James White
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Buy Contortions (1979), 8/10
Off White (1979), 7/10
Sax Maniac (1982), 7/10
Flaming Demonics (1983), 6/10
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L'ultra-fusion abominevole di James Chance rimanda a diversi maestri, fra di loro tradizionalmente lontani: Albert Ayler per l'uso ludico e dissonante del sax, Captain Beefheart per i vocalizzi licantropi, James Brown per i ritmi ballabili, la scuola minimale per l'ostinato reiterare poche frasi all' infinito. Nel complesso si tratta della piu` audace operazione di fusion tentata dalla new wave.

La musica di consumo di Chance e` in effetti una delle musiche piu` sperimentali degli anni Ottanta. Attacca la struttura del brano rock dal lato da cui nessuno l'ha mai attaccata: la dissonanza non e` solo un episodio di contorno, ma assume il ruolo trainante che era tradizionalmente appannaggio della melodia.

Sassofonista innovativo, Chance ha fatto della sua musica una sorta di di ego-trip. Dispotico e intransigente, ha elevato l'incomunicabilita` a fondamento di arte e di vita.

James Siegfried, scontroso e arrogante giovanotto di Milwaukee (Wisconsin), dal cui conservatorio venne espulso per cattiva condotta, arrivo` a New York forte di un'adolescenza dedita al rhythm and blues e al free jazz.

Deluso dalle soffitte "creative" del nuovo jazz, Siegfried si avventuro` nei locali notturni, aggregandosi in breve a equivoche bande di intrattenimento, fra le quali gli Screws del chitarrista Jody Harris e i Teenage Jesus di Lydia Lunch.

Alla fine del 1977, ribattezzatosi James White, il sassofonista forma i Contortions, aggregando Jody Harris, il bassista George Scott, la chitarrista Pat Place, l'organista tedesca Adele Bertei (che aveva esordito in uno dei primi complessi di Peter Laughner ed era emigrata a New York con lui) e il batterista Don Christensen. Il combo si fa portavoce di un' ultra-fusion che miscela con singolare sfrontatezza free jazz e funky-soul, sfoggiando il piglio aggressivo e negativo della nuova generazione punk, e che fa delle dissonanze (soprattutto quelle della chitarra di Harris e del sax di Chance) il fulcro portante del suono.

Il sestetto si conquista una certa fama e Chance in particolare diventa celebre e temuto per l'assoluta strafottenza nei confronti del pubblico, al quale rivolge sovente insulti e gestacci. Il soul spastico, nevrastenico e parossistico di Dish It Out, di quel marziale mini-concerto per stecche che e` Flip Your Face e della jam di free jazz psichedelico Jaded (sulla compilation No New York del 1978) si tinge di punk per effetto delle urla maniacali di Chance, votato a inorridire con erotismi perversi ed altre ossessioni. Il sound, cosi` spasmodico, sprezzante e vibrante, e` idealmente vicino alle miniature freudiane dei Teenage Jesus. Determinante risulta l'apporto dei gregari: le staffilate stridenti della chitarra di Harris, i lividi cianotici dell'organo di Bertei, i riff balbuzienti del basso di Scott, il secco contrappunto della slide di Place, il fragore dissennato della batteria di Christensen. La formazione e` assurdamente affiatata, sadicamente determinata a portare a compimento nel modo piu` turpe il loro supplizio funk-punk.

Chance esercita ormai una piccola dittatura sul complesso e si mette in mostra sia con l'abbigliamento provocante (frac e cravattino), sia con dichiarazioni invasate, nelle quali predica l'importanza assoluta del ritmo (secondo la religione di James Brown), professa odio viscerale per il jazz e grande amore invece per la "disco", che a suo avviso segnala l'avvento di un'era di soli sesso e droga.

Nel 1979 escono contemporaneamente due dischi: Buy Contortions (Ze, 1979) dei Contortions (senza Bertei ma con numerosi ospiti) e Off White (Ze, 1979) di James White (il nuovo cognome di Chance). Entrambi testimoniano un deciso recupero dei moduli della musica ballabile. Fermi restando il canto furente e il sax dissonante, il ritmo funky prende il sopravvento. Il sound si rigenera, da incipiente collasso sonoro a nebulosa effervescente, piu` linde e regolari le scorie che lo puntellano.

Buy e` la trasfigurazione del funky. Le composizioni, arcigne e impeccabili, si reggono sul contrasto fra i fraseggi free del sax e il ritmo pulsante sincopato imposto dagli altri strumenti. Il principio di estrema ambiguita` come estrema modernita` trova il suo enunciato piu` sfacciato nella pulsione corporale di I Don't Want To Be Happy, la piu` vicina alla "disco music", in Design To Kill, devastato dalle urla piu` psicopatiche, in Throw Me Away, con fraseggi minimalisti, e nel summa anti-consumistico delle possibilita` della nuova dance music Contort Yourself, inno alla contorsione come futura mutazione del ballo. I lunghi passaggi strumentali su cui ogni brano e` edificato danno un'idea dell'identita` fra contorsione e distorsione, soprattutto quelli dall'armonia piu` disgregata, come la nenia demente di My Infatuation, con il duetto piu` dissonante fra Harris e Chance, Roving Eye, baccanale dissoluto e quasi hendrixiano, e Bedroom Athlete, falcidiato dalle stecche chitarristiche piu` irritanti.

