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1. Il Posto
Ermanno Olmi (Italy, 1931) passò gli anni Cinquanta a realizzare
documentari per un'industria elettrotecnica.
Il suo primo lungometraggio nelle zone Padane, presso Milano, del suo paese
natale, Il Tempo si è Fermato/ Time Stood Still (1959), risente di quel tirocinio; la storia
dell'amicizia fra un vecchio e un giovane, isolati in una diga, è raccontata attraverso le immagini
del paesaggio naturale e quelle della vita quotidiana. Spostando l'attenzione al rapporto alienante fra
uomo e civiltà industriale,
Il Posto/ The Job (1961) tracciò un commosso ritratto
del ceto piccolo borghese, dei suoi piccoli drammi e dei suoi affetti; senza bisogno di ricorrere a tragiche
sceneggiate, a invenzioni narrative artificiose o a tipi particolarmente insoliti, Olmi riuscì a dare
una visione intensamente umana, per sensibilità psicologica e minuziosa attenzione, dell'effetto
deprimente del paesaggio industriale e della malinconica solitudine in cui viene relagato chi lavora.
A family of four lives in a quiet town at the border between the rural and
the industrial world. The father goes to work early, taking the lunch that
his wife has prepared. The mother then wakes up the youngest son, Franco, who
has to do his homework and go to school. Domenico is the elder son: he has the
chance to get a job in a big corporation that will last a lifetime,
and his father and mother
hope that he will make it. He takes the train to the big city. He arrives to
the office building and witnesses the servile attitude of the security guards
when a manager walks in. He is sent to an office where many other boys are waiting for the same examination.
They are led to another building, a sort of palace, where
they are given one hour to solve a very simple arithmetic problem.
At the cafeteria, where everybody eats in silence with the exception of a
middle-aged man who reads aloud the headlines of a newspaper, Domenico
says "hi" to a pretty girl, Antonietta, who took the exam with him.
He follows her outside and chats with her.
They discuss a pitiful man who obviously didn't know how to solve the problem.
He helps her cross a street and holds her hand all the way back to the
building where they have to undergo the medical and psychological tests.
He waits outside for Antonietta. They walk away in the dark.
Domenico is hired. He wakes up before sunrise in the morning and takes the
train with his father. In the city they part ways. Domenico returns to the
office building. Antonietta is also there and he smiles.
Domenico is taken to his new boss, who tells him that he does not need white
collar workers: all he needs is a company deliveryman.
Domenico takes it because it's better than nothing, but this means that he gets
separated from Antonietta who has been hired as a typist.
He works for a group of silent employees but we see
brief snippets of their private life.
Domenico and Antonietta also work different shifts.
When they finally meet in a hallway, she invites him to go dancing on New Year's
Eve at an event organized by the company. That night he waits in vain.
There are only a few lonely people. It's a melancholy evening for Domenico.
The good news for him is that one of the employees dies and that's the job
he has been waiting for. He gets promoted to a desk. An older clerk who has
been sitting in the back for 20 years almost cries that he is entitled to
that well-lit desk and, when the supervisor tells Domenico to move to the back,
the others start fighting for the desk of the dead man.
Olmi considera il lavoro organizzato come il male principale della
società: esso annulla l'individuo, gli toglie la creatività che era invece propria del lavoro
artigianale.
Fin da questo film Olmi dimostra un affettuoso rispetto per la vita privata che
ha qualcosa del sorriso benigno o malinconico di un parroco davanti alle vicissitudini delle sue anime. Le
sue immagini hanno tatto.
2. I fidanzati
Lo stesso affettuoso pessimismo, la stessa tenue mestizia, permeano I
Fidanzati/ The Fiances (1963), un'altra sincera denuncia dell'alienazione; in maniera più approfondita
del Deserto Rosso di Antonioni, Olmi insiste sul potere deprimente della società
organizzata, sempre contrapposta agli stimoli vitali della società naturale, idealizzata nella sua
fattoria padana; il conflitto fra campagna e città non ha nulla di didascalico o ideologico, non
ricorre a vicende spettacolari, a teatralità retoriche; si limita ad osservare la gente nei suoi gesti
abituali, a frugare nell'animo dei personaggi.
