Lo scozzese John Martyn (all'anagrafe Iain McGeachy)
e` uno dei pochi cantanti che possa competere con
Tim Buckley in fatto di creativita` vocale e uno dei piu` vicini alle
tecniche del jazz. I suoi capolavori sono dischi complessi e difficili
che sfocano i confini fra folk, blues, soul e jazz.
Rimase sconosciuto ai piu` (ignorato da quasi tutte le enciclopedie
pubblicate nei primi vent'anni della sua attivita`) finche' si converti`
alla musica pop.
Martyn esordi` (giovanissimo) con un disco di folk tradizionale,
London Conversation (Island, feb 1968), che imitava il primo Bob Dylan
e il primo Donovan
(London Conversation,
Run Honey Run,
Back To Stay,
Rolling Home,
Who's Grown Up Now),
ma pochi mesi dopo presento` la sua vera personalita` su
The Tumbler (Island, dec 1968),
album ambizioso, intriso di jazz,
che aveva ben poco in comune con
i modelli dei singer-songwriter di quegli anni. Joni Mitchell sarebbe arrivata
a quella fusione di folk, blues e jazz soltanto tre anni piu` tardi.
Semmai Martyn era stato ispirato da Donovan,
che aveva introdotto ritmi jazzati nel folk l'anno prima.
Il flautista jazz Harold McNair impreziosisce Dusty,
Martys scodella Sing A Song Of Summer e Seven Black Roses.
In collaborazione con la moglie Beverly Kutner, Martyn pubblico` due album
in uno stile piu` rilassato. Su Stormbringer (Island, feb 1970)
suonano Levon Helm della Band e il tastierista Paul Harris. L'album
contiene ballate intellettuali come Go Out And Get It,
Stormbringer, Woodstock, John The Baptist, e
i primi brani in cui Martyn sperimenta la sua tecnica alla chitarra
(Would You Belief Me e The Ocean).
The Road To Ruin (Island, nov 1970),
in particolare, apri` una nuova fase, in quanto annoverava
il bassista di Davy Graham e dei Fairport Convention, Danny Thompson,
e gli esperimenti alla chitarra erano pervasivi.
Parcels, Auntie Aviator, Tree Green e
Primrose Hill usavano la strumentazione del jazz nel formato della
canzone rock, come stava fatto Van Morrison qualche mese prima.
Martyn continuo` a curare maggiormente le caratteristiche anomale del canto,
la tecnica aspra alla chitarra (acustica con echoplex in modo da esaltare
i sovratoni), e gli arrangiamenti jazz.
Bless The Weather (Island, nov 1971) vantava il brano piu`
radio-friendly dei suoi primi anni, Head And Heart, ma anche
composizioni austere e complesse come Bless The Weather,
Walk On The Water, Just Now,
Back Down The River.
Il suo programma culminava temporaneamente nella
lunga jam strumentale Glistening Glyndebourne.
Solid Air (Island, feb 1973) fu il suo disco "blues", in quanto
imitava le tecniche dei bluesmen classici, ma soprattutto ne faceva
il naturale erede di Tim Buckley
attraverso un'ipnotica e commossa
Solid Air, un'insolitamente vivace Over The Hill,
e soprattutto due dei suoi capolavori,
May You Never e The Man In The Station.
Il canto era perfettamente integrato nel sound di gruppo, come se la voce
fosse semplicemente uno strumento a fiato.
I Fairport Convention
(Danny Thompson, Richard Thompson, Dave Pegg, Dave Mattacks, Simon Nicol)
fornivano un'ottima base su cui improvvisare.
Continuando in quell'esaltante progressione, Martyn pervenne al suo
Starsailor, l'album Inside Out (Island, oct 1973).
Accanto ad altri due classici della canzone "libera",
Make No Mistake e Fine Lines,
e a canzoni che sposano intensa passione e spiritualismo quasi zen
(Ways To Cry, So Much In Love With You), l'album
contiene la free-form jam di Outside In in cui si sublima il
folk-jazz di Martyn. La sua chitarra, il basso di Danny Thompson e
l'accompagnamento di Steve Winwood e Chris Wood dei Traffic formano un
ensemble superbamente armonioso.
Sunday's Child (Island, jan 1975) segno` un ritorno al formato della
canzone folk-rock. Eccetto per Call Me Crazy (sette minuti e mezzo),
i brani sono relativamente brevi. Questo disco ha pero` forse la qualita`
media piu` elevata di tutti i suoi dischi. Quasi ogni canzone e` un classico:
One Day Without You, Root Love, My Baby Girl,
Sunday's Child, You Can Discover.
Live at Leeds (1975) contains a 19-minute version of
Outside In with his best guitarwork.
Martyn non stava pero` attraversando un buon momento. Oltre a essere alcolizzato
e tossico-dipendente, il suo matrimonio era in crisi.
