Summary.
The Stooges were one of the pillars of the Detroit sound that, at the end of
the 1960s, came to epitomize loud, noisy and outrageous rock music.
They took the ideas of
Chuck Berry,
Rolling Stones,
Velvet Underground
and Doors
(hard riffs, obscene antics, libidinous vocals, distorted guitars)
and pushed them to the limit.
We Will Fall was the Doors' The End plus the Velvet Underground's
Venus In Furs.
1969, No Fun and I Wanna Be Your Dog were
Chuck Berry's Sweet Little Sixteen
plus the Rolling Stones' Satisfaction plus the Velvet Underground's
Waiting For My Man.
The sex appeal of Mick Jagger, the erotic guitar of Jimi Hendrix, the
shamanic perdition of Jim Morrison, the degenerate rituals of Lou Reed,
found in the Stooges a new vehicle for a new generation, that was no longer
idealistic but merely frustrated.
The Stooges embraced the image of the degenerate punk, and
took it to a new level of realism, leaving behind the mythic overtones
of the hippy era, and returning it to its original dimensions of defiance and
vulgarity.
Thus the Stooges achieved a historical synthesis of both musical styles and
sociological meanings.
Fun House (1970), whose TV Eye virtually invented voodoobilly,
and whose 1970 virtually invented punk-rock,
continued the saga, whereas Raw Power (1973) veered towards the kind of
respectable glam-rock which would soon become Iggy Pop's new career.
Every bit of Stooges music was militant, although they never referred to
politics. And every bit of it was pornographic: each note, each chord, each
riff was a sexual innuendo.
That mixture of abrasive guitars, raw vocals and solid rhythms
was a sonic kamasutra.
If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
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Gli Stooges furono uno dei gruppi-cardine della scena di Detroit alla fine
degli anni '60, una scena che porto` alle estreme conseguenze le intuizioni
di Chuck Berry,
Rolling Stones, Velvet Underground e Doors (riff "duri",
teatralita` decadente, canto lascivo, chitarre rumorose) e anticipo`
L'istrionismo di Mick Jagger, l'eros chitarristico di Hendrix,
l'affascinante perdizione di Morrison trovarono negli Stooges la sintesi
epocale.
Al tempo stesso gli Stooges esaltarono l'immagine del teppista degenerato a un
livello piu` brado dei loro predecessori, scavalcando tanto la moda
psichedelica quanto quella blues-rock, e riportando quel sound alla dimensione
fortemente eversiva da cui era partito.
James Osterberg (alla batteria),
Michael Erlewine (futuro editor dell'"All Music Guide"),
Gene Tyranny (futuro compositore d'avanguardia), Jack Dawson (futuro membro
della Siegel & Schwall) e altri formarono a Detroit
nel 1965 la Prime Movers Blues Band.
James Osterberg passo` al canto e cambio` nome in Iggy Stooge quando formo`
la notte di Halloween del 1967 gli Psychedelic Stooges
(Dave Alexander al basso, Scott Asheton alla batteria e Ron Asheton alla chitarra).
Scoperti e aiutati
da John Cale, erano in effetti i nipoti dei Velvet Underground.
Il cantante dava spettacolo sul palco con esibizionismi osceni.
Il complesso attanagliava il pubblico con una musica frastornante, ipnotica
e lancinante. Gli Stooges aggiungevano alla ricetta di Stones e Doors una
carica piu` infuocata.
Il primo album, Stooges (Elektra, 1969 - Rhino, 2005), e` uno dei capolavori della
musica rock. Il canto lascivo, perverso e frustrato di Iggy Stooge domina
questa raccolta di canzoni demoniache.
Troneggia We Will Fall,
un lungo brano lento e ripetitivo, con John Cale alla viola e un tetro
coro di formule magiche, che si snoda suadente e sinistro per oltre
dieci minuti, una via di mezzo fra i deliri macabro-erotici dei Doors e gli
sballi da bassifondi dei Velvet Underground, a meta` strada fra cerimoniale
spiritico e trip terminale.
Gli anthem, 1969 (nello stile tribale di
Bo Diddley, con un galattico assolo di chitarra)
e No Fun,
sono scariche elettriche rapide e conturbanti, sempre
improntate alla piu` disinvolta depravazione, "compiute" come se fossero atti di
violenza carnale su ragazzine vergini: un ritmo vertiginoso, sottolineato dalle
chitarre e talvolta dal clapping, funge da pretesto per la declamazione
lasciva del cantante e per le distorsioni esasperate di Asheton.
In piu` No Fun e` anche un capolavoro dello spleen del sottoproletariato
emarginato.
In I Wanna Be Your Dog e` piu` evidente la derivazione dal boogie
pianistico, qui degradato pero` a un monotono martellare sulla tastiera.
Non meno devastante e` la finale Little Doll, l'incubo erotico piu` perverso.
Fun House (1970 - Rhino, 2005) e` forse meno psichedelico ma forse piu` hard-rock.
I rozzi riff di I'm Loose, il cui ritornello orecchiabile
degenera in una danza sfrenata, TV Eye, un voodoobilly ante-litteram
a ritmo swamp supersonico, e 1970, un epico urlo
concitato e precipitoso, brillante anticipazione del punk-rock,
sono l'epitome dell'urlo liberatorio.
