Lou Reed,
Velvet Underground's vocalist,
became one of the most significant
voices of the 1970s and 1980s. From the very beginning, the decadence of urban
life was the central theme of his work. His approach wed
the Velvet Underground's psychedelic depression with new
expressionistic overtones, that become explicit on his first major artistic
success, Berlin (1973). His early albums were devoted to a
bleak analysis of the corrosive power of vice. Reed sang with almost no
emotion, and his albums had the feeling of reportages.
Reed's monotonous voice and light boogie rhythm virtually created a new
kind of singer-songwriter, one who can be simultaneously a detached observer
and an involved protagonist. Metal Machine Music (1975) represented
an odd parenthesis, but one that, in retrospect, announced industrial music
and noise music. A double album of pure cacophony, it stands as the most
unremitting sonic experience of the first 20 years of rock music.
Inevitably, he was adopted as a sort of guru by the punk generation, and
his Street Hassle (1978) reflects that meeting of two generations.
Blue Mask (1982) and Legendary Hearts (1983) signaled
adulthood, as Reed switched his focus from the basements of the junkies to the
neighborhoods of the middle class. A humbler, gentler Reed began to sing about
domestic and suburban issues. The ultimate extroverted became an
introverted, anti-heroic and populistic chronicler of the middle age.
New York (1989) was, in fact, his masterpiece.
In a sense, that album ended the pilgrimage that Reed had
begun in Berlin. It ended his moral odyssey in his own city.
It closed the circle. And, musically, it did so by quoting the roots of
American popular music, from folk to jazz to gospel to blues to country.
The mournful tone of these albums found an application within the private
sphere with two albums that are, de facto, requiems:
one for Andy Warhol,
Songs For 'Drella (1990), a collaboration with John Cale,
and one for friends who died, Magic And Loss (1992).
They compose the modern equivalent of a Medieval fresco of the years of the plague.
If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
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Negli anni '70 Lou Reed, il leggendario cantante dei
Velvet Underground,
riprese ad analizzare la vita delle metropoli
secondo l'approccio espressionista-psichedelico che gia` aveva proposto con i
Velvet Underground. Senza rinnegare nulla di quell'esaltante esperienza,
mantenendo anzi in repertorio episodi celebri, Reed ha coniato il rock
metropolitano del vizio e della turpitudine come versione piu` commerciale della
paranoica e vissutissima musica dei Velvet Underground,
esagerandone l'intento decadente
attraverso l'immagine di angelo del male (volto truccato, capelli cortissimi,
giacca di cuoio, occhiali scuri) diffusa a tappeto dai mass-media.
La prima parte della sua carriera solista
e` disseminata di laidi oltraggi della
Parigi maledetta (bistro` e spleen), di deliri-parodie della Berlino anni '30
(nazismo e cabaret), e di canzoni putrefatte, cupi e allucinati squarci di
alienazione urbana:
Wild Child e
Berlin, da Lou Reed (RCA, 1972), il suo intenso manifesto
nichilista;
Walk On The Wild Side, anthem-cronaca della New York
underground a ritmo di cocktail-jazz,
Satellite Of Love, un ritornello da vaudeville,
e il manifesto di strada Vicious,
da Transformer (1972);
Sally Can't Dance, un funk scipito tratto dal pessimo
Sally Can't Dance (1974);
e la tenera e sommessa Coney Island Baby, da
Coney Island Baby (1976), primo accenno di un lirismo piu` confessionale.
Reed recupera la forma canzone e, traviato da David Bowie, diventa uno dei tanti
glam-rocker dell'era, piu` blasonato ma anche piu` tetro.
Reed canta le sue canzoni passando dal rock and roll al rhythm and blues, con
un tipico modo parlato, apatico, casual di sedurre e intrattenere, con un
cieco ripetersi e ricopiarsi ogni volta tale e quale, sinistra eminenza del
rock decadente e virtuale legislatore del codice punk.
Berlin (1973), con arrangiamenti orchestrali,
oppresso dalle atmosfere piu` depresse della sua carriera,
morbosamente suggestionato dall'idea del suicidio che fece gia` macabra tanta
musica dei Velvet, e` l'opera in cui trovano compiuta espressione le sue
velleita` mitteleuropee (Caroline Says, Sad Songs, Lady Day).
