7.2 Man With a Movie Camera (1929) | Links: |
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Dziga Vertov cominciò ad interessarsi al montaggio di suoni
all'età di vent'anni e alla fine della Rivoluzione aveva già appreso ad usare la cinepresa;
si mette perciò a disposizione dei servizi di informazione e realizza brevi cinegiornali sulla guerra
civile.
Per tutta la durata della guerra continua a fornire, viaggiando in agit-train, serviiz di
attualità, ma piano piano recupera le sue idee sul montaggio sonoro sonoro e tenta di applicarle
alle immagini; nascono così i primi lungometraggi di montaggio, privi di didascalie.
A Polish Jew born David Kaufman who used the pseudonym Dziga Vertov learned montage technique while working in Moscow on the Soviet newsreel "Kinonedelia" (for which he had to collate scraps of footage coming from the fronts of the civil war). Dziga Vertov produced the newsreel series Kinonedelja/ Kino-week on the agit-trains and showed his first full-length film, Godovshchina Revolyutsii/ Anniversary of the Revolution (1918), on such a train. Alla fine della Guerra Civile e dopo il varo della NEP, Vertov firmò un manifesto in cui, scagliandosi contro il cinema borghese di fantasia, e propugnando il cinema come arma rivoluzionaria, fondava l'ala radicale di Kinoki nell'ambito dell'avanguardia; il cinema occhio rinunciava alla messa in scena, alla sceneggiatura, alla recitazione artificiale e ai teatri di posa: suo unico obiettivo era la vita reale. In 1922 Vertov, his wife Elizaveta Svilova and his brother Mikhail Kaufman began to release their "Kino-Pravda" ("cine-truth") newsreels, which they felt was a better way to employ the cinematic medium than making up dramatic or comic fiction. Vertov's ebullient manifesto "My" (“We”) in the first issue of the magazine Kino-Fot (1922) hailed the arrival of “the perfect electric man” and advocated "kinoglaz" (cinema-eye): "Hurrah for the poetry of machines, propelled and driving; the poetry of levers, wheels and wings of steel; the iron cry of movements, the blinding grimaces of red-hot streams." Sovetskie Igrushki/ Soviet Toys (1924) was the first animated movie in the Soviet Union. Shagai Soviet!/ Forward Soviet! (1926), esaltazione ritmata del lavoro e della macchina, gli procurò un po' di fama anche in patria, e gli permise di girare the travelogue Shestaya Chast Mira/ A Sixth Part of the World (1926), documentario universale in quanto abbraccia tutto il mondo. Il poema e collage visuale Celovek s Kinoapparatom/ Man with a Movie Camera (1929), made in Ukraine, fu la sintesi di dodici anni di esperimenti. La videocamera e` uno dei personaggi del film. Il film e` autoreferenziale visto che ci fa vedere la videocamera che lo sta creando e il cameraman che la sta operando. Servendosi di tutti i trucchi appresi, Vertov non solo realizzò un film d'avanguardia; il livello di indirettizza, la candidcamera e l'inversione attorespettatore, parte attivaparte passiva rappresentano conquiste fondamentali per il cinema non solo documentario e non solo militante. Odinnadtsatyi/ The Elevenths (1928) L'avvento del sonoro gli consentì di combinare montaggio visivo e montaggio sonoro (cineocchio e radioorecchio); Simfoniia Donbassa/ Symphony of the Donbass (1930) è una fusione fra documentario (sulla zona industriale di Donbass) e una colonna sonora "concreta" (rumori delle officine) e Tri Pesni o Lenine/ Three Songs about Lenin (1934, documenti d'archivio sonori e visivi su Lenin) ebbe grandi successo e influenza tanto in Francia quanto in Germania. Ma la sorte di Vertov era già compromessa: inviso alle gerarchie della cultura stalinista, venne esautorato ed emarginato, acquistando soltanto negli anni sessanta la statura di profeta incompreso. Vertov si pose con chiarezza l'obiettivo di definire un linguaggio specifico del cinema perché concepiva, altrettanto lucidamente il cinema come mezzo di diffusione della cultura storica, soprattutto nel caso dello sconfinato territorio russo, con zone ai limiti della civiltà che rischiavano di rimanere emarginate; tecnico prima ancora che artista (materialista come uomo, futurista come creatore), pone il materialismo storico alla base del far cinema e giunge per deduzione al documentario al montaggio, al cinema verità; al contrario il cinema borghese è visto come fumo negli occhi del proletariato. Il cinema dev'essere realtà, non finzione; ma Vertov violava in realtà questa legge nel momento in cui sfruttava la cinepresa come mezzo di propaganda (non più soltanto cineocchio); il rifiuto vertoviano dell'arte deriva dal ruolo sociale che egli attribuisce al cinema: metodo di partecipazione diretta del popolo alla vita collettiva. |
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