Introduzione al Romanzo Americano Contemporaneo
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Piero Scaruffi

Americana (luglio 1988)

La tesi di Alfred Kazin, secondo il quale la storia del romanzo americano e' frutto di contributi episodici e non di un flusso organizzato di idee, ha un innegabile riscontro pratico nell' Ottocento. Le numerose discontinuita' che separano i maggiori autori di quel secolo (Edgar Poe, Herman Melville, Nataniel Hawthorne, Mark Twain, Henry James) costituiscono altrettanti meriti da accreditare alla loro iniziativa personale, piu' che al maturare del background culturale.

Nel Novecento la letteratura americana si e' invece connotata con caratteri piu' chiaramente di "movimenti" e di "correnti", anche se spesso questi e quelle non riflettono i corrispondenti europei: voler a tutti i costi scovare simbolisti, surrealisti ed espressionisti in America significa distorcere una realta' storica e sociale che in questo paese ha generato una cultura impostata, nel bene e nel male, su capisaldi diversi.

Nell' analizzare la cultura americana non bisogna piuttosto dimenticare quelle manifestazioni tipiche ed uniche che, seppur apparentemente "minori" quando siano osservate da un' angolatura europea, costituiscono il retroterra culturale di ogni americano. La pubblicita', i fumetti, i gialli, la musica di consumo, la fantascienza, la televisione, Hollywood (cinema), Nashville (country), Broadway (musical), costituiscono altrettanti fattori determinanti nello sviluppo della personalita' dell' individuo americano, e sono parte integrante del bagaglio culturale di ogni scrittore.

Questo magma di oggetti ed eventi di consumo si muove attorno e "dentro" la vita degli americani con un dinamismo frenetico, dovuto al caotico accavallarsi delle mode, al perenne ricambio di "prodotti", al clima maniacale di competitivita'. In primo luogo questo fenomeno fa si' che la societa' americana presenti un panorama sterminato di sfaccettature. In secondo luogo, per effetto del moto quasi browniano dei suoi parametri, questa societa' ha mutato radicalmente aspetto di decennio in decennio. Ogni decennio andrebbe pertanto caratterizzato come un' era a se stante. Non e' questa la sede per compiere una tale analisi. Vorremmo invece soffermarci su un altro aspetto della mutazione generazionale.

A differenza dell' Europeo, per il quale lo scorrere del tempo ha un ritmo piu' naturale ed e' privo di discontinuita' traumatiche, pertanto meno percepibile nel suo complesso di variazioni, l' Americano, in quanto testimone e vittima dei folgoranti cambiamenti imposti alla/dalla sua societa', e' piu' cosciente della peculiarita' del proprio stile di vita rispetto a quello delle passate generazioni. Cio' spiega tra l' altro i due temperamenti estremi che si riscontrano nell' Americano medio, entrambi estranei alla mentalita' europea: l' ironia auto-parodistica e la disperazione piu' nichilista.

Questa "coscienza" del proprio "lifestyle" e' la seconda dimensione da analizzare. Prendiamo come esempi gli ultimi due decenni, che sono piu' familiari ai lettori europei. Negli anni Sessanta l' atteggiamento di auto-riflessione origino' la "pop culture", apologia dei feticci del consumismo; negli anni Settanta l' attenzione si sposto' verso la "junk culture", idealizzata da tanto cinema moderno, dove "junk" ("porcheria") e' un dispregiativo quasi affettuoso (il "fast food" delle catene di ristoranti self-service e' "junk", le collanine e gli amuleti sono "junk", etc); con i punk e' decollata la "trash culture", dove "trash" ("spazzatura") e' riferito allo squallore dei bassifondi, ma non solo. Alla base di ogni discussione critica sulla cultura americana ci dovrebbe essere un' analisi approfondita delle due dimensioni sociali che abbiamo accennato.

Le correnti e i movimenti del Novecento devono emergere da una tale indagine "locale", e in questa direzione, piuttosto che nella matassa dei legami con il Vecchio Continente, la critica ufficiale dovrebbe scavare.


Propedeutica: il Realismo

Prova ne sia che, con il passare dei decenni, si e' rivelato sempre piu' chiaramente che gli eredi della tradizione Europea non furono altro che tardi epigoni di generi letterari molto popolari all' epoca, mentre l' autentica voce della civilta' americana e' rappresentata da quegli altri che si seppero mantenere piu' fedeli alla realta' nazionale. Le correnti e i movimenti esistono, ma quelle e quelli tradizionalmente messi in rilievo nei testi dell' immediato dopoguerra non rispecchiano la vera scala dei valori. Buona parte della storia della narrativa americana andra' prima o poi riscritta tenendo conto di queste indicazioni.


Il Realismo Simbolista
Tanto si e' parlato del Naturalismo americano, ma, ad una analisi approfondita, alcuni degli scrittori comunemente associati a questo ismo si sono rivelati invece, e soprattutto, dei simbolisti, contaminati da sorgenti filosofiche e da tecniche stilistiche della piu' varia natura. La prosa impressionista di Stephen Crane raggiunse risultati di sconvolgente intensita' tanto nella tragedia di strada "Maggie" (1893) quanto nell' allucinato studio della paura di "Red badge of courage" (1894). Il naturalismo melodrammatico (nella parabola di degradazione del borghese "McTeague" ,1899) e la grandiosa epica sociale (nella quasi biblica lotta fra il Grano e la Ferrovia di "The octopus" ,1901) di Frank Norris sono in realta' un prodotto tipico della tradizione americana di protesta romantica. Le parabole di vita di Jack London si situano all' incrocio fra Marx, Darwin e Nietzsche (come l' autobiografico, e profetico della sua corsa all' auto-distruzione, "Martin Eden", 1909).

Questi scrittori, cosi' attenti al dettaglio, sembrano in realta' piu' interessati a edificare una mitologia dell' ambiente ecologico e antropologico che indagano.


Il Realismo Proletario
Nel primo Novecento la corrente dominante era comunque ancora quella realista, la quale, scoperti i microcosmi americani della citta', dei sobborghi e della provincia, ne esaminava a fondo i meccanismi sociali, ispirandosi al naturalismo francese. Anche qui i piu' originali furono coloro che seppero sposare l' ismo generico alle istanze proletarie specificamente americane dell' epoca.

La metropoli fu il soggetto preferito di molti scrittori, ed ispiro' a quasi tutti una sferzante critica politica, che si esplica in forme diverse: il darwinismo sociale di Theodore Dreiser (l' immorale "Sister Carrie", 1900, e "An American Tragedy", 25, su un caso di cronaca nera); il polemismo e propagandismo filo-proletario di Upton Sinclair "(The jungle", 1906, sulle condizioni inumane di sfruttamento nell' industria); l' epica disordinata e il montaggio multi-media di DosPassos (la trilogia "USA", 37, affresco della societa' materialista attraverso diverse biografie intrecciate e tecniche documentarie). Questi scrittori crearono un' effimera scuola "proletaria", la cui dura denuncia sociale si avvalse dell' umore apocalittico della Depressione.

Caso a parte sono i cosiddetti "realisti di Chicago", seguaci del naturalismo minuto e proletario di Dreiser: James Farrell ( "Studs Lanigan", 32, biografia brutale e patetica di un giovane martire della societa' capitalista); e Nelson Algren ( "The Man With The Golden Arm", 49, tragico e poetico ritratto di uno dei suoi tipici emarginati dei bassifondi). Entrambi ambientano le loro storie nel feroce e primitivo microcosmo del sottoproletariato di Chicago, dove la vita e' ancora una lotta per la sopravvivenza, ed entrambi condannano i propri eroi al fallimento.


Il Realismo Regionalista
I narratori della provincia costituiscono il primo esempio significativo di regionalismo nella letteratura Americana, dopo quello naif di Twain. Non a caso hanno in comune il fatto di essere tutti, in un modo o nell' altro, dei bozzettisti. L' autobiografismo quasi mistico di Sherwood Anderson, che rappresenta le aberrazioni e i grotteschi della gente di paese ed esalta la figura del giovane ribelle ( "Winesburg Ohio", 19); i ritratti satirici di Sinclair Lewis, voce autentica della classe media del Midwest ( "Babbitt", 22, storia di un borghese medio, e "Elmer Gantry", 27, denuncia del fanatismo religioso e dei suoi speculatori); il realismo volgare e brutale di John O'Hara, ambientato nel milieu urbano della provincia ( "Appointment in Samarra", 34, critica dei codici sociali assurdi che portano al suicidio un borghese inoffensivo); concorrono tutti a demolire il mito della Provincia, cosi' com'era stato edificato durante l' epopea della Frontiera, e a costruire un nuovo, critico e talvolta sarcastico, modello dell' americano medio materialista, bigotto, egoista e violento.

L' unico esponente di rilievo della commedia di maniere fu John Marquand, satirico detrattore dell' alta societa' del New England ( "The late George Apley", 37).


Il Realismo Psicologico
Gia' al principio del secolo, molto tempo prima della "liberazione" ufficiale, le donne diedero un contributo significativo alla letteratura (in particolare al Sud). Due di esse sono anzi le maggiori discepole dello psicologismo di James: le tragedie pessimiste di Edith Wharton, ora provinciali ( "Ethan Frome", 11) ora metropolitani ( "Age of innocence", 20), colgono nelle minime sfumature psicologiche il dolore dei protagonisti, e altrettanto si puo' dire per gli aristocratici racconti morali di Willa Cather, tipica scrittrice del Midwest (l' epica cattolica di "Death comes for the archbishop", 27).

