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Vilgot Sjoman fu commediografo, critico cinematografico e assistente di Bergman, prima di esordire alla regia nel 1962 con Alskarinnan, storia di un adulterio che mette in luce doti di introspezione, soprattutto rivolte verso l'animo femminile. La sua vena polemica irrompe invece con 491 (1964), che mette a confronto un gruppo di disadattati, ex-detenuti, e i campioni della società che dovrebbero aiutarli a reinserirsi; ma dal confronto la società non ne esce bene: l'assistente sociale è un nevrotico, il direttore dell'istituto di rieducazione è un omosessuale, il sacerdote è un professionista come tanti; i giovinastri, dal canto loro, accettano masochisticamente i vizi e le aberrazioni, vi si crogiolano, mettendo in atto tutta una serie di violenze raccapriccianti (lasciano che un cane lupo sbrani una prostituta). Klanningen Vestito/b> (1963) accentua caratteristiche strindberghiane e simboliste, ma persegue con la stessa feroce determinazione lo scopo dello smascheramento sociale ed esistenziale della borghesia. Syskonbadd/ Letto della Sorella (1965) è ammantato da un'atmosfera ancor più torbida: due fratello e sorella sono attratti morbosamente e alla fine, nonostante si fidanzino per farsi dispetto, hanno rapporti sessuali, in seguito ai quali la femmina resta in cinta; il fidanzato di lei decide di sposarla egualmente per vendicarsi, la fidanzata del maschio la uccide, ma il neonato viene salvato. I due giovani violano consciamente una convenzione sociale: ripudiano i fidanzati con cui non riescono a stabilire un rapporto fecondo e si gettano l'una nelle braccia dell'altro; il senso usuale dell'erotismo si capovolge: non è il vizio nascosto degli ipocriti rispettabili e frustrati borghesi, ma un momento di comunione spirituale e un mezzo di emancipazione sociale. Il metodo provocatorio di Sjoman consiste semplicemente nel togliere i veli e nel mostrare la verità. Per questo approda alla forma del film-inchiesta, con il dittico Jag ar Nyfiken/ Io sono Curiosa (1967), nel quale la protagonista (Sodard, Kluge) vagabonda in cerca di pareri sui temi politici e sociali di attualità, sulla crisi ormai totale che travaglia la civiltà del benessere; una vagabonda anche alla ricerca di se stessa: ha già avuto ventiquattro amanti e i suoi rapporti con loro sono sempre stati difficili, è delusa dall'assetto mondiale, ma non è portata per la lotta sociale; l'erotismo e la curiosità maliziosa costituiscono un suo rifugio morale, queste sono le cose che sa fare bene, una sorta di riscatto della propria impotenza. Il film accomuna temi universali e il disagio esistenziale di un individuo ben preciso, una donna, una donna perennemente insoddisfatta, bisognosa di scoprire altre verità. Erotismo e politica, privato e pubblico, sono le molle da cui scaturisce anche la vicenda di En Handfull Karlek/ Corruzione in una Famiglia Svedese (1973) che peraltro si riduce ad ambienti chiusi, laddove il precedente aveva spalancato le porte ed era uscito per le strade. Lo squallore del rituale sessuale, ripetuto ossessivamente come in un incubo paranoico, è in primo piano anche in Saraget (1975) e Tabou (1976),il primo sulla discriminazione a cui sono soggetti gli omosessuali, il secondo un grottesco apologo sull'ipocrisia borghese: due amici insegnanti condividono la stessa donna, moglie di uno impotente e insicuro, e amante dell'altro, cinico e corrotto; la donna tenta di ribellarsi, ma l'amante la uccide soffocandola nel baule di un'auto; il marito si assume la colpa del delitto per nascondere la propria viltà e così l'immoralità della tresca non viene alla luce, come la ribellione della vittima. |
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