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Quando esce nel 1980, la prima opera solista di Colin Newman,
A-Z (Beggars Banquet), non e` altro che la logica continuazione del nuovo corso
modernista dei Wire, con il produttore Mike Thorne di
fatto al posto di comando.
Ma Newman puo` finalmente imporre le sue strategie, e in
particolare la sua passione per la psichedelia di Barrett e il meta-rock di Eno:
armonie spaziali, liriche oblique, canto convulso, incedere allucinogeno.
Dell'alchimia di Newman e Thorne sono emblematici gli equilibrismi ritmici,
violenti e surreali, le cariche spasmodiche che esasperano la prassi di Eno e
detonano iceberg di demenzialita` armoniche in un baldanzoso music-hall
dell'olocausto industriale:
il boogie di I Have Waited Ages, vertigine supersonica di voci "trovate",
accelerate, distorte, rallentate, sovrapposte alla Wyatt in un tornado di
distorsioni elettricissime e ritmi metallurgici;
il power-pop in forma di balletto androide di & Jury;
le cadenze maciullanti e le urla nevrasteniche di Life On Deck,
frenetica pantomima robotica da cabaret espressionista;
il trascinante voodoobilly di Inventory, con accenni di danza cosacca e
stacchetti sinfonici;
e il sommo canto della nevrosi di Star Eyes, dove il ritmo e` un coro
catacombale intrecciato a un balbettio psicotico.
Alla psichedelia piu` lisergica rimandano invece la litania
di Alone, funerea e orientaleggiante, la trance di
Seconds To Last, cosmica e disperata,
e il vortice di organi glaciali di Order For Order.
Esasperando il concetto, Newman perviene a incubi abominevoli di nevrosi
industriale, degni delle atmosfere apocalittiche dei Joy Division:
le sincopi e le dissonanze maniacali di Troiseme, la suspence
agghiacciante di Image (ossessivamente sfigurata da una vibrazione
discordante di lamine metalliche),
il crescendo incalzante dello psicodramma espressionista But No;
per culminare nel declamato marziale e nel finale caotico e apocalittico di
B, dove un marchingegno ritmico spappola dissonanze, miasmi vocali e
fili solenni di synth, librandosi in un'epica danza futurista, maestoso inno
all'urlo primordiale che erompe in tutta la sua selvaggia bestialita`.
Ogni brano e` un mini-requiem costuito su frasi d'organo titaniche, su uno
schitarrare drammatico, su ritmi da industria pesante, su pianismi e vocalizzi
da cabaret decadente declamati in modo isterico, su nastri orrendamente
deformati. Tutti sono cesellati con una accurata
sovrapposizione di trovate ritmiche, melodiche ed elettroniche, che li rendono
spesso camaleontici e densi di eventi sonori, pur non oltrepassando mai la
misura della canzone, e senza mai confonderne l'identita`.
Si concludono sistematicamente con una coda distruttiva che ne detona del tutto
l'armonia.
Newman e` un Barrett degli anni '80, che ha conosciuto i pastiche
ritmici di Eno e il caos vocale di Wyatt. E` un Barrett tecnologico, la cui
pazzia e` ora prigioniera delle macchine e di un'alienazione ben piu` devastante
e ben meno poetica.
Modernismo punk, musica "industriale" e neo-psichedelia raggiungono in questo
disco un magistrale punto d'equilibrio. Opera classica in tutti i suoi aspetti,
A-Z e` una delle pietre miliari del rock britannico, naturale raccordo
fra l'Eno di Before And After Science e la musica "industriale" dei
Throbbing Gristle.
L'atmosfera funerea che lo avvolge, il lirico fatalismo che lo sovrasta,
la tensione drammatica che lo dilania dall'inizio alla fine, l'espressionismo
violento di tanti suoi numeri, sottendono sempre un senso epico e titanico
della condizione umana, che ne fa in realta` un commosso tributo alla
tragedia di esistere.
La prova successiva, Singing Fish (4AD, 1981), e` molto piu` austera, pare quasi un
trattato musicologico. Sono dodici pezzi senza titolo in cui Newman esprime
le sue velleita` di musicista elettronica all'insegna del "do it yourself"
in voga in quegli anni. Quasi tutte le vignette sono suggestive, anche se
nessuna e` particolarmente innnovativa. Nate al confine fra il Brian Eno
di Another Green World e i Throbbing Gristle delle Jazz Funk Greats,
le piece di Newman brillano di una loro geniale forma di concisione ed
eleganza
Fish 1 unisce la scansione industriale a una marcetta psichedelica con un
piglio squisitamente minimalista; Fish 4 abbozza una stasi elettronica degna
delle sinfonie interstellari del primo Klaus Schulze;
Fish 5 mette in pista uno dei suoi fragorosi balletti robotici;
Fish 9 sovrappone un canticchiare da bambino a un tribalismo androide;
Fish 7 elabora le cantilene e i passi di danza del Medioriente.
Sono tutti numeri di altissimo livello, nei quali Newman alterna le pose
dello sperimentatore di conservatorio a quelle del guitto di cabaret.
Newman fornisce insomma il suo contributo a coniare quella muzak per
intellettuali abbozzata da Eno nel decennio precedente.
Not To completa la trilogia, ma deve fare a meno di Thorne (soppiantato nei
panni dell'arrangiatore dal chitarrista Desmond Simmons). Non soltanto le
canzoni sono piu` convenzionali, ma il sound si e` anche fatto spinoso,
frenetico, nevrotico. Non e` un caso che il brano migliore sia la novelty
strumentale di Indians.
Passeranno quattro anni prima che Newman senta il bisogno di riprovare a
scrivere musiche per se stesso. Piu` malinconico e fragile, un po' distratto
dalla presenza di Malka Spigel (la moglie), il sound di Commercial Suicide
(Crammed, 1986) denota l'incapacita` di Newman di fare davvero tutto da solo, senza
ne` i compagni ne` Thorne, indispensabili per completare gli arrangiamenti.
Ci riuscira` due anni dopo con It Seems (1988),
la sua opera piu` lirica e
sofisticata (It Seems), contemplativa ed evocativa (Rite Of Life),
melodica e ballabile (Quite Unrehearsed),
esistenziale e classicheggiante (Not Being In Warsaw),
intrisa di umori decadenti alla Ultravox e di orientalismi soffusi alla Japan.
Newman ha pubblicato sotto lo pseudonimo di Oracle la raccolta
Tree (Swim)
di registrazioni degli ultimi cinque anni, aiutato dalla moglie Malka
Spigel, un'opera che testimonia come in lui non si sia spento l'anelito per
una musica elettronica che sia al tempo stesso tribale e ambientale.
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