Summary
Minneapolis' multi-instrumentalist Prince was Jackson's intellectual counterpart.
This licentious androgyne, specializing in quasi-porno ballads, not
only wrote his songs but even played all or most of the instruments.
His favorite format was the concept album, not the hit single.
His fusion of pop, soul and rock was driven by sheer libido.
Prince basically transformed the moaning and screaming of copulation into a style of singing, a neurotic, delirious falsetto that continuously referenced
sexual pleasure.
If the fundamental elements remained the same throughout the decade, the
emphasis shifted from the purely self-celebratory 1999 (1982) to the
epic Purple Rain (1984) to the self-indulgently baroque
Around The World (1985) to the semiotic, post-modern clockwork of
Sign Of The Times (1987).
Each album was both an erotic and a stylistic tour de force.
His career as a whole was both a lascivious act and a pop encyclopedia.
Prince's songwriting skills, also displayed in the Bangles'
Manic Monday (1986) and Sinead O'Connor's Nothing Compares (1990),
belonged to a white tradition that harks back to the Brill Building and runs
through Brian Wilson and Todd Rundgren.
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Prince (Roger Nelson) si e` imposto come l'androgino piu` licenzioso, ma anche
piu` creativo, del decennio. Esaltando l'incesto, il sesso orale, il
lesbianismo, e altre delizie carnali, mescolando ritmi disco, sintetizzatori,
chitarrismo hendrixiano, funk e canto in falsetto, Prince ha lanciato uno stile
socio-musicale molto personale, influendo su tutta la dance-music coeva e sul
costume della discoteca.
Il mulatto di Minneapolis e` tra l'altro un prodigio che, arrivato dodicenne
al rock, fin dall'esordio discografico con For You
(1978, all'eta` di diciotto anni)
sui propri album suona tutti gli strumenti da se`.
La sua immagine venne stabilita una volta per tutte da
I Wanna Be Your Lover, su Prince (1979), che contiene anche
I Feel For You (futuro successo nel 1984 di Chaka Khan/Yvette Stevens),
Uptown e When You Were Mine su Dirty Mind (1980),
Controversy e Let's Work su Controversy (1981),
e soprattutto dalle canzoni che non vennero mai trasmesse perche' ritenute
troppo oscene, intitolate al membro sessuale maschile
e ad ogni sorta di libidine: Dirty Mind (1980) fu di fatto
il primo album concept pornografico.
Nel frattempo il sound si faceva sempre piu` "hot" e trascinante, sempre piu`
lontano dalla ballata soul e sempre piu` vicino a un ibrido febbrile di rock
e disco-music. Prince condensa l'iconografia ribelle, provocatoria e anarcoide
di quattro generazioni di performer satanici di colore, da Little Richard a
James Brown, da Sly Stone a George Clinton, il tutto condito con una regia
goliardica, blasfema e tentacolare degna di Frank Zappa.
L'apoteosi venne nel 1982 con il quinto album, il doppio
1999 (WB, 1982)
da cui sono tratti il suo anthem 1999, ballo, melodia e arrangiamento
sintetizzati all'insegna della gioia e dell'ottimismo (con le liriche che
sublimano il senso del suo edonismo fatalista: "two thousand zero zero/
party over/ oops out of time/ so tonite I'm gonna party like it's 1999"),
la sceneggiata
orgasmica di Delirious con contrappunto ironico di synth,
l'iper-erotico lento da might-club International Lover,
la struggente ballata in falsetto Free, nonche'
Little Red Corvette, uno dei suoi ritornelli
piu` memorabili, e diverse danze scollacciate (il kitsch cacofonico di
Let's Pretend, la disco dissonante e androide di All The Cities Love U, e il funk psicotico di DMSR).
Il suo canto e` costruito su un repertorio di vagiti sessuali, e, nel
passare con grazia effeminata dall'uno all'altro, sta il suo genio canoro.
Alcuni brani sono dei veri campionari di simulazioni di amplessi magistralmente
traformate in registri vocali.
