Leo Kottke, born in Athens (Georgia) but raised around the country and
eventually settled in Minneapolis, began his career with a
live album, Twelve String Blues (Oblivion, 1969 - Rhino, 1994), later
reissued as Circle Around The Sun (Symposium, 1970),
Kottke began his major instrumental phase with
6 & 12 String Guitar (Takoma, 1972).
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I dischi della migliore stagione,
contengono una sfilata mozzafiato di brani
strumentali semplici, svelti e sincopati, nobilitati da un
prodigioso "finger-picking" da uno humour composto, da un sottofondo di
sentimenti semplici e da un repertorio sterminato di stereotipi folk.
In questo stile brillante ed estroverso Kottke ha affermato una personalità più domestica e
campagnola, in contrasto con quella pensierosa e introversa del suo
maestro John Fahey.
6 & 12 String Guitar (Takoma, 1969), l'unico
puramente strumentale,
Greenhouse (Capitol, 1972 - One Way, 1995) e
il live My Feet Are Smiling (Capitol, 1973)
sono pagine maliziose e
rilassanti, le cui melodie irruenti sono pregne dello spirito d'avventura dei ragazzi di campagna e al tempo
stesso del bisogno adulto di spazi liberi, di vita all'aria aperta e di contatto con la natura. Anche Kottke
salpa a vele spiegate verso mondi della fantasia, ma il suo approccio è molto meno trascendente e
molto più realista. I suoi entusiasmi giovanili non hanno nulla della saggezza metafisica di
Fahey.
Su String Guitar svettano velocissimi ragtime sincopati come
Busted Bycicle e Jack Fig (destinati a rimanere fra i classici), rapsodie dedicate a ricordi
d'infanzia come Vaseline Machine Gun e Watermelon, poemi ispirati da leggende
popolari come The Last Of The Arkansas Grey Hounds, Ojo e The Sailor's Grave In
The Prairie, per culminare nella commossa ballata di Fisherman, altro brano da
antologia.
Anche su Greenhouse i frammenti più incisivi sono quelli
che affrontano la poetica del quotidiano "rurale", quelli dedicati ad aspetti della vita di campagna
osservati con buon umore e partecipazione, e quindi melodie descrittive come Song Of The
Swamp e Owls, non a caso intitolate ai fantasmi dell'immaginazione popolare, e permeate da
un'intensa devozione per la natura. Ma Kottke manda in visibilio anche quando il virtuosismo gli prende
la mano in boogie mozzafiato come Bean Time, un'altro dei suoi capolavori, o in ragtime
trasfigurati come il non meno superlativo Spanish Entomologist, per precipitarsi infine a rotta di
collo in uno dei suoi bluegrass acrobatici, The Last Steam Engine Train.
My Feet Are Smiling suggella il trittico
classico con qualche nuovo madrigale funambolico (Blue Dot, Stealing, June Bug) e una
delle sue fantasie melodiche più terse e cristalline: Eggtooth. In tutti i brani è ora
riconoscibile un intenso fervore religioso (dimostrato anche da sommessi inni ecclesiastici come
Easter), che tarpa l'esuberanza e l'ironia dei dischi precedenti. Gli intrecci vertiginosi delle note,
"bachiani" per complessità e arditezza, sono il suo marchio di fabbrica.
Kottke non fa altro che interpretare affettuosamente, con spirito
fanciullesco, il folklore del villaggio, con tutto il suo retroscena di stereotipi, di superstizioni, e di
tradizioni. Più che canzoni strumentali i suoi brani sono piccoli racconti senza parole.
Ice Water (Capitol, 1974),
Dream And All That Stuff (Capitol, 1974) e
Chewing Pine (Capitol, 1975) segnarono la conversione di
Kottke ai modi del pop e del country. Nei panni del cantante di Nashville,
Kottke perde gran parte del suo fascino.
La scelta del repertorio cade spesso su ballate tradizionali cantate con
stile da cowboy. Il suo tenore non vale certo i
gorgheggi della sua chitarra, e la sua verve e` quasi sempre castrata dagli
arrangiamenti.
Con Leo Kottke (Chrysalis, 1976) il chitarrista
intraprende di fatto una nuova carriera, adeguandosi alle moderne
tecniche di registrazione.
La superba melodia di Rio Leo, il ragtime di Hayseed Suede, e
brani orchestrali come Range e Waltz
(con arrangiamenti di Jack
Nietsche) risollevano brevemente le sue quotazioni.
Ma Burnt Lips (Chrysalis, 1978) e Balance (Chrysalis, 1979)
continuano ad annaspare nella mediocrita`.
Nel 1981 ritorna al formato solista e strumentale con una suite trasognata,
la Side One Suite di Guitar Music (Chrysalis, 1981)
che mescola country e blues con il tipico tono
domestico.
Si tratta però soltanto di una parentesi, poiché
Time Step (Chrysalis, 1983)
lo presenta di nuovo alla testa di un complesso di country-rock.
Con A Shout Toward Noon (Private, 1986)
Kottke si converti` alla new-age music,
raffinando le atmosfere chitarristiche con violoncello e sintetizzatore.
Regards From Chuck Pink (Private, 1988) rappresenta forse
il vertice di questa fase, in cui Kottke esplora uno stile al confine fra
folk, classica e jazz.
Everybody Lies e Why Can't I Fix My Car sono i numeri più
briosi di My Father's Face (Private, 1989), seguito da
That's What (Private, 1990).
Great Big Boy (Private, 1991), con un combo jazz, sperimenta con funk
The Other Day e mariachi Pepe Hush.
Peculiaroso (Private, 1994) continua questa stagione distratta, con un
solo brano degno del suo passato, Peg Leg.
Standing In My Shoes (Private, 1997) e` l'album che chiude questo periodo.
Live (Private, 1995),
il primo album dal vivo dopo quindici anni, funge da consuntivo di questo
periodo controverso della sua carriera.
Il disco conferma che i brani strumentali sono il suo forte, e in
particolare quelli pieni di brio e humour come William Powell e Airproofing. Allo spirito
del giovincello di provincia sta però subentrando quello posato del saggio, e l'articolata partitura
di I Yell At Traffic segna forse la traiettoria futura.
Il suo compito storico sembra essere stato soprattutto quello di
popolarizzare le ardue meditazioni metafisiche di Fahey, avvicinandole alle cantilene e alle ninnananne
della provincia americana e alla vita quodiana della piccola borghesia.
One Guitar No Vocals (Private, 1999) marks a return to form.
Leo Kottke & Mike Gordon (Private, 2002) and
Sixty Six Steps (RCA, 2006) were collaborations with
Phish's bassist Mike Gordon.
1971-1976 (Capitol, 1976),
Essential (Chrysalis, 1991), and
Anthology (Rhino, 1997) are anthologies.
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