Summary.
Van Der Graaf Generator were in many ways
the most original of the early prog-rock bands. Their sound
(already unique because driven by saxophone and keyboards, not guitars)
cannot be easily
related to the archetypes of folk, blues, rock or jazz, despite the fact
that it contains elements of all. The emphasis of their lengthy compositions
was on pathos and melodrama, just like King Crimson, but also on fear and
vulnerability. The degree of angst was further increased by
Peter Hammill's pessimistic, claustrophobic lyrics and by his agonizing vocals.
The psychological tortures of
The Least We Can Do Is Wave To Each Other (1970),
the touching and liturgic poems of
H To He Who Am The Only One (1970),
and the bleak, terrible, delirious visions of Pawn Hearts (1971)
combined existentialist emptiness and gothic nightmare.
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I Van Der Graaf Generator furono per molti versi i piu` originali esponenti
del progressive-rock britannico dei primi anni '70.
Tanto il sound del gruppo quanto i testi del cantante-filosofo Peter Hammill
esprimevano un pessimismo allucinato sul destino dell'uomo.
Dalle loro piece, dilaniate da una tensione esistenziale e da
squarci violenti di dolore, emana un senso di angoscia, claustrofobia e paranoia.
Rispetto agli altri complessi del progressive-rock i VDGG sembrarono sempre
piu` cupi e tetri, quasi gotici. Rifuggirono tanto le velleita` classiche
(Nice, Yes) quanto quelle medievali (King Crimson, Genesis), ritagliandosi
un universo unico e terribile.
Formati all'universita` di Manchester attorno al
cantante Peter Hammill (l'epitome della nevrosi), al batterista Guy Evans
(apocalittico) e all'organista Hugh Banton (gotico), i VDGG impiegarono
qualche anno a fondere quelle tre personalita`.
Il gruppo debutto` con i singoli
People You Were Going To / Firebrand (Polydor, 1968) e
Afterwards / Necromancer (Mercury, 1969).
L'album The Aerosol Grey Machine (Mercury, january 1969)
conteneva gia` qualche lungo brano (Aquarian e Octopus),
ma l'esecuzione era ancora naive. Il complesso sembrava perdersi non appena
si spingeva oltre la ballata Afterwards.
La personalita` di Hammill dominava il gruppo, ma c'era ancora
poco di musicale dietro le sue parole.
Il sassofonista David Jackson contribui` a far compiere un passo avanti su
The Least We Can Do Is Wave To Each Other (Charisma, 1970), album
che contiene soltanto sei lunghi brani. Refugees e` una ballata ben
piu` sofferta. Darkness, White Hammer e After the Flood
sono veri e propri poemi filosofici che stendono un ponte fra la Mitteleuropa
degli anni '30 e la paura dell'epoca nucleare.
I toni sinistri di quell'album sfociarono nel
H To He Who Am The Only One (Charisma, 1970 - Virgin, 2005),
il manifesto romantico dei VDGG.
I brani sono soltanto cinque e ben tre superano i dieci minuti.
I testi e le melodie di Hammill sono accompagnati da armonie intricate,
laboriose, fatte di sobbalzi ritmici e di disturbi di sottofondo che ne
aumentano la drammaticita'. Un jazz-rock, figlio bastardo di Miles Davis,
assume tinte maschie e terribili.
Il riff truce ed ossessivo di Killer (un tour de force dei fiati)
immerge nell'atmosfera macabra di un poema sul Male, prima di essere spazzato
via dalle frasi epiche dell'organo.
Struggente delirio di solitudine e` invece House With No Door, ballata lirica
ed elegiaca per pianoforte.
L'epica visione di The Emperor In His War Room (nove minuti)
e` un altro
incubo omicida, che il canto gelido di Hammill, oscillando fra diversi registri
riesce a rendere in tutta la sua agghiacciante nevrosi. La tecnica assomiglia
a quella dei Genesis, ma con due importanti varianti: il suono non e` al
servizio di fiabe medievali, ma di atroci drammi interiori; l'arrangiamento
non indulge in barocchismi, ma e` essenziale e finanche sgradevole.
Lost (undici minuti) si spalanca in abissi di paura e desolazione: l'organo tesse
litanie liturgiche mentre il sax strania con frasi struggenti, una scossa
elettrica scatena un pandemonio da fiera, la batteria tiene una cadenza
funerea sulle note indiane del sax, e nel crescendo finale si perde la
disperata agonia di Hammill.
I VDGG mettono a punto una forma di musica narrativa che non racconta una trama,
ma approfondisce un soliloquio.
La quintessenza di questa prassi e` Pioneers (dodici minuti) che, lungi
dal celebrare una saga spaziale, descrive invece il tormento di un pioniere
dello spazio perdutosi fra le galassie (momenti di apoteosi e invocazioni di
aiuto) e la musica lo accompagna nei vortici della sua angoscia.
Lo stile vocale di Hammill, mutuato da Tim Buckley, con in piu` una teatralita'
wagneriana, conferisce sovratoni di pathos ed epos.