Il momento piu` epico della sua carriera si ebbe quando, a sorpresa, registro'
l'incubo elettro-rumoristico di Metal Machine Music (1975), un doppio
album che costituisce uno degli esperimenti piu` radicali del secolo: solo
con un arsenale di distortori, amplificatori, filtri, tremolo e modulatori,
Reed genera cacofonie astratte che non hanno alcun svolgimento logico.
In realta` Reed sembrava avviato a una fine miserabile, passando da un album
mediocre a un album ancor piu` mediocre come Rock And Roll Heart (Arista, 1976).
Venne redento dai punk nei panni del guru nichilista di Street Hassle (1978),
dove peraltro tanto le composizioni piu` ambiziose (l'eponima suite in tre movimenti
per quartetto d'archi e la ballad Leave Me Alone)
quanto i rock and roll d'assalto (Real Good Time e I Wanna
Be Black) confessano in sordina la meschina verita` su colui che gli
adolescenti hanno scambiato per "grande vecchio" dell'underground.
Tecnicamente Reed compie pero` un geniale esperimento di trasfigurazione:
trasforma il jazz e il rhythm and blues anemici suonati nei cocktail lounge in
una forma di musica classica cameristica.
Gli album successivi hanno dato sempre piu` spazio al lato insicuro, e umano,
della sua personalita`, rinnegando progressivamente l'intero mito del vizio,
dell'eroina, dei bassifondi.
Quasi infastidito dall'ostinazione con cui pubblico e critica gli attribuiscono
il carisma della decadenza,
con Bells (1979), che ritenta con piu` giudizio l'esperimento
elettronico, incorpora elementi ancor piu` pagani di funk e jazz,
e si accontenta di toccare le corde piu` umane della sua ispirazione;
e soprattutto con Growing Up In Public (1980), primo manifesto del
nuovo stile
confessionale, Reed si lascia definitivamente alle spalle l'oltraggio per
affermare un innocuo qualunquismo piccolo-borghese.
Il risultato e` Blue Mask (RCA, 1982), disco umile e dimesso che non prova
neppure a rincorrere il mito, e si dedica invece a cantare con saggezza da bardo
le vite fallite degli emarginati
e le crisi domestiche suburbane (l'ironico vaudeville di Average Guy,
Women), componendo un affresco a quadri della depravazione
sulla falsariga del Ratfucker di Schaubroeck.
E` un'opera di transizione, che preannuncia uno stile piu` introverso,
ma da` ancora il meglio nei climi infernali
di Blue Mask, martellante e iper-distorta,
della sinistra Gun (su un violentatore sadico) e nell'epica devastazione
di Waves Of Fear (con un assolo stratosferico di Robert Quine).
Questo e i dischi successivi hanno segnato un palese imborghesimento dello sciamano
dell'alienazione, il quale, messa su famiglia, si e` dedicato a una forma di
canzone piu` romantica, dando piu` peso ai temi della gente comune, e cercando
sostanzialmente di forgiare un rock per adulti.
Legendary Hearts (1983), con un quartetto che annovera Robert Quine
alla chitarra e Fred Maher alla batteria, costituisce l'apice musicale di Reed,
che canta in un tono meno forzato, piu` conversazionale e talvolta patetico,
le ballate esistenziali di Legendary Hearts, Last Shot e la
maestosa Betrayed,
nelle quali fonde le impennate marziali degli inni religiosi, il jingle-jangle
del folk-rock e le cadenze funeree del rhythm and blues da night-club.
Il poeta della desolazione metropolitana puo` finalmente abbandonare le pose
a cui e` stato costretto dall'intelligentia progressista e rivelare la sua vera
vocazione, decisamente anti-eroica e populista, come dimostra la dimessa elegia
di Home Of The Brave.
In realta` la carriera di Reed e` sottesa da una profonda coerenza tematica.
Pur avendo composto alcuni grandi capolavori della disperazione, Reed ha sempre
attenuato i toni tenebrosi delle sue visioni con elementi di compassione e di
speranza. Reed e` sempre stato moralmente vicino alle vittime della
alienazione, della solitudine, dell'emarginazione, da lui cantate in modo a
volte epico: prima innalzandoli ad eroi della civilta` metropolitana, e poi
osservandone con partecipazione la dolorosa sconfitta. Il genocidio dei nuovi
umiliati, sia pur a diversi livelli espressivi, e` una costante della sua opera.
