- Dalla pagina sui Dinosaur Jr. di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
In Breve.
I Dinosaur Jr., formati dal chitarrista Joseph Mascis e dal bassista Lou Barlow, stabilirono lo standard "noise-pop" anni '90 (una fusione di distorsione e melodia) e agirono da collegamento tra i Sonic Youth e il grunge. L'ossessione di Mascis per Neil Young (tramite i Meat Puppets) emerse in Dinosaur (1985). Strati di forte feedback permeavano ogni nota di You're Living All Over Me (1987). Ogni canzone suonava come una languida ballata acid-rock innestata su spasmi hard-rock. Mascis ha scatenato sfacciate melodie pop su un rumore di chitarra orgiastico e feticistico. Bug (1988), l'ultimo album con Barlow (che avrebbe poi formato i Sebadoh), capitalizzò quell'invenzione, che divenne presto uno degli stereotipi più abusati della musica rock. Green Mind (1991), che fu di fatto il primo album solista di Mascis e anche più accessibile, e Where You Been (1993), con il nuovo bassista Mike Johnson e approfondimenti in un melodramma introspettivo, divenne mera routine.
Bio.
I Dinosaur Jr. vennero alla luce durante gli anni in cui il dogma dell'hardcore
si stava indebolendo. Lungi dal militare con i reazionari alla Smiths, i
Dinosaur Jr. presero ispirazione dall'estetica del punk (minimale,
amatoriale, irriverente), ma inventarono un nuovo sound per quell'estetica,
un sound altrettanto straccione e sguaiato, ma di tutt'altra natura: un sound
basato sulle distorsioni della chitarra. Il chitarrista Joseph Mascis suonava la
chitarra in maniera apparentemente trasandata e frastornate,
nel modo meno virtuoso possibile (in realtà a sua volta un nuovo genere di
virtuosismo). Dietro quegli strati di rumore si nascondevano canzoni
malinconiche che erano in perfetta sincronia con lo zeitgeist della loro
generazione. Il binomio "rumore + melodia" divenne uno dei temi fondamentali
degli anni '90 e cambiò per sempre il corso della musica rock.
Il cantante e chitarrista J Mascis e il bassista Lou Barlow, reduci dai Deep Wound del cantante Charles Nakajima (poi Gobblehoof), il cui EP Deep Wound (Radiobeat, 1983), con Mascis alla batteria, anticipava il grindcore, formarono con il batterista Murph i Dinosaur Jr. a Boston nel 1985.
Quello di Dinosaur (Homestead, 1985) era un country-punk psichedelico nella vena dei Meat Puppets (Cats In A Bowl), che mostrava una predilezione per la ballata depressa e nevrotica di Neil Young (soprattutto in Severed Lips). I brani più originali però lambivano l'acid-rock più trascendente (Forget The Swan e Repulsion) e coniavano una forma di ballata più psicotica (Leper e Mountain Man).
You're Living All Over Me (SST, 1987 - Merge, 2005) continuò proprio in quella
direzione: un genere di ballata languida innestato sulla violenza
dell'hard-rock.
E' soprattutto la chitarra di Mascis a seminare lo scompiglio.
Anemiche melodie acid-rock (Little Fury Things, uno dei loro vertici) e
lamenti alla Neil Young
(Raisans) vengono sommersi in un frastuono di riff distorti.
I brani più innocui (In A Jar) hanno la prerogativa di esplodere
all'improvviso in sequenze di accordi maniacali. Una litania alla
REM come Kracked muta in un tornado di distorsioni alla Helios Creed.
Un country-punk come Lung diventa
un'epica galoppata nell'hard rock.
Il brano meglio riuscito è forse
Sludge Feast, che annovera una specie di duetto fra accordi heavymetal di
una chitarra e fraseggio addolorato di un'altra.
Il rumore assordante di questa musica sembra avere come obiettivo un colossale
esorcismo dell'insicurezza che ottenebra il protagonista.
La carica selvaggia non basta sempre a giustificare un metodo che consiste
sostanzialmente nell'annegare la melodia in orge di distorsioni (talvolta
gratuite). A lungo andare il sound può risultare semplicemente banale.
Nonostante questo limite, il disco eserciterà però un'influenza enorme
sulla generazione successiva, stabilendo uno standard sonoro con cui si dovranno
misurare tutti i gruppi del "grunge".