Ancor piu' avanti si spinse Gertrude Stein con la sua prosa cubista, fatta di ripetizioni e decomposizioni maniacali della realta' per togliere significato al testo e renderlo puro oggetto ( "The Making of the Americans", 25, monumentale saga familiare).

In un linguaggio barocco, lirico, introspettivo, Djuna Barnes scrisse romanzi vicini alla sensibilita' gotica decadente, come "Nightwood" (36), storia di cinque psicopatici intrisa di horror e claustrofobia.

Il drammaturgo Thornton Wilder sfrutto' le tecniche di Proust e Joyce nella novella filosofica "The bridge of San Luis Rey" (27, che rievoca le storie dei passeggeri di un treno destinato alla catastrofe).


La "Lost Generation"
E' durante la Depressione che nasce la prima autentica corrente narrativa americana, quella della cosiddetta "Lost Generation", e non e' un caso che, dei due principali esponenti, il piu' attuale (Fitzgerald) sia anche il meno legato alla corrente naturalista, e il piu' datato (Hemingway) sia il piu' realista. La malattia esistenziale di questi autori ha ben poco a che vedere con quella dei decadenti europei, traendo origine da circostanze diametralmente opposte: una civilta' industriale in rapida espansione piuttosto che il collasso di una civilta' industriale obsoleta. Tanto il deprimente universo di party e business descritto da Fitzgerald in "Beautiful and damned" (22), "Great Gatsby" (25) e "Tender is the night" (34), quanto i patetici anti-eroi (pugili, gangster, toreri, soldati) di Hemingway, quelli melodrammatici di "Sun also rises" (26), "Farewell to arms" (29), "For whom the bell tolls" (40), sono radicati in quella societa'.

La Letteratura Sudista
La seconda corrente che puo' vantare caratteri di autenticita' e' ovviamente la grande narrativa sudista. Dopo la Guerra Civile il Sud si era rifugiato in un mito altezzoso del proprio destino storico: nostalgia del proprio passato aristocratico, convinzione di aver perso una guerra che era stata soprattutto una guerra fra nobilta' eroica (Sud) e bieco commercio (Nord). Ad aprire nuovi orizzonti fu Ellen Glasgow, che applico' il naturalismo in voga nelle metropoli del Nord al tipico microcosmo del Sud, e in tal modo ne frantumo' appunto il mito, mostrando apertamente quale fosse la vera natura, gretta e violenta, dei sudisti ( "Barren ground", 25).

Da questa revisione del folclore locale ebbe origine la narrativa che esplose negli anni Trenta con libri popolari come il torrenziale "Look Homeward Angel" (29) di Thomas Wolfe e il crudo "Tobacco Road" (32) di Erskine Caldwell, culminata nelle odissee disperate di John Steinbeck, misto di denuncia sociale e di avventura picaresca ( "Tortilla flat", 35, e soprattutto "Grapes of wrath", 39, sulla disintegrazione di una poverissima famiglia di braccianti in seguito all' emigrazione in California), e proseguita nel decennio seguente con "All the king's men" (46) di Robert Warren, sulla parabola di un tiranno regionale. Questi autori riflettono i conflitti sociali ed economici e le condizioni di vita del Sud, patria di una civilta' rurale barbara e fanatica, abbarbicata a valori morali resi anacronistici dall' era del consumismo e delle metropoli, che paga ancora le conseguenze dello schiavismo, della guerra civile e dell' emigrazione verso il Nord industriale.

La tematica dell' irrimediabile decadenza del Sud e della lenta disgregazione del suo tessuto morale si sublima, anche stilisticamente, nei racconti onirici di Katherine Porter (in particolare il ciclo di Miranda in "Pale horse pale rider", 34), e nei capolavori di William Faulkner, che sono ambientati in una contea immaginaria e fanno spesso uso di tecniche narrative sperimentali: il declino di una famiglia di abietti visto contemporaneamente da quattro prospettive diverse ( "Sound and fury", 29), il grottesco viaggio di una morta che i familiari riportano al paese per la sepoltura ( "As I lay dying", 30), il caleidoscopio di orrori di "Sanctuary" (31), il crudele e umiliante vagabondaggio di una sedotta e abbandonata ( "Light in August", 32), la parabola mitologica di un giovane ( "Absalom Absalom", 36). Barocco e polifonico, il suo linguaggio trascende l' ideologia sudista. Il suo popolo di degenerati e abietti indica nella stessa natura umana la causa prima del fallimento storico dell' umanita' nel perseguire i suoi ideali piu' nobili.

Nelle opere di questi scrittori il Sud ha perso per intero il suo carisma di nobilta', ed assurge anzi ad emblema di degradazione morale.


Propedeutica: Cenno al Dopoguerra

I quattro decenni del secolo avevano di fatto portato a termine un programma di smitizzazione dell' immaginario americano. Smascherata l' essenza bieca e violenta dell' epica della Frontiera, ridotta l' epopea a un affare gretto e meschino, annullata la componente eroica della vita nel Nuovo Mondo, la metropoli e' un gulag alienante, la Provincia un impero di conformismo, il Sud un inferno amorale.

Il Dopoguerra vide dapprima un' espansione abnorme della tematica realista che, in una forma o nell' altra, fini' per monopolizzare la narrativa americana. L' emergere di culture etniche e di realta' regionali, e la maggiore attenzione dedicata alla struttura della societa' e alla personalita' dell' individuo, sono causa ed effetto di questa tendenza.


La Societa'
La Guerra ebbe l' effetto di far prendere coscienza all' America di se stessa.

Naturalmente anche in America proliferarono i racconti di guerra. Gli unici romanzi bellici a coinvolgere ancora oggi il lettore sono pero' quelli nei quali la guerra e' soltanto un pretesto per circoscrivere una comunita' di individui e penetrarne poco a poco i segreti. Le gemme del genere sono: "Guard of honour" (48) di James Cozzens, "The Caine mutiny" (51) di Herman Wouk, e "From Here To Eternity" (51) di James Jones.

Dopo la guerra la corrente realista continua ad essere predominante, ma con importanti variazioni: ogni scrittore sembra interpretare in modo diverso l' universo sociale, portandone alla luce aspetti inquietanti legati ai limiti stessi della natura umana.

Hanno pertanto un che' di universale le cronache dell' alta borghesia WASP di Louis Auchinclos ( "Sybil", 52); i minuziosi ritratti di personaggi immersi in spazi deserti del fotografo Wright Morris, sardonico osservatore della vita ( "Life among the cannibals", 57); le storie efferate ( "The sheltering sky", 49) di John Bowles, che immortala il deragliamento di personalita' abbandonate in ambienti alieni ed ostili.

Sono invece piu' specificamente attenti alla realta' sociale americana "What makes Sammy run" (41) di Budd Schulberg, sul mito del successo e del "self-made man"; "Catcher in the Rye" (51) di Jerome Salinger, uno dei primi libri sull' inquietudine giovanile nei confronti del conformismo medio borghese; "The violated" (58) di Vance Bourjaily, denuncia del cinismo e del materialismo della societa' del boom.

L' universo morale della letteratura realista americana si amplia per adeguarsi al mutato panorama sociale, ma restano i limiti di fondo di un' arte che, per definizione, e' una versione fantastica del rotocalco.


L' Individuo
Negli anni Sessanta la tematica degli scrittori realisti si fa piu' esistenziale e il romanzo diventa strumento di critica nei confronti della societa' o occasione di intervento nei dibattiti ideologici dei salotti culturali. Due sono le figure tipiche: quella dell' intellettuale e quella del giornalista. Entrambi guardano la medesima realta' sociale, ma il primo e' piu' pressato dal proprio ambiente, e tende quindi a chiudersi in esso, mentre il secondo ha una visione piu' estroversa e panoramica.

Come per le generazioni precedenti, l' attualita' si dimostra, nel lungo termine, nemica dell' universalita'. L' enfasi si sposta comuque dalla fotografia di una societa' in evoluzione all' analisi degli effetti che cio' comporta sulla condizione dell' individuo. La desolazione della metropoli americana (molti di questi autori operano a Chicago e a New York) domina incontrastata.

I protagonisti della letteratura dell' attualita' sono: James Purdy, il padre del gotico rurale americano, specializzato in ricognizioni metafisiche dell' alienazione nella cittadina di provincia, come nell' incubo di depravazione e violenza di "Malcom" (59), e nella metropoli, come nel Grand Guignol di "Cabot Wright begins" (64); il visionario anarchico Paul Goodman, che in "Empire city" (59) ha affrescato una fantasia sociologica immane, caotica e tentacolare sulla metropoli moderna; Mary McCarthy, il cui "Group" (63) e' un' analisi sociale e sessuale di sei vite femminili parallele; Truman Capote, autore di "In Cold Blood" (66), su un crimine agghiacciante commesso da due psicopatici, e di "Breakfast at Tiffany" (58), brillante commedia urbana, dopo l' esordio surrealista di "Other voices other rooms" (48); Susan Sontag, che ha scritto "Death Kit" (67), duro atto d' accusa contro la razza bianca; e Gore Vidal, specializzato in apologhi profetici sulla societa' consumistica come "Myra Breckindridge" (68), storia di depravazione ambientata nel mondo dello spettacolo.

Il maggiore, John Updike, in "Rabbit Run" (60) ha dato un depresso quadro familiare di alienazione e frustrazione, in "Couples" (68) un pamphlet al limite della pornografia sui nuovi rituali sessuali della societa' borghese, e in "Witches of Eastwick" (84) un' escursione raccapricciante in una forma acuta di cristianesimo eretico e misogino, sempre alla ricerca di una impossibile teologia che accordi puritanesimo e libertinaggio (rigore morale e liberta' sessuale).

