Perche' pensi che la Projekt stia avendo tanto successo nell'ambito
del rock elettronico/gotico/atmosferico?
"Per due ragioni. La prima e` che il rock tradizionale ha un po' fatto il
suo tempo e molti ragazzi vorrebbero sentire qualcosa di diverso dal solito
assolo di chitarra. La seconda e` che per me questo genere e` diventato una
vera ossessione e sto facendo tutto cio` che posso per promuovere i miei
gruppi".
Come musicista cosa ti ha influenzato?
"Non sono un musicista di adozione. Non ho modelli a cui mi ispiro. Le
canzoni nascono pensando alle persone che mi stanno intorno, non a questo
o quel musicista del passato. Tecnicamente l'influenza maggiore la esercitano
i collaboratori di cui mi servo. Ogni album ha visto musicisti diversi e
loro hanno indubbiamente determinato la "forma", se non i contenuti, dei
brani. C'e` chi e` portato per l'improvvisazione e chi no, chi preferisce
il brano breve e chi preferisce la jam."
Quali sono gli album che preferisci a posteriori?
"{Mesmerized By The Sirens}, {A Chaos Of Desire} e l'ultimo. Sono anche i
tre piu` densi e omogenei."
Hai mai avuto la tentazione di scrivere semplicemente un lungo brano
strumentale?
"Ci ho provato in quest'ultimo album, che e` una lunga suite di canzoni.
Sono ancora incerto se preferire le parole o gli strumenti. Certo l'unico
modo di ottenere una composizione lunga e` di tenere gli stessi collaboratori.
In questo album se non altro mi sono al fianco sempre gli stessi musicisti,
e questo spiega perche' il lavoro risulta cosi` omogeneo. Non e` che sugli
altri album la produzione fosse meno lambiccata: in qualche caso c'erano
cosi` tanti dettagli che non si notavano. In questo il sound si ripete di
brano in brano e ti da` il tempo di assorbirlo appieno."
Chi ascolti?
"Bryars, Part, Gorecki... poca musica popolare. John Cale e Nico in cima
ai miei interessi attuali".
Chi sei?
"Uno dei quattro. Lo so, avremmo dovuto scrivere qualcosa sul disco,
ma siamo tutti e quattro un po' limitati nelle comunicazioni verbali,
onestamente non sapevamo cosa scrivere. Per la stessa ragione abbiamo
preferito fare un album strumentale. Le parole sono un problema, non
una soluzione, e preferiamo dilazionarlo nel tempo il piu` possibile.
Il nuovo disco, comunque, avra` titoli e liriche. Promesso"
La formazione qual'e` allora?
"Siamo in quattro e tre di noi si alternano a chitarre e tastiere: io,
Jason McNeelly e Chris Goyer. Il batterista e` Greg Anderson. Jason, Chris e
io siamo di compagni di liceo. Poi loro se ne andarono in Texas e io
incontrai Greg in Florida. Per una serie di coincidenze ci siamo ritrovati
tutti a New York e abbiamo cominciato a suonare insieme."
C'e` un compositore principale?
"No, contribuiamo tutti in egual misura ai brani."
Influenze?
"Qualche gruppo che ascoltavamo da giovani, soprattutto i
Tones On Tail, ma incoscientemente anche molte bande di amici, gente che
ci ha aiutato fin dagli inizi, che hanno suonato con noi, che frequentiamo
spesso, gente che non conosceresti perche' non hanno ancora un disco."
Quindi c'e` un intero movimento "sub-ambientale" a New York?
"No, non sono necessariamente bande come noi. E poi non sono neppure sicuro
di quale genere sia il nostro. Ogni volta che parlo con un critico mi dice
che assomigliamo a X e Y, ma in realta` noi non abbiamo mai sentito ne' X ne'
Y. Gli ambientali britannici mi piacciono molto, e penso che quel genere
continuera` a crescere fino a diventare la vera "next big thing" del Duemila,
ma noi non c'entriamo."
Il nuovo EP, previsto per gennaio, {Metropolitan Poland}, sara` diverso?
"Abbiamo registrato una dozzina di nuove canzoni e cinque finiranno su quell'EP.
La principale differenza sara` il canto. Dobbiamo riuscire a guarire dalla
nostra timidezza."
Cosa vi ha spinti a coniare questo suono cosi` insolito, fra minimalismo,
Glenn Branca, Neu e ambientale?
"Quando cominciammo cercavamo di fare qualcosa di completamente diverso. Non
avevamo grandi basi musicali. Penso che ci piaceva la repetizione. Ma
onestamente non saprei spiegare perche' abbiamo finito per fare quello che
facciamo."
L'improvvisazione e` importante per voi?
"Stai scherzando? Le nostre canzoni sono rigidamente strutturate. Chi improvvisa
viene licenziato!"
Gli Stereolab? I Bedhead?
"Sai, dicono che assomigliamo agli Stereolab perche' gli Stereolab sono
il gruppo con chitarra e organo piu` famoso del pianeta in questo momento.
la realta` e` che il sound degli Strereolab dipende in larga misura dalle
vocals e dal drumming. Abbiamo una strumentazione simile, ma la composizione
e` completamente diversa. Persino il modo in cui usiamo gli strumenti e`
completamente diverso. Per quanto riguarda i Bedhead, il discorso e` piu`
delicato. Le somiglianze ci sono, a partire dal fatto che siamo entrambi
del Texas e facciamo entrambi del rock soffice."
