During the 1970s,
Steely Dan, an invention of pianist Donald Fagen and bassist Walter
Becker (two New York-based songwriters), coined an elegant and laid-back
style, ideal for living-room relaxation, by fusing
pop, jazz, soul and blues, and then embellished it with guitar dissonances,
tempo shifts and erudite lyrics. Their success was partly due to producer
Gary Katz, who must be credited with the characteristic "clean" sound of their
records.
On his own, Donald Fagen has released far more creative and original albums,
proving that he was much more than a cocktail-lounge entertainer.
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Gli Steely Dan, un'invenzione del pianista Donald Fagen e del bassista Walter
Becker (entrambi scrittori di canzoni di New York, che avevano gia` pubblicato
una colonna sonora), coniarono uno stile elegante e rilassato, da salotto, che
fondeva pop, jazz, soul e blues e lo abbelliva con liriche erudite, dissonanze
chitarristiche e cambi
di tempo (merito anche del produttore Gary Katz, a cui si
deve il caratteristico sound "pulito" dei loro dischi).
Nonostante la sua intellettuale austerita`,
Can't Buy A Thrill (ABC, 1972) frutto` due piccoli hit,
Do It Again e Reeling In The Years (assolo chitarristico di
Elliott Randall), ma il sound era ancora
influenzato dai compagni di scuderia Three Dog Night
(Midnight Cruiser, Kings, Dirty Work).
Countdown To Ecstasy (ABC, 1973) fu l'album che li emancipo` dal
resto della scena musicale:
King Of The World, Bodhisattva, My Old School (assolo chitarristico di Jeff Baxter),
Show Biz Kids proponevano pop-jazz da camera. Il formato era quello
dell'easy-listening, ma il contenuto era quello della musica d'avanguardia.
Pretzel Logic (ABC, 1974), su cui canta anche Michael McDonald (futuro
Doobie Brothers), accentuo` l'elemento jazz e
scodello` la canzone piu` orecchiabile della loro carriera,
Rikki Don't Lose That Number.
Ma praticamente tutte le canzoni offrono qualcosa di diverso:
Night By Night,
Monkey In Your Soul,
Through With Buzz,
Any Major Dude,
Pretzel Logic.
Gli Steely Dan divennero celebri anche per le maniere un po' snob con cui
evitavano concerti e interviste e tutto l'apparato della "stardom".
Formalmente impeccabili, cesellati da fior fiore di session-men,
Katy Lied (1975), con
Black Friday,
Daddy Don't Live,
Doctor Wu,
Chain Lightning,
Throw Back The Little Ones,
The Royal Scam (1976), l'album piu` tetro del gruppo
(Haitian Divorce)
ma con la buffa disco-music di Kid Charlemagne (che peraltro contiene
un assolo formidabile di Larry Carlton),
e Aja (1977), quasi barocco, con
Black Cow (a gospel choir turning into pop phrasing, ska guitar and jazz horns)
Peg (assolo chitarristico di Jay Graydon), Deacon Blue
(a ballad stretched to eight minutes by a bright sax solo),
Josie,
Home At Last (a horn-tinged bluesy melody),
the eight-minute Aja (a piano-driven jazzy shuffle with a rather implausible instrumental jam of guitar, xylophones and whistle reinforced by a sax solo),
imposero un nuovo standard di riferimento per la musica pop.
Il vellutato Gaucho (MCA, 1980) chiuse la loro carriera con le
raffinate divagazioni di Hey Nineteen,
Babylon Sisters,
Time Out Of Mind,
Gaucho,
e con un altro ballabile esteso e swingante, Glamour Profession.
Spesso fastidiosamente levigate, impostate attorno a melodie banali,
decorate di piccoli interventi strumentali da pensionato del jazz,
leggere fino alla trasparenza della muzak (per non parlare dei testi,
un concentrato di presunzione letteraria),
elastiche e gommose per essere digeribili da tutti,
le canzoni degli Steely Dan rappresentano quanto di piu` deleterio
il "re-alignment" degli anni '70 abbia proposto, interpretano alla perfezione
lo spirito qualunquista del borghese medio che anteponeva la
"qualita` della vita" alle istanze rivoluzionarie. In pratica, rispolverarono
l'easy-listening degli anni '50 per la generazione del Watergate.
Mutatis mutandis, era la stessa filosofia ed era lo stesso sound.
Ma, in quel genere reazionario che porta a Michael Jackson e a Mariah
Carey, furono davvero degli "artisti", o quantomeno degli "autori".
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