Off e` la versione "disco" dei Contortions: la fulgida Contort Yourself viene riproposta a mo` di introduzione in una versione tropicale scandita da battito di mani e cantata con eleganza e con tanto di coro femminile; Stained Sheets e` una parodia dei brani orgasmici di Donna Summer, allestita con la complicita` di Stella Rico, dispensatrice di gemiti e sospiri.
La seconda facciata del disco comprende quattro brani strumentali (accozzaglie piu` o meno casuali di ritmi e rumori strumentali) che espongono nel modo piu` geniale le ambizioni del sax piu` urbano del rock. White soffia senza ritegno, producendo i suoni piu` sconci. Piu' che dissonanze, "no-dissonanze". Se White Savages e` il brano piu` concitato, se White Devil mette di fronte il suo sax ciarlatano e il ruvido chitarrismo atonale di Lunch, se Bleached Black e` un puro pretesto per gargarismi nottambuli del sax con il pepe di un violino altrettanto dissonante che gli rifa il verso, e` Off Black il brano chiave, quello in cui traspare piu` nitidamente il senso dei pandemoni cacofonici di White: pur nella combustione delle dissonanze e delle distorsioni, una frase ritmica di chitarra e una frase melodica (si fa per dire) di sassofono si ripetono deformandosi in modo freneticamente minimalista per sette minuti, in cerca di trance piu` che di dance.

Con studiata megalomania White intitola due brani al suo pseudonimo e due al suo contrario cromatico: il bianco-nero e` un omaggio alla musica nera che ha iniziato con il rhythm and blues la storia del ballabile moderno, ed e` al tempo stesso una puntualizzazione sull'uso da discoteca che ne fanno i bianchi; ma e` anche l'ammissione di una contraddizione irrisolta, quella di bianco contro nero, di musica colta occidentale contro musica popolare nera, una contraddizione che forse e` la causa prima dei suoi violenti maelstrom dell'assurdo.

Maschi (Scott, Harris, Christensen) e femmine (Place e Bertei) si separano, gli uni formando i Raybeats, le altre i Bush Tetras. Rimasto solo, White vagabonda con diverse formazioni improvvisate. Una breve esperienza con Arto Lindsay nei Pill Factory produce un paio di piece d'avanguardia d'alta classe: Schleyer's Tires, tutto rumorismo percussivo (fatto solo di tonfi e ticchettii) e Mr Graw Army Base (un sax che ripete all'infinito la stessa nota al ritmo di un tamburo marziale).

Poi Chance si trasferisce a Parigi, dove registra Live Au Bain Douches (Invisible, 1980). Sul disco spiccano l'allucinata fanfara di I Danced With A Zombie e il jazz-rock selvaggio di Put Me Back In My Cage, in mezzo a classici del rhythm and blues (eccezionale la performance sulla King Heroin di James Brown) e a citazioni da se stesso sparse qua e la`. Le prodezze al sax non si contano. L'isteria di White si sfoga sullo strumento cavandone note orrende. E quando non suona, canta; il che' e` ancor peggio, con il registro da incallito teppista punk che si ritrova. Lo accompagna una sezione piu` jazz che funky, a tutto vantaggio della nevrosi e di un'atmosfera da club sotterraneo degli anni Cinquanta.

Nel 1981 muore di cancro la sua girlfriend e manager. Disgustoso nei rapporti con i giornalisti, logorroico negli show dal vivo, Chance sembra sfogare cosi` con la verbosita` (di voce e di sax) una desolata solitudine esistenziale.

Per Sax Maniac (Animal, 1982) si serve di una formazione estesa, con il trombone di Joseph Bowie, un coro femminile, il sax baritono di Luther Thomas, due trombe, due chitarre, basso, percussioni. Con una dance band in grande stile puo` sfogare la sua megalomania: assale con un grottesco assolo jazz sottotono di Farfisa la musica da discoteca (Disco Jaded), che poi divora in cannibalesche imitazioni dai vocalist di colore, duetta esagitato con una tromba in The Twitch, divaga forsennato e insensato in una foresta di accompagnamenti in Sax Maniac. La fusion raggiunge l'assurdo quando tutti gli elementi si sovrappongono contemporaneamente, con dissonanze e sincopi che si alternano ai fiati funky e alle coriste "disco" (Irresistible Impulse) e con auto-celebrazioni mitomani alla James Brown (Sax Machine).

Flaming Demonics (Ze, 1983) corre sugli stessi compiaciuti binari di rhythm and blues nevrotico. Ma, rinunciando caparbiamente ad inventare nuovi temi o a lanciarsi in spettacolari improvvisazioni, Chance va incontro a un suicidio premeditato, che l'arrogante grinta demoniaca non basta a scongiurare.

Molotov Cocktail Lounge (1996) segna il ritorno sulle scene (un po' in sordina) di White.

Irresistible Impulse (Tiger Style, 2003) is a four-disc career retrospective.

Adele Bertei formed an all-girl band, the Bloods, which released only a single, and then recorded a solo album, Little Lives (1988), while she was devoting more and more time to cinema and television. She formed Anubian Lights in 2003.

Saxophonist and vocalist James Chance surfaced as a "no wave" musician in 1978, the leader of the Contortions. Their disjointed, awkward tempos, dissonant guitar (Jody Harris), gargantuan saxophone, and repellent, visceral crooning lent Buy Contortions (1979) a quality of sonic sabotage. James Chance's abominable ultra-fusion was an ideal meeting point for Albert Ayler, Captain Beefheart and James Brown. The savage impetus and the neurotic off-kilter instrumental passages signified a generational nervous breakdown. Off White (1979), credited to James White, was, instead, a relatively streamlined postmodern essay that turned the previous album's bacchanals into exercises of deconstruction. Sax Maniac (1982), performed by an old-fashioned dance combo (trombone, sax, trumpet, female choir), summarized Chance's stylistic jungle and "contorted" persona.
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