Allora come nascono queste vostre canzoni cosi` insolite, al limite fra
psichedelia e ambientale?
"Normalmente il punto d'inizio e` rappresentato da una linea di basso o di
organo o persino soltanto da una pulsazione di batteria. Attorno a quello
spunto costruiamo poco a poco il resto. Il sound stratifica poco alla volta
e le vocals sono l'ultima cosa. Il formato flessibile delle nostre canzoni
fa si` che la canzone si possa evolvere naturalmente, quasi come un organismo
che vive per conto proprio."
Pensi che stia nascendo una scuola texana di rinnovamento della canzone rock,
per cui la canzone finira` prima o poi per sparire?
"Penso che sia troppo presto per chiamarlo un movimento, ma il Texas,
specialmente Austin, sta indubbiamente allevando una scena molto vitale.
Da queste parti siamo stati sempre inondati di country pomposo e di boogie
assordante. Dopo un po' questa musica per rozzi cowboy ti nausea. Per reazione
si e` sentito il bisogno di un sound tranquillo e colorato, ancorato a emozioni
piu` tenui e intimiste. Una musica meditata, introversa, pacata. Senza arrivare
agli eccessi della new age, naturalmente. Tutto sommato i Butthole Surfers
avevano cominciato facendo una parodia di quelle musiche chiassose. Noi ci
stiamo spingendo oltre la parodia. C'e` certamente una subdola discendenza dalla
psichedelica degli anni '60, e un debito nei confronti di chiunque abbia fatto
musica meno prevedibile del country e del southern-rock, ma direi che oggi
ogni gruppo va analizzato a parte."
Qualche nota biografica sul gruppo?
"Siamo stanziati nel nord del Texas, ci conosciamo da anni, abbiamo suonato
spesso insieme in diversi complessini locali.
Mark Smith suona la batteria, Lisa Roschmann le tastiere, Lee Gilespe il basso.
Abbiamo tutti gusti diversi, in particolare Lisa odia tutto cio` che gli
altri amano. Lee si ispira ai Red House Painters. Gli altri non penso che
saprebbero dire a chi si ispirano."
E le mille citazioni dagli anni Sessanta? E il modo assolutamente creativo
di rivisitare la tradizione blues? Un miraggio? Un'allucinazione? Forse
soltanto la logica torbida e perversa che contrappone il Texas rurale di oggi
all'America degli anni del boom. In fondo gli AAS vogliono distruggere
il rock che nacque in quegli anni, e non possono farlo che ripartendo proprio
da li`.
Com'e` nato il progetto Bedhead? (L'intervista si svolge via e-mail, e alle
domande risponde il bassista Wheat).
"Matt e Bubba suonavamo musica insieme dalla fine degli anni Settanta,
quando andavano ancora alle scuole elementari. Pero` direi che la loro
attivita` seria comincio` nel 1987. Formarono i primi complessi, quasi tutti con
formazioni insolite, comprendenti viole e violini. Sette canzoni di
"WhatFunLifeWas" e due di "4songCDEP" erano originariamente di quei gruppi
preistorici. Attorno a loro ruotavano alcuni amici, fra cui Trini e Tench.
Fu con Trini, Tench e Kris Wheat (nota che io non avevo mai suonato prima uno
strumento) che nacque il progetto Bedhead."
Cosa fate nella vita reale?
"Suoniamo nei Bedhead".
Le canzoni del nuovo album risalgono davvero allo stesso periodo di quelle
del disco precedente? E da allora siete soltanto vissuti sugli allori?
"Si` a entrambe le domande. Seriamente, siamo stati in tour, e abbiamo
registrato due EP, {4 Song CD EP 19:10} e {Dark Ages}. E poi i giornalisti ci
distraggono con le interviste..."
Vi ritenete musicisti psichedelici?
"Assolutamente no."
Cowboy Junkies, Mazzy Star, Codeine...? Cos'avete in comune?
"Molte cose: abbiamo tutti i piatti nella batteria, corde nella chitarra,
e microfoni per il cantante..."
Tim Buckley? Neil Young? Leonard Cohen?...?
"Siamo tutti musicisti solisti..."
Quanto e` importante l'improvvisazione?
"Il 95% della nostra musica e` composta."
Laconico, ma chiaro. I Bedhead non amano essere ammucchiati con gli altri
gruppi texani.
Le trance vellutate dei loro dischi rappresentano in effetti un tentativo
avvincente di uscire dalla dicotomia che regna da anni nel Texas, quella fra
il sound maschio e ruvido del rock sudista e il sound effeminato ed
intellettuale degli psichedelici. Esiste una terza via al nirvana del rock.
Jason, da come vi e` venuta l'idea?