Essi stabilirono delle brevi mode (tipica quella della "non-fiction novel" generata dal reportage di "In Cold Blood") e influenzarono non poco il costume (Updike e Vidal liberarono l' America dai tabu sessuali), ma molti libri sembrano destinati a soccombere all' erosione del tempo, dimostrando una volta di piu' la fragilita' del realismo americano. Lo stile manierato o sperimentale di questo o quello viene presto dimenticato, e il soggetto rimane attuale soltanto per un paio di decenni, giusto il tempo per ricavarne la sceneggiatura di un film di successo. Ancora una volta, nel caso migliore, la letteratura realista serve da cronaca accurata e critica degli sconvolgimenti sociali in corso.


Il Sud
La narrativa sudista, che si e' moltiplicata sull' onda del successo degli anni Trenta, ha invece apportato contributi significativi, non limitandosi a riciclare i temi rurali di quella generazione, ma accrescendoli di motivi fantastici che la spingono sempre piu' verso un agnostico universo soprannaturale.

Il genere, privato di temi epici o metafisici, si riduce a una variazione del bozzettismo regionale. A nobilitarlo e' talvolta il forte senso del passato e del ricordo, che pervade da sempre la vita del Sud. Si segnala in particolare il tono sacro e commemorativo di scrittori quali Eudora Welty, che scrive oniriche novelle d' atmosfera sui diseredati del Delta ( "Golden apples", 49).

Un altro filone originale e' quello delle storie che trattano la normalita' in modo fantastico, esorcizzandone gli aspetti negativi attraverso una prosa d' effetto. Due scrittrici "gotiche" rappresentano al meglio quest' arte: i racconti del grottesco di Carson McCullers ( "Reflections in a golden eye", 41) e soprattutto quelli metafisici e mitologici di Flannery OConnor, la maggiore scrittrice sudista del Dopoguerra, morta storpia a soli 40 anni, che portano all' estremo i temi tradizionali della letteratura sudista (perversione, violenza, sesso, miseria, etc), facendone quasi dei simboli mitologici per metafore universali ( "Violent bear it away", 60, demenziale apologo sulla lotta fra Bene e Male). A questo filone appartengono anche le "ballate" di orrori e deformita' scritte da William Goyen in un lambiccato stile ipnotico ( "Come the restorer", 74).

La qualita' meta-narrativa della narrativa sudista e' venuta alla luce durante il Riflusso, portando alla riscoperta di scrittori come Reynolds Price, che ha coniato la versione moderna della tradizionale saga familiare in un gotico lirico e anti-sensazionale ( "Surface of the earth", 75, e "Kate Vaiden", 86), e Peter Taylor, bardo dei rituali di casta dell' alta borghesia delle cittadine meridionali, che in "A summons to Memphis" (86) ha rinnovato i fasti della commedia di maniere.

E' indubbio l' ascendente che la letteratura sudista esercita sul pubblico di tutta la nazione, il quale in essa riconosce le proprie stesse radici. Dalla massa dei titoli di successo si possono estrarre "Confessions of Nat Turner" (67) di William Styron, storia di una rivolta di schiavi negri, "Child of god" (73) di Cormac McCarthy, "Lonesome dove" (85) di Larry McMurtry, bardo degli ultimi cowboy. sorta di poema pastorale ambientato fra le popolazioni isolate delle montagne e resoconto glaciale della mania omicida di un pazzo.


Il Ghetto
La letteratura negra dovette molto al riflusso verso il primitivismo da parte delle avanguardie. Fu questo fenomeno che favori' la "Harlem renaissance". I padri del pan-africanesimo, del recupero del folclore originario, furono il militante William DuBois, con "Quest of silver fleece" (11), lo sperimentatore Jean Toomer, con "Cane" (22), Claude McKay, con "Home to Harlem" (28), e James Johnson, con "The autobiography of an ex colored man" (12).

La letteratura negra ha prodotto soltanto episodicamente opere di valore universale, limitandosi troppo spesso alla denuncia sociale di "Native son" (40), il romanzo di Richard Wright, il quale, inserendosi nella corrente dei "realisti di Chicago", annuncio' praticamente l' avvento dello scrittore di colore di statura internazionale, di "Their eyes were watching god" (37) di Zora Hurston, di "Beetlecreek" (50) di William Demby, o di "If he hollers let him go" (45) di Chester Himes.

"Invisible man" (52) di Ralph Ellison ando' oltre: fu il libro che introdusse il tema piu' sfruttato del Dopoguerra: la ricerca di un' identita' da parte di un individuo alienato da una societa' che non riesce piu' a comprendere. Ellison defini' per primo il tragico destino dell' "homo americanus", creando al tempo stesso il mito e la maschera piu' popolari della letteratura moderna. "Go tell it on the mountain" (53) di James Baldwin ha invece l' aria di un sermone, che dalla vita quotidiana del ghetto tenta di ricavare una parabola sui valori morali dell' umanita'.

Recentemente la narrativa negra si e' aperta a nuovi temi, di cui fanno fede lo sperimentalismo di Ishmael Reed, autore di grotteschi pastiche ( "The last days of Louisiana Red", 74) che si ispirano per la forma ai cartoni animati, per lo stile al folklore negro, e per i contenuti ai rituali voodoo; e la saga familiare di Alex Haley, "Roots" (76), che cerca di impostare su basi storiche il dibattito sui valori autentici della civilta' afro-americana.

Affine per certi versi e' la letteratura indiana, che vanta in "House made of dawn" (69) di Scott Momaday il suo manifesto.


Le "Womanist"

Particolare risalto sta assumendo la narrativa femminile di colore (le cosiddette "womanist"). Gayl Jones, con "Corregidora"(76), Toni Morrison, con "Tar Baby" (81), sull' alienazione culturale dei negri, o nel racconto horror di "Beloved" (87), Alice Walker, con "Color purple" (81), complesso esperimento linguistico, guidano la fila di un vero e proprio movimento.

Le scrittrici nere rappresentano la classe discriminata per eccellenza, le donne di colore, soggette a entrambe le discriminazioni principi del secolo.

Per secoli la civilta' nera e' stata illustrata ai bianchi soltanto dai negri maschi, conferendole una dimensione certamente parziale. I suoi bardi (i bluesman) erano maschi, e cantavano da una prospettiva maschia e maschilista. Nei loro blues la donna era soltanto l' oggetto del desiderio sessuale o la moglie-incubo.

Le scrittrici nere degli anni Ottanta descrivono il mondo del ghetto dalla loro prospettiva. Non c'e' alcun odio per l' uomo bianco, ne' l' amarezza di una vita di stenti. C'e' l' odio per l' uomo nero, brutale e selvaggio, oppressore spietato di ragazze inermi

Il fenomeno di ribellione nero-femminista ebbe origine dal dramma poetico-musicale di Ntozake Shange, "For colored girls who have considered suicide", messo in scena a Broadway nel 1976. Fu quello il primo atto di denuncia del maschio di colore. Nel 1979 la sociologa Michele Wallace pubblico' un saggio su "Black macho and the myth of superwoman" in cui attaccava ancora piu' a fondo l' ipocrisia maschilista dei negri, facendo notare come i militanti dei movimenti di liberazione avessero sempre escluso le donne, e pertanto si fossero comportanti in maniera piu' abietta e anacronistica dei bianchi che combattevano: quei negri avevano lottato per i loro diritti civili di "maschi", accettando senza mai metterlo in discussione il ruolo del maschio nella societa' bianca.

Dalla pubblicazione di "Color Purple" in poi la letteratura americana e' stata invasa dallo stereotipo del negro ladro, sadico, incestuoso e bruto. A conferma di cio' che il Ku Klux Klan aveva sempre sostenuto ...


Propedeutica: Introduzione alla Cultura dell' Era Nucleare

Per introdurre le tre correnti del romanzo americano contemporaneo che riteniamo piu' qualificate a rappresentare la loro epoca, occorre prima approfondire brevemente quei fattori, tipici della societa' statunitense e spesso disprezzati da quella europea, che hanno di fatto contribuito in maniera sostanziale all' evoluzione della narrativa, imprimendole proprio i tratti piu' originali.

La comicita' e' il fattore comune a quasi tutta la narrativa, seria e leggera, dell' ultimo ventennio. La comicita' americana ha diverse sorgenti, che nel tempo si sono fuse e vicendevolmente influenzate. Quattro in particolare sono ancora ben identificabili: i comics (fumetti), la sophisticated comedy, la tradizione sudista, la tradizione ebrea.

I fumetti hanno imposto diverse convenzioni: la struttura ciclica (ogni "strip" replica la stessa situazione all' infinito), la concisione delle battute e dei gesti, il "tipo" centrale attorno a cui ruotano tutte le scene, nonche' il linguaggio popolare e "slang". La commedia sofisticata, importata dalla Mitteleuropa, ha contribuito alla nascita di provetti dialoghisti, ed e' la prima fonte di ogni vicenda imbastita sul battibecco maschio-femmina. La tradizione sudista e' in realta' composita sia nel tempo sia nello spazio: comprende il folclore di Twain, gli spettacoli che si tenevano sui battelli del Mississippi, le compagnie itineranti ("minstrel show") che proponevano una versione aggiornata della commedia dell' arte, etc. Quella ebrea risale nei secoli a una figura stereotipica di comico burlesco (lo "schlemiel") che tanta parte ha avuto anche nel cinema (Groucho Marx, Jerry Lewis, Woody Allen).

Con la comicita' in senso lato altre forme influenti di "sotto-cultura" sono stati il thriller e la fantascienza: la suspence del thriller e' un ottimo veicolo per comunicare angoscia; la fantascienza esorcizza l' alta tecnologia proiettandola in mondi avventurosi.

