Reinhard Hauff
Dopo diverse regìe televisive Hauff esordì nel
cinema con Mathias Kneiss, biografia dialettale di un brigante bavarese e Die Verrohung des
Franz Blum (1973), cronaca degli anni di carcere di un detenuto, film entrambi su storie reali, entrambi
centrati (particolarmente il secondo, nel quale il carcere rappresenta metaforicamente la società
tedesca) sulla barbarie della società civile.
Paule Paulander (1975) e Der hauptdarsteller (1977) sono due
riflessioni critiche sul ruolo dell'intellettuale, in questo caso un regista, che durante le riprese di un
film viene a contatto con una realtà spiacevole, ma se ne allontana quando il film
è finito, lasciando alle sue spalle un ragazzo turbato.
Messer in kopf (1978) è una drammatica denuncia dei metodi
repressivi della polizia tedesca espressa sotto forma di un thriller: un borghese qualsiasi viene coinvolto
per caso in una retata di terroristi e si ritrova in ospedale senza memoria e con l'accusa di aver ferito un
agente e la sua situazione viene strumentalizzata da tutti; dopo un lungo periodo di convalescenza evade
dall'ospedale e viene tradito dalla moglie; quando scopre come andarono veramente le cose (fu malmenato
senza ragione dai poliziotti) punta la pistola alla tempia dell'agente che lo invita a dimenticare tutto.
Endstation freiheit (1980) è un thriller-dibattito su di uno
scrittore criminale.
Mann auf den mauer (1982) è un grottesco su un uomo incerto
fra le due Germanie.
Stammheim (1985) è un montaggio drammatico delle varie fasi
del processo contro i terroristi della Baader-Meinhof.
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