"Abbiamo cominciato io e Christian, a suonare per conto nostro le cose che
ci faceva piacere suonare per conto nostro. Era una combinazine della musica
che ascoltiamo: musica classica, punk-rock, rap, un po' di tutto. Cos'hanno
in comune queste musiche? Tutto e nulla. A noi interessa soprattutto
l'atteggiamento emotivo, e la qualita` dell'esecuzione. Tutto cio` che e`
ben suonato e mette in campo dei sentimenti e` musica alla pari. Poco alla
volta altri amici presero a suonare con noi, e ogni nuovo membro contribuiva
a definire il sound. In effetti sono le persone a determinare come suoniamo,
non i compositori a determinare chi assumiamo per suonare cio` che componiamo.
E gran parte delle persone sono nostri amici. Se avessimo un amico che suona
l'oboe, probabilmente avremmo gia` composto qualche pezzo per oboe.
Raramente succede il contrario, ovvero che il materiale richieda un certo
strumento e noi si debba andare in giro a cercare di assoldarne uno."
Rachel puntualizza: "C'e` molta gente che viene e va, e ci sono un certo numero di persone che formano il nucleo permanente. Gli interessi individuali sono molto diversi, ma questo facilita invece che ostacolare la collaborazione".
Viene inevitabile il confronto con la Club Foot Orchestra, non fosse altro
per la qualita` mestamente decadente dei loro strumentali.
"Sinceramente non saprei a chi paragonarci. Ogni tanto ce lo domandiamo anche
noi. Il nome della Club Foot Orchestra ci e` gia` stato fatto altre volte,
ma non li conoscevamo. Credo che a influenzarci sia soltanto la comunita`
di artisti di cui facciamo parte. Ci sono amici che ci hanno aiutato a
registrare i dischi, ad allestire concerti, a preparare i video, o anche
soltanto a farci pubblicita`. Tutte queste persone hanno in qualche modo
influenzato la nostra musica."
Dal punto di vista tecnico quali complessi hanno esercitato un'influenza
sul modo in cui improvvisate?
"Senz'altro vengono alla mente diversi nomi: Don Caballero, Tortoise, Shellac...
ma io direi anche Part, Gorecki, per non parlare di Bill Frisell e John Zorn,
entrambi grosse influenze sul mio stile di composizione. E nei nostri brani
citiamo spesso i Talk Talk, un gruppo britannico un po' sottovalutato la
cui estetica (ndi: negli ultimi anni) era molto simile alla nostra."
{Music For Egon Schiele} era originariamente una colonna sonora per un balletto,
vero?
Grimes: "L'esecuzione cosi` solenne puo` darti l'impressione che si tratti
di qualcosa composto a tavolino, mentre invece si tratta di un assemblaggio
di composizioni che gia` esistevano in una forma o nell'altra."
L'ultimo album cosa rappresenta nell'ambito della vostra evoluzione?
Noble: "{The Sea And The Bells} puo` essere considerato il nostro primo
vero album, prima avevamo soltanto selezionato materiale dai nostri archivi.
Aspettammo molto prima di registrare il primo album perche' volevamo essere
certi di fare un buon album. L'ultimo e` invece nato in un lasso di tempo molto
piu` breve.
Se si sente piu` musica d'avanguardia, e` perche' quello e` il nostro retaggio
naturale. Certo, molto Michael Nyman, e molto Steve Reich, che sono due
nostri maestri spirituali. Fanno parte del nostro vocabolario da tempo immemore."
Il pubblico come reagisce?
Grimes: "Al pubblico sembra piacere il diversivo rappresentato dalla nostra
musica. Dal vivo siamo piu` aggressivi, ma non vogliamo comunque essere
caratterizzati con un'etichetta che poi ci vincoli a uno stile particolare.
Non siamo ne` rock ne` classici."
Perche' il nome del gruppo e` dedicato soltanto a Rachel?
Noble: "Perche' quando la conobbi, senza neppure sapere che era una musicista
classica, le regalai un nastro con le musiche che stavamo registrando in
quel periodo. Quello fu di fatto l'inizio del complesso."
Alla fin fine cosa vi distingue dal resto del mondo?
Noble: "Forse il fatto che la nostra arte e` orientata al progetto, non alla
canzone. Non ci interessa tanto scoprire una melodia piacevole o un'armonia
interessante, quanto stendere un progetto di cosa e` la musica per noi, e
poi cercare di realizzarlo con i nostri amici."
Ti consideri vicino ad altri cantautori?
"Tutti i musicisti sono cantautori".
Perche' ti sei ribattezzato Smog?
"Presi la parola da un'intervista di Jello Biafra. Diceva che "smog" e`
il sapore di "jello". Ho scelto uno pseudonimo per due ragioni, uno perche'
rimane aperto a tutte le possibili soluzioni (posso registrare come solista
o come complesso), e due perche' se registri a tuo nome il pubblico assume
che sei tu l'"io" delle tue canzoni, che stai cantando te stesso, che sei il
protagonista unico."
Il pubblico e` importante?
"Si`, ma non mi aspetto molto da loro. L'importante e` che non si sentano
di aver sprecato il loro tempo."
La sua carriera ufficiale si era aperta nel 1990 con {Sewn To The Sky}
(Disaster), che alternava brevi intermezzi dell'assurdo alle canzoni vere
e proprie. Smog arrangio` quelle canzoni con le stecche piu` lancinanti,
con i ritmi piu` fuori tempo, con il canto piu` spaesato.