A trasformare lo stile di Mascis in uno stereotipo fu Bug (SST, 1988 - Merge, 2005),
che è al tempo stesso la quintessenza della sua arte e un nauseante esercizio
di ripetitività. La forma della loro ballata trova finalmente un equilibrio
in Freak Scene, un piccolo capolavoro di
arrangiamento: mentre la melodia si sdipana lineare, la chitarra cambia solfa
di continuo, dallo schitarrare "jingle-jangle" del folkrock alla distorsione
pura, dal riff di heavymetal a delicati accordi acustici, e la batteria alterna
un tribalismo da tam-tam una cadenza marziale.
L'album vanta delle canzoni con un ritornello che val la pena di
ascoltare e accompagnamenti professionali.
La loro "maniera" rumoristica sortisce risultati più atmosferici del solito
nella spigliata They Always Come (con un onirico intermezzo strumentale
e un finale di cascate di accordi psichedelici), nella tesa The Post
(un "lento" con i riff più feroci ed epidermici), e soprattutto
nell'apocalittica Don't,
un sabba di wah-wah devastanti, rumori elettronici e grida disperate,
l'unico brano della loro carriera a lambire la grandezza "aliena" dei Chrome.
E Mascis pare finalmente credibile nella parte del "guitar hero".
Ma ancora una volta metà del disco è pieno di pretesti, non di canzoni.
Lo stile debole e litanico di Repulsion è sempre in agguato dietro le
scariche di adrenalina (per esempio in Yeah We Know).
Questo approccio "catastrofico" trasforma un album (e forse
un'intera carriera) in un unico lungo spasimo di pop deflagrato da decibel
ostili. A salvare il disco sono soprattutto la prima e l'ultima canzone, l'una in grado
di re-inventare il pop e l'ultima degna erede di tre decenni di rock
estremista.
A quel punto Barlow decise di dedicarsi ai Sebadoh, mentre
Mascis e Murph si unirono brevemente a Don Fleming e Jay Spiegel.
Mascis continuò per un po' a suonare con i Velvet Monkeys e i Gobblehoof,
poi finalmente riformò i Dinosaur Jr., registrando praticamente tutto da solo
Green Mind (Blanco Y Negro, 1991 - Sire, 2006).
L'album segna l'apice stilistico e la maturità artistica del personaggio,
capitalizzando sulle invenzioni e le ripetizioni dei dischi precedenti.
The Wagon tenta di ripetere il successo di Freak Scene sfruttando più o
meno gli stessi trucchi e in generale tutto il disco è una versione del
precedente adeguata alle necessità del rock commerciale. Mascis ha smesso
di biascicare nenie e finalmente canta melodie. L'accompagnamento non fa
più rumore gratuito, ma contrappunto. Dopo tanti anni di caos armonico,
vige ora un ordine quasi scontato nella dinamica di queste canzoncine.
La malinconia folk di Flying Cloud (con qualcosa dei Led Zeppelin più
mistici) e il blues filosofico di Thumb (con flauto pastorale da rock
progressivo) sono quanto di meglio Mascis riesca a grattare dal fondo del
barile. La grinta di un tempo si riascolta soltanto in
How'd You Pin Down That One On Me.
Se è migliorato come cantante e come chitarrista, Mascis rimane un mediocre
compositore e pertanto la qualità del suo repertorio è ancora il suo handicap
principale.
Mascis si scoperse cantautore all'antica con
l'album Where You Been (Sire, 1993), registrato con Mike Johnson
al basso e il fido Patrick Murphy alla batteria (e arrangiamenti che comprendono
chitarra acustica, sezione d'archi e organo).
Il calvario di Mascis, che ama proiettare nelle sue liriche l'immagine di
apatico, incompreso, solitario e disilluso, prosegue con immutata intensità
melodrammatica, ma questa volta l'enfasi è proprio sul calvario, non sulla
coreografia sonora. E' un artista che apre il cuore, non un guerrigliero
che lancia granate.
Ancora una volta l'opera è monocromatica, dominata dal falsetto trepidante
(a volte quasi agonizzante) di Mascis che però, a differenza del suo modello Young,
è un lamento incapace di levarsi in grido epico a combattere contro i
mulini a vento, bensi` destinato a spegnersi in lunghi rantoli psichedelici,
imitando tutto sommato il feedback della chitarra.
L'eccezione è Drawerings, che trova il "passo" di Harvest.
