During the 1980s the psychedelic scene of Texas was relatively subdued,
hardly a foreshadow of the following decade's psychedelic deluge.
The foundations were laid by the demented hyper-psychedelic punk-rock of the
Butthole Surfers,
one of the greatest bands of the 1980s.
Gibby Haynes (vocals) and Paul Leary (guitar) brewed a synthesis of
Sex Pistols' punk-rock, Red Crayola's acid-rock and Holy Modal Rounders'
acid-folk on the mini-album Butthole Surfers (1983), a gallery of
demented anthems played in a grotesque and noisy frenzy.
Psychic Powerless (1984), one of the decade's most significant works,
turned out a hysterical, cacophonous nonsense that borrowed from
Captain Beefheart's apocalyptic blues, Chrome's delirious space-rock,
Pere Ubu's modern dance, the Cramps' psychotic voodoobilly and
Syd Barrett's intergalactic signals. The effect was akin to a hippie cartoon
or a circus of epileptic clowns.
The lysergic chaos of Rembrandt Pussyhorse (1986) was better structured,
but still amounted to an encyclopedic annihilation of 30 years of rock'n'roll.
Replacing their visionary and infernal imagination with slicker productions,
the Butthole Surfers delivered two albums that were tighter and more
conventional, Locust Abortion Technician (1987) and
Hairway To Steven (1988),
and then proceeded to achieve the impossible, i.e. streamline their abominable
punk mess for the mainstream on
Piouhgd (1991), Independent Worm Saloon (1994),
and Electriclarryland (1996).
The last bang was in fact a side-project by Gibby Haynes, P (1995),
which contained some of his most explosive music ever.
Not awkward at all, and in fact quite accessible, the last Butthole Surfers
album, Weird Revolution (2001), was an eclectic survey of well-played
cliches, incorporating dance and rap music.
If English is your first language and you could translate the Italian text, please contact me.
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Pochi complessi hanno marchiato a fuoco la storia della musica rock come i
Butthole Surfers. Prima e dopo di loro la musica rock e` due cose diverse.
Prima di loro e` piu` o meno una dicotomia: da un lato la musica seria
e dall'altra quella comica. Dopo di loro non e` piu` chiaro cosa sia serio
e cosa sia comico. E` chiaro soltanto che la musica e` uno stato d'animo.
I Butthole Surfers furono in tal modo fra i grandi protagonisti del
risveglio creativo degli anni '80.
I capolavori della stagione 1983/85 furono la prosecuzione ideale
dell'hardcore d'avanguardia dei Flipper, e un ponte
steso verso una rivalutazione di punk-rock, heavy metal e rock psichedelico.
Storicamente, il loro sound si riallacciava al folk-rock lisergico di Fugs,
Holy Modal Rounders e David Peel, o anche all'acid-rock catastrofico dei
Chrome, al blues apocalittico di Captain Beefheart e
al voodoobilly perverso dei Cramps, e, dulcis in fundo,
alla tradizione psichedelica texana dei Red Crayola e dei 13th Floor Elevator.
Paul Leary (chitarra) e Gibby Haynes (canto) erano giovani scapestrati di San
Antonio (Texas) quando decisero di formare un complesso che, per un malinteso,
fini` per chiamarsi Butthole Surfers.
Esordirono sotto l'egida di Bruce Licher dei grandi
Savage Republic
il 4 luglio 1982 al Whiskey A-Go-Go di Hollywood.
La foga dei primi tempi era quella dei punk piu` criminali, ma fra le righe
si potevano ancora leggere le note del blues.
Il sound era costruito sul tribalismo orgasmico delle due batterie (King Coffey,
originario di Austin, e Teresa "Nervosa" Taylor, la loro ex porno ballerina),
sugli arpeggi cannibaleschi di Leary,
e sul canto agonizzante e vampiresco di Haynes.
Il loro tema prediletto era lo squallore della condizione umana,
ma non per sferrare arringhe di denuncia contro il Sistema, bensi` per
gioire dionisiacamente di quello stato degradato.
Sul primo EP ("inciso" a 69 giri al minuto), Butthole Surfers
(Alternative Tentacles, 1983 - Latino Bugger Veil, 2003), also known as
Brown Reason To Live (Alternative Tentacles, 2009),
troneggia
il loro insuperato anthem, The Shah Sleeps In Lee Harvey's Grave,
una grottesca revisione degli sketch agit-prop di David Peel nel segno di un
infantilismo psicotico degno degli Holy Modal Rounders:
nel silenzio generale Leary urla uno slogan concitato ed enfatico
("there`s time to fuck and time to prey/ but the shah sleeps in
Lee Harvey's grave" e demenzialita` del genere) seguito da un fragoroso tripudio
generale (un po' l'equivalente dell'ovazione del pubblico).