"Lo ricordo come uno dei migliori. Dovessi farlo oggi forse cambierei
gli arrangiamenti, ma nel complesso rimane quasi perfetto."
Dopo l'EP [Floating] (Drag City) nel 1992 usci` {Forgotten Foundation},
forte di canzoni finalmente regolari come [Burning Kingdom] e [Your Dress].
"Ne ho un buon ricordo in quanto venne registrato meta` a New York e meta` in
campagna. E nel disco si avvertono i due diversi feeling. Mi considero al
tempo stesso urbano e rurale: mi manca l'uno quando sono nell'altro ambiente.
Su quel disco Smog intona anche temi tragicomici come [This Insane Cop],
degna di un David Peel.
"Si`, forse in quel disco c'era un po' di ironia distaccata."
Naturalmente nel giro di pochi anni Smog viene affiancato ai vari Royal Trux, Pavement, Sebadoh e Beat Happening che battono le classifiche del rock alternativo, anche se forse l'unica sua vera controparte e` Daniel Johnston.
Sempre laconico, Smog mi bisbiglia:
"Non so che dire. A nessuno piace essere paragonato ad altri. Poi ti abitui.
E` normale che succeda, non ci leggo piu` di tanto."
{Julius Caesar} del 1993 raffino` lo stile, dando l'impressione che Smog si
fosse convertito agli arrangiamenti del grande studio.
"Non sono d'accordo, l'album non e` piu` arrangiato dei precedenti. Anzi in
ciascuno dei precedenti avevo curato con grande attenzione i dettagli degli
arrangiamenti. Non devi confondere la mancanza di mezzi con la mancanza di
arrangiamenti. {Julius Caesar} ha un suono piu` chiaro, tutto qui."
Come ti e` venuto in mente di reclutare la violoncellista Kim Osterwalder?
"Ero appena arrivato in California, e un amico mi presento` a questa
violoncellista che suonava per Barbara Manning. Mi piacque l'idea di usare
il violoncello."
Checche' lui ne dica brani come [Your Wedding] (chitarra spagnoleggiante e violoncello minimalista) sono persino barocchi paragonati ai dischi precedenti. Il genio armonico di Smog si sublima nell'anemica e abulica [Strawberry Rash], che sembra riprendere le note di [Heroin] dei Velvet Underground, rallentarle, macinarle, affogarle in un umore funereo e annoiato. Il disco conserva il carattere enigmatico dei precedenti. Si capisce che Smog non e` felice, ma non si capisce cosa stia cercando di comunicare. E` quanto meno ermetico il significato di una sonata per violoncello come [One Less Star]...
Come si situa a questo punto {Burning Kingdom}?
"Fu il tentativo di fare un vero disco di musica rock, con un gruppo dal vivo,
registrato dal vivo, suonando dal vivo. Era per me qualcosa di nuovo, non mi
pento di averlo fatto."
E {Wild Love}?
"E` a meta` strada fra {Julius Caesar} e {Burning}: c'e` il complesso in
alcuni brani, ma in altri brani suono soltanto io con i soliti overdub di me
stesso. Entrambi i modi mi dicono qualcosa. Anche quando ci sono altri
musicisti il protagonista rimango io, ma il mood di suonare con altri dal vivo
e` del tutto diverso da quello di registrare me stesso tante volte una
sull'altra."
Il suo pop da camera e' ormai un'arte a se stante: la portante di [Bathysphere] e' un intreccio di minimalismo orchestrale e di solfeggi lunari, sulla quale corrono nervose figure di chitarra alla Television e il cantante imbastisce una litania alla Cure; il lungo, doloroso excursus di [Prince Alone In The Studio] si appoggia a un accorto contrappunto sinfonico, come se i primi King Crimson stessero eseguendo musiche di Nick Drake. Alcune miniature hanno ridotto al minimo la parte vocale, come se a cantare fosse un moribondo, e accentuato al massimo la parte strumentale.
L'EP {Kicking A Couple Around} sembra un deciso ritorno al
sound spartano, solitario e acustico del principio.
"Mi ero stancato un po' di curare gli arrangiamenti di altri strumenti, mi
venne il desiderio di tornare ai tempi in cui registravo semplicemente la mia
musica in camera mia, senza la complicazione di dover interagire con l'ambiente
e altri esseri umani."
{The Doctor Came At Dawn} e` infatti di nuovo interamente suonato da solo...
"L'idea e` sempre quella di tornare ad arrangiamenti molto semplici, non piu`
per necessita` ma per cognizione di causa. I brani tendono ad essere pero`
piu` ambientali che melodici. Una delle mie preferite e` "Hangman Blues",
perche' non ho mai sentito una canzone che suonasse come quella canzone.
Impossibile farlo parlare per piu` di due/tre secondi. La sua musica riflette
in effetti la sua personalita`. E la sua musica in fondo ha semplicemente
ripetuto testardamente lo stesso tema, quello di una vita che sfuma
lentamente nel nulla. Cullandosi nell'ebbrezza dell'inedia e del languore,
Smog sta perpetuando piu` di ogni altro la tradizione dei grandi cantastorie
intimisti e minimali.
