The parable of Cabaret Voltaire
epitomized the entire industrial school: an abnormal number of releases
(mostly pretentious and trivial), and a quick conversion to dance music.
Initially, Richard Kirk, Stephen Mallinder and Chris Watson were inspired by
early (pre-disco) Kraftwerk and early (pre-funk) Pink Floyd.
Their early recordings, such as the album
Mix-up (1978) and the EP Three Mantras (1980),
boasted collage-like pieces of
abrasive, distorted sounds and mechanical rhythms. Unlike Throbbing Gristle,
Cabaret Voltaire introduced an "eastern" element of trance.
But they quickly rediscovered the song format with
Red Mecca (1981) and then began propelling it with hyper-cinetic funk
rhythms on the double EP 2x45 (1982).
The albums that followed were stylish
electronic dance music that had nothing in common with industrial music.
If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
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I Cabaret Voltaire di Richard Kirk (chitarre e tastiere) e Stephen Mallinder
(percussioni e canto)
hanno in un certo senso guidato il movimento "industriale", definendone lo
stereotipo e le svolte determinanti: una mole impressionante di registrazioni,
quasi tutte di qualita` mediocre, tanto pretenziose quanto banali, e una
rapida conversione alla musica da ballo.
Vennero alla luce, in forma di trio (Chris Watson il terzo) agli albori
della musica industriale in quella Sheffield che ne sarebbe diventata
l'epicentro.
Le prime registrazioni dei Cabaret Voltaire compiono un'operazione tanto
elementare quanto preveggente di fusione di elettronica, psichedelia e
world-music.
Gli esperimenti con gli strumenti elettronici di Kraftwerk e Neu si sposano
alla psichedelia dilatata dei primi Pink Floyd e allo spirito (se non alle
sonorita`) della musica-trance dell'Asia (Arabia, India, Tibet, Giappone).
Il risultato e` molto meno "industriale" di quanto le etichette del tempo
li obbligano a essere: l'arsenale di nastri, generatori di ritmo, filtri,
sintetizzatori (e chitarra, l'unico residuo di rock and roll, ma orrendamente
distorta) propende per esplorazioni della psiche piuttosto che per il
"je accuse" tecno-sociologico dei cugini
Throbbing Gristle.
I Cabaret Voltaire esistevano dal 1973, ma approdarono in sala d'incisione
soltanto dopo l'esplosione del punk. Il gruppo si fece conoscere grazie al
singolo Nag Nag Nag e all'EP di Do The Mussolini.
Il primo album Mix-up (RoughTrade, 1978 - Mute, 2001) e` un'opera
trasgressiva e creativa, che colloca incubi Freud-iani in
una cupa atmosfera espressionista.
Benche' si tratti di un'operazione meno austera e radicale di quella dei
Throbbing Gristle, l'album scodella
piece subliminali come Heaven And Hell e Expect Nothing,
esperimenti forse naif, ancora al confine fra musica ballabile
(Kirlian Photograph), musica gotica e musica industriale,
ma che tracciano un percorso di disgregazione del sound e di shock psico-sonoro.
Western Mantra e
Eastern Mantra, sull'EP Three Mantras (RoughTrade, 1980),
proseguono il progetto Velvet Underground del mantra occidentale.
Voice Of America (Rough Trade, 1980 - Mute, 2001) e` un comizio (un po'
velleitario) per rumori "trovati".
Sluggin' Fer Jesus, sull'EP 3 Crepuscule Tracks (Rough Trade,
1981), e` una satira a ritmo disco dei predicatori televisivi.
Il sound violentemente deturpato da distorsioni iper-abrasive e sferzato da
ritmi metallurgici ricorda gli abomini dei Chrome.
I loro brani sono costruiti sovrapponendo a una base ritmica costante
un numero qualsiasi di eventi sonori minimi, trasformando cosi` il concetto di
armonia in quello di flusso ipnotico e camaleontico di alterazioni.
Red Mecca (RoughTrade, 1981 - Mute, 2001), nonostante sia una delle loro opere piu`
violente, sancisce l'abbandono dell'elettronica abrasiva e del recitativo
ipnotico e l'avvento di una piu` moderata forma-canzone rock con
pulsazione ballabile e melodie minimali (Red Mask, Sly Doubt).
Mancano ancora le emozioni a
A Touch Of Evil, A Thousand Ways e Spread The Virus.
Il doppio EP 2 X 45 (Rough Trade, 1982) consacra questa prassi con
quattro suite zeppe di eventi sonori, ma soprattutto con un'attenzione quasi
maniacale per il ritmo.
Il risultato e` un funk "industriale" molto simile a quello dei
Clock DVA.
Protection e` il cerimoniale piu` incalzante, in cui la moltitudine
dei ritmi ricorda quasi il minimalismo stratificato di Reich, ma accelerato
verso grottesche, pantagrueliche fanfare.
Yashar e` il brano piu` "orientale", un crescendo che sfocia in un
vorticoso tribalismo raga. Get Out Of My Face e` invece la gag per
discoteca, un funk iper-cinetico pullulante di effetti esotici e di primitivismi
percussivi.
Non a caso Watson, il musicista piu` radicale, viene emarginato definitivamente
dal gruppo e si rifugia nei Hafler Trio.
Il periodo classico dei Cabaret Voltaire verra` in seguito antologizzato su
The Golden Moments (Rough Trade, 1987) e
"Original Sound of Sheffield '78/'82 (Mute, 2002).