Che lo spirito delle loro filastrocche sia debitore tanto dell'hardcore quanto
del vecchio music hall e` dimostrato da Suicide.
L'incubo piu` cacofonico
e piu` licantropo e` The Revenge Of Anus Presley,
un mini-concerto per rumori
di cocci, distorsioni acute, fischi di synth e recitato sconnesso.
Hey e`, a sorpresa, una ballata regolare, con le tipiche inflessioni
folk-rock psichedeliche dei Feelies e appena un filo
di goliardia nell'eco che ripete il titolo.
Un feroce vocalizzo alla Tom Waits lancia in pista Wichita Cathedral,
baccanale swingante ed epilettico nel piu` puro stile di Beefheart.
L'opera culmina nella monumentale, pantagruelica danza dell'alienazione di
Something, che (unendo le fanfare gotiche dei Van Der Graaf Generator
ai segnali
radio di Syd Barrett e alla danza moderna dei Pere Ubu) catapulta il delirio
omicida di Haynes su una cadenza androide e cingolata di funk industriale
squarciata dal riff monotono e ossessivo dei sassofoni e da vortici
alieni di distorsioni chitarristiche.
Altro capolavoro in questo stile di ballo primitivista e`
Bar-b-q Pope: accordi sinistri di basso, distorsioni di chitarra e di
violino, incedere funereo e solenne, jingle jangle ipnotici, sonagli, una
serie di grida selvatiche e spinose contrappuntate da strilli atonali del
sassofono, e finalmente il ritornello di uno scalmanato blues "beefheartiano".
Ogni brano e` un olocausto sonoro che esorcizza il dolore acuto dell'esistenza
quotidiana: i vocalismi di catrame di Gibby Haynes e la chitarra-monstre di
Leary stravolgono trance ed epilessi, ritmi minimalisti e inni punk.
Il primo album, Psychic Powerless (TouchAndGo, 1984),
confermo` la loro indole di istrionici anarco-esistenzialisti.
Delirio squilibrato (un recital di grida distorte dai filtri),
cacofonia acuta (una scarica continua di distorsioni galattiche)
ed epos apocalittico (la solita, funerea cadenza del basso)
si fondono in Concubine per coniare l'archetipo della ballata industriale
post-Pere Ubu. Su quel canone svariano altri recitati/urlati demenziali
con altre efferate colate di rumore rovente (l'incalzante Woly Boly),
toccando vertici di volgarita` nel ponderoso boogie di Lady Sniff, che
vanta le migliori scordature dai tempi di Jeff Cotton, vocalizzi fatti di petti,
conati e sputi, reperti "concreti" e un'andatura omicida,
e culminando nel tema di Butthole Surfers, galattica danza thrash con coro
da "Rocky Horror Show", gorgheggi alla Wild Man Fisher e un'atmosfera di follia
goliarda.
Il progenitore principe di tutta la loro musica e` sempre Beefheart: e` lui
il loro padre spirituale.
Al lato piu` leggero della loro produzione appartengono scherzi come
la filastrocca cabarettistica di Dum Dum, a ritmo voodoo-tribale con un
travolgente assolo di chitarra distorta e riverberata, o il pop-jazz di
Negro Observers, o il rock and roll sferragliante di
Mexican Caravan (con grandi convulsioni di chitarra), o l'hardcore
epilettico di Gary Floyd.
L'ascendente dei Chrome e dei Red Crayola e` evidente nel nastro impazzito, nei
rumori androidi, nel maelstrom dissonante di Eye Of The Chicken,
nell'incalzante, stentoreo, veemente, infuocato ritmo da mezzo cingolato di
Cowboy Bob (coadiuvato da un crescendo di urla agonizzanti), e
in Cherub, una lunga sonata per effetti psichedelici di chitarra che
compie orrende mutazioni sempre all'insegna del frastuono piu` grottesco.
Le loro infernali sarabande hanno ormai raggiunto il massimo grado di
concisione ed efficacia, Leary ha coniato uno stile personale dal repertorio
di riverberi e stecche dei complessi psichedelici (Mayo Thompson docet) e
Haynes ha temperato i suoi grugniti con un registro
reminescente di quello sotto-proletario di Johnny Rotten.
L'EP Cream Corn From The Socket Of Davis (Touch & Go, 1985)
accentua il surrealismo e la satira, soprattutto nel "blues-a-billy" alla
Cramps di Moving To Florida.