Il tipo di incoraggiamento offerto da Reed fu dapprima l'incitamento alla
ribellione piu` sfrontata (attraverso l'eroina, per esempio); ma poi le sue
liriche si fecero piu` mature e coscienti e di riflesso la morale si volse a
ignorare l'ostilita` dei borghesi:
"I just don't care" e` uno dei versi piu` comuni dei suoi brani.
Ma non pote` nascondere la realta`, la persecuzione efferata condotta
dall'Establishment
nei confronti dei suoi esiliati morali.
Cosi` l'approdo sereno di New Sensations (1984), e in particolare della
title-track, brano manifesto della sua rinascita spirituale,
del sermone moralistico Video Violence (1986), su Mistrial (RCA, 1986),
dei ritornelli gioiosi di Down At The Arcade (1984)
e No Money Down (1986), il primo hit elettronico,
e delle nuove canzoni d'amore,
I Love You Suzanne (1984) e Tell It To Your Heart (1986),
di tutta una nuova comica iconografia sessuale (legata
al meno romantico menage coniugale), suona auto-critica e mea-culpa,
nonche' raggiunta saggezza.
Il sound scarno e dimesso e l'amaro commentario sociale di questi dischi
costituiscono innanzitutto il riscatto di una tormentata vicenda esistenziale.
Sancisce l'approdo adulto il New York (Sire, 1989) che lo consacra laconico
predicatore urbano, con uno degli ensemble piu` sperimentali della sua
carriera (Fred Maher, Bob Wasserman, Mike Rathke, Maureen Tucker), e che
completa idealmente il cerchio finendo nella sua citta` (in un Dirty
Boulevard) l'Odissea
morale iniziata a Berlin.
Nessuno come Reed sa secernere dal country (Endless Cycle),
dal boogie (There Is No Time, con i riff piu` devastanti della sua
carriera), dal gospel (Dirty Blvd, forse il capolavoro assoluto della sua
saga dei quartieri poveri), dall'honky-tonk (Sick Of You),
dal folk (Romeo And Juliette, con tracce di Desolation Row)
e dal jazz (Beginning Of A Great Adventure),
una musica chitarristica cosi` forte e cruda .
Riciclando per la millesima volta gli accordi di Sweet Jane (Busload
Of Faith), rifacendo il verso all'attacco marziale di Waiting For My
Man (Straw Man), Reed riassume in una forma classica quello stile
di ballata decadente che e` venuto perfezionando di album in album dai tempi
degli ultimi Velvet Underground.
Songs For 'Drella (Sire, 1990), con John Cale al piano,
e` un insolito requiem rock per Andy Warhol.
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Magic And Loss (Sire, 1992) is another requiem, this time for friends
who died. Each song is about death, a theme that Reed's career has
been imbued with since the very beginning. But here is not a Freud-ain
death wish. Death is rather a noble, titanic battle that humans carry on
from generation to generation against an overwhelming force.
The touching intensity of Magician,
the dramatic tension of The Sword Of Damocles,
the harrowing Goodbye Mass,
the anthemic burst of Power And Glory,
the mystic vision of Magic And Loss
compose the modern equivalent of a Medieval fresco of the years of the plague.
Reed doesn't even try to find a good melody for his stories. This is "ambient"
music: the music paints a mood, a gloomy mood, and then the words simply
inhabit that mood.
Set The Twilight Reeling (Warner, 1996), recorded half live and half
in studio, breaks the pattern that the previous albums had created. Lou Reed
the bleak prophet of urban alienation and moral devastation turns into a
poet of simpler, calmer values. The seven-minute blues Riptide is
the centerpiece, but Reed's rock and roll numbers (NYC Man,
Hookywooky, The Proposition) are more memorable.
Ecstasy (Reprise, 2000) offers the best of both worlds: a set of
accomplished and engaging songs in the traditional format
(Turning Time Around, Paranoia Key Of E,
Big Sky, Modern Dance)
and some of his most daring experiments in the psychedelic vernacular:
Tatters, Mystic Child, Rock Minuet and the 18-minute Like A Possum (Lou Reed goes slo-core?).
The Raven (Sire, 2003), which comes in an extended version (generous
with the spoken-voice pieces) and a condensed version, is a tribute to
Edgar Allan Poe's poetry and includes contributions from a number of
distinguished guests
(musicians such as Ornette Coleman, Laurie Anderson, the McGarrigle sisters and
David Bowie as well as actors such as Willem Defoe, Steve Buscemi,
Amanda Plummer, Elizabeth Ashley).