Un giovane operaio lascia la fidanzata per trasferisi in Sicilia,
dove l'attende una promozione; ma non riesce a inserirsi nella nuova comunità, e dalla solitudine
comincia a rimpiangere la ragazza, finchè decide di tornare da lei.
In quest'arte poetica di rappresentare il mondo del lavoro confluiscono la
fedeltà del documentarista, un po' di autobiografia, retaggi sentimentali del bozzettismo intimista.
La mano pudica e delicata di Olmi, unita a un'atavica forza morale, rovista nella massa anonima dei
lavoratori, convinto, nonostante tutto, del valore dei sentimenti.
E Venne un Uomo/ A Man Named John (1965) racconta la vita del "Papa
buono" Giovanni XXIII , un papa nutrito di semplici virtù contadine.
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3. Un certo giorno
Un Certo Giorno/ One Fine Day (1968) esamina l'altro lato della medaglia:
l'arrivismo borghese che annienta ogni sentimento, per di più personificato in un anziano,
dall'animo prosciugato.
Il dirigente di un'azienda pubblicitaria approfitta dell'infarto
di un superiore; l'euforia per l'occasione di avanzamento che gli si presenta lo rende tanto sicuro di
sé stesso da cercarsi anche un'amante; la fiducia però svanisce di colpo quando investe un
operaio con l'auto; anche se gli avvocati possono garantirgli l'immunità, l'uomo si sente di nuovo
piccolo e mediocre; chiude l'avventura con la ragazza e torna dalla moglie.
La complessità del mondo borghese non concede spazio al tenero
idillio; il lavoro deturpa gli affetti, confonde l'animo, lacera l'età; un miglioramento di posizione,
per di più dovuto alla malattia di un collega, crea l'illusione di poter uscire, dopo tanti anni, dalla
mediocrità borghese; ma è soltanto un'illusione; c'è, fra le righe, una parabola
più profonda, sulla senilità.
Il film televisivo
I Recuperanti (1969) descrive il dramma dei montanari, la loro
fatica quotidiana, le poche soddisfazioni, l'attaccamento alla terra.
Durante l'Estate/ During the Summer (1971) è un amaro apologo (un po'
"chapliniano") sulla solitudine:
Un disegnatore durante il tempo libero si dedica con
passione al suo hobby preferito, stemmi nobiliari fasulli per coloro che ambiscono a fabbricarsi una
genealogia araldica e che secondo lui la meritano. Nella Milano chiusa per ferie incontra una ragazza che
per lavoro passa di casa in casa a offrire saponette. La fa principessa; ma viene denunciato per truffa e
finisce in carcere.
4. La circostanza
Più aggressivo La Circostanza/ The Circumstance (1973) inquadra l'alta
borghesia in un momento di crisi generale, attraverso le vicende che toccano una famiglia-tipo milanese,
con appartamento cittadino e villa al mare. E` il suo film piu` influenzato da Antonioni.
Il padre, già mortificato in casa, perde il posto di
dirigente, la madre indipendente e autoritaria avvocatessa e zootecnica, i tre ragazzi che cercano di
costruirsi una vita diversa, uno sposato, l'altro inventore, l'altra romantica studentessa; un giorno la
madre soccorre un motociclista rimasto ferito in un incidente stradale e gli si affeziona, lei dura e arida
com'è sempre stata; il marito si umilia a chiederle una raccomandazione; la moglie del
primogenito partorisce in campagna con mezzi di fortuna, circondata da estranei amorevoli; la ragazza
infine si innamora di un ragazzo.
Olmi segue le loro comuni solitudini, illumina i rari squarci di comprensione,
stende un pietoso velo sui lunghi giorni di desolata routine; segue in silenzio il loro affannoso cammino, e
la sua mano è particolarmente felice nel descrivere i loro momenti di disorientamento: l'umiliante
disgrazia del padre, il repentino intenerimento della madre, i ragazzi che non capiscono ciò che
succede attorno a loro. Tutto finisce con l'estate: il giovane ferito scompare e per la donna la vita deve
riprendere come prima.