Con Rembrandt Pussyhorse (TouchAndGo, 1986) il gruppo si assesto` nella
formazione classica: Leary, Haynes, Coffey, Taylor e il bassista Jeff Pinkus.
Il disco sancisce l'uscita del complesso dai vicoli fetidi dei punk e
degli eroinomani. Il quartetto rifinisce infatti l'attacco a testa bassa di
un tempo, che scaturiva dalla fusione fra impeto
thrash e caos lisergico, con arrangiamenti piu` compositi ed eleganti.
La chitarra vibra ancora sotto il peso delle scordature e Haynes blatera
enfatico e "anale" come sempre, pero` il suono piu` "presente" e` quello
della batteria di Koffee e tutti gli altri sono "normalizzati" in modo da
risultare accettabili anche per il grande pubblico.
Le citazioni sono esplicite (l'American Woman dei Guess Who in versione
hip-hop iper-tribale, con glissando hendrixiani e vocalizzi per megafono,
e il tema di Perry Mason in versione da incubo lisergico).
I Surfers si immergono nel tribalismo sinistro e nelle cacofonie libere
di Waiting For Jimmy To Kick, nel requiem per organo liturgico di
Strangers Die Everyday, negli arpeggi maniacali di
Mark Says Alright, nel vortice raga-psichedelico di
Whirling Hall Of Knives, ma in generale la vena piu` caustica e
goliarda sembra essersi esaurita all'insegna di una neo-psichedelia
piu` convenzionale.
Al meglio, il complesso riesce a cesellare una
Creep In The Cellar, un mini film dell'horror di serie B
reso attraverso l'incubo di un eroinomane, con un violino petulante e i
rintocchi marziali del piano che ricordano le litanie di Patti Smith.
Il loro primo album a soggetto, e il piu` curato dal punto di vista della
produzione, e` Locust Abortion Technician (Touch And Go, 1987), il cui tema centrale
e` la parodia dell'heavy metal satanico (Sweat Loaf che ricalca
Sweet Leaf
dei Black Sabbath,
, Graveyard,
22 Going On 23), fra qualche blues "cingolato" alla Chrome
(Pittsburg To Lebanon) e qualche rock and roll alla X
(Human Cannonball).
Gli intermezzi rumoristici (Ussa, O-men) hanno poco in comune
con quelli del passato perche' sono realizzati in gran parte con l'elettronica,
e comunque con poca fantasia.
Anche Hairway To Steven (Touch And Go, 1988),
nel quale ogni brano e` intitolato da
un'opportuna icona, irrigidisce le loro eccentricita` in strutture formali
piu` convenzionali. Ogni trovata, invece di condire il brano, "e`"
l'intero brano. Il sound ne risulta piu` freddo e diluito, privo di spunti
veramente geniali.
Sempre meno divertenti, i Butthole Surfers insistono nella parodia dell'heavy
metal (la litania lugubre ed esotica dell'"alce",
l'hard rock mega-distorto con tornado di vocine e vocioni manipolati alla Zappa
del "baseball"), passando da un pandemonio psichedelico sullo stile dei primi
Pink Floyd (il "cavallo") a un rock and roll swingante marca Ten Years After
(il "coniglio e pesce"), con persino qualche passo di flamenco (la "sigaretta").
L'EP Widowmaker (1989) aggiunge il boogie fuzz-ato della title-track
e l'ennesima parodia dell'heavy metal, Booze Tobacco Dope Pussy Cars.
Alla fine del decennio pareva che i due geni del gruppo avessero deciso
di lasciarsi:
Pinkus e Haynes registrarono
Digital Dump (Rough Trade, 1990) sotto lo pseudonimo di
Jackofficers, provando ad applicare la prassi
cannibalistica dei Butthole Surfers all'elettronica danzabile;
Pinkus lancio` anche i Daddy Longhead, un complesso di hard-rock titolare
di Cheatos (Touch and Go, 1991);
Paul Leary pubblico` The History Of Dogs (Rough Trade, 1991),
una cronaca della Guerra del Golfo arrangiata in maniera quantomeno
rocambolesca (ritmi da ballo, arie da musica leggera, guitarre da heavy metal);
e King Coffey diede vita ai Drain, di gran lunga
il progetto piu` interessante.
Teresa Taylor penso` bene di dileguarsi dalle scene.
Soltanto tre anni dopo Hairway To Steven usci` il nuovo album
dei Butthole Surfers, Piouhgd (Rough Trade, 1991).
L'album conferma la decadenza
manifestata nel precedente, benche' annoveri ancora qualche nonsense da
cartone animato hippie (il country & western di Lonesome Bulldog
e soprattutto il rhythm and blues Golden Showers) e qualche bizzarria
del loro psicotico lunapark (lo psychobilly alla Suicide di Something
e il boogie delle caverne di Blindman).