Continuando la progressione verso un sound sempre piu` complesso e spaventoso,
il gruppo giunge al capolavoro con Pawn Hearts (Charisma, 1971 - Virgin, 2005),
dominato da tre lunghe suite.
Quella dei VDG e`
una musica cupa, capace di riflettere sui grandi temi dell'universo e della
morte.
Lemmings e` una danza psicotica bombardata
da dissonanze organistiche e da riff testardi di sax, in cui il suicidio di
massa dei roditori viene assunto a metafora della nevrosi moderna.
Man-Erg e` un accorato inno all'uomo dell'evo tecnocratico, una sorta
di Pioneers per l'uomo che e` rimasto, non meno solo e angosciato, sulla
Terra: il canto di Hammill e` dilaniato da struggenti litanie organistiche,
come una messa in nomine, finche' esplode dentro un improvviso rovescio di
sincopi martellanti del sax, ma capace ancora di recuperare una dimensione
epica.
A Plague Of The Lighthouse Keeper e` il loro kammerspiel piu` tragico:
le prime strofe della melodia (ripetute da un coro di bambini) si
disintegrano presto in un magma strumentale rarefatto, in cui il sax imita
le sirene dei vaporetti; glaciali note d'organo riportano al tema iniziale,
un soliloquio teso e vibrante, che recitata concitato come in un lied
espressionista; su accordi celestiali d'organo il canto si apre a un
melodismo piu`
umano, ma, dilaniato da un nuovo scatto epilettico, che lo frammenta e
distorce, si spegne in un ultimo atroce spasimo contro l'incalzare
di un maestoso inno corale.
E` l'apoteosi della solitudine di Hammill e della stessa condizione umana.
Sempre piu` lontano dalla suite psichedelica e dalla ballata folk, il
romanticismo dei VDG sembra ora influenzato semmai dallo svolgimento dei temi
nel sinfonismo classico.
Le atmosfere fredde, buie e deserte dei loro brani, non hanno eguali
negli annali del progressive-rock di quegli anni.
Peter Hammill lancio` una carriera solista in cui avrebbe semplicemente
continuato a esplorare in maniera quasi morbosa gli stessi terribili temi.
I suoi dischi sono spietati nel non concedere nulla alla facilita'
di ascolto. Ignorando qualsiasi logica commerciale, l'ex cantante dei
Van Der Graaf Generator sforno` con cadenza regolare opere molto personali
ed ermetiche, spesso in antitesi con le mode imperanti:
Fool's Mate (Charisma, 1971) e` un album ancora bizzarro con le
sbrigliate Imperial Zeppelin, Viking e Sunshine
al fianco degli incubi freudiani di Solitude and Child
(e le versioni originali di Vision and Birds),
ma Chameleon in the Shadow of the Night (Charisma, 1973 - Virgin, 1989) e`
il primo dei suoi austeri atti di contrizione,
arrangiato quasi interamente per piano e chitarra acustica, ricco di momenti
di grande pathos (soprattutto In the End , ma anche
l'incubo espressionista German Overalls,
Easy to Slip Away , Black Room , The Tower).
Hammill aveva trovato un suggestivo punto di equilibrio fra l'eccentrico
folk-pop di Syd Barrett e l'austero psychodrama di Peter Gabriel.
The Silent Corner and the Empty Stage (Charisma, 1974)
contiene The Lie
e Rubicon, oltre alle convolute
Modern e Red Shift
e alla lunga
A Louse is not a Home.
In Camera (Charisma, 1974) e` uno dei suoi album migliori, grazie a
Ferret and Featherbird, Faint-Heart and the Sermon, la
suite sperimentale Gog/Magog e un senso generale di follia.
Hammill e` un asceta claustrofobo, la cui arte si muove in uno spazio esiguo
di tenebre immobili e silenziose. Le sue liriche sprofondano nei labirinti
interiori di un tormentato subconscio, vittima dell'esistere e di tutte le
sue contraddizioni.
La musica e` fragile, esile, lenta, qual che sia l'arrangiamento (spesso
free-form, elettronico, rarefatto). Il canto e` modulato, intenso, profondo,
ma mai esibito, come si addice a una contrita auto-flagellazione.
Nadir's Big Chance (Charisma, 1975), che si avvaleva della
collaborazione dei vecchi compagni, inauguro` invece la saga di
Rikki Nadir all'insegna di un sound quasi hard-rock.
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(Clicka qua per la versione Italiana)
Van Der Graaf Generator reformed after four years and released three mediocre
albums before disbanding again: Godbluff (Charisma, 1975),
Still Life (Charisma, 1976 - Virgin, 2006), possibly the best of the three
(Pilgrims, the 12-minute Childlike Faith In Childhood's End),
World Record (Charisma, 1976).
Hammill led a smaller unit (with bass and violin replacing sax and organ),
that recorded The Quiet Zone The Pleasure Dome (Charisma, 1977).
VDG reformed almost 30 years later to record Present (Charisma, 2005).
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Finita la seconda parentesi con i VDGG, Hammill riprese la carriera solista.
Purtroppo la qualita` non e` sempre in relazione alla quantita`, e molti
brani dei suoi album potevano rimanere tranquillamente nel cassetto.