L'incubo devastante di L.A. Blues,
sorta di mini-sinfonia per dissonanze e urli gutturali a ritmo epilettico,
a cui il sax di Steve McKay aggiunge un tocco intellettuale,
corona questo viaggio negli inferi.
Tutto il disco scorre a una velocita` vertiginosa, facendo seguire distorsione
a distorsione, boogie martellante a rock and roll acrobatico, shout osceni a
litane blasfeme, senza un attimo di pausa.
Il sound eroico degli Stooges era furibondo e abrasivo.
Le chitarre di Dave Alexander e
Ron Asheton stridevano dal principio alla fine con minime variazioni armoniche,
il gemito perverso di Iggy si insinuava viscido e repellente nel loro muro
di distorsioni,
il ritmo era spesso scandito anche dal battito di mani, e dal vivo questi
pezzi si trasformavano in numeri di solo rumore.
La voce di Stooge era un campionario di lascivie (sibili sensuali, balbettii
di piacere, ululati di sadismo, eccetera), un'enciclopedia di richiami sessuali,
un vero e proprio Kamasutra sonoro.
Raw Power (Columbia, 1973), prodotto dal loro ammiratore David Bowie,
e` ancora scosso da sferzanti epilessi di depravazione, ma lo stile
e` piu` vario e suggestivo del monolitico "wall of sound" del secondo album
(forse anche perche' Ron Asheton e` passato al basso e
James Williamson e` subentrato alla chitarra).
Un inno negativo della forza di Search And Destroy, un boogie martellante
come Raw Power, la scalmanata volgarita` di
You Pretty Face Is Going To Hell, trait d'union fra Mersey-beat e
punk-rock,
un repertorio di ululati a ritmo thrash come Shake Appeal,
e una sceneggiata horror sconnessa come Death Trip, compongono un
repertorio non meno feroce ma tutto sommato piu` posato.
A sfavillare e` il lato morbido della loro psichedelia: una ballata
dilatata e stranita come Gimme Danger e un insinuante gemito lascivo
come Penetration (con accompagnamento di celeste).
Il maquillage decadente di Bowie non si addiceva pero`
all'istinto animalesco di Iggy Stooge, che, dopo aver registrato nel 1974
Kill City (Bomp, 1978), dovette ritirarsi dalle scene
e ricoverarsi per gli abusi di eroina.
Gli Stooges si sciolsero, ma il mercato venne invaso da ogni sorta di live,
bootleg, antologie e raccolte di inediti.
Ron Asheton continuo` a suonare, ma senza fortuna.
I brani composti con i suoi New Order vedranno la luce soltanto postumi,
raccolti su New Order (Fun, 1977) e
Victim Of Circumstance (Revenge, 1989).
Anche lui riesumato dalla generazione punk, si riaffaccio` con
i Destroy All Monsters, che riuscirono a pubblicare tre singoli fra il 1978
e il 1979, poi raccolti su Destroy All Monsters (Revenge, 1989).
Asheton venne poi assoldati dai resti dei
Radio Birdman per formare
i New Race, dei quali usci` l'album The First And The Last (Statik, 1982) .
Asheton partecipera` anche alla reunion dei Destroy All Monsters,
Silver Wedding Anniversary (Sympathy, 1996).
Riabilitatosi e
ribattezzatosi Iggy Pop, il cantante Osterberg si ripresento` sul palco nei
panni di cantante maudit, sotto l'egida del suo allievo
David Bowie.
The Idiot (RCA, 1977) fu il primo frutto della collaborazione con
Bowie, e di fatto il prototipo per Low di Bowie stesso.
China Girl, Nightclubbing e Funtime sono le canzoni
piu` sfruttate.
Con Lust For Life (RCA, 1977)
Iggy Pop torno` al rock and roll, in particolare con la title-track, sorta
di confessione-manifesto, con Sixteen e con The Passenger.
Liberatosi dell'invadente patrono e padrino, ma non del fantasma di Jim
Morrison che aleggiava sui primi due solo, Iggy accentuo` la carica rock and
roll su New Values (Arista, 1979),
con Five Foot One e Don't Look Down,
e sugli inferiori
Soldier (Arista, 1980), con
Knockin' Em Down, e Party (Arista, 1981).
Per quanto suonato da complessi d'eccezione, questo era hard-rock
pretenziosamente avanguardistico alla Alice Cooper, che semplicemente sfruttava
la nuova fama portatagli dal punk.
Eat Or Be Eaten e` la perla del piu` morboso
Zombie Birdhouse (Animal, 1982)
La saga di Iggy Pop venne resuscitato un'altra volta da
Bowie per il synth-pop da classifica di Blah Blah Blah (A&M, 1986),
Cry For Love sarebbe diventata la sigla dei suoi concerti
e la demoniaca Winners And Losers rispolvero` il suo vecchio lustro.
Il brano migliore, Real Wild Child, e` pero` una cover.
Forse l'album solista migliore di Iggy Pop e` Instinct (A&M, 1988),
suonato
all'insegna di un hard-rock senza fronzoli ma con echi dei
riff stordenti degli Stooges (Squarehead, Instinct).
Cold Metal rappresenta di fatto il testamento spirituale dell'uomo.
Back To The Noise (Revenge, 2004) is a double-disc anthology of
rarities and live tracks.
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