Sky Blanket è un lento rotante "om", e
l'ancor più delicata Generosity Of Solitude (in due parti) vale quanto
la musica ambientale di Harold Budd. La nostalgia irrompe nello stupore
estatico quando i bordoni diventano i lamenti dilatati di Seeking Eden
(forse lo standout), dove si incontrano atmosfere lugubri e psichedeliche.
L'album termina con il duetto di 14 minuti per grilli e pianoforte Memories
Of Home, annegata in una nuvola oscura di bordoni.
Frozen
Day (2013),
uno dei più lavori creativi di questa fase, comprime in un ora ventiquattro ore
di field recordings cronologici. Inizia come un vento molto oscuro che diventa
un segnale alieno e poi un mostro atomico pulsante, e poi qualcosa come il
rombo di echi dentro un tunnel, ma con un tono macabro, e finisce con un sibilo
che si dissolve (come se la civiltà umana svanisse in un'altra notte).
Morphology (2013) documenta una performance
in live, uno dei tanti live album. A Scattering Time (2013) riesuma una
sessione di registrazione con Meridiem, pseudonimo di Percy Howard.
Rich
mise in scena tutta una notte il primo "sleep concert" da decenni
nell'ottobre del 2013, all'Unsound Festival in Polonia.
Perpetual (2014) è un seguito di
otto ore di Somnium, diviso in sei pezzi da 80 minuti per motivi
tecnici.
Il
set di 4 LP Premonitions 1980-1985 (Vinyl on Demand, 2015) documenta dei
live dei primi lavori ambientali di Rich dal 1979-85.
Filaments (2015) indugia in un
forte ritmo elettronico specialmente nei martellanti undici minuti di Entangled
e nei dieci minuti Terry Riley-iani di Telomere Less così come negli
undici minuti di Majorana. In generale, questa è semplice musica progressiva
e cosmica.
What
We Left Behind
(2016), apparentemente la colonna sonora di un viaggio sciamanico, ritorna alle
atmosferiche più liriche di Rich. La nostalgica e sognante Profligate Earth,
Raku, ricca di suspence, l'impressionista Soft Rains Fall (dove
delle voci femminili mimano una pioggia), rappresentano più di un viaggio:
rappresentano anche il paesaggio fisico e psicologico di quel viaggio.
Dall'altro lato, la jungle trance di Voice Of Rust e la musica cosmica
fluttuante dei nove minuti di Aerial On Warm Seas si connettono
armonicamente con il reame metafisico. C'è un bel po' di riempitivo, e What
We Left Behind abbraccia ritmo e melodia per un pezzo radiofonico ma
l'album è un degno erede del programma iniziato in Nest.
Vestiges (2016) altro non è che
un unico, lungo e delicato brano ambientale-psichedelico zen: bordoni evolvono
lentamente, suoni naturali incastonati in vivide texture, timide note di
pianoforte colano, filigrane trasparenti fluttuano e si posano, voci spettrali
sussurrano... L'equivalente musicale delle "Ninfee" di Monet e la
colonna sonora di un documentario sottomarino. La sessione di nove minuti Equipoise
And Dissolution intreccia, insieme e lentamente, echi di voci ultraterrene
ed evocazioni flautistiche ancestrali. I sedici minuti di Anchorless On
Quiet Tide iniziano come una graziosa sonata neoclassica, ma si alzano
venti minacciosi da ogni dove, creando a poco a poco un'atmosfera terrificante.
La sessione di 15 minuti Spectre Of Lost Light è particolarmente
evocativa. Inizia come un turbine di foglie secche dal quale appare un vortice
di luce magica in corsa verso una galassia lontana, diventando un
"om" universale squarciato da stormi di segnali interstellari che,
dopo altre avventure soniche, si disintegrano in un buco nero oscillante.
Questo è il suo miglior album da Seven Veils, senza contare il
monolitico Somnium.
Lift
a Feather to the Flood
(2017) è una collaborazione con il chitarrista Markus Reuter.
Sleep
Concert at Gray Area
(2018) documenta uno "sleep concert" di quasi otto ore. Flood
Expeditions (2018) documenta una performance live insieme a Markus Reuter
dove Rich suona il piano.