Texture should be the key element in such a project. Instead,
except for Guilty (Ornette Coleman on sax), textures are fairly trivial
and unimaginative.
The combination of spoken-word and sound texture almost never works.
With the exception of Who Am I, Vanishing Act and
Call On Me, the ballads are mediocre.
The more "electric" moments sound particularly inept
(A Thousand Departed Friends, Burning Embers).
Bottom line: experiments are not always great art.
Unlike Metal Machine Music, that surpassed its age and stands as
a monolith of wisdom
(and gets homaged on the extended version by Fire Music),
this hodgepodge of rock and poetry is simply misguided.
One can even suspect that this not a Lou Reed album at all: producer Hal Willner
may be the real culprit.
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(Tradotto/translation by John Politico
Magic And Loss (Sire, 1992) e' un altro
requiem,questa volta
per degli amici morti di cancro. Ogni canzone riguarda la morte,un
tema che ha
impegnato Reed fino dagli esordi.Ma qui non si tratta di un desiderio di
morte
Freud-iano.La morte e' vista piuttosto come una nobile e titanica
battaglia che
gli esseri umani continuano da generazione a generazione
a combattere
contro una forza opprimente.L'intensita' toccante di
Magician, la
tensione drammatica di The Sword Of Damocles, la
straziante Goodbye Mass, lo sfogo di Power And
Glory, la visione mistica di Magic And Loss
compongono
l'equivalente moderno di un fresco medioevale di anni di epidemie.Reed
non ha
mai provato a cercare una buona melodia per le sue
storie.Questa
e',senno altro,musica ambientale:la musica pennela uno stato d'animo,un
umore
tetro e poi le parole,semplicemente,vanno ad "abitare"
quell'umore.
Set The Twilight Reeling (Warner, 1996), registrato
meta'
studio meta' live,rompe il modello che l'album precedente aveva
creato.Lou
Reed,il lugubre poeta dell'alienazione urbana e della devastazione
morale,svolta
nel poeta di valori semplici e calmi.Il blues di sette minuti
Riptide
e' il pezzo centrale,ma i numeri rock'n roll di Reed (NYC
Man,
Hookywooky, The Proposition) sono piu' memorabili.
Ecstasy (Reprise, 2000) offre il meglio di entrambi
i mondi:una serie di canzoni affascinanti e complete nel formato
tradizionale (Turning Time Around, Paranoia Key Of E,
Big
Sky, Modern Dance) e un po' dei suoi esperimenti piu'
audaci del
vernacolo psichedelico:Tatters, Mystic Child, Rock
Minuet
e i 18 minuti di Like A Possum (slo-core?).
The Raven (Sire, 2003), pubblicato in una
versione
estesa (con pezzi di voce parlata) e una versione condensata,e' un
tributo alla
poesia di Edgar Allan Poe e include contributi da un numero di
ospiti
distinguibili (musicisti come Ornette Coleman,Laurie Anderson,le sorelle
Mc
Garrigle e David Bowie e attori come Willem Defoe, Steve Buscemi, Amanda
Plummer
e Elizabeth Ashley).La struttura potrebbe essere l'elemento chiave in un
simile
progetto.Invece,con eccezione per Guilty (Ornette Coleman
al
sax),le strutture sono davvero banali e inimmaginabili.La
combinazione di
voce parlata e struttura sonora non rende pressoche' mai.Con l'eccezione
di
Who Am I, Vanishing Act e Call On Me, le
ballate
sono mediocri.I momenti piu' elettrici suonano particolarmente
inetti (A Thousand Departed Friends, Burning
Embers). In fondo gli esperimenti non sono sempre grande
arte.Come
Metal Machine Music, che sorpasso' la sue era e stabili'
un
monolito di giudizio(e ne da' un omaggio con la versione estesa di
Fire
Music),questo guazzabuglio di rock e poesia e' semplicemente
sconsiderato.Qualcuno puo' aver persino il sospetto che questo non
sia un
album di Lou Reed in tutto per tutto:il produttore Hal Willner puo'
essere
effettivamente il reale colpevole.