The Living Legends (Mute, 1990) raccoglie i singoli fino a questo
momento.
Listen Up (Mute, 1990) raccoglie inediti e rarita` del primo periodo.
Il clamoroso "sell out", capostipite di tutti i "ravvedimenti" dei complessi
industriali Britannici, ebbe inizio con Crackdown (Some Bizzare, 1983),
disco che
aveva il pregio di utilizzare strutture armoniche lineari (invece delle
tradizionali cacofonie caotiche) e soprattutto poliritmi funky da discoteca.
L'elettronica e gli effetti di collage passavano decisamente in secondo piano.
Le atmosfere sono di cupa alienazione (24-24 e la title-track) finche' una
melodia indovinata (Just Fascination) eleva il genere a una forma di synthpop
dell'alienazione.
Micro-Phonies (Some Bizarre, 1984)
sanci` la definitiva conquista del ritmo
(in particolare la frenetica cadenza di staccato delle "beat-box")
con il techno di Sensoria e James Brown (l'intero album e`
di fatto un omaggio a Brown).
Il doppio 12" Drinking Gasoline (Caroline, 1985), con Kino e
Sleepwalking, confermo` l'abbandono delle armonie morbose a favore di una
pulsazione sempre piu` trascinante e aggressiva.
The Covenant, The Sword And The Arm Of The Lord (Caroline, 1985), con I Want You e Motion Rotation,
adotto` persino l'effervescenza scipita che si addice alla discoteca
piu` spensierata (anche se
Kickback e Whip Blow mettevano a frutto l'arte di collage e
manipolazione per tener alto il livello di adrenalina).
The Whole Thing e Electro-Motive sono le canzoni quasi synth-pop
dell'EP Drain Train (Doublevision, 1986).
Don't Argue e Here To Go, su Code (EMI, 1987),
grattarono il fondo del barile.
Le loro orge erano ormai fra le piu` melense e le meno edoniste dell'epoca.
The Original Sound Of Sheffield '83/'87 (Virgin, 2002) e` un'antologia
di questo periodo.
Passarono tre anni prima i Cabaret Voltaire si riaffacciassero sulla scena.
Groovy Laidback And Nasty (Parlophone, 1990) li esprime all'apice delle
loro capacita` di produzione; e finalmente getta la maschera: quello di
Hypnotised (il singolo) e` soltanto l'ennesimo gruppo di "house", e non
proprio uno dei piu` originali,
ispirato da un'anacronistica disco-soul (Searchin'), dalla scuola
dub e rap (Runaway), e dal buon vecchio synthpop (Keep On); per
quanto brani come Easy Life o il remix strumentale di Magic esibiscano
un livello impressionante di raffinatezza.
I successivi Body And Soul (Les Disques Du Crepuscule, 1991),
con Don't Walk Away e No Resistance, e` un
prodotto asettico di studio.
Il duo ha abbandonato gli strumenti tradizionali e fa musica soltanto con le
tastiere elettroniche.
Sull'EP Colours (Plastex, 1991), abbandonati gli aspetti
piu` aggressivi del genere, i Cabaret Voltaire sono diventati un artificio, un
complesso virtuale, una pura icona sonora. Tutto (compreso il canto) e`
raffinato in un mantra tecnologico innalzato alla propria arte. Quella di
Colours non e` musica, ma un reportage sul processo di produzione
della loro musica.
Non stupisce pertanto che i Cabaret Voltaire pervengano poi
all'"ambient house", a partire dall'album (quasi interamente strumentale)
Plasticity (Plastex, 1992), in particolare il brano da camera minimalista
Resonator,
Il tribalismo caraibico di Neuron Factory e Back To Brazilia e qualche
balletto androide alla Kraftwerk come Inside The Electronic Revolution
costituiscono il trait d'union con il passato. I Cabaret Voltaire degli anni '90
sono pero` quelli di Deep Time, contesi fra muzak e new age, o
quelli di Soul Vine, maestri nel miscelare timbri e ritmi alla moda.
Il successivo International Language (Plastex, 1993) e` interamente
strumentale e conclude la parabola verso l'easy listening elettronico
(Everything Is True, Radical Chic e Afterglow).
Conversation (Plastex, 1994) completa la trilogia e suggella la parabola del
gruppo con una colossale Project 80 (quasi un'ora)
che ricicla Klaus Schulze vent'anni dopo
riprendendosi lo scettro che discepoli come Aphex Twins e Orb stanno tentando
di strappare.
L'unico difetto dei Cabaret Voltaire e` di aver prestato troppo orecchio alle
mode delle discoteche, per quanto siano spesso riusciti a cavalcarle.
Il loro "high-tech funk e` stato certamente influente sulla generazione
del techno, ma nelle mani di Kirk e Mallinder e` diventato talvolta
un genere musicale di rara monotonia.
Nei suoi lavori solisti
Richard Kirk ha man mano aggiornato alle mode di turno
lo stile dei Cabaret Voltaire, mentre
Chris Watson si e` convertito alla musique
concrete.
Alla fin fine, i Cabaret Voltaire passarono alla storia come i
volgarizzatori della musica industriale. Come tali, dimostrarono piu` che altro
che le velleita` naif dell'avanguardia, non sostenute da
adeguato talento, portano spesso alla musica piu` biecamente commerciale.
Kirk died in 2021 at the age of 65.
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