Il thriller ha una tradizione secolare, che parte dai racconti dell' orrore di Poe, passa per i gialli investigativi inglesi e giunge al film noir (Hitchcock, Lang, Welles). Il trait d' union con la letteratura horror e' rappresentato da scrittori come John Carr ( "Haunted house", 34) e Cornell Woolrich ( "Bride wore black", 40). Contemporaneamente nacquero i primi eroi americani del poliziesco, i detective maestri nel risolvere enigmi al termine di indagini piene di suspence: Philo Vance di S.S. VanDine ( "Benson murder case", 26), Ellery Queen dei cugini Ellery Queen ( "Roman hat mistery", 29), Nero Wolfe di Rex Stout ( "Fer-de-lance", 34). Presto si venne definendo una scuola meno superficiale del giallo, la cosiddetta "hard-boiled school", caratterizzata da scenografie violente e realiste che hanno per protagonisti "duri" del mestiere. Assai rappresentativi del clima del loro tempo furono: negli anni Trenta Dashiell Hammett, inventore di Sam Spade ( "Maltese Falcon", 30), e Raymond Chandler, maestro delle atmosfere grige e violente ( "Big sleep", 39), nel Dopoguerra Mickey Spillane, inventore di Mike Hammer ( "Kiss me deadly", 52), Ed McBaine, le cui storie sono ambientate in un 87esimo distretto di polizia (a partire da "Cop hater", 56), e infine il piu' feroce di tutti, Jim Thompson, che esprime il suo cupo pessimismo attraverso storie di violenza irrazionale (come in "Pop 1280", 64).

Il thriller psicologico ha avuto la sua maggiore rappresentante in Patricia Highsmith, creatrice dell' assassino Ripley in "Talented Mr. Ripley" (55).

In tempi recenti il thriller ha perso le sue connotazioni di genere a parte, e, laddove e' rimasto tale, si e' concentrato nello studio dell' angoscia (Diane Johnson: "The shadow knows") o del mondo dei bassifondi Leonard Elmore: "La Brava," ).

La fantascienza e' stata tenuta viva dai personaggi dei fumetti (gli eroi idelisti dei primordi come Gordon, Buck Rogers e Brick Bradford, e i super-eroi mascherati alla Superman e Batman, fino all' epopea della Marvel, con centinaia di personaggi dotati dei piu' strambi super-poteri), fino alla riscoperta cinematografica dovuta alle saghe galattiche di Lucas. In letteratura la fantascienza e' figlia dell' horror, per tramite del genere "fantasy" iniziato da Howard Lovecraft con libri come "Call of Chthulha" (29) e proseguito fino ai mostri pop di Stephen King ( "It", 86).

Il genere ha dato il meglio nell' umanesimo lirico di Ray Bradbury ( "Fahrenheit 451", 53) e nelle fiabe poetiche di Theodore Sturgeon ( "More than human", 53), Gli anni Sessanta hanno invece visto il proliferarsi delle "space opera" e dello sperimentalismo. Philip Dick esprime il suo profondo pessimismo in avventure spettacolari e visionarie ( "Ubik", 69); Tadeusz Zelazny scrive storie immerse in un futuro mitologico ( "Lord of light", 67); Robert Heinlein ( "Glory road", 63) e' innanzitutto un satirista consumato; Samuel Delany ( "Dhalgren", 75) e' il bardo della fine della civilta' metropolitana; e il limite e' rappresentato dal parodismo surreale di Kathryn Kramer ( "A handbook for visitors from outer space", 84). Con l' avvicinarsi del nuovo millennio hanno proliferato anche le profezie post-apocalissi, come "Fiskadoro" (85) di Denis Johnson.

Questi e altri elementi della cultura popolare confluiscono, piu' o meno dichiaratamente, nella narrativa dell' ultimo quarto di secolo. Ma un fattore soprattutto va citato a giustificazione dello stile letterario multiforme di questi anni: la capacita', unica, di assimilare e miscelare gli ingredienti piu' disparati. Per effetto dei mass-media, del melting-pot, degli spostamenti massicci di popolazione, della diffusione capillare delle mode, la societa' americana assimila qualunque novita' in tempi minimi ed e' subito in grado di riciclarla sotto forma di prodotto di massa. L' esempio piu' tipico di questa prassi e' la musica di consumo, che e' ormai una super-koine' in cui sono confluiti tutti i generi e le tradizioni musicali del pianeta.

Fin qui non abbiamo citato alcun ascendente letterario per questa generazione di scrittori, ma almeno due nomi bisogna farli: Melville, per la sua metafisica visionaria, presa in prestito dalla Bibbia (la Bibbia che e' tuttora il libro piu' venduto negli States), e James, per lo psicologismo virtuosistico dei suoi ultimi romanzi. Aggiungere Joyce per lo stream-of-consciousness, oppure Kafka, o Proust, sarebbe lecito con il senno-di-poi (viste le innegabili somiglianze di stile), ma poco corretto se si considera la scarsa penetrazione che questi autori hanno avuto al di fuori di un ristretto ambiente intellettuale. Come non e' giustificata l' eccessiva importanza attribuita talvolta all' uso delle droghe o alle religioni orientali per rendere conto di alcuni scrittori: non bisogna confondere la causa e l' effetto.

Infine non ci pare corretto dare risalto alla letteratura negra e a quella femminista, che esistono si', ma provano esattamente il contrario di cio' che si vorrebbe dimostrare, e cioe' che entrambe sono ancora a un livello molto embrionale ed e' dubbio se mai riusciranno a passare nello stadio evolutivo successivo: la loro sembra una tematica troppo scontata e ristretta, destinata inevitabilmente a ritorcersi contro loro stessi man mano che le condizioni di vita mutano. Non a caso i primi autori negri e le prime scrittrici di prestigio internazionale sono stati quelli e quelle svincolati dalle tradizionali tematiche di "condizione del negro" e "condizioni della donna".


Il Romanzo nell' Era Nucleare

Venendo finalmente alla narrativa contemporanea, ci pare che si possano identificare quattro filoni principali: quello sperimentale, quello satirico, quello ebreo, e quello tragico degli "impassivi".


Narrativa Sperimentale
La prima corrente scaturisce dalla confusione mentale del Dopoguerra e riflette fedelmente il caos morale dell' epoca. Dato atto ad Henry Miller di essere stato precursore del "viaggio" (nelle molteplici accezioni di itinerario geografico, itinerario mentale, itinerario memoriale e "trip" allucinogeno) con i suoi due "Tropici" degli anni Trenta ( "Tropic of cancer", 34, e "Tropic of capricorn", 39), si devono ricordare altre due influenti anticipazioni, e cioe' le voci isolate di Anais Nin, che diede in "Ladders to Fire" (46) una tormentata storia d' erotismo lesbiano, resa con le tecniche del flusso di coscienza, e di Vladimir Nabokov. Nabokov, uno dei maggiori e piu' barocchi stilisti del secolo, aveva iniziato la sua carriera americana con racconti comici come "Pnin" (57), e trovo' il successo con la satira sessuale di "Lolita" (55), sulla passione morbosa di un uomo di mezza eta' per una bambina, ma diede le prove piu' ambiziose nel crittogramma di "Pale fire" (62) e nel groviglio di morbosita' di "Ada" (69), storia romantica e nostalgica di un amore incestuoso fra fratello e sorella che sono l' uno l' immagine speculare dell' altra.

Vanno citati anche i libri kolossal tendenti al delirio incontrollato che costituirono negli anni Cinquanta una breve moda critica, in particolare i tre monolitici pastiche di cultura alta e bassa che John Gaddis ha prodotto nell' arco di ben trent' anni: "Recognitions" (55), "JR" (76) e "Carpenter's gothic" (85).

Si esce dall' episodico con la "Beat Generation" dei secondi anni Cinquanta, a cui sono stati ricondotti talenti assai lontani fra loro come William Burroughs e Jack Kerouac. Il tema di troppi era la cronaca apocrifa, sacrilega e blasfema della loro stessa generazione, una sorta di auto-esaltazione collettiva che oggi suona spesso smodata e pretenziosa, ivi incluse le "Notes of a dirty old man" (69) di Charles Bukowsky e "Fear and loathing in Las Vegas" (71) di Hunter Thompson, piccolo Omero goliardico del mito sesso/musica/droga. A salvarsi sono gli autori piu' autentici e modesti: Ken Kesey, leader del movimento psichedelico di San Francisco, autore di una metafora disperata sulla lobotomia sociale, "One flew over the cuckoo's nest" (62); e Alfred Chester, omosessuale visionario che in Africa compose la fiaba dissoluta "The exquisite corpse" (67).

Se Kerouac, limitato dall' approccio bohemienne (sesso-droga-jazz) nei suoi libri manifesto ( "On the Road", 57), scritti in forma di flusso di coscienza, riesce soltanto in "Doctor Sax" (59) a dispiegare la sua mania autobiografica in un' affascinante performance stilistica, Burroughs appare piu' cauto nel campo del Dada-documentario della vita underground e piu' conscio degli strumenti a disposizione dello sperimentatore: la tetralogia che comprende "The Naked Lunch" (59) e "Nova Express" (63) violenta con sadismo sanguinario la forma letteraria facendo ricorso alle pratiche piu' disparate, ma soprattutto esprime con devastante disperazione il suo pessimismo cosmico sulla morte di Dio e sull' ascesa del nuovo Dio tecnologico, attraverso una satira feroce del capitalismo, della sessualita' borghese, del razzismo, della psichiatria, etc.