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Animal Serenade (Warner, 2004) is a mediocre and confused
double-disc live album that mixes past and present (probably because the present
wouldn't be too appealing without the past).
There are several revised versions of Reed's classics (all of them vastly
inferior to the original versions) and some new songs, mostly trivial
and stereotyped. Part of it are plain tedious. Some songs are not even Reed's.
This album is a good definition of the word "decline".
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(Translation by/ Tradotto da Luca Garofalo)
Lou Reed. Animal Serenade (Warner, 2004)
e` un mediocre e confuso doppio disco dal vivo che mescola passato e presente (probabilmente perchŠ il
presente non sarebbe stato abbastanza interessante senza il passato). Vi sono molte versioni rivisitate
dei classici Reed-iani (tutte quante notevolmente inferiori alle versioni originali) e qualche nuova canzone,
per lo pi— insignificanti e stereotipate. Alcune di queste sono molto noiose. Alcune canzoni non sono
neanche di Reed. Quest'album Š una buona definizione della parola "declino".
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Coming full circle after the Metal Machine Music of 32 years earlier,
the 65-year old Lou Reed delivered an album of instrumental ambient music for
new-age meditation and relaxation,
Hudson River Wind Meditations (Gemini Sun, 2007), also containing four lengthy
pieces.
Unlike Metal Machine Music, that was 25 years ahead of its time,
these "meditations" are rather derivative: the 28-minute Move Your Heart
sounds like a revisitation of the repetitive pulsing minimalism of
Steve Reich,
the 32-minute Find Your Note is a droning exercise in the old vein of
LaMonte Young, etc.
It was originally recorded for his own meditation, not meant to be sold.
A live 2008 performance of
Lou Reed,
Laurie Anderson and
John Zorn was documented
on The Stone Issue 3 (Tzadik, 2008).
The concept of Lulu (Warner, 2011), a collaboration between
Lou Reed and
Metallica, was not necessarily flawed.
The problem with the album is simply that the songs are mediocre, uninspired,
trivial and dejavu.
The effect of matching Lou Reed's existential rigmarole with Metallica's
superhuman riffs in Brandenburg Gate is to evoke
Neil Young
and Warren Zevon.
Reed sings these "lieder" inspired by Wedekind's tragedies
from the perspective of the betrayed girl, except that Reed turns her into
a visceral punkette who is angry and bitter at everybody.
One would never guess that Reed is almost 70: he has never sounded like a
punk-rock shouter before.
The voice betrays his age when he goes for poetry instead of guts, like in
Pumping Blood, which could be an early
Patti Smith spasm,
and the manic propulsive Mistress Dread (the album's standout),
which sounds like a lethargic
Tom Waits smoking his last cigarette while the
Earth is exploding.
Iced Honey is quintessential Lou Reed fare, but sung as if Reed could collapse at any time.
The last five songs are long, perhaps overlong.
The eleven-minute Cheat On Me is menacing psychodrama but too little
happens to justify its repetitive structure (and awful call-and-response with
Hatfield).
The eight-minute Frustration is a bit better in terms of orchestration
and development but Reed's voice fails him badly (it's more a spoken-word
piece than a song, and not intentionally so).
The eleven-minute Dragon boasts an anthemic riff but, again, there is
little other than vanity and presumption to justify its duration, with Reed's
voice barely trying to modulate a melody.
The eight-minute subdued acoustic Little Dog, smothered in
droning psychedelic guitars, abandons any pretense of metal bombast and possibly
succeeds where the rest had failed.
Ditto for the 19-minute Junior Dad, a tender midtempo lullaby with
strings and a more credible combination of plain voice and rock music.
In the grand scheme of things Metallica are negligible: Reed could have hired
any heavy-metal band with equally loud results.
The double-disc retrospective NYC Man (2003) was a wasted opportunity:
Reed selected his favorite songs and they were remastered, but, unfortunately,
he selected mostly minor ballads.
Saxophonist Ulrich Krieger (famous for transcribing Metal Machine Music for orchestra) and electronic musician Sarth Calhoun formed a trio with Lou Reed, the Metal Machine Trio, that debuted in 2008, to play music inspired by Metal Machine Music. Two live performances are collected on The Creation of the Universe (2008).
Lou Reed died in 2013 at the age of 71.
"His songs of the pain and beauty in the world will fill many people with the incredible joy he felt for life" (Laurie Anderson).