E pensare che il gruppo aveva tutt'altro in mente, almeno cosi` sostiene
Dylan Carlson, chitarrista (uno dei tre) e compositore:
"Formai il gruppo nel 1990 a Olympia con due amici che adesso non ne fanno
piu` parte. Ci piaceva l'hard-rock di Free e Black Sabbath, e quello cercavamo
di fare. Con il passare del tempo pero` tentai sempre piu` di suonare cio`
che mi piaceva di quei gruppi ma che quei gruppi non suonavano abbastanza
a lungo. Erano piccoli reperti del loro sound, piuttosto che il sound nel
suoi insieme. Mi resi presto anche conto che cio` che mi piaceva nella loro
musica lo trovavo anche in altre musiche, completamente diverse, come quella
ambientale e quella d'avanguardia. Ci sono dei suoni che fluttuano dentro
gli stili piu` disparati. Poco alla volta quei reperti, quei frammenti,
divennero "il" nostro sound. Il primo EP era ancora molto strutturato, con
tanto di drum machine a fare ordine e un'idea di cosa sia una canzone rock.
Ma dal primo album in poi, i nostri brani divennero ossessive esplorazioni
di quelle cose che ci piacevano."
In effetti il {2} (Sub Pop) del 1993 fa paura: il quarto d'ora di
distorsione in un timbro da armata panzer su [Seven Angels] e` soltanto
l'assaggino. Le altre due suite, [Teeth Of Lions Rule The Divine] e
[Like Gold And Faceted], durano entrambe mezz'ora. La differenza fra l'una
e l'altra e` la differenza fra un "om" e un altro. Sono stati mentali piu`
che brani musicali, onde cerebrali piu` che discorsi compiuti. A differenza
della psichedelia, il suono torvo e opprimente di questi duetti di chitarre
sembra voler trivellare la mente piu` che espanderla.
"Confesso che a tutti noi di allora, cioe` a me, l'altro chitarrista Ian e
l'allora bassista Dan, piaceva molto la indiana musica. Eravamo tutti rimasti
affascinati del minimalismo di LaMonte Young. In un certo senso, inconsciamente,
tentammo di fondere quelle musiche della trance con l'hard-rock della nostra
adolescenza! Con {Phase 3} e` iniziata una specie di involuzione, nel senso che
abbiamo riscoperto il piacere di scrivere canzoni individuali, invece che lunghe
suite,. Da un lato non volevamo ripeterci, dall'altro volevamo tentare di
comprimere lo stesso tipo di intensita` in formati piu` concisi."
E {Phase 3} lascia in effetti intravedere un po' di luce, se non altro nella
frammentazione dell'album in brani piu` concisi (come l'iniziale [Harvey],
ma era ancora ancorato alle partitute titaniche di [Tibetan Quaaludes] e
[Phase 3], suonate con l'intensita` di una sinfonia di Glenn Branca.
"{Pentastar} prosegue in quella direzione, e giunge a uno stile molto piu`
eclettico, almeno per i nostri standard. I pezzi sono indipendenti uno
dall'altro. Quello che perde in omogeneita` lo acquista in varieta`. La
costante di fondo e` sempre li`: un sound in espansione. Comincio anche
a sperimentazione con la strumentazione. In futuro vorrei utilizzare violini,
corni, un po' tutta l'orchestra, e non per giungere a una new age
dell'hard-rock, visto che la chitarra elettrica rimarra` lo strumento
principale, ma per espandere ulteriormente il sound.
Vi riconoscete nella scuola di Seefeel, Main, Spectrum, Spiritualized...?
"Mi piacciono tutti molto, e certamente anche noi abbiamo quella dimensione
ambientale. Ma noi ci stiamo muovendo verso il formato della canzone,
mentre loro mi sembra che stiano facendo l'opposto. Forse stiamo dirigendo
verso la stessa destinazione, ma stiamo camminando in direzioni opposte."
Perche' canti sempre e soltanto attraverso apparecchi che distorcono la voce?
"Ho sempre avuto la passione per deformare il canto. Voglio che il canto sia
semplicemente un altro strumento, non un veicolo per i testi. Piu` lo distorci
e piu` diventa simile a uno strumento. All'inizio non mi ponevo per nulla il
dilemma di come diventare un buon cantante rock. Prendevo in prestito qualunque
cosa potesse deformare il canto. Adesso forse sto anche cercando di diventare
un vero cantante, ma sono ancora troppo affascinato dall'idea di alterare il
suono della voce umana in modi sempre piu` spettacolari. Ogni volta che scopro
un nuovo apparecchio lo devo sperimentare subito sulla prima canzone che
componiamo".
Su {Smack Bunny Baby} spiccavano un paio di ritornelli dolorosi alla Nirvana,
[I Fuzzbot] e [Hurting Me], ma dappertutto brillava un piglio follemente
surreale che si esprimeva in filastrocche demenziali e scenette alla Devo,
culmine il punk-abilly della title-track.
"Quel primo album venne registrato quasi dal vivo in studio. Eravamo
spaventatissimi dallo studio, volevamo finire le registrazioni il piu` in
fretta possibile.