La sua è in fondo una ballata folk, con meno genio narrativo ma più
genio introspettivo dei folksinger che imita. E di questi Young è
certamente il più influente, in particolare nei brani in sordina
(Not The Same), quasi bisbigliati in quel registro sognante e psicotico,
in cui il cantante diventa languido e struggente fino a rasentare le tonalità
più cupe e le atmosfere più espressioniste (What Else Is New).
La parte di Freak Scene la fa questa volta Get Me, con una melodia e un
fraseggio davvero epici e uno dei suoi migliori gracchi (un registro che è
diventato negli anni un po' l'alter ego del suo falsetto).
Se Out There, On The Way e soprattutto Hide (i riff più trascinanti)
ripropongono le stesse ambiguità (e in definitiva le stesse debolezze) di
Green Mind, gran parte della nuova raccolta esprime invece un anelito di
rinnovamento, se necessario anche rifacendo il verso a Lou Reed
(Start Choppin, cadenzata e vigorosa, forse il meglio del disco)
e Bob Dylan (Goin' Home, con organo alla Al Kooper).
Mascis è un figlio della grassa borghesia (suo padre è un affermato dentista,
suo fratello un avvocato di grido) ed esprime il senso di inutilità che quella
classe sociale deve superare per continuare a sopravvivere.
Nel complesso Where You Been è la seconda pietra miliare di Mascis;
senza più la violenza catastrofica di You're Living All Over Me, ma con
una vera musicalità.
L'EP di Out There (1993) contiene uno dei migliori assoli di Mascis in Keeblin.
Without A Sound (Sire, 1994) ricalca invece cosi` da vicino il proprio stile
da far pensare a una laconica routine.
Una produzione cristallina e chiassosa mette in luce senza pietà i limiti di
Mascis, quelli di un anonimo epigono di Neil Young che non ne ha nè la voce
agonizzante nè la chitarra satanica.
La grazia formale di I Don't Think So e
Feel The Pain (che assomiglia a I Melt With You dei Modern
English ma ha anche un maestoso assolo)
sono in realtà prove di una musica che è sempre più malinconica routine
e sempre meno
emozione, stampi di un sound premeditato fino al tedio.
Per lo più Mascis
si limita a ripetere stancamente la stessa apatica solfa in falsetto e gli
stessi assoli da pensionato.
Grab It e Get Out Of This
passano sonnolente senza lasciare il segno. Due ballad acustiche, Outta Hand
e Seemed Like The Thing To Do, lasciano invece il segno, mostrando l'uomo
alle prese con le sue contraddizioni e forse con la coscienza di aver esaurito
un filone fin troppo fortunato.
Il perenne sonnambulismo
di Mascis ha forse raggiunto il punto di non più ritorno, il coma terminale.
Anche al cospetto di opere riuscite come i suoi due capolavori, Mascis fu uno dei musicisti più sopravvalutati del suo tempo: in fondo non fece altro che portare all'estremo la tecnica di Neil Young, contrappuntare la linea melodica con un chitarrismo nevrastenico e adattare quella tecnica al sound di successo dei Jesus And Mary Chain. In questo modo inventò comunque uno stile che divenne uno stereotipo dell'era "grunge". Per diversi aspetti il feedback della sua chitarra "è" il sound degli anni '90.
Il bassista Mike Johnson ha anche avviato una carriera solista.
Mascis invece pubblica un album acustico a suo nome, Martin And Me (Baked Goods, 1996), registrato dal vivo in un piccolo club.
Hand It Over (Reprise, 1997) è probabilmente il peggior album dei Dinosaur Jr. mai pubblicato: privo di lucidità, di messa a fuoco, di capacità compositiva e, ultimo ma non da meno, di gusto. Alone, lunga otto minuti, e Sure Not Over You sono due ballate tristi che vale la pena di ascoltare. Mascis cerca di salvare la situazione aggiungendo tromba (I'm Insane), archi (Can't We Move This), banjo (Gettin' Rough) e mellotron (Never Bought It), ma solo i fan più ingenui possono considerarlo un progresso.
Il primo vero album solista di Mascis, More Light (Ultimatum, 2000), suona esattamente come gli ultimi Dinosaur Jr. Qualche brano spicca come i primi dei Dinosaur Jr. (Sameday, All The Girls), ma svariati altri abbassano il livello in quanto riempitivi. More Light ha potenza a sufficienza per far deragliare quanto concepito per essere un compromesso di mezza età. Waistin' è un ulteriore tributo al suo maestro, Neil Young. La fuga Hendrix-iana Ammaring e il festival fuzz Where'd You Go testimoniano la maestria di Mascis alla chitarra. Tutto sommato un risultato contrastante, ma quando la composizione, la voce e la chitarra trovano il giusto bilanciamento Mascis si rivela essere ancora il re della sua generazione.
