Summary.
In 1976 David Grisman coined "jazzgrass", a fusion of jazz and bluegrass. Grisman had experimented with jazz and country on Earth Opera's The Great American Eagle Tragedy (1969), mostly arranged by Peter Rowan, and on the historical session of Muleskinner (1974), featuring both Rowan and Greene of Seatrain. The David Grisman Quintet (1977), featuring guitarist Tony Rice, was the album that marked the birth of his "dawg music", a variant of bluegrass music minus the banjo plus a swinging rhythm. Jazz great Stephane Grappelli in person played on Hot Dawg (1979) and Grisman perfected his line-up on Quintet '80 (1980): Darol Anger on violin, Mike Marshall on mandolin, Mark O'Connor on guitar, and Bob Wasserman on stand-up bass. Each of these musicians would continue Grisman's mission. Mark O'Connor's Markology (1979) and Tony Rice's Acoustics (1979) were the first albums to implement the master's vision. The others would follow in the 1980s.
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Il mandolinista David Grisman, padre spirituale dell'ala più
radicale del folk progressivo americano, ha generato una corrente denominata "dawg music" o ancora
"newgrass" o "jazzgrass".
Proveniente dal circuito folk del Greenwich Village, dove suonava
bluegrass fin dai primi anni '60, si avvicinò al folk e al jazz
negli Earth Opera (Elektra, 1968), inizialmente come sassofonista,
formati con Peter Rowan nel 1967.
Questo complesso si distinse per la suite
The Great American Eagle Tragedy (Elektra, 1969).
Non appena i complessi californiani smisero i panni dei guru lisergici e
indossarono quelli dei ranchero, Grisman emigrò a San Francisco,
offrendo il proprio mandolino anche ai Grateful Dead.
Dell'epoca furono, per esempio, un paio di progetti fugaci di bluegrass,
il primo, Old And In The Way (Rounder, 1975 - Rykodisc, 1986),
con Jerry Garcia al banjo e Vassar Clemens al fiddle, il secondo,
la Great American Music Band,
con Richard Greene al violino e Taj Mahal al basso,
nonché la leggendaria session
Muleskinner (Warner Brothers, 1974)
con Rowan, Greene e Clarence White.
L'album contiene Runways Of The Moon di Rowan e
Opus 57 In G Minor di Grisman.
Green e Rowan suonavano gia` nei Seatrain,
mentre Grisman formava un suo Quintet, con due mandolini, chitarra, basso e
violino.
Grisman prese a gestire questa formazione a imitazione delle orchestre jazz,
scrivendo e arrangiando i pezzi a seconda dei musicisti.
Sul primo album,
The David Grisman Rounder Album (Rounder, 1976),
Vassar Clements suona il violino "fiddle", Bill Keith il
banjo, Tony Rice la chitarra, Jerry Douglas il dobro, Todd Phillips il
contrabbasso e Ricky Skaggs canta.
Lo stile è ancora un bluegrass piuttosto tradizionale, anche se l'attenzione di Grisman è
soprattutto per brani poco conosciuti della tradizione. Grisman pennella comunque le sue prime
composizioni strumentali: Waiting For Vassar, un lungo excursus a rotta di collo, Bob's
Brewin', pregno di swing degli anni '40, e Op. 38, che inaugura la serie dei titoli alla maniera
classica.
Tutt'altra cosa è il disco successivo, intitolato al
The David Grisman Quintet (Kaleidoscope, 1977),
quasi interamente composto di materiale originale. Fu quello l'atto di nascita ufficiale della "dawg music"
(dal suo soprannome), sorta di bluegrass senza banjo e potenziata con ritmo swing e saltuari contributi
etnici. Il quintetto era composto da Grisman al mandolino, Rice alla chitarra, Phillips al secondo
mandolino, Darol Anger al fiddle e Bill Amatneek al contrabbaso. Fin dalla scorribanda gioviale di
E.M.D. si percepisce una maggiore padronanza e consapevolezza. Le forti dosi di swing in
Opus 57, il sapore di ballad di Blue Midnite, lo humour e l'esotismo che trapelano da
Pneumonia spostano completamente il baricentro della sua musica fuori dalla tradizione.
Troneggia sul disco il Dawg's Rag di nove minuti che
rimarrà il suo capolavoro, nonché il manifesto del suo picking spregiudicato, e
freneticamente tale, e del galoppo composto del suo Quintet, a cavallo fra bluegrass e jazz, con Anger,
grande co-protagonista, a rifare talvolta il verso a Jean-Luc Ponty e un gioco di dinamiche e di chiaroscuri
che aumenta esponenzialmente la complessità del genere.