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(Translation by/ Tradotto da Alessandro Rusignuolo)
Tornato al punto
di partenza dopo Metal Machine Music di
32 anni prima, il
65enne Lou Reed pubblica un album di
musica ambient strumentale
per la meditazione e il
relax new age, Hudson River Wind Meditations (Gemini Sun, 2007), contenente anche quattro lunghi pezzi. A differenza di Metal Machine Music, che
era di 25 anni in anticipo sui tempi, queste "meditazioni" sono piuttosto provenienti da altrove: Move Your Heart
di 28 minuti suona come una rivisitazione del ripetitivo minimalismo pulsante di Steve Reich, i 32 minuti di Find Your Note è
un esercizio di droning nel vecchio stile di LaMonte Young, ecc. Fu originariamente
registrato per la propria meditazione, non destinato ad essere venduto.
Una performance dal vivo del 2008 con Laurie Anderson e John Zorn la si trova su
The Stone Issue 3 (Tzadik, 2008). Il concept Lulu (Warner, 2011), una
collaborazione tra Lou Reed
e i Metallica, non è necessariamente
fallace. Il problema è semplicemente che le canzoni sono mediocri, non ispirate, banali e dejavu. L'effetto di abbinare la tiritera esistenziale di Lou Reed ai riff sovrumani dei Metallica in Brandenburg
Gate è quello di evocare Neil Young e Warren Zevon.
Reed canta questi
"lieder" ispirati alle
tragedie di Wedekind dal punto
di vista della
ragazza tradita, tranne per il fatto
che Reed la trasforma in una punkette viscerale
che è arrabbiata e amareggiata con tutti. Non si indovinerebbe mai che Reed abbia
quasi 70 anni: non aveva mai cantato come un urlatore punk-rock prima d'ora. La voce tradisce la sua età quando
si tratta di recitare poesia
invece che esprimersi di stomaco,
come in Pumping Blood, che potrebbe
essere uno spasmo di Patti Smith, o nella esagitata propulsiva Mistress Dread (la parte migliore dell'album), che suona come un letargico Tom Waits che fuma la sua ultima
sigaretta mentre la Terra sta esplodendo. Iced Honey è la quintessenza di Lou Reed, ma cantata come se Reed potesse
collassare in qualsiasi momento. Le ultime
cinque canzoni sono lunghe, forse
troppo. Gli 11 minuti di Cheat On Me è uno psicodramma minaccioso, ma succede troppo poco per giustificare la sua struttura ripetitiva
(tremenda la botta e risposta con Hatfield). Frustration di 8 minuti è migliore
in termini di orchestrazione
e sviluppo, ma la voce di
Reed fallisce pesantemente
(è più un pezzo di parole parlate che una
canzone, e non intenzionalmente). Dragon di 11 minuti potrebbe
elevarsi a inno ma, ancora una volta, non c'è altro che vanità
e presunzione per giustificarne
la durata, con la voce di
Reed che tenta a malapena di modulare
una melodia. Little Dog,
brano acustico di 8 minuti, soffocato
dal suono delle chitarre psichedeliche, abbandona ogni pretesa di
ampollosità metalliche e probabilmente riesce dove gli altri hanno fallito. Idem
per Junior Dad di 19 minuti,
una tenera ninna nanna con archi e una combinazione
più credibile di voce semplice e musica rock.
Nel grande schema delle cose i
Metallica sono trascurabili:
Reed avrebbe potuto assumere qualsiasi band heavy
metal con risultati altrettanto
rumorosi.
La retrospettiva sul doppio NYC Man (2003) è un'occasione
sprecata: Reed seleziona le
sue canzoni preferite che sono state rimasterizzate ma, sfortunatamente,
sceglie le ballate meno significative.
Il sassofonista Ulrich Krieger (famoso
per la trascrizione di Metal
Machine Music per orchestra) e il musicista elettronico Sarth Calhoun hanno formato un trio con Lou Reed, il
Metal Machine Trio, che debutta
nel 2008 per suonare musica ispirata a Metal
Machine Music. Due spettacoli dal vivo sono raccolti
in The Creation of the Universe (2008).
Lou Reed è morto nel 2013 all'età di 71 anni. "Le sue canzoni del dolore
e della bellezza nel mondo riempiranno
molte persone con l'incredibile gioia che provava per la vita"
(Laurie Anderson).
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