Alla corrente sperimentale si possono associare anche due scrittori di notevole creativita', entrambi piu' o meno occupati nello descrivere stati della mente alterati che riflettono mitologie e subconsci dell' uomo moderno.

I romanzi di John Hawkes immergono la psiche in paesaggi opprimenti (deserti, isole, zone belliche, etc) che riportano al surrealismo francese e a Kafka. Da un lato Hawkes crea atmosfere da incubo (talvolta utilizzando strumenti dell' horror) e dall' altro conferisce ai personaggi un valore mitologico: nell' insieme costruisce cupe metafore del destino umano. "Cannibal" (49) e' una inquietante profezia della Terza Guerra Mondiale: segni e simboli delle due guerre precedenti si confondono nella rivalita' che oppone fra le macerie della Germania "anno Zero" un motociclista americano e un tiranno tedesco. "Lime twig" (62) e' una metafora dell' auto-distruzione insita nelle devastanti pulsioni sado-maso dell' erotismo.

Thomas Pynchon affronta i paradossi psichici della societa' moderna con un senso caustico della sua incalzante nevrosi. "V" (63) e' la storia di una duplice ricerca di identita': nel tentativo di scoprire la verita' sulla morte misteriosa del padre, Stencil deve districarsi nelle maglie dei segreti di stato, inseguire il mito di una donna il cui nome comincia per V, e finisce per approdare ad una civilta' primitiva dell' Africa nera, mentre Profane si muove per inerzia e senza riferimenti all' interno di un gruppo di intellettuali nevrotici. Il protagonista di "Gravity's rainbow" (73) e' sospetto di attirare i missili nazisti sull' Inghilterra con le sue erezioni e come tale diventa oggetto di oscure macchinazioni da parte di grotteschi organismi di sicurezza alleati, in un thriller che attacca con ferocia la civilta' tecnologica e le pulsioni subliminali della devoluzione. I personaggi di Pynchon sono stereotipi caricaturali delle tragedie esistenziali del nostro tempo. Ma il messaggio dei suoi libri e' piuttosto contenuto nelle trame, a loro volta grottesche caricature di destini umani, affollate di simboli, di stereotipi, di citazioni, etc. Quello che si scatena sugli eroi di Pynchon e' un vero uragano di eventi, un maelstrom di imprevisti il cui senso ultimo (ignoto) e' la vera morale.

Altri libri hanno contribuito negli ultimi anni a impostare nuovi modelli narrativi. In particolare taluni scrittori riflettono sul senso dell' esistenza umana e sul suo destino attraverso metafore narrative. "A hall of mirrors" (66) di Robert Stone e' una fantasia apocalittica che concede un futuro soltanto agli esseri corrotti, brutali, disumani. "Omensetter's luck" (66) di William Gass, uno dei massimi virtuosi della lingua, esplora la vita provinciale da un punto di vista meta-linguistico. Robert Coover e' autore sadico e voyeur di cupe allegorie politiche e sociali ( "The origin of the Brunists", 66). In "Gendrel" (71) John Gardner, scrittore di racconti morali assai influenzato dal Medioevo mitico e magico, racconta la leggenda di "Beowulf" dal punto di vista del mostro, descritto come un tipico nichilista alienato del Ventesimo secolo. Walker Percy e' un discepolo dell' esistenzialismo, ossessionato dal mito cattolico dell' Apocalisse, i cui romanzi sono allegorie aventi per protagonisti miti del passato ( "Love among the ruins", 71). John Corrington, nei racconti grotteschi e assurdi di "The actes and monuments" (78), affronta temi metafisici. Il primo romanzo della poetessa Louise Erdrich, "Love medicine" (85), e' una lirica evocazione della vita di una famiglia indiana del Midwest, narrata da sette personaggi. "Mrs Caliban" (82) di Rachel Ingalls e' una fiaba psicanalitica sulla depressione psichica di una donna che ha perso il figlio ed e' tradita dal marito.

I maggiori discepoli dei pastiche pynchoniani di materiali eterogenei, maestri del linguaggio barocco e lussureggiante, fantasisti e acrobati dell' invenzione narrativa, sono: Richard Brautigan ( "In watermelon sugar", 68, profezia sarcastica di una societa' senza stimoli), soprattutto Donald Barthelme, maestro del racconto dell' assurdo ( "City life", 70), Tom Robbins ( "Even cowgirls get the blues", 75, manuale di misticismo consumista), Coraghessan Boyle ( "Water music", 80), Gilbert Sorrentino ( "Mulligan's stew", 79), i libri caotici, narcisistici e popolari, eredi dei minstrel show e della ballata folk, di John Irving ( "The world according to Garp", 78).


Narrativa Satirica
Della persistenza della comicita' popolare fa fede l' opera di Nataniel West, autore di una serie di commedie nere la cui tecnica e' affine ai fumetti e al fotoromanzo, devastate da un macabro abuso del grottesco ( "Miss Lonelyhearts", 34, denuncia del disumano commercio dei sentimenti da parte della societa' capitalista, "A cool million", 34, tragicomiche peripezie di un innocente che crede ancora nel Sogno Americano, e "Day of the locust", 39, satira dell' abnorme e ipocrita comunita' di Hollywood).

Questo umorismo colmo di amarezza lascia il posto, dopo la guerra, a un' ironia piu' scapigliata e divertita, anche se non meno efficace nella satira. In particolare e' all' inizio degli anni Sessanta che il mercato librario americano conosce un boom dei romanzi parodistici. Il settore e' dominato da Peter DeVries, l' umorista per eccellenza della classe media suburbana ( "The Mackerel Plaza", 58) e da Thomas Berger, il piu' felice parodista dell' era ( "Little big man", 64, demistificazione del Far West).

Ma l' autore che si e' imposto, per inventiva e grado di deliquio e' John Barth, che si dedica alla ricerca di quell' identita' perduta che un po' tutti gli scrittori contemporanei accettano come un irrevocabile dato di fatto. L' eroe di "Floating Opera" (56) da' un resoconto del suo ultimo giorno: con una serie di flashback, intervallati con la cronaca delle azioni che sta compiendo, spiega come sia giunto alla conclusione di porre fine alla propria esistenza in quel giorno, e contemporaneamente (gli intervalli) documenta come alla fine decida di non farlo (ed entrambe le decisioni appaiono egualmente insensate). Il suo romanzo piu' spettacolare , "Sotweed Factor" (60), e' scritto in stile settecentesco e ha come protagonista un tipico eroe comico dell' epoca, un poeta laureato al tempo stesso protetto e perseguitato da un misterioso servitore dalle mille personalita'. Il capolavoro comico e' l' epico ed allegorico "Giles Goat-Boy" (66), giallo- fantascientifico che funge anche da parodia dei romanzi alla "1984", della Guerra Fredda, dell' ambizione degli scienziati e della stessa Bibbia: un adolescente fuggito dal recinto di capre in cui lo ha segregato fin dalla nascita uno scienziato matto ed apprensivo, si avventura nel corrotto mondo del vicino campus universitario e viene strumentalizzato dalle feroci lotte intestine in corso, fino a rendersi conto di essere proprio lui il messia profetizzato dal computer- oracolo del campus, e fino a conquistarsi il legittimo scettro di rettore.

In generale i risultati piu' interessanti sono pero' venuti dagli scrittori influenzati dal surrealismo, il cui credo stilistico e morale e' l' anarchismo piu' blasfemo e sfrenato, vedi James Donleavy, titolare di un' ironia provocante degna degli "angry young men" inglesi ( "The ginger man", 55), il caustico Terry Southern ( "Flash and Filigree", 58), Burt Blechman ( "How much", 62, una farsa sul consumismo). Devoti del black humour e della satira barocca, rappresentano la versione per supermarket, autostrade e computer della tradizionale commedia di costume.

Di questa corrente il massimo rappresentante e' Kurt Vonnegut, al quale vanno ascritti demenziali esplorazioni dei luoghi comuni della fantascienza ( "The Sirens of Titan", 61), della scienza, della politica e della religione ( "Cat's Cradle", 63), del mondo degli affari ( "God bless you Mr Rosewater" ,65), della guerra ( "Slaughterhouse Five", 69), con piglio da fumetto e un black humour senza rivali in fatto di cinismo, convergendo sempre sulla sua morale preferita: la totale vanita' dell' esistenza umana. Vonnegut rappresenta il punto terminale di quel mito della "ricerca perenne" che ha permeato la letteratura americana fin dai romanzi d' avventura di James Cooper. Vonnegut fa pervenire i suoi personaggi a una meta, ma soltanto per scoprire che quell' ambita leggendaria meta e' di un' assoluta meschinita'. In "Sirens of Titan", per esempio, il protagonista cerca di venire a capo del complesso criptogramma che e' la sua vita, evidentemente manipolata da una potenza soprannaturale per fini ignoti, e scopre che l' oggetto della manipolazione e' addirittura l' intera civilta' umana, minuscolo ingranaggio in un ben piu' vasto disegno: riparare l' astronave in avaria di un computer alieno. Perche' occorra scomodare miliardi di esseri umani, farli vivere e moltiplicare per millenni, soltanto per riparare un' astronave, non e' detto, ma e' chiaro il messaggio: la nostra esistenza non ha alcun senso, e, se ce l' ha, e' ridicolo.

Joseph Heller e' autore di un insolito libro bellico, "Catch-22" (61), che mescola teatro dell' assurdo e black humour in una satira pungente del militarismo e del capitalismo: generali e colonnelli badano a far carriera piu' che a combattere il nazismo e l' ufficiale di mensa allestisce una societa' privata di gestione del mercato nero, mentre gli aviatori continuano a morire in missioni insensate inseguendo il miraggio del numero oltre il quale scatta il congedo.