Il tema principale di Olmi è sempre lo stesso: il valore dei sentimenti
nell'alienante società moderna, valore tanto più alto quanto più raramente essi
hanno modo di manifestarsi. Questa mesta elegia dei sentimenti si traduce in condanna della città
e in accorato rimpianto della campagna. Il cinema poetico di Olmi affonda le radici nella tradizione del
cattolicesimo civile lombardo dell'Ottocento, nella letteratura dei buoni sentimenti (de Amicis,
Fogazzaro). Lo stile è perentoriamente anticommerciale,
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sovente sovvenzionato dalla televisione di Stato; è uno stile ascetico, che
dal primo Antonioni, dall'ultimo Bergman ed al Bresson di mezzo secerne un colloquiale caldo e quasi
dialettale, spontaneo. Olmi si rifiuta di concepire il cinema come un fenomeno da baraccone, come pura
evasione.
5. L'Albero degli Zoccoli
L'Albero degli Zoccoli/ The Tree of Wooden Clogs (1978) celebra il mondo contadino con
toni da affresco, storico e di costume. La finezza con cui Olmi rievoca il mondo delle campagne
ottocentesche (servendosi di ambienti naturali, di attori non professionisti, del dialetto, di una colonna
sonora infarcita di musica popolare) si mescola alla commozzione, quando descrive la miseria e i soprusi
patiti, e alla nostalgia quando indugia sulle piccole gioie e sulla grande umanità di quella gente,
che sopportava con cristiana rassegnazione senza mai tradire la propria etica; le immagini patetiche e
dolenti di uomini e donne, vecchi e bambini, curvi sul lavoro dal mattino alla sera, capaci di far fronte a
catastrofi crudeli e immeritate, animati da una prodigiosa forza morale, confortati da un forte senso di
solidarietà e avvinti al valore universale dei sentimenti, suscitano emozioni semplici e buone, ma
invitano anche a riflettere sul significato dell'esistenza umana e a confrontarsi con il passato. Nonostante
la cruda documentazione dei disagi, dei sacrifici, della fatica e delle amarezze, di ogni giorno, Olmi riesce
a far rimpiangere questa civiltà remota, dove i rapporti fra le persone erano più naturali e
l'individuo poteva coricarsi ogni sera con la coscienza tranquilla, senza residui di nevrosi o alienazione da
smaltire. L'Albero degli Zoccoli è un ricordo affettuoso, una favola per bambini,
un presepe umano; ma è anche un documentario del passato, una fotografia d'epoca, un quadretto
familiare; ed è anche un acuto film-inchiesta, una ricognizione antropologica e sociologica, uno
scavo archeologico che riporta alla luce con infinita cura reperti di una civiltà scomparsa;
è infine il sommesso lamento funebre per un mondo in via di estinzione; lo struggente rammarico
per qualcosa che non sarà mai più; ed è ancora una modesta apologia della
saggezza popolare, fatta di superstizioni e di proverbi, ma quanto più solida della scienza
tecnologica. Il modello è Flaherty: tre ore di panegirico naturalista, poesia dell'intensa, solenne
oratoria e naïvitè trascendente. Olmi continua a non volersi domandare il perchè
delle cose, a declinare ogni responsabilità, a rifiutare l'analisi sociopolitica degli eventi, a
rifugiarsi nel bozzettismo, nel film per aneddoti, nella retorica parrocchiale; è questa la sua forza:
l'essere in prima persona uno di quei contadini. Predicatore francescano dell'innocenza degli umili, Olmi
propone un cinema non politico, ma morale, al quale non importa smascherare le infami crudeltà
dei potenti ma portare ad esempio la ferma, per quanto assurda e ridicola, sopportazione degli umili.
Nella fattoria di un possidente vivono alcune famiglie
contadine; al principio dell'autunno si seminano i campi, si restaurano le case e si dividono i raccolti;
d'inverno c'è meno lavoro: si chiacchiera, si raccontano favole ai bambini, si intrecciano rapporti
sentimentali fra i giovani; in primavera si svolge la sagra del paese; intanto dentro ogni famiglia
avvengono piccoli fatti importanti: una vedova con sei figli e nonno a carico è disperata
perchè sta morendo la sua mucca, ma le sue preghiere propiziano il miracolo della guarigione; un
capofamiglia che si è lasciato convincere dal parroco a mandare a scuola il suo figlioletto
intelligente e la cui moglie ha appena messo al mondo un'altra bocca da sfamare e risolve il problema
degli zoccoli facendoglieli con le proprie mani da un tronco del padrone tagliato di frodo; un altro
capofamiglia ha nascosta nello zoccolo del suo cavallo una moneta d'oro trovata per strada e quando
scopre che non c'è più, per la rabbia bastona il cavallo, finchè l'animale si rivolta
e lo insegue dentro casa; due sposini partono sul barcone alla volta di Milano, per andare a ricevere la
benedizione della zia, suora, che li convince ad adottare un orfanello; il nonno, che conosce un trucco per
concimare meglio il terreno, come tutti gli anni cala in paese con la prima cesta di pomodori maturi; il
padrone scopre il colpevole del furto del tronco e lo scaccia dalla fattoria con tutta la famiglia.
