Charles Laughton


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7.0 The Night of the Hunter (1955)
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Charles Laughton passò decisamente al cinema non appena ebbe conquistato un prestigio teatrale, e per un ventennio dominò gli schermi inglesi con la sua maschera grottesca, tratta da qualche romanzo vittoriano, di vecchio cinico e violento. Laughton fu certamente l'attore più estroso ed istrione del cinema inglese, come dimostrò in Hobson's.... choice (Lean, 54), capace di coprire da solo una scena di minuti e minuti (L'assolo dell'ubriaco).

Nel 1955 Laughton diresse anche un film, The Night of the Hunter, un thriller angoscioso che fonde la cultura anglosassone della paura con i toni torbidi dell'espressionismo tedesco. Al centro della storia sono due bambini (come in Wuthering Heights, in The Turn of the Screw e in tante favole popolari).

Un predicatore psicopatico (Robert Mitchum), che ha inciso sulle mani le parole "odio" e "amore", viene arrestato per furto d'auto e incarcerato per qualche mese. Nel frattempo un rapinatore di banche nasconde il bottino dell'ultima rapina e, mentre la polizia sta per arrivare, fa giurare ai suoi figli di non rivelare il nascondiglio neppure alla madre fin quando non saranno grandi. Anche lui viene rinchiuso nello stesso penitenziaro ma condannato a morte. Il predicatore e` il suo compagno di cella e apprende del bottino da qualche parola che il rapinatore si lascia sfuggire nel sonno. Il rapinatore comunque rifiuta di rivelargli il nascondiglio e viene impiccato. Il predicatore pero` ha capito che il segreto e` legato ai bambini. Uscito dal carcere, il predicatore prende il treno e si trasferisce nella cittadina dove vivono i due bambini e la loro madre. La madre e` sotto pressione dalle amiche perche' si risposi, e alla fine accetta la sua corte, sperando che la sua religiosita` fanatica la redima dal peccato. Lui la sposa e fin dal principio il bambino capisce cosa veramente voglia il predicatore. Mentre la madre si confessa pubblicamente davanti a una folla isterica, prendendosi la responsabilita` dei crimini del marito, il bambino, John, passa il tempo libero con un vecchietto che gli insegna a usare una barca. La bambina, Pearl, gioca sempre con la sua bambola e vediamo che e` li` dentro che sono nascosti i soldi. Quando John dice alla madre che il predicatore insiste a chiedergli dove e` nascosto il denaro, la madre lo rimprovera per dar fastidio al patrigno. Quando Pearl sta per rivelare al patrigno il nascondiglio, John lo colpisce e strilla alla sorella che non deve rompere la promessa, quindi ammettendo che conosce il segreto. John prende la bambina e tenta di estorcerle il segreto, ma la madre arriva in quel momento e sente tutto. La notte lui aspetta che lei finisca le preghiere e poi, mentre lei gli dice che ha capito il suo piano diabolocio, le taglia la gola e butta il cadavere nel fiume con l'auto, facendo credere che lei sia fuggita. Il vecchio pescatore scopre l'auto e il cadavere, ma teme di venire accusato dell'omicidio. Nel frattempo il predicatore costringe Pearl a confessare minacciando di uccidere John, ma John si libera e i bambini riescono a fuggire. John porta la sorellina dal vecchio pescatore e lo trova ubriaco. I bambini fuggono a bordo della sua barca, lungo lo scenario incantato del fiume. La loro fuga termina da una anziana e caritatevole donna (Lilian Gish) che decide di adottarli. L'ombra spietata del predicatore è di nuovo loro addosso, intento a sedurre un'altra giovane adottiva, ma la vecchia impavida lo prende a fucilate e lo consegna alla polizia. Il bottino era nascosto nella bambola della bambina, un segreto che i due bambini avevano custodito gelosamente per ubbidire al padre. Il nocciolo del film sta nel contrasto fra la brutalità dei grandi (la rapina, l'esecuzione, l'omicidio, il ferimento, nonché il sesso sporco che lega la madre al nuovo venuto, nonché la secolare barbarie puritana che trapela dai discorsi del pazzo) e l'innocenza dei bambini; colpisce la tenace fedeltà del maschio nei confronti del vero padre, fedeltà che non riescono a penetrare né la madre, né la polizia, né il patrigno, né la buona vedova. Il contrasto è confermato dalla struttura del film: è una fiaba raccontata da una fata comparsa in cielo (Lilian Gish morta), ma il racconto si rivela ben più agghiacciante delle comuni storie di lupi e di gufi, quasi un incubo psicoanalitico. Il protagonista, il maschio, vive sotto il trauma dell'arresto paterno: da quel giorno si è sostituito a lui nei confronti della sorellina (e perciò odia fin da principio l'aspirante patrigno) e il suo trauma si sblocca soltanto quando vede la polizia arrestare Mitchum, una scena che gli richiama alla memoria quella che gli provocò il trauma. Il film ha anche toni di dura critica sociale: il padre ha rubato per sfamare i suoi figli e viene arrestato, l'intollerante puritano è un pazzo criminale, agli orfani deve badare una vecchia generosa, l'eccessivo moralismo della vecchia provoca nella ragazza maggiore un comportamento volgare (la ragazza maledirà addirittura la vecchia per aver fatto arrestare l'uomo che la corteggiava e in cui lei aveva riposto la speranza di riconquistare uno status sociale). E' un film ambiguo, doppiamente ambiguo: l'incertezza del bambino quando in tribunale gli chiedono di indicare il suo persecutore lascia pensare che tutta la storia sia stata una fantasia della sua mente traumatizzata ( e tutto collimerebbe), il fatto che la vicenda sia narrata da una morta d'altronde lascia supporre che si tratti di una fiaba inventata dalla dolce vecchietta.
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