Questi scrittori hanno dalla loro una magistrale tecnica narrativa, che trasforma le loro "satire" in complesse architetture verbali.


Narrativa Ebrea
La narrativa ebrea si connota ormai come una delle piu' celebrate nei circoli intelettuali, benche' su di essa pesi il dubbio di discendere piu' direttamente da quelle esperienze realiste la cui tenuta storica e', come visto, in serio dubbio e di essere epigonica nei confronti della narrativa esistenziale europea del Dopoguerra.

Uno dei temi piu' tragici della narrativa ebrea, fin dal fondamentale "Call it sleep" (34) di Henry Roth, e' il senso di isolamento del giovane ebreo, il quale, sopravvissuto alla catastrofe, si sente considerato un fantasma della Storia e non riesce a integrarsi nella societa' che gli ha offerto rifugio. Il complesso di inferiorita' dell' ebreo si traduce nella sua paranoia di essere uno "schlemiel", e qui il tono da tragico muta di colpo in comico.

A smascherare le vere ambizioni dell' intellettuale ebreo fu Norman Podhoretz, con lo scandalo di "Making it" (68). Da quel momento la letteratura ebrea venne riconosciuta, nel bene e nel male, come la prima manifestazione etnica degna di un posto d' onore nell' Olimpo della cultura nazionale. Escluso Singer che scrive in yiddish ed e' una figura piuttosto isolata, i protagonisti della storia sono Saul Bellow, Bernard Malamud, Norman Mailer e Philip Roth.

Bellow ha esplorato la nevrosi urbana in tutte le sue forme: solitudine, ricerca di un' identita', crollo degli ideali, etc. L' approccio picaresco connota "Adventures of Augie March" (53), protagonista una sorta di Huck Finn della metropoli moderna, e "Henderson the Rain King" (59), il cui stravagante avventuriero e' alla ricerca della verita' in un villaggio dell' Africa nera dedito ancora a rituali ancestrali. "Herzog" (64) e' un romanzo epistolare, sorta di diario esistenziale di un intellettuale, ma anche romanzo-saggio sull' alienazione urbana. In "Mr. Sammler's Planet" (70) Sammler riflette sulle conquiste e sugli orrori della civilta' moderna di cui e' stato testimone oculare per capire quale sara' il suo destino, se l' auto-distruzione o la saggezza; "Humboldt's gift" (75) e' la storia di uno scrittore di successo, ossessionato dal ricordo del suo maestro, il quale mori' povero odiandolo. Tutti i suoi romanzi, non escluso "The dean's december" (81), in cui la saggezza degli anziani viene assimilata a una passiva inerzia di fronte all' idiozia del mondo, puntano nella direzione di un pessimismo deterministico pregno di tutte le tragedie dell' umanita', le quali, come una ragnatela di gomma, imprigionano i goffi movimenti dell' individuo, stordito nel marasma dei rimbalzi. La sua e' una moderna commedia di maniere, una narrativa sociale che predilige i derelitti morali, osservando in maniera oassessiva i loro movimenti e i loro umori.

Malamud e' simile nel fatto che mette a fuoco personalita' singole, isolate dal resto della societa', ma il suo interesse e' piu' morale che psicologico. Anche i suoi eroi sono insicuri e alle prese con tremende crisi esistenziali, ma sostanzialamente le loro storie puntano verso un' educazione morale. "Natural" (52) e' un' allegoria sull' allegoria del Sacro Grail, protagonista un campione di baseball. "The assistant" (57) inaugura invece il suo tema preferito: la redenzione dallo squallore grazie alla scoperta di una immensa sorgente d' amore.

Mailer e' assurto a voce morale della coscienza nazionale con i suoi reportage politici (celebri "The naked and the dead", 48, sulla guerra mondiale, e "Executioner's song", 79, ballata su un condannato a morte), nei quali ha messo a punto sia uno stile narrativo giornalistico sia una personalita' di intellettuale hipster; ma la sua fama appare troppo legata agli avvenimenti di cui tratta.

Con "Portnoy's Complaint" (69) Roth ha creato la quintessenza di questi eroi ebrei, succubi della dialettica che contrappone i valori secolari della loro tradizione e quelli moderni, piu' cinici e meccanici, della mitologia americana. Con questo libro, dove fantasie sessuali e incubi freudiani si fondono in maniera esilarante, e con il piu' ambizioso "My Life as A Man" (74), studio della sessualita' maschile che si spinge oltre la psicanalisi, Roth si e' affermato come il principale romanziere psicologico d' America. Freud e Kafka sono i numi ispiratori anche della saga di Zuckerman, attraverso piccoli capolavori tragicomici come "Ghost writer" (79) e "The Prague orgy" (85).

Alle spalle di questa generazione proliferano i nomi, e si possono subito segnalare: Herbert Gold, autore di un resoconto sferzante della degenerazione borghese in "Salt" (63); Edward Wallant "Pawnbroker" (61), contorta analisi di conflitti morali; Bruce Friedman, che in "Stern" (62) ha dato una fantasia comica sulla mania di persecuzione di un ebreo urbano; Stanley Elkin, autore di "A bad man" (67), una commedia amara su un commesso alienato; Jerzy Kosinsky, che nella pungente satira di "Being there" (71) ha denunciato il vuoto culturale della societa' dei media visivi; e Edgar Doctorow, che in "Ragtime" (75) prende a pretesto il mago Houdini per una ricostruzione nostalgica del clima del primo Novecento.


Gli Impassivi
Benjamin DeMott, in un articolo del Luglio 1984, ha coniato il termini "Gli Impassivi" per denotare ua generazione di scrittori che osserva ogni sorta di orrori, materiali e morali, con glacialita' e indifferenza al limite del piu' disumano cinismo.

Noi crediamo di poter far risalire questo atteggiamento a "City of night" (63), opera d' esordio di John Rechy, nel quale il mondo di travestiti, ladri e assassini di Los Angeles viene esaminato senza il benche' minimo coinvolgimento emotivo, e all' affresco maniacale di "Last exit to Brooklyn" (64) di Hubert Selby, aggiacciante campionario di violenza.

Un fenomeno piu' generale e' quello del "Sixties fade-out", ovvero del lento disfarsi di quel tessuto di impegno idealistico che era stato tipico degli anni Sessanta. Le storie del nuovo decennio parlano soprattutto di disgregazione dei valori morali, di cinismo, arrivismo sfrenato, indifferenza per la sorte del prossimo, di violenza fisica e morale, di un feticismo maniacale. Quella descritta da questi autori e' una societa' in cui non e' piu' possibile stabilire relazioni umane. E' una clamorosa rinuncia all' identita', quella stessa identita' la cui ricerca era stata un po' il leitmotiv dei Sixties.

Ne sono caratteristici esempi i drammi efferati di Joyce Carol Oates ( "Bellefleur", 80), le protagoniste alienate di Joan Didion, erede della tradizione giornalistica di Mailer e Vidal ( "Play it as it lays", 70), e l' eroina tragicomica di "Fear of flying" (74) di Erica Jong.

La nuova Boheme del Greenwich Village, quella del punk e del post-moderno, viene alla luce nei romanzi di Kathy Acker "(My death my life by PierPaolo Pasolini", 84), complessi esercizi di pornografia verbale e di ricostruzione della forma narrativa.

Il post-modernismo e' l' espressione piu' naturale dell' economia globale edificata nel tardo capitalismo. L' elevato grado di "consumazione" della societa' tardo-capitalista impone continue trasformazioni di stile e un' enfasi sul "prodotto", ovvero sul "packaging", sulla riproducibilita' e sulla distribuzione. La qualita' del prodotto e' secondaria per la sua vendita. E' la "trash culture".

La "commodity" viene venduta innanzi tutto tramite i mass media. I mass media annullano differenze spaziali, distribuiscono tutto ovunque, soddisfando la fama di consumatori sempre piu' onnivori. Le "shopping mall" offrono tutti i prodotti esistenti: tutto puo' essere acquistato. Lo spazio non e' piu' reale, soltanto il tempo lo e'. I "luoghi" sono tanto reali quanto un pezzo di mobilia. Viaggiare e' equivalente a "collezionare" luoghi.

La nuova ideologia letteraria e' meta-narrativa: usare la narrativa classica come elemento compositivo. Il significato e' nella forma, non nel contenuto. Pluralista, ricombinatoria e irrazionale, la nuova narrativa mira unicamente a produrre "prodotti". I maestri sono Pynchon e Barthelme, fondatori della narrativa del pastiche.

Tom Wolfe, in "Bonfire of Vanities" (87) ha dato l' affresco naturalista di New York che riassume tutti i temi, satirici e tragici, della vita moderna.


Il Minimalismo

Il revival del racconto breve e' stato interpretato negli anni Ottanta come una forma di "minimalismo".

Il trauma del Vietnam, la paura latente per la crisi energetica, il disagio di fronte al Watergate sono tutte concause che hanno contribuito a mutare le ambizioni degli scrittori americani. Quella del "great american novel" e' rimasta un' utopia irrealizzabile, cosi' come la "great american nation", e la disillusione ha spinto gli intellettuali ad abbracciare l' ideologia di una piccola anti-epica America,il cui corrispondente in termini letterari e' il racconto breve.

Ma c' e', soprattutto, una ragione di mercato. Il lettore medio e' impaziente di fruire in tempi sempre piu' brevi i prodotti della societa' dei consumi. Il tempo che puo' dedicare alla narrativa e' cio' che avanza da altri svaghi, il cinema, la televisione, la musica, lo sport, etc. E' disposto a compiere lo sforzo mentale di concentrarsi nella lettura di un' opera d' arte solamente se ci sono delle probabilita' che giunga al termine prima di essere distratto dai suoi altri mille impegni.