Free So Free (Ultimatum, 2002) mostra un chitarrista spaventoso in cerca di una buona canzone. Sebbene suonate in modo fluido e competente, If That's How It's Gotta Be e Free So Free sono tipiche di qualcuno che può recitare tutte le regole nel libro mentre si lava i denti o fa il bucato. Innumerevoli chitarristi, da Eric Clapton a Jeff Beck, hanno speso la loro carriera a fare album di classe con musica senza senso. Mascis sembra pronto ad aggiornare lo stereotipo alla generazione grunge.
Sing + Chant For Amma (Baked Goods, 2006) è un tributo spirituale all' Hindu in stile hippy.Mascis e Lou Barlow si riunirono nel 2005 per la prima volta dopo quasi vent'anni (da Bug).
La formazione originale dei Dinosaur Jr. registra Beyond (Fat Possum, 2007), un album gonfiato dai giornalisti cresciuti negli anni '80 ma piuttosto scialbo e prevedibile, solo un pò più professionale (raffinato, liscio, conciso) degli album originali. Almost Ready e Been There All the Time provano il talento di Mascis nello scrivere melodie pop, ma centinaia di musicisti possono fare lo stesso nel 2007. Pick Me Up è audace ma per nulla rivoluzionaria. Alla fine, l'album della reunion (deludente dal punto di vista creativo come la maggior parte degli album di reunion) contribuisce a una sorta di riassunto metaforico dell'intera carriera della band, mai abbastanza ambiziosa da produrre un capolavoro, mai così mediocre da meritarsi un precoce insabbiamento, interessante ma non emozionante, sincera ma non viscerale.
Witch (Tee Pee, 2006) fu una collaborazione tra J Mascis (alla batteria) e i Feathers sulla scia dello stoner-rock e del doom-metal.
La seconda collaborazione con i Witch, Paralyzed (Tee Pee, 2008), tendeva al lato "rock" dell'equazione.
Die Fehl-Ritzhausen Kassette (Who Can You Trust?, 2012) documenta uno spettacolo di streghe dal vivo.
Farm (Jagjaguwar, 2009), il secondo album dopo la reunion della formazione classica, non ha i canti giocosi del suo predecessore (anche se Over It e I Want to Know ci provano fortemente) ma ruota invece su I Don't Want to Go There.
Several Shades Of Why (Sub Pop, 2011) fu l'album (prevalentemente) acustico di J Mascis, ma non era un album solista poiché includeva contributi di Pall Jenkins (dei Black Heart Procession), Matt Valentine (dei Tower Recordings), Suzanne Thorpe (dei Mercury Rev), Kevin Drew (dei Broken Social Scene) e Kurt Vile, che suonano insieme come una vera e propria orchestra da camera. È stato anche il primo album interamente composto da lui. Sfortunatamente, privata dei suoi riff roventi e dei suoi ritornelli accattivanti, la musica di Mascis è molto poco musicale.
J Mascis ha anche formato il trio strumentale che ha debuttato con le sei jam spaziali di Heavy Blanket (Outer Battery, 2012).
La reunion dei Dinosaur Jr. rimase rapidamente a corto di benzina.
I Bet on Sky (2012) è un album di routine stereotipata, con pigri assoli di chitarra che manifestano tutti i tratti distintivi dei classici Dinosaur Jr. ma che non riescono a mettere insieme le stesse trame magiche. Avrebbe dovuto essere un EP di tre canzoni, con Watch the Corners, Don't Pretend You Didn't Know e Stick a Toe In.
L'eccitazione manca totalmente su Give a Glimpse of What Yer Not (2016), un'esperienza rilassata, disinvolta, blanda e monotona dalla quale è difficile salvare qualcosa.
Anche il suono della chitarra è controllato in Sweep It Into Space (2021), anticipato dai singoli I Ran Away e Garden. Si tratta di una raccolta di canzoni dolcemente pop che rimandano al rock mediocre degli anni '70. È difficile scegliere specifici brani da questi ultimi album dei Dinosaur Jr.
- Torna alla pagina sui Dinosaur Jr. di Piero Scaruffi -