L'album One World (Island, nov 1977) fece capire che la crisi si stava
riversando anche sulla musica. Con il pretesto di assimilare elementi etnici,
e Giamaicani in particolare, Martyn mise insieme una raccolta molto meno
sperimentale, che spaziava dalla serenata acustica di
Couldn't Love You More al reggae di Big Muff.
Alcune canzoni (Certain Surprise, Dancing, Dealer,
One World, Smiling Stranger) valgono di piu`, ma l'unico pezzo
che giustifica davvero l'album e` la progressive jam di Small Hours
(quasi nove minuti in compagnia di Steve Winwood dei Traffic, Morris Pert dei Brand X, Jon Field dei Jade Warrior, etc).
Martyn scomparve per un po' dalle scene e venne devastato psicologicamente
dal divorzio.
Per l'album della resurrezione, Martyn getto` la chitarra acustica e assunse
il batterista Phil Collins. Grace And Danger (Island, oct 1980) fu cosi`
il suo album meno sincero dal punto di vista musicale nel momento in cui era
il piu` sincero (dolorasamente sincero) dal punto di vista dei testi.
Martyn si danno` deviando verso il pop da classifica, in particolare con
Sweet Little Mystery, destinata a rimanere una delle sue sigle, ma si
fece perdonare con una serie di numeri d'alta classe:
Some People Are Crazy,
Grace And Danger,
Lookin' On,
Johnny Too Bad,
Hurt In Your Heart.
Per Glorious Fool (WEA, sep 1981) a Phil Collins si aggiunse anche un
altro dinosauro del rock britannico da classifica, Eric Clapton.
Il canto di Martyn passo` in sordina e i sintetizzatori presero il sopravvento.
Perfect Hustler, Pascanel, l'anthem pacifista
Don't You Go sono le canzoni eleganti e raffinate che uno si aspetta
da questo genere di veterani smaliziati.
E` significativo che i due brani piu` estesi,
Hearts And Keys e Please Fall In Love With Me,
siano semplicemente noiosi.
L'influenza di Phil Collins e` ancora avvertibile su
Well Kept Secret (WEA, sep 1982), l'album che rinuncia definitivamente
agli esperimenti. Le canzoni sono tutte di lunghezza regolare,
strutturate in maniera tradizionale, arrangiate come meglio possibile.
Hung Up, Could've Been Me, Changes Her Mind sono le
piu` sincere.
Back With A Vengeance mette in pista John Martyn a ritmo di discoteca.
Robert Palmer lo aiuto` a registrare un altro dei suoi album peggiori,
Sapphire (Island, nov 1984), cosi` rilassato ed elettronico da sembrare
un album di musica new age.
Mad Dog Days, Sapphire, Fisherman's Dream e
Acid Rain sono i brani che si salvano dall'arrangiamento.
Piece By Piece (Island, feb 1986) e` molto meglio, ma principalmente
per via dell'entusiasmante show vocale di John Wayne (sette minuti)
e, perche' no, anche per via dell'orecchiabile Lonely Love.
Nightline, Angeline e Serendipity meritano anche un posto
nel suo repertorio.
The Apprentice (Permanent, mar 1990), originariamente registrato
nel 1988 e rimandato per i soliti problemi di salute, spiega un'armata di
sintizzatori e samplers. Martyn si e` modernizzato, ma anche nei panni
del dandy elettronico riesce a colpire nel segno:
The River, The Apprentice, Income Town.
Deny This Love flirta di nuovo con la disco-music.
Cooltide (Permanent, 1991) torno` allo stile che gli era piu`
congeniale con Hole In The Rain, Jack The Lad,
Number Nine, The Cure, Same Difference, Call Me.
Il tour de force del disco e` Cooltide (dodici minuti), degno dei
suoi momenti migliori.
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Scottish guitarist and vocalist
John Martyn
was one of the most original advocates of a folk-rock-jazz fusion.
As a vocalist, his free-form delivery could compete with
Tim Buckley's. As a guitarist, his technique borrowed (in a creative way)
from jazz and Indian music.
His first naive attempt at fusing folk and jazz, on
The Tumbler (1968), perhaps influenced by Donovan's albums of the
previous year, and the appropriation of jazz orchestration within the format
of the folk-rock song, first attempted on Stormbringer (1970) and
The Road To Ruin (1970) and perhaps influenced by
Van Morrison's contemporary album, opened the road to the first mature
formulation of his art, Bless The Weather (1971).
Vocal acrobatics, guitar overtones and jazz arrangements merged with sublime
elegance on Solid Air (1973), his first masterpiece.
Inside Out (1973), his second and supreme masterpiece, delved into
eastern mysticism and further expanded song structures to approach the
free-form jam. After Sunday's Child (1975), Martyn displayed his
enormous talent only occasionally: Small Hours (1977),
John Wayne (1986), Cooltide (1992). Mostly, he now gravitated
towards Phil Collins' disco-soul and electronic new-age music.
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