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Dave Alvin fu il cervello dei Blasters,
gruppo al quale regalo` composizioni di ottima fattura,
tanto omaggi alla civilta` degli anni '50 fini a
se stessi (Marie Marie,
No Other Girl, American Music, Long White Cadillac, Boom Town,
Red Rose, Rock And Roll Will Stand) quanto sofferte ballate
universali
(Border Radio, Trouble Bound, Dark Night). Per gli
X,
che accompagno` supplendo alla defezione di Billy Zoom tanto nel disco a nome
Knitters quanto in See How We Are, scrisse 4th Of July.
Lungi dall'essere
calligrafico, Alvin riusciva a fondere lo spirito blues dei neri con la
sensibilita` nostalgica dei bianchi di Provincia. Erede delle grandi tradizioni
(musicali e spirituali) di John Fogerty e Robbie Robertson, Alvin le ha
spinte dal piano (rispettivamente) tribale e domestico a quello personale.
Rimasto solo, il geniale cantautore di Los Angeles esordi` con
Romeo's Escape (Epic, 1988), noto anche come
Every Night About This Time (Demon, 1987),
una raccolta di canzoni piu` eleganti del grezzo roots-rock del complesso
originale, pur affrontando il solito spettro di generi, dal boogie
(New Tattoo) all'honkytonk (Every Night Around This Time, uno
dei suoi capolavori).
Dopo un lungo iato, Blue Blvd (Hightone, 1991) lo presento` come un
cantore gospel (Gospel Night) e blues (Brand New Heart)
all'antica, salvo forse l'epopea di Andersonville. L'album era comunque
incerto e sfocato.
Alvin trovo` una misura piu` efficace su
Museum Of Heart (High Tone, 1993), in particolare con
A Woman's Got A Right e Stranger In Town,
bozzetti realisti "diretti" con la saggezza fatalista di un Johnny Cash, e, a
dimostrazione di un sodalizio fra le radici del rock e lo stato della societa`
che e` ormai diventato una forma di simbiosi, i soliti relitti di rockabilly
(Burning In Water, Drowning In Flame),
honkytonk (The Devil's Wind),
jazz (Thirty Dollar Room) e baccanali da saloon (la title-track).
Il piu` acustico King Of California (Hightone, 1994)
e` nobilitato soprattutto dalla title-track, ma sembra piu` che altro una
scusa per fornire la versione definitiva di alcuni dei suoi capolavori.
Quello di Alvin e` uno dei canzonieri piu` "morali" e populisti del suo
tempo, e non a caso utilizza le sonorita` di un'epoca in cui la musica
popolare era innanzitutto un fatto morale e populista. Le sue storie esplorano
in maniera maniacale il microcosmo piccolo-borghese e la micro-era della
crisi, unendo allegoricamente parabole di cuori infranti e parabole di
vite stentate.
Interstate City (High Tone, 1996) offre versioni dal vivo dei suoi
classici.
"Songwriter" fra i piu` talentuosi della sua generazione, maestro dell'atmosfera
della roadhouse (come Hitchock lo e` del thriller e Chaplin della comica),
stilista sopraffino della chitarra e accorato cantastorie populista, Alvin ha
gia` conquistato un posto nell'Olimpo dei bardi della Nazione Americana.
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