Rich
si approcciò alla tecnica ed alle atmosfere della musica concrete su The
Biode (2018) e li unì ai metodi della produzione della scena
dance-elettronica odierna. C'è quindi un album di ritmo e dissonanza, di
hyperbass e voce manipolata, più vicina allo spirito ed ai suoni dell'hip-hop
strumentale piuttosto che alla musica concreta. Quello che è degno di nota,
soprattutto, sono i timbri cristallini della produzione. Quando le ambizioni
narrative prendono il sopravvento, come in Protista Mephista (8:21), il
risultato ricorda stranamente una versione elettronica delle suite di prog-rock
degli anni '70. Impreziosisce l'Hive
Mind (7:28) con odori sciamanici e jazzati. La fusione di elementi
ambientali e ballabili dà vita a costruzioni ibride e cangianti come Galvanic
Response (8:29), versioni edoniste della sua tradizionale musica organica.
Il
disco doppio Tactile Grounds (2019) non è solo un lavoro pensoso ed
introspettivo, ma vanta anche una produzione virtuosistica che chiede di essere
ascoltata in surround come se ci fossero un'infinità di dettagli elusivi che
trasformano queste meditazioni filosofiche in avventure soniche. (Sui crediti
del CD c'è scritto: "Using synthesis technology, Old Crow, STG, L-1,
Intellijel, Sequential PX & P12, Haken Continuum, LeafAudio Soundbox, lap
steel, flutes, piano, odds & ends"... and then processed with sound
design software like 2C Audio and Audio Damage). Così come i dischi precedenti,
anche quelli di Tactile Grounds (2019) contengono in realtà una lunga
composizione di un'ora, divise in sezioni per ragioni di consumo. In apertura, The
Sentience of Touch (9:02), sembra un brano neoclassico per pianoforte ed
archi ma è tenuta in vita da un sottofondo di fuoco scoppiettante,
scacciapensieri tintinnante, bordoni cupi e chissà cos'altro. Da qualche altra
parte ci sono atmosfere fiabesche avvolte da venti misteriosi, come in Eroding
Columns (7:58), masse ronzanti di greve suspence come Haptic Incursions
(9:14), e elegie pianistiche cosmiche misteriosamente maestose come Shrouded
Latice (9:19). Inevitabilmente, vista l'impresa titanica, la musica qualche
volta vagheggia e qualche volta ridonda. Vestiges in confronto vantava
una precisione chirurgia nel modo in cui i brani erano montati. Qui, sezioni
come Language of Breezes (14:29) sono lasciate alla deriva e ripetuti.
Questa sezione poi, prevedibilmente, semplicemente si dissolve, e tutta la sezione
è solo questo, tutta un processo di addormentamento. Ed alcune sezioni semplicemente ripropongono
i cliché di Robert Rich, lasciando perlopiù un senso di già visto.
Offering
to the Morning Fog
(2020), un altro album che non è altro che un'unica composizione di 67 minuti
(per flauto ed elettronica), indugia in languore anemico e soffre di eccessiva
ripetizione. È difficile distinguere i motivi del flauto di Distant Traveler
da quelli di Cantus for Hospitality. Quelli di Awake When Shadows
Walk sono in po' più vivaci, ma sezioni catatoniche come Fall Up the
Clouds Will Catch You fanno fatica a giustificare la loro durata. Sembra un
lavoro fatto di fretta e sarebbe potuto durare 20 minuti senza perdere chissà
quanto.
Neurogenesis (2021) contiene brani
per sintetizzatori analogici e digitali in intonazione naturale. I nove minuti
di Neurogenesis e gli otto di Convergent sembrano musica
algoritmica, una versione matematica della spirituale Rainbow in Curved Air
di Terry Riley, con timbri cromatici fibrillanti a cascata che inondano il
sistema uditivo. Anche i bordoni angelici di Erinacea suggeriscono una
sorta di estasi spirituale, così come il sottofondo quasi ambientale degli otto
minuti di Connective.
Collaborazioni
includono Lift a Feather to the Flood (2017) di nuovo con Markus Reuter
e Precambrian (2019) con Sverre Johansen. Oculus, formato da Markus
Reuter col violinista David Cross, il bassista Fabio Trentini, il batterista
Asaf Sirkis, il chitarrista Mark Wingfield e Robert Rich, debuttò con Nothing
Is Sacred (2020).
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