Nonostante fosse stato realizzato di corsa, abbiamo ancora in repertorio
[Cultural zero] e [Draag]. Non eseguiamo invece piu` le canzoni di Michelle
(ndi: O'Dean, la prima chitarrista del gruppo).
In quel periodo eravamo ancora essenzialmente un trio
di musica rock con in appendice un sintetizzatore. L'elettronica costituiva
uno strato superficiale, che poteva contenere un po' di tutto, dalla sveglia
di mia madre agli strumenti giocattoli di mio nipote. Il contrasto con il
nostro sound odierno e` fortissimo, perche' da due mesi a questa parte abbiamo
deciso che tutti devono suonare qualcosa di elettronica, e il rock sta passando
in secondo piano. Ci stiamo immergendo sempre piu` nella cultura del techno.
Il prossimo EP sara` piu` elettronico, sulla falsariga dei Six Finger Satellite,
il mio gruppo preferito degli ultimi tempi."
{Bonsai Superstar} (Grass), con il nuovo chitarrista John Schmersal, fu un
lavoro interlocutorio, sempre ancorato a una parata di cantilene idiote e di
clowneschi punk-rock, ma anche capace di sconfinare nel free-jazz.
"John ci spinse ancor piu` rapidamente nella direzione in cui stavamo andando.
Porto` le sue accordature alternative, porto` l'echoplex, suono` attraverso
telefoni cellulari e cosi` via. Veniva da una cultura molto elettronica, che
si sposava bene con le mie idee. A posteriori e` il disco che mi piace di piu`,
che venne come volevamo che venisse. In quel disco gettamo molte idee nuove
per noi, e probabilmente nuove anche per molte altre persone."
{Hissing Prigs In Static Couture} (Touch & Go) ha puntato decisamente sulla
demenzialita`, abbandonando le sonorita` punk-rock a favore di una girandola
di trovate sonore. Il disco e` una giungla di ritornelli psicotici e di lied
da manicomio.
"Stessa idea, stesso approccio, pero`: un sottofondo rock con strato di
elettronica e rumori in cima. E` il disco che ha il sound migliore. E` la prima
volta che ci siamo concentrati sul fare sound chiaro e brillante. Ovvero abbiamo
usato lo studio come dovrebbe essere usato. Il sound e` ormai democratico: io
scrivo gran parte del materiale, ma soltanto nel senso che propongo la melodia
o il riff, lo spunto su cui gli altri aggiungono le loro idee. Piu` suoni e piu`
la tua personalita` viene a galla. Capita a tutti i membri di Brainiac.
Tyler (ndi: Trent, il batterista) dal vivo ci tiene insieme. Senza di lui i
nostri show non sarebbero gli stessi. John e io siamo le due forze centrifughe
dell'armonia, e Juan (ndi: Monasterio, basso) media fra le diverse tendenze.
Siamo piu` che mai un gruppo orientato al sound, non alla canzone."
Chi hai ascoltato nell'ultima settimana?
"Trans Am, Aphex Twin, Beck, Guided By Voices, Lazy, e molto techno".
All'inizio il tuo stile era piu` poetico, fiabesco, spirituale...
"Andiamo con ordine. Quando presi in mano la chitarra per la prima volta, mi
innamorai del rumore. Semplice rumore a tutto volume. Per tre anni non provai
neppure a scrivere canzoni. Mi esprimevo soltanto con il volume. Quando
finalmente provai a scrivere canzoni, presi questa piega piu` sognante.
Oggi sono piu` realista e le mie canzoni sembrano degli incubi. Credo sia dovuto
un po' al fatto che sto invecchiando, come tutti, e un po' al fatto che le
prime canzoni erano improvvisate, mentre adesso sono meditate. Le prime cose che
ti vengono in mente quando improvvisi tendono ad essere piu` mistiche.
Quando cominci a scrivere canzoni coscientemente, cerchi di metterci piu`
significato, ti guardi attorno, cerchi di condensare la vita quotidiana
in versi e rime."
Perche' l'amicizia con i Pavement?
"Siamo amici da tempo. Abbiamo lo stesso senso dello humour, gli stessi
interessi. TUtto qui."
Il nuovo disco e` piu` disco di gruppo del primo?
"Il primo disco era un disco solista in molti sensi. Era una celebrazione della
mia vita a quel tempo. Non ero neppure sicuro che avrei fatto un altro disco,
e non sono sicuro oggi che faro` mai un terzo disco.
Il secondo e` venuto centrato attorno al tema dell'anelito
verso qualcosa che non so neppure cosa sia. In certi momenti e` disperato, ma
in generale e` una disperazione piu` metafisica che terrena. Non volevo fare
un disco cosi`, ma forse il fatto che ho compiuto trent'anni mi ha fatto
diventare un po' filosofo. Come quando dicono che uno va a vedere un film
dell'orrore per capire come reagirebbe a quella situazione. E` un modo di
allenarsi, di prepararsi al peggio. Alla vita".
Pensi che sia possibile che un giornalista come me metta per scritto la tua
musica?
