Vasilis Suksin fu forse il più grande cantore del mondo
contadino Russo dopo Dovzenko. Cresciuto in campagna in umili condizioni e vissuto in città,
uksin fu
vittima in prima persona dello squilibrio psicologico causato dalla transizione di civiltà e di valori
che si compì nel suo tempo. La sua cinematografia trascendente, per l'indagine dell'animo umano
e dei rapporti nel microcosmo della famiglia o del villaggio, rasenta l'ascetismo di Ozu, ma
l'eccentricità che la alimenta lo pone nella scia dei nuovi commediografi russi e dei narratori
tormentati dell'ottocento. L'anedottica di
uksin, nel complesso assimilabile a quella di un novelliere
popolare, costituisce anche una sottile allegoria sulla vita e sulla morte.
Vasilis
uksin nasce nel 1929 in un villaggio della regione dell'Altaj. Svolge
diversi mestieri, dall'imbianchino all'agrimensore, dall'operaio al marinaio, prima di iscriversi ai corsi di
cinematografia di Romm a Mosca. Si laurea a trentadue anni e intraprende una lusinghiera carriera
d'attore. Nel 1963 comincia anche a scrivere (sulla rivista del poeta Tvardovsky) e l'anno dopo dirige il
primo film. I suoi romanzi brevi, una forma dalle gloriose tradizioni nella letteratura russa, sono
ambientate nei villaggi di campagna sullo sfondo dell'eterno conflitto fra antico e moderno, fra tradizione
e progresso, fra mondo rurale e mondo urbano, fra civiltà naturale e civiltà di massa.
La sua prosa naïf, ben temperata da caustiche ironie, contribuisce a creare
un clima agreste idillico, sullo sfondo del quale anche l'agguato ineluttabile della morte appare meno
crudele e più sopportabile. Il senso della morte (mai completamente svelato) muta certi racconti in
solenni ballate, dominate dalle maschere bizzarre dei suoi personaggi (emarginati, antieroici,
individualisti) e sormontate sempre dal mito della campagna purificatrice e consolatrice.
uksin muore d'improvviso nell'autunno 1974.
Tiejot tako paren (1964) è un film per ragazzi: un giovane
camionista colcosiano eccentrico, furbo e fantasioso insegue la donna ideale per la campagna russa e
raggiunge la maturità quando un gesto eroico lo costringe a letto in ospedale; è una delle
commedie più vivaci del periodo, tutta incentata sulla comicità del protagonista, sui suoi
goffi tentativi di conquistare la bella bibliotecaria o sulle sue buone azioni.
Va sjn i brat (1966) affronta il leitmotiv della cinematografia uksiana: i
valori della civiltà contadina minacciati dall'avanzata della civilà di massa; un giovane,
evaso dal riformatorio, passa una domenica in campagna con i suoi, pronto a pagare poi di persona pur di
poter vivere un giorno nel calore umano della campagna (un festival arcadico, con banchetto, brindisi e
balli); più avanti uno dei fratelli vaga sperduto per la città alla ricerca di una medicina per
la madre, ma sbatte contro l'arido muro della burocrazia, mentre l'altro fratello, perfettamente inserito,
risolve il problema con un colpo di telefono; e più avanti anche questo fratello si reca in visita dai
genitori in campagna, portando doni e creando imbarazzo al padre, che gli preferisce chiaramente il figlio
rimasto boscaiolo e persino il carcerato.
Strannge ljudi (1969) è un altro trittico: un giovane
strambo si reca in città a trovare il fratello, ma non resiste più di un giorno;
un anziano reduce istrione e bugiardo racconta l'inverosimile atto eroico che
sostiene di aver compiuto durante la guerra: un attentato a Hitler; si immedesima talmente nella parte che
il suo racconto diventa un crescendo di leggenda quasi religioso;
un vecchio burbero che ha passato la vita a lavorare ce l'ha con un giovane che,
suonando la fisarmonica di notte, non lo lascia dormire, ma la prima sera di pace il vecchio s'inquieta,
perchè al suono di quella chiassosa e allegra fisarmonica stava facendo un bilancio della propria
vita ed ora il miracolo sembra spezzato.
Peckjlavockj (1972) è un'opera più autobiografica, forse
solo perchè interpretato di
uksin e da sua moglie in persona: un trattorista attraversa la Russia e
incontra diversi usi, alcuni positivi, altri no, che contempla con lo stupore e la sorpresa di un candido
semplicione di campagna.
Kalina Kraznaja (1974) è il film-testamento del regista: un ex-
carcerato, ladro e vagabondo, cerca di rifarsi una vita accanto alla donna con cui ha avuto una intima
relazione epistolare; cerca di riscattarsi attraverso il lavoro e supera le tentazioni dei compagni d'un
tempo, ma questi lo uccidono. Il protagonista ha abbandonato la compagna e vaga sperduto in un mondo
straniero ed ostile, nel quale tenta vanamente di ritrovare il clima di affetto delle sue origini.