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6. Cammina cammina
Cammina Cammina/ Walking Walking (1983) ricostruisce la leggenda dei re magi,
che seguendo la cometa vanno a rendere omaggio a Gesù bambino, da un punto di vista favolistico
e quasi da recita paesana. Il presepe, simbolo per i bambini dell'ansia gioiosa del Natale e simbolo
universale di bontà, assurge a metafora di un'umanità in cammino verso la speranza di un
futuro migliore, la speranza della salvezza e del perdono. Olmi compone un'accorata esortazione diretta
agli "uomini di buona volontà", affinchè rifondino la società sui
sentimenti.
Il film, lungo più di tre ore, racconta nei modi delle
sacre rappresentazioni e con i testi delle sacre scritture la storia del Natale: l'apparizione della cometa,
l'umanità in cammino per andare a rendere omaggio al neonato, i magi, la nascita della Chiesa
per opera di un sacerdote sapiente, la fuga davanti alle armate di Erode, la strage degli innocenti.
Senonchè quando si apprende che il salvatore verso cui si sta camminando non è altri che
un bimbo in fasce, i magi se la svignano, abbandonano la folla degli umili.
L'inquieta coscienza cristiana di Olmi esplora il mito di Gesù e
l'istituzione della Chiesa, e ne ricava una dura lezione sull'essenza dell'umana avventura: l'ideale
cristiano è eterno, ma la Chiesa è incapace di rappresentarlo, gli uomini sono incapaci di
servirlo e persino di capirlo. Con toni da profesia apocalittica il film condanna all'infelicità
l'umanità moderna, barbara e arida.
La tecnica di dissoluzione della trama viene messa questa volta al servizio di
una rappresentazione globale del popolo, in accordo con la progressione che lo ha portato dal caso piccolo
borghese de Il Posto alla comunità contadina de L'Albero degli
Zoccoli. Tendenza confermata dal mediometraggio Milano "83, ritratto lirico
della sua città paragonabile (strategicamente) a Roma di Fellini
Lunga Vita alla Signora/ Long Live the Lady (1987):
sei ragazzi studenti devono fare da camerieri a una cena di
personaggi influenti nel castello di una misteriosa castellana. Uno degli studenti se ne va all'alba, seguito
dal mastino di guardia.
Il banchetto parte da un'ambientazione gotica, ma scivola poi nella
fiaba e finisce nella metafora. Il ragazzo ripudia il mondo corrotto degli adulti, e sceglie l'innocenza.
Evangelio del candore.
La Leggenda del Santo Bevitore/ The Legend of the Holy Drinker (1988) e` l'adattamento della
novella di Joseph Roth, una parabola amara di perdizione e redenzione.
Olmi si era affermato come il maggior poeta del quotidiano. Una cinematografia dell'umiltà.
Il Segreto del Bosco Vecchio/ The Secret of the Old Woods (1993) is an adaptation of the Dino Buzzati novel.
After the mediocre TV film
Genesi - La Creazione e il Diluvio/ Genesis - The Creation and the Flood (1994),
and the historical biopic
Il Mestiere delle Armi/ The Profession of Arms (2001),
Olmi made a costume film on a female pirate of Qing China,
Cantando Dietro i Paraventi/ Singing Behind Screens (2003).
Centochiodi/ One Hundred Nails (2007) and
Il Villaggio di Cartone/ The Cardboard Village (2011)
are philosophical allegories.
Torneranno i Prati/ The Meadows Will Return (2014) is an antiwar movie set during World War I.
Olmi died in 2018.
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