Esiste poi una terza ragione del successo del racconto. Essa ha origine da una tipica crisi di rigetto, rigetto nei confronti di due fenomeni tipici della societa' americana, per quanto antitetici.

Il primo e' la pedanteria degli intellettuali tradizionali (non a caso spesso vittime di pesanti satire da parte dei nuovi autori). Questi relitti di cultura europea portano con se' tutti i difetti comportamentali degli accademici d' Oltre Atlantico: scarsa comunicazione con il pubblico, scarsa comprensione del mondo reale, scarsa disponibilita' per un linguaggio comprensibile da tutti, scarsa immaginazione e voglia di rinnovarsi. In America il culto dell' "europeo" ha fatto si' che i "pedanti" fossero ancor piu' pedanti. I college sono tuttora infestati da codici di comportamento anacronistici. Naturalmente la generazione degli anni Sessanta, insofferente fin dall' adolescenza nei confronti dell' intelligentia ufficiale, sfoga ora le proprie antipatie anche nel ripudiare le forme "alte" della letteratura americana, e in particolare quella del romanzo-fiume.

Il secondo fenomeno di rigetto e' dovuto all' esasperante aspetto propagandistico della societa' dei consumi. L' americano medio e' bombardato di pubblicita' ad ogni ora del giorno e della notte e in ogni luogo, pubblico o privato. L' iperbolismo della propaganda, aiutata ora anche dall' alta tecnologia, si e' propagato in molti aspetti della vita privata e del mondo del lavoro. La reazione a questo fenomeno e', naturalmente, la sinteticita'.

A voler essere pignoli, si potrebbe anche osservare che il minimalismo ha delle sottili motivazioni moral-filosofiche. Il linguaggio eccessivo, esibito e abusato, ha un chiaro marchio di dissolutezza che la societa' americana non puo' perdonare. Il ritorno al minimalismo e' anche una ennesima vittoria del puritanesimo piu' compito sul cattolicesimo barocco.

A conferma di cio', il minimalismo e' anche minimalismo di ambienti. Le metropoli oppressive e i grandi spazi aperti del romanzo americano classico stanno cedendo il passato agli "shopping center", ridotti a metafora dello squallore della vita moderna. Gli eventi sono egualmente miserabili, simbolizzati dalla dittatura del televisore in salotto.

Fra i precursori del genere va senz' altro citato John Cheever ( "Falconer", 77, odissea di un disadattato), caustico bardo dei bianchi suburbani. Fra i maestri (letteralmente) e' Maureen Howard, con le sue storie di madri che suonano parafrasi autobiografiche ( "Expensive habits", 86).

Raymond Carver, e' l' iniziatore ufficiale del movimento, con la raccolta "Will you please be quiet" (76).

Due autori il cui stile minuto e vernacolare si ispira a Chandler ambientano i loro romanzi nel grottesco milieu urbano: tanto il vagabondaggio dell' impiegato di "Bright lights big city" (84) di Jay McInerney, quanto il kammerspiel familiare di "Two against one" (88) di Fredrick Barthelme.

Il romanzo storico di William Kennedy, "Ironweed" (83), con il suo popolo di miserabili e disperati, e' riveduto e aggiornato a questo standard.

Indirettamente appartengono a questa generazione anche le "soap opera" di Ann Beattie ( "Love always", 85), l' intensa e intricata narrativa "perduta" di Ford Richard ( "Sportswriter", 86), e la depressa cronaca familiare di Jayne Phillips, "Machine dreams" (84), dilaniata dall' incubo della guerra.


Lo Stato dell' Arte

E' il ciclo generazionale che si completa: il passaggio dall' azione pubblica dell' era Kennedy (passione, idealismo, attivismo, riforma) all' interesse privato dell' era Reagan (disincanto, materialismo, inerzia, conservatorismo). La visuale sulla societa' di restringe a piccoli nuclei insignificanti, rinuncia all' affresco storico. E' una letteratura post-catastrofe, dedicata ai sopravvissuti. Non e' un ritorno all' introspezione, ma all' intimita': entrando nella vita privata dell' individuo non vi trova una coscienza, ma l' assenza di una coscienza. La Storia non esiste piu', esiste soltanto un "quotidiano" locale.

Si e' instaurato un senso generale di astio nei confronti dei Sixties (l' equivalente americano del nostro "Sessantotto"), colpevoli di aver generato questo clima di catastrofe. Giustamente e' stato detto che l' America sembra piu' prostrata oggi che alla fine della Seconda Guerra Mondiale: se non altro allora aveva vinto la guerra.

E certo non sono uno spettacolo piacevole le gloriose comuni oggi popolate di drogati afflitti da miseria, solitudine, canizie precoce e AIDS; ne' i reduci delle battaglie sui diritti civili, che oggi bazzicano Wall Street e il "top management" delle maggiori "corporation"; ne' gli intellettuali anarco-pacifisti dell' epoca, che alle interviste degli europei rispondono come se quelle fossero state marachelle di adolescenti. La generazione dei Sixties (non meno dei "sessantottini" Europei) rivela agli occhi delle nuove leve la profonda stupidita', ipocrisia, miseria morale e, in ultima analisi, inutilita' di quell' era.

La generazione dei Sixties ha causato danni incalcolabili all' arte (all' epoca disprezzata secondo i dettami di un perverso realismo sociale), alla scienza (osteggiata come braccio secolare del capitalismo), e alla societa', inquinata (grazie alla rivoluzione sessuale) da milioni di famiglie disgregate. E sono proprio i figli senza genitori di queste famiglie a puntare il dito contro quella generazione.

Grosso modo, gli anni Cinquanta sono stati gli anni della repressione sessuale, gli anni Sessanta sono stati gli anni della rivoluzione sessuale, gli anni Settanta sono stati gli anni della politica sessuale (del femminismo, del divorzio e dell' indipendenza). Le scrittrici degli anni Ottanta rimettono in discussione questa parabola storica, o perlomeno il prezzo altissimo che la donna ha dovuto pagare: l' alienazione e l' isolamento, a livelli fino ad allora ignoti alla razza umana. E certo suonano ridicole e infantili le profetesse (americane ed europee) dell' emancipazione, che dell' emancipazione, evidentemente, avevano visto soltanto la superficie.

Si comprende sempre meglio il ruolo avuto dagli anni Sessanta. Hanno certamente risvegliato le coscienze, trasformando il testimone in protagonista. E questa rimane la loro eredita' piu' importante. Per effetto di questa presa di possesso del proprio ego, pero', hanno finito con il travisare i varii movimenti di liberazione, o meglio quell' unico grande movimento di liberazione dell' individuo, in un' ideologia secondo cui il benessere personale viene prima di ogni altra cosa. Da cui i rituali sfrenati di sesso e droga che hanno messo in ginocchio la societa' americana.

La biblica venuta dell' AIDS, sorta di anticamera del giudizio universale, sta incidendo ancor piu' profondamente nel tessuto sociale americano, generando una reazione a catena di ripensamenti sulle abitudini (se non sulle ideologie) dell' americano e dell' americana medii.


Il Romanzo nell' Era Informatica

Concludendo, la narrativa americana puo' essere osservata da molteplici angolazioni, che possono fornire panoramiche contrastanti. La corrente realista, che ha a lungo goduto i favori della critica internazionale, non appare certo come la piu' autentica ed originale voce del paese. Al contrario si riscontra facilmente che esistono narratori insolitamente creativi in fasce narrative tradizionalmente trascurate, come la satira, e la ragione del loro successo e' che esse sono coerenti con l' ambiente.

In quest' ottica riesce facile gettare un' occhio nel futuro. Fermo restando che la corrente realista continuera' a mietere successi critici, per quanto sempre piu' tenui e presumibilmente sempre piu' inquadrati nell' ottica del "giornalismo d' autore", contributi originali si attendono dalle nuove manifestazioni di massa. Il rock non ha finora influito in maniera apprezzabile sulla letteratura e la cosa non puo' che stupire, visto l' enorme ascendente di massa acquisito dai suoi protagonisti.

Il computer sta rapidamente invadendo il privato, e presto i "word-processor" consentiranno a chiunque di scrivere e stampare un libro. Sara' forse questa la grande rivoluzione dei prossimi decenni. Non appena i singoli privati potranno "stampare" velocemente ed economicamente a casa propria, si assistera' a un moltiplicarsi di iniziative per la diffusione delle opere letterarie (qualcosa di analogo a cio' che sta succedendo nel mercato rock con la nascita delle "case discografiche indipendenti" e dello studio di registrazione casalingo).

L' altrettanto rapida diffusione dei servizi Videotex, che consentono di accedere dal televisore di casa al Database di un computer remoto, verra' probabilmente incontro a queste nuove esigenze di diffusione. Dopotutto non e' necessario che il libro sia stampato, anzi la stampa comporta soltanto una serie di costi aggiuntivi (tipografia, distribuzione, libreria), mentre un testo introdotto nel Database a disposizione dell' utenza del Videotex richiede semplicemente tempo per la battitura manuale del testo (da parte dell' autore) e la consultazione sullo schermo del Database (da parte del lettore), entrambe le cose fatte direttamente da casa propria. Sara' semmai il "lettore" a decidere se farne una "stampa" (tramite apposita stampante laser) o leggerlo sullo schermo. In questo modo lo scrittore indipendente sara' in grado di aggirare la selezione delle Case Editrici e gli esorbitanti costi di stampa. D' altro canto il "consumatore" acquistera' un libro direttamente dal produttore (o meglio ne "noleggera'" una copia visiva); grazie al Database, sorta di biblioteca universale, egli avra' a disposizione tutti i libri pubblicati.

