Tim Story
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Threads (Atem, 1980) (Eurock, 1993), 5/10
In Another Country (Uniton, 1982), 5.5/10
Untitled (Uniton 224, 1984) (Windham Hill, 1990), 6.5/10
Three Feet From The Moon (Uniton, 1985), 6.5/10
Wheat And Rust (Cicada, 1986) (Lost Lake, 1989), 6.5/10
Glass Green (Windham Hill, 1989), 5/10
Beguiled (Hearts Of Space, 1991) 7/10
A Desperate Serenity (Multimood, 1993) ** with Dwight Ashley
The Perfect Flaw (Hearts Of Space, 1994) ***
Abridged (Hearts Of Space, 1996) ** anthology
Drop (Lektronic Soundscapes, 1997) ** with Dwight Ashley
Shadowplay (Hearts Of Space, 2001) ***
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Nato nel 1957 a Philadelphia, ma residente in una cittadina dell'Ohio dove lavora come tecnico del suono, Tim Story, dopo un primo album di elettronica naif, Threads, che non venne mai pubblicato (il drone cosmico di A Thousand Whispers, la world-music allucinata di Moors), nel 1980 venne scoperto da una piccola casa discografica norvegese, che pubblicò i suoi primi tre album. In Another Country lo presentava ancora nei panni del pittore "cosmico" (Careen) anche se era gia` evidente una propensione per toni semplici, dimessi e strutture ripetitive (Snake's Eye, On The Green Cays). Untitled contiene brani di atmosfera quasi zen come A Promise And A Plea e The Seventh Chance, e melodie solenni e delicate come In This Small Spot. Three Feet From The Moon, ancora a meta` fra impressionismo per solo piano ed elettronica melodica, vanta il malinconico languore di Still Life With Lions, il motivetto pastorale di Here Lies The Water, i riverberi spettrali di Great Thaw, la ninnananna cosmica di Three Feet From The Moon, con il piano che sembra ripetere all'infinito un tema alla Imagine di Lennon. Il quarto album "norvegese", Wheat And Rust, contiene l'ipnotico cantico Sand And String, l'estatica preghiera di Chanarambie, la funerea marcia di The Secret Rhythm, la stentata elegia di A Private Mutiny. brani che sembrano ripetere all'infinito il loro accorato "om" all'universo.

L'antologia Abridged (Hearts Of Space, 1996) contiene materiale tratto da questi primi album.

Story venne portato agli onori delle cronache new age da Glass Green e dagli arrangiamenti sofisticati di Lure Of Silence, Woman At The Well e One Shameless Vision, nei quali si fondevano mirabilmente strumentazione acustica ed elettronica.

Quella di Beguiled è una musica da camera classicheggiante per strumento solista (un pianoforte a coda) e piccolo ensemble (tastiere elettroniche, violoncello e chitarra) nella tradizione delle miniature anti-drammatiche e anti-tematiche di Satie: timbri crepuscolari, armonie meticolose, cadenze languide, melodie fragili; tutto all'insegna della semplicità, della gentilezza e dell'intimità, di una compostezza e austerità davvero classiche.
Le partiture languide e leziose di Beguiled e In The Days Of Small Sorrows, proiettate su uno sfondo di "droni" elettronici e tape loop, rasentano le stasi "ambientali" di Brian Eno. Da quel modello prendono l'abbrivio tanto Helen Of The West, e i suoi rintocchi melodici in un'atmosfera densa di echi e riverberi, quanto le evanescenze di Pale Litany. Rarefacendo ulteriormente l'atmosfera, Improbable Landscape e The Luminous The Dark fondano un'arte di melodie scandite in maniera ipnotica dentro nuvole di accordi senza peso. Alla sonata convenzionale della new age pianistica si rifanno invece These Few Words, Her Cathedral e Many Years Pass, intrise di ricordi e nostalgia.

Desperate Serenity si avvale della collaborazione di un musicista dell'avanguardia e risulta più aggressivo di qualsiasi altra cosa Story abbia mai fatto.

The Perfect Flaw riprende invece l'elegante programma minimalista di Beguiled, alla ricerca di una versione elettro-acustica della musica da camera (Kimberly Bryden all'oboe e al corno inglese, Martha Reikov al violoncello). Le visioni di After 4 O'Clock e Sister Of The Flood sono teneramente avvolte in sensazioni cosmiche di paura e speranza. Il suo sofisticato romanticismo si esprime attraverso variazioni sinfoniche (The Color Of Vowels), luminescenze "ambientali" (Liquid Shadow Night), serenate (Lydia).

La stessa formula si ripete dall'inizio alla fine. Se in certi punti la musica sembra diventare personale al punto della pura astrazione sensoria, a lungo andare prende forma una visione universale della condizione umana al cospetto dell'eternità.

Story, rispetto agli altri musicisti elettronici della new age, ha il pregio di non eccedere nell'uso delle timbriche. In un certo senso Story è uno dei primi musicisti elettronici che non discendono dai corrieri cosmici, che non hanno anzi nulla a che vedere con la scuola tedesca. Se qualche somiglianza si può trovare con l'elettronica ambientale di New Age, bisogna soprattutto riconoscere a Story il merito di essere stato fra i primi a cercare semplicemente di continuare la tradizione classica del pianoforte in un contesto (pudicamente) elettronico.

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Drop (Lektronic Soundscapes, 1997), a collaboration with Dwight Ashley, ghostly ambient music (A Ripening) that relies on Story's repetitive melodic figures (particularly abstract in Drop) semi-industrial overtones (Rooster) nightmarish intensity (Rift)

Shadowplay (Hearts Of Space, 2001) is another impeccable collection of introspective pieces.

Lunz (2002) is a collaboration with Roedelius.

(Translation by/ Tradotto da xxx)

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