Queste brevi freddure rock valgono piu` dei tre brani estesi che dovrebbero
rappresentare il clou del disco: Revolution 2, una cantilena acidrock a
ritmo di pow-wow, Barking Dogs, una versione nevrastenica dei Pink Floyd di
Echoes, e PSY, una melodia soffice e ipnotica con un lungo jamming alla
Grateful Dead.
Haynes, sempre piu` sedotto dalla personalita` canora di David Thomas, vivacizza
gran parte di questi numeri, ma il complesso, in generale, da` la sensazione di
voler soprattutto "vendere" a un pubblico piu` ampio la propria eccentricita`.
Independent Worm Saloon (Capitol, 1994) completa il crollo di questo gruppo storico,
sancendo la loro definitiva rinuncia all'avanguardia. Dietro la parvenza
caotica Dog Inside Your Body e Chewin' George Lucas' Chocolate sono hit
radiofonici che conservano soltanto un (ipocrita) senso dello humour.
L'heavymetal di Who Was In My Room Last Night e l'industriale di Annoying
Song sono soltanto delle mode da ossequiare (compresa quella di se stessi
nel gran finale di Clean It Up). Tutto il sound e` controllato e normalizzato,
alla ricerca del motivo di crossover (The Wooden Song, You Don't Know Me).
Il "sell out" e` cosi` sfacciato da ricordare quello di un altro gruppo che
pareva irriducibile, i Pere Ubu.
Con Electriclarryland (Capitol, 1996), noto anche come Oklahoma,
Coffey, Haynes e Leary
coronano la loro ascesa nell'Olimpo del rock radiofonico. L'inizio del disco
non e` del tutto indegno, e si riallaccia almeno idealmente alle opere della
loro gioventu`. Le tiritere punk di Birds e Ulcer Breakout
lasciano pero` il tempo che trovano. I Butthole Surfers degli anni '90 sono
quelli molto piu` musicali che impazzano nell'hip-hop psichedelico di
Pepper (il loro primo e unico hit, un po' troppo alla
Beck),
che intonano l'epico blues-rock di Cough Syrup (colma di citazioni
dei classici del loro passato) e che snocciolano la serenata country di
TV Star (dedicata all'attrice televisiva Christina Applegate).
Nella nuova veste di gruppo per famiglia, i loro stereotipi (canto distorto e
chitarre ubriache) sembrano pero` un po' fuori luogo. E il grosso dell'album e`
gremito di riempitivi che non divertirebbero neppure il freak piu` drogato.
Alla fine del 1995 Gibby Haynes si concede la pausa/divertimento di P
(Capitol), un album registrato con un trio di attori di Hollywood (Bill Garter e
Johnny Depp alle chitarre e Sal Jenco alla batteria) e l'aiuto esterno di Flea
(Chili Peppers) e Steve Jones (Sex Pistols). Tutt'altro che svagato o distratto,
il disco annovera delle splendide incursioni in generi tradizionali d'alto
ascolto, a cominciare dal country orchestrale di Michael Stipe, continuando
con l'esplosivo rap-metal alla Chili Peppers di Zing Splash, trionfando nel
boogie assordante alla ZZ Top di Oklahoma (riff galattico di chitarra,
ruggito psicotico, trotto trascinante di batteria), degenerando nel chilometrico
reggae eroinomane di John Glen, scorrazzando per il frizzante country &
western di Mr Officer, ubriacandosi nel pachidermico blues alla Jon Spencer di
White Man Sings The Blues, sconfinando nell'avanguardia con il dub cosmico
di Scrapings From Ring, e finendo con una ballad patetica degna di Dylan,
The Deal.
Questa divertente scorribanda negli stereotipi della musica popolare, condotta
con il piglio del Brancaleone, e` forse l'opera migliore di Haynes da tempo
immemore.
Nell'arco di un decennio
i Butthole Surfers e il grande pubblico si sono corsi incontro: i primi erano
partiti da inveterati freak/punk con un sound all'epoca impossibile, i secondi
hanno elevato oggi quel sound a sottofondo "a la page" per serate del
dopo-punk; i primi hanno moderato gli eccessi, i secondi li hanno accentuati.
I Butthole Surfers e il grande pubblico si sono cosi` incontrati a meta` strada.
E il grande pubblico ha scoperto che in fondo Haynes e Leary erano soltanto gli
ZZ Top che imitavano i Jefferson Airplane, un paio di sacrosanti "redneck"
travestiti da hippie.
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