Su Purple Rain (1984)
la nenia demenziale di When Doves Cry, il tribalismo dissonante
di Baby I'm A Star, l'incalzante carillon rock and roll di
Let's Go Crazy e il folk-rock tribale ed esotico di Take Me With U,
si incaricarono poi di trasformare il talento in moneta sonante. Ma gli otto
epici minuti hendrixiani di Purple Rain, ipnotica ballata soul-rock,
sacrilegio gospel e sigla del suo primo film, ne confermarono il carisma
malefico e l'atteggiamento disperato; e i caleidoscopi canori di
Darling Nikki (un boogie chitarristico ossessivo e minaccioso)
e Baby I'm A Star (un funky martellante con cori gospel) estesero
ulteriormente l'orizzonte delle sue acrobazie vocali.
La colonna sonora vendera` piu` di dieci milioni di copie, Prince sara` l'uomo
piu` pagato dell'anno, ma i testi censurati dei suoi hit continueranno ad
esibire la "scandalosa" ambiguita` della star.
Il suo marchio e` duplice: il canto, sibillino e perverso, abile nel
mutuare dal sesso i versi piu` libidinosi, e l'arrangiamento, polimorfo
ed enciclopedico, sacrilego nell'accoppiare sperimentalismo e cattivo gusto.
Purple Rain (WB, 1984)
lo consacra star, catapultandolo simultaneamente al primo
posto sia delle chart discografiche sia di quelle cinematografiche.
I media scoprono un personaggio contraddittorio e singolare:
suona 23 strumenti (e ha suonato personalmente tutte le parti strumentali dei
suoi primi cinque dischi), non sa leggere lo spartito,
predilige la Bibbia (tutti i suoi dischi sono dedicati a Dio).
Around The World (1985) e` un album concept che si presenta come un
caleidoscopio di miti e suoni degli anni '60 (Dylan, Bowie, Reed, Hendrix,
il rock trascendente, la psichedelia, la canzone di protesta).
A dispetto degli sforzi intellettuali di Pop Life e gli altri sermoni,
i risultati piu` suggestivi li ottiene di nuovo nel campo del folk-rock
(Raspberry Beret, Paisley Park).
L'eclettismo (suona come al solito ogni sorta di strumento),
e l'acquisizione di tutti gli idiomi rock, tendono sempre piu` verso il
tour de force, mentre le liriche, ancor piu` ossessionate dai suoi temi
preferiti (il sesso e dio), lo incoronano profeta dell'apocalisse morale.
Il canto piu` libidinoso e lascivo del decennio, fatto di malattie infettive
e deviazioni sessuali, e` d'altronde frutto della nuova cultura borghese
post-decadente, che ha ormai assimilato la perversione e la innalza a rito
taumaturgico.
Il suo pop-baroque si atrofizza su Parade (1986), nonostante una disadorna
Kiss cantata in falsetto con testi kitsch, una danza fulminante come
Girls And Boys e l'hard-rock di Another Love, un'altra delle sue
gemme melodiche. Tutta la sua
attenzione sembra ora concentrata nel proporre arrangiamenti sempre piu`
inusuali, riciclando segni musicali di millesima mano: un altro funk psicotico,
New Sensation, uno strumentale romantico, Venus Of Milo, una
filastrocca da cabaret, Under The Cherry Moon.
Sign Of The Times (1987) e` doppio e riassume questa fase di alta qualita'
produttiva, con arrangiamenti elettronici e ritornelli pop.
La title-track, un'elegia apocalittica cantata in tono soul a ritmo hip-hop,
funge da ouverture filosofica a una sequenza di canzoni che spazzolano senza
pieta` lo scibile della musica di consumo, dall'esuberante melodia soul di
Play In The Sunshine alla parodia rap di Housequake,
dal beat lezioso di I Could Never Take The Place al raga-rock psichedelico
The Cross.
Ma, nonostante quest'ennesimo tour de force di generi, Prince eccelle
soprattutto nelle sue sceneggiate erotiche (It) e piu` in generale in
quella forma di music-hall narcisista (U Got The Look) e sadomaso
(Strange Relationship) che e` ormai il suo marchio di fabbrica.
Sign Of The Times (1987) also contains the music composed for an unreleased album of 1986 that was to be credited to his feminine alter-ego,
Camille.