"Come disse Frank Zappa, i critici rock sono persone che non sanno scrivere
che scrivono per un pubblico che non sa leggere. E in questo caso devi anche
scrivere di un musicista che non sa fare musica!"
I tre hanno il carisma dell'artista votato all'arte.
Reilly: "L'unica cosa che mi piace davvero fare e` suonare, ma sono anche
fotografo. Attualmente sono disoccupato, ma non mi preoccupo. Sta per uscire
il mio primo disco solista, {Octal} (Space Age), a gennaio. La musica sara`
simile a quella dei Magnog, ma senza percussioni, piu` ambientale."
Shinn: "Io faccio l'artista visivo, dipingo, scolpisco. Mi piace l'arte astratta. Suonare la chitarra e` un hobby. Il mio vero strumento e` la batteria, per la quale mi sono ispirato a Melvins e ai Ride. Il mio stile e` jazzata, ma sinceramente non ho mai ascoltato il jazz. Il nostro stile e` in gran parte improvvisato, quasi per nulla composto a tavolino. Dal vivo raramente eseguiamo i brani del disco, quasi sempre intavoliamo jam sul momento. Le parti del moog sono in gran parte sovrapposte in studio. Dal vivo non lo usiamo, e non posto che vorremmo avere un quarto membro alle tastiere. Per le parti di moog e` semmai stato fondamentale l'aiuto di Andy Brown dei Jessamine. Scoprimmo lo strumento quasi per caso. Poi scoprimmo che i Jessamine lo usavano gia`, e da li` nacque l'amicizia. E` uno strumento dalle possibilita` infinite. Non siamo mai stati influenzati da space-rock, progr-rock, o dalla psichedelia. Forse i primi Pink Floyd, ma soltanto quelli. Sono stati i Jessamine a farci ascoltare i complessi tedeschi degli anni Settanta."
Drake: "Anch'io sono pittore. In piu` sono anche poeta. Ma la chitarra e` il mio principale veicolo creativo. Non ho grandi idoli in questo campo, anche se ammetto che mi hanno influenzato gruppi come Jesus & Mary Chain e Spacemen 3. Mi interessa di piu` l'atmosfera che la tecnica. L'improvvisazione del gruppo e` insolita perche' e` in gran parte affidata alle percussioni e al basso. La chitarra fluttua in cima alle loro interazioni. Tenendo la sezione ritmica cosi` unita e vincolata, otteniamo un solito trio rock, molto tradizionale, anche se la nostra musica e` ovviamente pochissimo tradizionale. Otteniamo i vantaggi di entrambi i mondi, quello del rock classico e quello del rock sperimentale".
Shinn: "Gran parte delle vocals sono mie, a parte la poesia recitata da Phil. Mi viene di cantare soprattutto quando suono la chitarra acustico. Le mie liriche sono altrettanto improvvisate quanto la musica. Cerco di lasciare che il mio subconscio si esprima liberamente. Sento la musica dentro di me, e la trasformo in parole. Cerco di descrivere le immagini che la musica porta alla mente. Le parole non hanno pertanto un senso particolare. Il significato viene dalla musica, non dalle parole."
Mi dite qualcosa dei brani principali?
Drake: "[Lost Landing] e` un esperimento di suono chitarristico. Prima ho
fatto la parte di chitarra acustica, poi in sottofondo quella di chitarra
electrica, poi gli effetti."
Shinn: "[Shapeshifter] e` invece piu` che altro un esperimento di suono
elettronico. Jeff e Phil duettano alle chitarre elettriche, e io sovrappongo
uno spessore tetragono di moog. In questo brano sono stati fondamentali i
suggerimenti di Andy Brown, che conosce lo strumento molto meglio di me.
L'idea e` di creare metamorfi continue, un'atmosfera aliena."
Shinn: "[Relay] e` la prima sessione di improvvisazione che abbiamo fatto
in studio. Eravamo entusiasti e lo si sente. Io ero persino malato, con un
febbrone da 40 gradi, imbottito di medicine. Ma l'eccitazione era tale che
abbiamo conservato l'intera improvvisazione su disco".
Prossime uscite?
Reilly: "Un singolo uscira` in Gran Bretagna a gennaio, poi un nuovo album, che
sara` in realta` una compilation di vecchie improvvisazioni mixate e prodotte
da noi stessi, e poi il secondo album in studio, fra 4-5 mesi."
Amedeo Pace (canto e chitarra) e` il leader dei Blonde Redhead, formazione
che molti hanno segnalato fra le novita` piu` interessanti nel campo del
noise-rock di punta. Della formazione che ha inciso il recente album fa parte
anche suo fratello gemello Simone (batteria), accanto a due ragazze giapponesi,
Maki Takahashi (basso) e Kazu Makine (canto e chitarra). Come si e` sviluppata
la vicenda di questa curiosa multinazionale del rock?
"Io e Simone siamo nati in Italia e cresciuti a Milano, ma a tredici anni la
famiglia si trasferi` in Canada, a Montreal. Poi andammo a Boston a studiare
musica jazz. Boston non ci entusiasmava, per cui, appena conseguita la laurea,
andammo ad abitare a New York. Nel 1993 formammo il gruppo con questa amica
giapponese, Kazu, che aveva un background piu` rock del nostro. All'inizio
il nostro sound era diverso da quello di oggi, forse piu` sperimentale, forse
piu` acerbo. Nella formazione si sono alternati diversi bassisti, fra cui
Takahashi (basso), persa per strada due anni fa. Adesso siamo rimasti di nuovo
in tre."