Gli Stati Uniti, dove l' impiegato medio gia' oggi si puo' comprare un personal computer con soli due stipendi, saranno certamente i primi a doversi confrontare con questa nuova realta', nella quale la produzione letteraria non sara' piu' sotto diretto controllo della critica ufficiale, e cio' imprimera' una svolta traumatica al concetto stesso di "storia" di una letteratura.


Appendice: Bibliografia Minima

Crane Stephen     Maggie (1893)
Crane Stephen     Red badge of courage (1894)
Norris Frank      McTeague(1899)

Dreiser Theodore  Sister Carrie (0)
Norris Frank      The octopus(01)
Sinclair Upton    The jungle(06)
London Jack       Martin Eden (09)

Wharton Edith     Ethan Frome(11)
DuBois William    Quest of silver fleece(11)
Johnson James     The autobiography of an ex colored man(12)
Anderson Sherwood Winesburg Ohio(19)

Wharton Edith     Age of innocence(20)
Scott Fitzgerald  Beautiful and damned(22)
Lewis Sinclair    Babbitt(22)
Toomer Jean       Cane(22)
Dreiser Theodore  An American Tragedy(25)
Stein Gertrude    The Making of the Americans(25)
Fitzgerald Scott  Great Gatsby(25)
Glasgow Ellen     Barren ground(25)
Van Dine S.       Benson murder case(26)
Hemingway Ernest  Sun also rises(26)
Cather Willa      Death comes for the archbishop(27)
Thornton Wilder   The bridge of San Luis Rey(27)
Lewis Sinclair    Elmer Gantry(27)
McKay Claude      Home to Harlem(28)
Wolfe Thomas      Look Homeward Angel(29)
Faulkner William  Sound and fury(29)
Hemingway Ernest  Farewell to arms(29)
Queen Ellery      Roman hat mistery(29)
Lovecraft Howard  Call of Chthulha(29)

Hammett Dashiell  Maltese falcon(30)
Faulkner William  As I lay dying(30)
Faulkner William  Sanctuary(31)
Faulkner William  Light in August(32)
Farrell James     Studs Lanigan(32)
Caldwell Erskine  Tobacco Road(32)
Porter Katherine  Pale horse pale rider(34)
Roth Henry        Call it sleep(34)
O'Hara John    Appointment in Samarra(34)
Fitzgerald Scott  Tender is the night(34)
Miller Henry      Tropic of Capricorn(34)
West Nataniel     Miss Lonelyhearts(34)
West Nataniel     A cool million(34)
Stout Rex         Fer-de-lance(34)
Carr John         Haunted house(34)
Steinbeck John    Tortilla flat(35)
Barnes Djuna      Nightwood(36)
Faulkner William  Absalom Absalom(36)
DosPassos John    USA(37)
Hurston Zora      Their eyes were watching god(37)
Miller Henry      Tropic of Cancer(39)
Steinbeck John    Grapes of wrath (39)
West Nataniel     Day of the locust(39)
Chandler Raymond  The big sleep(39)

Hemingway Ernest  For whom the bell tolls(40)
Woolrich Cornell  Bride wore black(40)
Wright Richard    Native son(40)
McCullers Carson  Reflections in a golden eye(41)
Himes Chester     If he hollers let him go(45)
Nin Anais         Ladders to Fire(46)
Warren Robert     All the king's men(46)
Cozzens James     Guard of honour(48)
Mailer Norman     The naked and the dead(48)
Welty Eudora      Golden apples(49)
Hawkes John       Cannibal(49)
Algren Nelson     The Man With The Golden Arm(49)
Bowles Paul       Sheltering sky(49)

Demby William     Beetlecreek(50)
Wouk Herman       The Caine mutiny(51)
Salinger Jerome   Catcher in the Rye(51)
Jones James       From Here To Eternity(51)
Ellison Ralph     Invisible man(52)
Malamud Bernard   Natural(52)
Auchinclos Louis  Sybil(52)
Spillane Mickey   Kiss me deadly(52)
Baldwin James     Go tell it on the mountain(53)
Sturgeon Theodore More than human(53)
Bellow Saul       Adventures of Augie March(53)
Bradbury Ray      Fahrenheit 451(53)
Nabokov Vladimir  Lolita(55)
Gaddis John       Recognitions(55)
Donleavy James    The ginger man(55)
Highsmith Patricia Talented Mr. Ripley(55)
McBaine Ed        Cop hater(56)
Barth John        Floating Opera(56)
Morris Wright     Life among the cannibals(57)
Malamud Bernard   The assistant(57)
Nabokov Vladimir  Pnin(57)
Kerouac Jack      On the Road(57)
DeVries Peter     The Mackerel Plaza(58)
Southern Terry    Flash and Filigree(58)
Bourjaily Vance   The violated(58)
Capote Truman     Breakfast at Tiffany(58)
Kerouac Jack      Doctor Sax(59)
Burroughs William The Naked Lunch(59)
Bellow Saul       Henderson the Rain King(59)
Purdy James       Malcom(59)
Goodman Paul      Empire city(59)

Updike John       Rabbit Run(60)
Barth John        Sotweed Factor(60)
OConnor Flannery  Violent bear it away(60)
Vonneghut Kurt    The Sirens of Titan(61)
Heller Joseph     Catch-22(61)
Wallant Edward    Pawnbroker(61)
Nabokov Vladimir  Pale fire(62)
Hawkes John       Lime twig(62)
Blechman Burt     How much(62)
Kesey Ken         One flew over the cuckoo's nest(62)
Friedman Bruce    Stern(62)
Rechy John        City of night(63)
Vonneghut Kurt    Cat's Cradle(63) 
Burroughs William Nova Express(63)
Pynchon Thomas    V(63)
Gold Herbert      Salt(63)
McCarthy Mary     Group(63)
Heinlein Robert   Glory road(63)
Bellow Saul       Herzog(64)
Berger Thomas     Little big man(64)
Thompson Jim      Pop 1280(64)
Purdy James       Cabot Wright begins(64)
Vonnegut Kurt     God bless you Mr Rosewater(65)
Barth John        Giles Goat-Boy(66)
Capote Truman     In Cold Blood(66)
Stone Robert      A hall of mirrors(66)
Coover Robert     The origin of the Brunists(66)
Gass William      Omensetter's luck(66)
Sontag Susan      Death Kit(67)
Zelazny Tadeusz   Lord of light(67)
Elkin Stanley     A bad man(67)
Styron William    Confessions of Nat Turner(67)
Chester Alfred    Exquisite corpse(67)
Vidal Gore        Myra Breckindridge(68)
Updike John       Couples(68)
Brautigan Richard In watermelon sugar(68)
Podhoretz Norman  Making it(68)
Nabokov Vladimir  Ada(69)
Dick Philip       Ubik(69)
Charles Bukowsky  Notes of a dirty old man(69)
Roth Philip       Portnoy's Complaint(69)
Vonneghut Kurt    Slaughterhouse Five(69)
Momaday Scott     House made of dawn(69)

Bellow Saul       Mr. Sammler's Planet(70)
Barthelme Donald  City Life(70)
Didion Joan       Play it as it lays(70)
Gardner John      Gendrel(71)
Percy Walker      Love in the ruins(71)
Thompson Hunter   Fear and loathing in Las Vegas(71)
Selby Hubert      The room(71)
Kosinsky Jerzy    Being there(71)
Pynchon Thomas    Gravity's rainbow(73)
McCarthy Cormac   Child of god(73)
Roth Philip       My Life as A Man(74)
Reed Ishmael      The last days of Louisiana Red(74)
Goyen William     Come the restorer(74)
Jong Erica        Fear of flying(74)
Bellow Saul       Humboldt's gift(75)
Doctorow Edgar    Ragtime(75)
Price Reynolds    Surface of the earth(75)
Robbins Tom       Even cowgirls get the blues(75)
Delany Samuel     Dhalgren(75)
Haley Alex        Roots(76)
Gaddis John       JR(76)
Carver Raymond    Will you please be quiet (76)
Jones Gayl        Corregidora(76)
Cheever John      Falconer(77)
Corrington John   The actes and monuments(78)
Irving John       The world according to Garp(78)
Sorrentino Gilbert Mulligan's stew(79)
Mailer Norman     Executioner's song(79)
Roth Philip       Ghost writer(79)

Boyle Coraghessan Water music(80)
Oates Joyce       Bellefleur(80)
Bellow Saul       The dean's december(81)
Morrison Toni     Tar Baby(81)
Walker Alice      Color purple(81)
Ingalls Rachel    Mrs Caliban(82)
Kennedy William   Ironweed(83)
Kramer Kathryn    A handbook for visitors from outer space(84)
Acker Kathy       My death my life by PierPaolo Pasolini(84)
McInerney Jay     Bright lights big city(84)
Barthelme Fredrick Two against one(88)
Phillips Jayne    Machine dreams(84)
Updike John       Witches of Eastwick(84)
Beattie Ann       Love always(85)
Erdrich Louise    Love medicine(85)
Roth Philip       Prague Orgy(85)
Gaddis John       Carpenter's gothic(85)
Johnson Denis     Fiskadoro(85)
McMurtry Larry    Lonesome dove(85)
Taylor Peter      A summons to Memphis(86)
Ford Richard      Sportswriter(86)
King Stephen      It(86)
Price Reynolds    Kate Vaiden(86)
Morrison Toni     Beloved(87)
Wolfe Tom         Bonfire of Vanities(87)