Robert Wiene


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Il primo e più celebre capolavoro del cinema espressionista, Das Cabïnett des Dr Caligari, venne realizzato nel 1919 da una straordinaria équipe di scenografi, attori e costumisti diretta da un mediocre regista allora sconosciuto, Robert Wiene, ma ispirata dalla rivoluzionaria sceneggiatura del promettente Carl Mayer.

La storia di Mayer si svolgeva nel primo ottocento ed aveva per protagonisti due sconvolgenti personalità: quella di Conrad Keidt, sonnambulo e indovino , pallido ed esile spettro in calzamaglia nera, che di notte sparge il terrore, uccidendo diverse persone, finchè muore tentando di rapire una ragazza; e quella del suo viscido padrone, il dottor Caligari appunto (impersonato da Werner Krauss), un occhialuto ciarlatano di fiera con tanto di cappello a cilindro, che, smascherato si dà alla fuga e va a rifugiarsi in un manicomio. Il colpo di scena finale fornisce la spiegazione del mistero: il fatto è esistito soltanto nella mente di un pazzo, che è ricoverato nel manicomio di cui è direttore Werner Krauss, distinto psichiatra.

Centrato sul tema dello sdoppiamento della personalità, il film adotta tutte le tecniche terrifiche del teatro espressionista, dalla recitazione eccessiva all'illuminazione funzionale, dalla scenografia drammatica ai costumi fantastici. Il mago e l'automa sono due mostri; lo studente pazzo, la notte, l'ambiente della fiera sono altri stereotipi dell'espressionismo. Caligari è la forma primitiva del cinema espressionista. ancora legata alla corrispondente forma teatrale.

Il padrone e lo schiavo sono una traslazione del dualismo fascinoso tiranno-suddito che cominciava a far proseliti nella Germania del primo dopoguerra (fede nel potere e mito della disciplina).

Il primo delirio del cinema comunque, nonostante l'ordine perfetto del disordine e si tratta di un passo avanti per la psicologia del cinema, è in realtà frutto di una contaminazione del cinema di appendice, soprattutto del serial giallo alla Feuillade (il produttore era specializzato in serial), con elementi dell'avanguardia, film illusionista teatrale alla Méliès, soprattutto pittorica (Grosz, Kokoshka).

Ma mentre da un lato segna un passo indietro, un ritorno alle origini popolari del cinema, dall'altro implica nel pubblico un salto mentale notevole: il film infatti non chiarisce affatto quale delle due verità sia da accettare (lo psichiatra potrebbe benissimo essere veramente il criminale descritto dal pazzo, e questi esserne a sua volta vittima); non solo: il film suggerisce anche che tutta la realtà possa essere semplicemente un'invenzione della mente, etc.

La doppiezza è il carattere più importante del film (la bara, le ombre, i tetti sono effetti astutamente calcolati per chiarire e contemporaneamente confondere la vicenda, per spiegare e intanto istillare il dubbio).

A raccontare è uno studente. Un giorno in paese arrivò una fiera, e in particolare un vecchio viscido, il dr. Caligari (Werner Krauss). Il paese e il paesaggio sono appena schizzati, di cartapesta, sghembi e approssimativi. Caligari va a chiedere il permesso per il suo spettacolo a un impiegato altezzoso seduto su uno sgabello altissimo. Alla fiera vanno anche lo studente e un giovane, suo amico. Caligari presenta Cesare, proprio mentre la polizia scopre che l'impiegato è stato ucciso. Cesare ha dormito per 25 anni nella cassa: è un sonnambulo che sa leggere nel futuro. Il giovane gli chiede quanto vivrà, e Cesare risponde "morirai all'alba". Lo studente, il giovane, e la ragazza che entrambi amano, se ne tornano a casa allegri, ma all'alba il giovane viene ucciso, come profetizzato. Lo studente corre dalla polizia: sale le gigantesche scale nell'ombra e parla a impiegate in uniforme su trespoli. Si sospetta il sonnambulo, ma quando il padre della ragazza, dottore, va a visitarlo, si sparge la notizia che l'assassino è stato arrestato. Si tratta di un uomo che confessa di aver tentato un omicidio, ma nega di aver commesso i due precedenti.
La notte però il sonnambulo va ad uccidere la ragazza. Se ne invaghisce e la rapisce. Fugge inseguito dalla folla per un sentiero di montagna e infine, braccato, lascia la preda. Lo studente è stato di guardia da Caligari e dice che non può essere stato Cesare, ma nella cassa c'è un pupazzo. Caligari fugge per lo stesso sentiero, inseguito solo dallo studente. Lo studente arriva ad un manicomio. I dottori lo portano dal direttore, che è Caligari! Lo studente fugge e svela ai dottori i crimini del direttore. I dottori lo aiutano a penetrare nottetempo nell'ufficio del direttore. Scoprono un libro che parla del mito medievale di Caligari, un monaco capace di far commettere omicidi a un sonnambulo; e poi il diario del direttore, che spiega come riuscì a ripeterne le gesta.
Il giorno dopo viene scoperto il cadavere di Cesare, in un burrone. Davanti al corpo inanimato Caligari si tradisce. Gli mettono la camicia di forza.
Qui finisce il racconto dello studente. Ma adesso si scopre che lo studente si trova nel manicomio di cui parlava, e ne è un paziente. Nel cortile pieno di pazzi c'è anche Cesare, e la presunta fidanzata, entrambi matti. Lo studente si scaglia contro il direttore, ma gli viene messa la camicia di forza. Il direttore dice "so come curarlo".
The ending (that acquits Caligari and condemns the student) was added against Meyer's will by the producer, Erich Pommer.
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