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Arthur Robinson aveva esordito con un film del terrore, Nächte des
Grauens, nel 1916, prima di affiliarsi alla scuola espressionista,
alla quale diede Schatten (1922), un altro summa delle costanti del
genere.
A metà strada fra film notturno e kammerspiel, Schatten si
concentra infatti in uno spettacolo d'ombre cinesi e in uno studio psicanalitico; Fritz Kortner e sua moglie
vengono dominati dalla mente di un giocoliere ambulante, il quale mette a nudo il loro inconscio;
dall'esperienza di sdoppiamento i due vengono purificati e possono riconciliarsi. Il cinema si rivela
così potente mezzo di indagine e rappresentazione dell'inconscio, soprattutto nella pratica
espressionista, nella quale larga parte hanno costumi e luci. In alcuni punti il film degenera però
in farsa grottesca e altrove indugia in compiacimenti metalinguistici; scopre cioé da un lato
l'estremo opposto del terrore e dall'altro la possibilità di iterare all'infinito il processo di
produzione della falsità.
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