Over (Charisma, 1977) e` uno dei suoi album piu` "privati" e vanta alcune
delle sue composizioni piu` tormentate, contrassegnate talvolta da accompagnamenti
orchestrali
(This Side of the Looking Glass , Autumn , Time Heals di nove minuti).
The Future Now (Charisma, 1978), album contrassegnato da interessi
sociopolitici e arrangiamenti elettronici, annovera comunque
The Future Now, Energy Vampires, Medieval e
Palinurus.
PH7 (Charisma, 1979) ha
My Favourite,
Polaroid,
Handicap And Equality e
Faculty X.
Il dolore cosmico domina dall'alto la tragedia privata di questo emarginato
cantore dell'ansia. La suite di venti minuti Flight, su
A Black Box (Mercury, 1980),
e` forse il caleidoscopio di emozioni intime in cui meglio si sfoga la sua
introversione.
Sitting Targets (Mercury, 1981) non ha particolari vette, ma
rappresenta un buon compendio del periodo.
Loops and Reels (Mercury, 1983) raccoglie esperimenti di varia natura.
Skin (Foundry, 1986) e` forse il peggiore della sua intera carriera.
And Close As This (Virgin, 1986) e` invece uno dei migliori, anche se
(o forse proprio perche') e` diverso dalla media. Le canzoni sono davvero
"canzoni", e l'accompagnamento e` quasi esclusivamente di pianoforte,
e l'angoscia retrocede in secondo piano:
Silver , uno dei suoi capolavori,
Too Many of My Yesterdays, uno dei suoi ritornelli piu` felici,
Sleep Now,
Silver ,
Delivery ,
Other Old Cliches,
Empire of Delight .
Enter K (Naive, 1982) e Patience (Naive, 1983) sono
accreditati al K Group e propongono un sound piu` rock e persino disco.
Film Noir e Patience sul secondo sono particolarmente
accattivanti (fatto insolito per lo standard tenebroso di Hammill).
In A Foreign Town (1988) e` ancora una raccolta confusa, per quanto
i riferimenti al pop e alla disco-music siano meglio amalgamati
e meno ingombranti
(Invisible Ink , Time To Burn , The Play's The Thing).
Nell'eta` matura Hammill affronta la musica sempre piu` con lo spirito del
compositore classico, e i suoi dischi hanno sempre piu` l'aspetto di opere
da camera, nelle quali Hammill suona spesso da solo tutti gli strumenti.
Questa fase culmina nel colto canzoniere di
Out Of Water (Enigma, 1990), con le ammalianti
Something About Ysabel's Dance e Evidently Goldfish ,
le cupe No Moon In The Water e Green Fingers (che ritornano
per qualche minuti ai climi dei VDG) e soprattutto le lunghe
A Way Out (sette minuti) e On The Surface (otto minuti).
Il doppio The Fall of the House of Usher (Some Bizarre, 1991),
una rock opera dedicata ai racconti di Edgar Allan Poe e arrangiata in
maniera elettronica, era in cantiere da quasi vent'anni e verra` completamente
remixato dieci anni dopo (Fie, 2000).
Il disco
apre gli anni '90 all'insegna di ambizioni sempre smodate ma forse anche
di un inaridimento dell'ispirazione (proporzionale al numero di dischi
sfornati).
Fireships (Fie, 1992) torna allo stile introspettivo di
And Close As This, ma con dovizia di violini e tastiere.
The Noise (Fie, 1993), uno dei suoi dischi piu` accessibili, torna invece
al sound chitarristico e al battito pesante di Nadir
(Great European Department Store, Entertainer), mentre
la complessa Primo On The Parapet, la cupa Planet Coventry e
la spettrale Noise (forse i tre vertici dell'opera, benche' le meno
accessibili) tengono alto il quoziente di insicurezza.
I venti minuti di A Headlong Stretch fanno di
Roaring Forties (Fie, 1994) il miglior disco di questa fase
(nonostante la ballad Your Tall Ship).
Typical e Roomtemperaturelive sono dischi dal vivo.
Hammill continuera` poi a pubblicare dischi con cadenza annuale, ma senza
piu` riuscire a toccare i vertici dei suoi anni migliori:
X My Heart (Fie, 1996),
Sonix (Fie, 1997),
Everyone You Hold (Fie, 1997),
This (Fie, 1998),
The Appointed Hour (Fie, 1999), una collaborazione con Roger Eno,
None of Above (Fie, 2000),
Incoherence (2004).
Sono lavori banali, raffazzonati e, tutto sommato, imbarazzanti, che hanno
grandemente ridimensionato il personaggio.
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The Appointed Hour (Tone Casualties, 2003) is a collaboration between Peter Hammill and Roger Eno.
Veracious (2006) documents live performances from 1999 to 2004.
Hammill's Singularity (2007), the first album since his 2004 heart attack
and consequent flirt with death, was another indulgent set that delivered only
one truly arresting song, closer White Dot. In less than 40 years
Hammill had already recorded more than 50 albums. And it showed.
Trisector (2008) was the first studio album by VDG since the reunion
and Consequences (Fie!, 2012) was yet another Peter Hammill solo.
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