Inaugurano la loro discografia i singoli [Amescream] (Oxo, 1993) e [Vague]
(Smells Like, 1994).
"Erano brani di ricerca. Non che oggi non siamo piu` alla "ricerca" di un sound
sempre piu` personale, ma quei due sono un po' diversi da cio` che e` venuto
dopo. Al tempo stesso c'e` una logica evolutiva: sono come dei gradini di una
scala che abbiamo dovuto salire per giungere dove siamo adesso."
Dopo questi singoli e il mini-album omonimo del 1994 siete stati indicati dalla
stampa come degli epigoni, per quanto superlativi, dei Sonic Youth: comincia a
pesarvi questo paragone?
"Ci sta dando un certo fastidio. Credo che sia dovuto all'amicizia con Steve
Shelley. Abbiamo esordito per la sua label, ci ha presentati in giro. Mi sembra
comunque significativo che in generale siano i critici piu` stagionati quelli
che ci paragonano ai Sonic Youth. Quelli giovani, che hanno la mente sgombra
da stereotipi e la voglia di ascoltare davvero la musica, se ne sono venuti
fuori con concetti piu` interessanti. E` secondo me un fatto di pigrizia
intellettuale, tutto qui. I Sonic Youth sono certamente stati una fonte di
ispirazione per noi, ma non fino a questo punto. Gli stessi Sonic Youth si
sono un po' risentiti, tanto che le relazioni fra noi e loro si sono un po'
guastate. Il problema e` che noi tentavamo semplicemente di difendere la nostra
reputazione, ma le nostre risposte finivano per suonare come delle critiche
al sound dei Sonic Youth. Insomma, tutta la storia ci ha nuociuto piu` che
giovato."
Cosa vorresti che i critici scrivessero della vostra musica?
"Non vorrei essere paragonato a nessuno. Secondo me i critici dovrebbero
descrivere la musica, le emozioni che hanno provato. Abbiamo pochissime
influenze. Ci piacciono alcuni dei gruppi con cui siamo stati in tournee` o che
ammiriamo, come Fugazi e Stereolab, ma non facciamo la stessa musica.
Preferirei essere paragonato a un pittore, uno scrittore, a un'emozione di
natura diversa, a un sentimento che suscita la mia musica.
E` banale paragonare una musica a un'altra musica."
I singoli [10 Feet High] (Smells Like, 1994) e [Flying Douglas] (Rough Trade, 1995) perfezionarono la formula> "Come suono questi due sono abbastanza simili, e simili agli album. Penso che a questo punto avessimo raggiunto un punto di equilibrio".
Perche' il primo album si intitola {La Mia Vita Violenta} (Smells Like, 1996)?
"Pierpaolo Pasolini e` una delle figure che ci ha ispirato, soprattutto in
quel periodo. Ci riconoscevamo nei suoi ambienti squallidi. Era un periodo in
cui non amavamo molto New York. Qui la vita e` abbastanza dura. Tutto sommato
quel titolo rifletteva un po' le nostre condizioni di vita."
{Fake Can Be Just As Good} (Touch & Go, 1997) sfoggia un repertorio spettacolare
di trucchi, senza peraltro perdere di vista l'obiettivo di comporre canzoni
rock.
"Ego Maniac Kid" e "Kazuality" sono i miei brani preferiti. Nel senso che se
devo far sentire due pezzi a una persona, faccio sentire quelli. Perche'
sono quelli che io ho vissuto di piu` nello studio cantandoli e suonandoli."
Rimarrete in tre?
"Penso che sia la miglior cosa. Noi tre siamo molto affiatati, una
quarta persona non si sente mai a suo agio con noi. Tieni anche presente
che io suono una chitarra che ho costruito da me, e che e` quasi un basso.
A regime non siamo sicuri che rimarremo in tre, ma per adesso andremo in tour
in tre. Se funziona cosi`, sarebbe la cosa migliore".
Consideri la tua formazione musicale europea o americana?
"Ne` l'una ne` l'altra. E tutt'e due. Essendo in America, ci si sente stranieri,ma quando vado in Italia, mi sento straniero anche li`. I modi di suonare e di
ascoltare la musica sono diversi da quelli degli americani, ma le nostre prassi
(per esempio i tour) sono piu` americani."
E Makine aggiunge un background giapponese?
"Si` e no. CI sono cose della sua personalita` che a mio avviso sono molto
giapponesi. Ma lei e` molto particolare come persona, e molto diversa dal
giapponese medio, e forse e` per questo che non si trovava bene a casa sua.
Recentemente e` tornata in Giappone e ha riscoperto un po' le sue radici. Sta
persino imparando a cantare in stile giapponese tradizionale."
Cosa porta un musicista europeo alla cultura del rock, una cultura prettamente americana? "E` un fatto talmente personale scrivere musica che cambia da persona a persona. Se uno riesce a essere personale non importa da dove viene."