Lovesexy (1988) chiude invece il periodo di parodia della musica bianca
concettuale alla Abbey Road con un altro hit ipo-arrangiato,
Alphabet St, con altre aggiunte al suo repertorio di melodie seduttrici,
Lovesexy e Anna Stesia, e
con un refuso di oscenita` in When 2 R In Love.
Ma in realta` la grande risposta ai Beatles avrebbe dovuto essere
il coevo Black Album (1994), che invece non usci` a causa di una bega legale
e che sarebbe risultato il suo disco piu` spregiudicatamente funk, con
l'orgiastica (Le Grind, la comica Bob George, la sexy Cincy C.
Del suo canzoniere fanno parte anche i brani portati al successo dalle
sue "filiali" sonore, in particolare Cool (1982) dei Time, tutti
quelli di Sheila E, Dance Electric (1985) di Andre Cymone,
100 MPH (1986) di Mazarati, Manic Monday (1986) delle Bangles,
e la pluri-millionaria
colonna sonora di Batman (1989), fra cui il funk tribale Batdance.
Questi exploit compensano il rapido declino commerciale.
Prince dimostra doti straordinarie nel comporre melodie, ma e` molto meno
geniale nell'arrangiarle e nel cantarle. Imita i generi piu` svariati in
maniera superficiale, lasciando l'impressione di una produzione affrettata,
e gigioneggia inutilmente nei suoi registri lascivi, finendo per somigliare
piu` a un bambino capriccioso che a un virtuoso del vocalizzo libero.
Esagera, insomma, al tempo stesso l'enciclopedismo autodidatta e autarchico
di Rundgren e il decadentismo allusico e luciferino di Jagger.
Il suo funk-rock dominato dalle tastiere e` lo stile piu` eclettico e
influente uscito dalla generazione "disco".
Piccolo genio della melodia, capace di inventare ritornelli formalmente
impeccabili, e` invece un mediocre cantante e ancor piu` pedestre
arrangiatore. Come cantante ha risolto il dilemma inventando quella forma
pornografica di audio verite`, e come arrangiatore ha clonato con gusto
kitsch il sound bianco degli anni '60.
Quando si e` reso conto dei suoi limiti, si e` trincerato
dietro il primitivismo demenziale di Kiss, e ha ottenuto i risultati
piu` brillanti della sua carriera.
Ultmo erede della tradizione dei grandi istrioni neri, che aveva avuto in
James Brown il suo capolavoro, ha saputo amalgamare le diverse persone
drammatiche di Sly Stone, Jimy Hendrix, George Clinton e dare loro il cervello
di un enciclopedista del rock.
Prince rimane uno dei piu' grandi pop-songwriter neri di tutti i tempi.
Ma dopo Sign O The Times (Paisley Park, 1987)
Prince (che ha cambiato il proprio nome con un
simbolo) non si e' piu' completamente ritrovato. Gli anni
Novanta si sono aperti per lui con la colonna sonora di Graffiti Bridge (1990),
tanto insipida quanto quella di Batman: Can't Stop This Feeling I Got,
Round And Round, Thieves In The Temple sono citazioni dal suo passato,
e pertanto sembrano opera di un epigono di Prince.
Se Diamonds And Pearls (1991)
ha valore perlomeno per l'assimilazione dell'hip-hop (Jughead), piu'
che per le sue solite filastrocche (Thunder, Cream), il successivo
Love Symbol (Paisley Park) del 1992 tenta una specie di musical di Broadway
(l'ultimo genere che mancava alla sua collezione post-moderna), ma e', ancora
una volta, un lavoro essenzialmente "auto-referenziale", le cui canzoni sono
"puntatori" a canzoni di Prince, fino all'auto-glorificazione di
My Name Is Prince.
Tutto sommato il suo brano migliore rimane Nothing Compares 2 U, portato al
successo nel 1990 da Sinead O'Connor.
Nonostante un contratto favoloso (il piu' esoso della storia della musica,
cento milioni di dollari), Prince e' diventato un artista svagato e
superficiale, che si accontenta di abbozzare un concetto e di produrlo con
il massimo delle risorse di studio, ma incapace di farlo durare nel tempo.
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