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I Gang Of Four si formarono a Leeds durante gli anni caldi del punk-rock, nel momento in cui però si facevano largo tendenze centrifughe. Loro finirono per diventare gli antesignani di una di queste, quella del funk rivisto nella chiave sciatta e provocatoria del punk.
Se le figure dub e funky del basso di Dave Allen furono il marchio di fabbrica del gruppo, i ritmi fortemente sincopati della batteria di Hugo Burnham e le schitarrate atonali di Andy Gill non furono meno efficaci nel corredare i sermoni marxisti declamati enfaticamente dal cantante Jon King.
Sono proprio le lancinanti stoccate della chitarra a risaltare sull'EP Damaged Goods (Fast Product, 1978), grazie anche a una frenesia che è ancora pregna dello spirito punk (Damaged Goods, Armalite Rifle, Love Like Anthrax). Sono invece i rimbombi dub del basso a propellere At Home He's A Tourist l'anno dopo. Outside The Trains Don't Run On Time completò la triade di sperimentazione sui loop di batteria e sul canto parlato.
La carica eversiva del gruppo, che era ancora mimetizzata dietro l'esperimento musicale, venne clamorosamente alla ribalta sul primo album, Entertainment (EMI, 1979 - Warner, 2005). Questa sorta di "Manifesto" del funk in era punk, infarcito di discordanze metalliche alla Glenn Branca (Ether), di blues-funk alla Pop Group (Not Great Men), di tribalismi allucinati alla Talking Heads (Natural's Not In It), di glissando galattici alla Jimi Hendrix (Anthrax), si avventa contro la società capitalista secondo una classica strategia agit-prop. Persino nei brani pensati per una consumazione di massa, la Return The Gift da ballare in discoteca e la I Found That Essence Rare da fischiettare per strada, il gruppo non manca di iniettare dosi letali di sarcasmo contro la civiltà occidentale. It's Her Factory mette a punto una miscela armonica altamente suggestiva, praticamente senza melodia, ma soltanto con i ritmi (anche quello di una fisarmonica intermittente) a costruire un'atmosfera claustrofobica. Insieme con Mekons e Delta 5 i Gang Of Four divennero i portavoce dei sottoproletari politicizzati dell'Inghilterra industriale.
Paralysed e What We All Want deragliano il successivo Solid Gold (WB, 1981) verso riff e ritmi molto più feroci, una tendenza che il brano più demenziale della loro carriera, Cheeseburger, contribuisce soltanto a rendere ancor più sinistra. Sul singolo To Hell With Poverty ciò che risalta è invece ancora la sceneggiatura dei suoni, l'alternarsi di piccole dissonanze e danze di guerra, di urla sataniche e di ritornelli pop.
Registrato dopo la fuoriuscita di Allen, che andava a fondare gli Shriekback, Songs Of The Free (WB, 1982) risultò così un disco molto più curato negli arrangiamenti, orientato a una discomusic d'alta classe, creativa e impegnativa, ma non troppo ostile. We Live As We Dream e I Love A Man In Uniform (con coro gospel) conducono le danze, ma lo show lo dominano ancora una volta due armonie stralunate, I Will Be A Good Boy e History Of The World, costruite su rumori casuali e tempi irregolari. È impressionante come il gruppo possa passare con disinvoltura da cadenze millimetriche a strutture free form.
Hugo Burnham e` il vero protagonista del nuovo sound: il suo stile alla batteria imita i riff delle drum-machines.
Hard (WB, 1983) è invece un disco mediocre, da cui trapela soprattutto una certa stanchezza compositiva. Il tentativo troppo palese di imitare il soul orchestrale con Is It Love pesa come una maledizione sul resto del disco.
Nel 1991 è uscito Mall (Polydor), praticamente un album di King e Gill (quest'ultimo reduce da militanze nei Red Hot Chili Peppers e Miracle Legion) con diversi accompagnatori. L'arte chitarristica di Gill, fatta di riff percussivi e di sortite atonali, è in primo piano. Cadillac e Hey Yeah rigurgitano dei loro effetti arcinoti, Satellite è un po' più commerciale della media, e FMUSA sperimenta rap e campionamenti; ma a vincere alla fine è ancora una volta un brano "rumoroso", il tour de force di World Falls Apart.
La delusione aumenta quattro anni dopo con Shrinkwrapped (Castle, 1995), che tenta invano di recuperare il sound degli esordi. Evitando di inciampare nell'estetismo del disco precedente, Gill e King si sforzano di dar sostanza a Dark Ride, ma il singolo Tattoo, proprio perché ha una sua dignità, fa rimpiangere ancor più i Gang Of Four di un tempo.
100 Flowers Bloom (Rhino, 1999) è un'antologia della loro carriera.
Troppo teorici e troppo poco artisti, ai Gang Of Four bisogna riconoscere soprattutto il merito di aver intuito come si potesse trasformare il funk, musica da ballo "nera", in musica per sketch di agit-prop, soppiantando in tal modo gli antiquati stereotipi della canzone di protesta. Ma non riuscirono mai ad eguagliare il Pop Group, che da quelle stesse premesse pennellò ben altri capolavori. Se i Clash e gli Stiff Little Fingers furono la voce dei guerriglieri urbani d'ispirazione anarchica, i Gang Of Four furono la voce degli intellettuali di sinistra, con tutti i pregi e i difetti del caso.
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