Le melodie sono sempre semplici e immediate, ma le parti strumentali sono
spesso imprevedibili, con i musicisti liberi di immettervi quello che capita. La purezza dell'esecuzione,
soprattutto, è degna della musica da camera classica. Ed è questa la maggiore
novità, in quanto con Grisman il bluegrass perde i suoi connotati di ballo rurale per contadini
ubriachi e diventa un'arte da salotto per borghesi sofisticati.
Stephane Grappelli ed Eddie Gomez parteciparono a
Hot Dawg (A&M, 1979),
legittimando in tal modo Grisman nel mondo del jazz. Il quintetto si è però ridotto a un
quartetto, con Grisman, Rice e Anger coadiuvati di volta in volta da diversi contrabbassisti (e Grappelli
due volte al posto di Anger). In un pugno di brani si mette in luce il giovane mandolinista Mike Marshall.
Al solito dilagano i brani spigliati come Dawg's Bull ma il meglio si trova forse nello strimpellio a
tratti quasi flamenco e a tratti quasi dissonante di Dawgology.
Quintet '80 (Warner Brothers, 1980)
si avvale della formazione classica del Quintet,
quella che in retrospettiva può essere considerata il più grande supergruppo della storia
del country: Grisman, Anger, Marshall, Mark O'Connor alla chitarra e Rob Wasserman al contrabbasso.
La qualità dell'esecuzione rasenta ormai il manierismo, sia nella scelta dei timbri, sia nella
tempistica degli interventi, sia nella raffinatezza dei contrappunti.
Brani come Bow Wow sono suonati come dei madrigali
rinascimentali, con lo stesso portamento composto e gli stessi fulgidi strimpellii. Il cuore della sua opera
rimane comunque il jazz brioso di Dawgma e Sea Of Cortez. Fra una ballad come
Dawgmatism e un bozzetto alla Leo Kottke come Barkley's Bug si fa largo il tour de force
del disco, e forse dell'intera carriera di Grisman: Thailand. Il brano ha poco di esotico: si lancia a
rotta di collo in uno dei suoi bluegrass più epilettici, si perde in un assolo di Anger e poi riprende
poco a poco con uno strimpellio sparuto dei vari strumenti in un grande show di classe.
Più disimpegnato
Mondo Mando (Warner Brothers, 1981),
fra le dinoccolate
Cedar Hill e Fanny Hill e la splendida melodia di Japan (la più
orecchiabile della sua carriera). I brani impegnati sono Caliente, con il mandolino del leader a
giostrare attorno a un tema sudamericano, e la title-track, un pezzo di musica classica per settetto di
strumenti a corda (il Kronos Quartet, Grisman, Marshall e Wasserman).
Grisman è ormai un nome di prima grandezza tanto nella musica
country quanto in quella jazz, come dimostrano
Here Today (Rounder, 1982), con Herb Pederson, Vince Grill, Jim Buchanan,
e Dawg Grass/ Dawg Jazz (Warner Brothers, 1983), la cui
seconda parte e` una collaborazione con
Grappelli e la cui prima parte
scodella un trio di febbricitanti bluegrass
(14 Miles To Barstow, Dawggy Mountain Breakdown, Dawg Grass) e una
sincopata Swamp Dawg, concedendosi una pausa dai suoi proverbiali intellettualismi.
Per rifarsi, subito dopo dà alle stampe
Mandolin Abstractions (Rounder, 1983),
una raccolta di otto "composizioni spontanee" con la collaborazione del suo studente
Andy Statman.
Nel frattempo
Darol Anger
e
Mike Marshall
hanno intrapreso strade che li porteranno ai
massimi
onori nel campo della musica acustica per ensemble.
Grisman, rimasto in un quartetto con Wasserman,
Jim Buchanan (violino) e Jon Sholle (chitarra) decide di andare contro corrente:
Acousticity (MCA, 1985)
è il suo primo album a incorporare un percussionista (il leggendario veterano Hal Blaine). Il
materiale è di prima qualità, ma il tono è di nuovo quello distratto del grande
intrattenitore. Sfilano così i facili esotismi di Dawglypso e Brazilian Breeze,
degni delle orchestrine degli anni '50, e il funk orchestrale della title-track e di New Monia.
Quest'ultimo è anche uno dei pochi brani ricco di sorprese.
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