Walerian Borowczyk


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7.0 Goto (1968)
7.0 Blanche (1971)
6.8 Story of Sin (1979)
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Walerian Borowczyk realizzò a Varsavia durante gli anni Cinquanta cortometraggi sperimentali e cartoni animati prima di trasferirsi a Parigi (1959), dove dapprima continuò i suoi esperimenti di animazione.

Reinassance (1963): la ricomposizione di una natura morta distrutta da una esplosione.

Les jeux des anges (1964): un viaggio - incubo in un universo kafkiano popolato di macchine perverse e di oggetti allucinanti, simboli psicanalitici del delirio della vita quotidiana.

Le theatre de Met Mme Kabal (1967): crudele analisi della vita di una coppia.

Rosalie (1966) e Gavotte (1967) sono micro-analisi della realtà.

Borowczyk raffina una tecnica di indagine della natura degli oggetti e dei loro rapporti (inconsciamente erotici) con l'uomo.

Il primo lungometraggio, Goto, ile d'amour (1968), influenzato dal teatro dell'assurdo, rivela una spiccata predisposizione per i temi sadiani della crudeltà e per quelli della bestialità comuni a tanta narrativa polacca (Withiewicz, Gombrowicz).

Blanche (1971), ambientato in un medioevo ossessivo e ritualistico, approfondisce queste tematiche in senso erotico: in un castello abitano il vegliardo vassallo, la sua giovane e purissima moglie e il figlio di primo letto del vecchio; Blanche e il figliastro si amano teneramente, ma entrambi sono troppo fedeli al padrone per tradirlo. Arrivano il re e il suo paggio ed entrambi si invaghiscono della bella e pudica castellana; tutti e quattro gli uomini bramano di violare la purezza di Blanche; ma il vecchio e il figliastro son anche decisi a dare la vita per difenderla dagli altri due; il paggio viene murato vivo, si libera ed uccide in duello il figliastro, Blanche si suicida con il veleno, il paggio muore straziato dal vecchio, e infine anche il vecchio si toglie la vita.

Il melodramma, inzuppato di figurativismi suggestivi e simbolici, indaga i segreti tormenti dell'anima erotica, tanto quella casta di Blanche (che deve reprimere i sensi), quanto quelle bestiali ed oscene degli uomini, tutti intenti ad esercitare su di lei una malsana violenza fatta di gelosie e di seduzioni.

Les Contes Immoraux (1974) si ispira direttamente alla narrativa libertina francese del 19700. L'erotismo come fenomeno ludico e rituale è una componente essenziale della vita e i quattro episodi incalzano culminando nella fusione di immoralità bestiale e potere politico rappresentata da Lucrezia Borgia. Lo stile barocco di Borowcayk indulge in rappresentazioni erotiche e in quadri di dettaglio degli oggetti che sembrano partecipare al rituale. Auto - erotismo femminile, bagni orgiastici di una aristocrazia perversa che usa sangue di belle giovani violentate per le proprie abluzioni, un coito fra vergini a ritmo di marea, amori incestuosi di sovrani e persino un mini - documentario sugli strumenti erotici del passato ne fanno un catalogo scientifico di usi del potere erotico.

Pasolini e Bunuel, oltre che i libertini francesi e i narratori polacchi, sono gli ascendenti principali.

Dzieje Grzechu/ Story of Sin (1979) rivisita un romanzo d'appendice con la stessa attenzione per le pulsioni e i dettagli. L'eroina insegue l'amore impossibile per uno scrittore e lo raggiunge soltanto con la morte, dopo essere passato attraverso la prostituzione e il delitto. Educata nel terrore della carne, finirà per affogare nel cesso il suo neonato, violentata dal bandito che la ricatta, assassina di un nobile idealista, etc... la violenza scatenata ancora una volta da una repressione sessuale originaria. Il racconto è gonfio, turgido, sontuoso di scene maniacali e di feticismo raffinato. Visionario morboso, Borowcayk gira una masturbazione continuata e ripetuta all'infinito nell'ossessione che tutto non sia altro che un orgasmo. Ma anche fatalista, nell'indicare la violenza e la morte come inesorabile fine di ogni resistenza alla carne. La bestialità degli uomini (sempre in lotta per possedere e distruggere la purezza) trapela anche dalla folla di vecchi (il padre, il confessore, l'ebreo guardone) e dall'ambiente, decorato di oggetti che paiono avere tutti una ossessionante funzione sessuale.

La Bete (1976) è un altro "racconto immorale" onirico e surreale che rivisita la fiaba della "bella e la bestia". Nel parco del vecchiocastello, duecento anni fa la castellana venne violentata e inseguita da un mostro con la coda, che però morì stremato dagli amplessi della sua vorace vittima; ora un'ereditiera americana vergine è promessa al figlio del padrone e in sogno lei lo uccide allo stesso modo, lei, pudica vergine, ma nel subconscio insaziabile belva erotica. Il film stesso ha il ritmo incalzante dell'orgasmo. La "bella" è in realtà più bestiale della "bestia". Il film è una sottile analisi del rapporto carnefice - vittima quando la vittima è una borghese repressa.

Esteta della libidine, intellettuale della pornografia, teorico dell'abnorme, Le Marge (1976) si colloca ancor più chiaramente nella crisi esistenziale della borghesia contemporanea, presentando un uomo che cerca di dare uno scopo alla propria vita attraverso l'erotismo. La piccola famigliola vive felice fino al giorno in cui lui si reca a Parigi; adescato dalla fredda professionista Sylvia Kristel, che si concede in misura proporzionale al compenso, l'integerrimo marito tradisce per la prima volta la moglie; il giorno dopo riceve la notizia che moglie e figlio sono morti. Si butta più che mai a capofitto sul corpo della prostituta, che piano piano viene conquistata dalla passione; spaventata di ciò lo lascia, e lui si spara. Il feuilleton rivisto nell'ottica della distruzione erotica, del feticismo, dell'onirismo.

Interno di un Convento (1978) ripete lo stesso tema dell'erotismo bestiale che scaturisce dalla repressione dei sensi. Qui sono le monache di un convento a dare fondo alle diavolerie più perverse nelle celle e nei confessionali.

Lulù (1980), Wedekind, è l'inevitabile punto di arrivo dell'erotismo porno "fatale" i Borowcayk. Ma l'autore è ormai scivolato nella più corriva pornografia.

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