Muffins


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Chronometers, 7/10
Manna/Mirage, 7.5/10
185, 7/10
Bandwidth , 5/10
Double Negative (2004), 6.5/10
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Summary.
Happy The Man's heirs in Washington during the years of the new wave were the Muffins (11), the premiere progressive-rock band of their time, led by keyboardist and composer Dave Newhouse. Manna/Mirage (1978) is the second classic of American prog-rock, full of colorful, melodic suites that evoke Colosseum, Caravan and Soft Machine, not to mention The Adventures Of Captain Boomerang, worthy of Frank Zappa's nonsensical collages. The eclectic and eventful 185 (1982) could only hint at the marvelous live interplay of the band.
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I maggiori seguaci americani dei Soft Machine furono i Muffins. Attivi a Washington fra il 1973 e il 1984, condussero un'esistenza misera e solitaria, ignorati da gran parte dell'ambiente musicale di allora. Il "prog-rock" degli anni '90 riconosce invece in loro gli antesignani e i padri fondatori. Negli ultimi anni la meritata fama postuma e` stata celebrata con tutta una serie di inediti, raccolti dalla Cuneiform nelle cassette Secret Signals II (materiale del 1974/75) e The Round Window (accreditata a Newhouse) e nel CD Chronometers.

Quest'ultimo e` il piu` interessante, in quanto riporta le registrazioni del periodo fra le estati del 1975 e del 1976, quando la formazione era un quintetto con Dave Newhouse (tastiere), il principale compositore, Tom Scott (fiati), Billy Swann (basso), Stuart Abramowitz (percussioni) e Mike Zentner (chitarra). La suite omonima e` il primo dei loro capolavori, una selvaggia galoppata di ventidue minuti attraverso un territorio musicale sterminato. E' ancora forte l'influenza del minimalismo e del jazzrock, ma sono gia` inconfondibili il piglio clownesco del loro collage, la varieta` della strumentazione e il ritmo da slapstick del "montaggio".
Se molti passaggi sanno ancora di esperimento a seguire, altri (come il finale) sono gia` degni degli annali dell'assurdo. Jazzrock (Come What Molten Card, Bush, Crezner OK, Blind Cave Tetra), bebop (Please Do Not Open Mr Fischer), musichall (la marcetta di The Manilla Robots), temi orchestrali e demenziali alla Zappa (Joe Crop On A Toxic Planet, il blues/valzer di You Eat Them Pears) sono gli ingredienti principali.

Per Manna/Mirage (RandomRadar, 1978), il primo album ufficiale, la formazione era scesa a quattro, con Paul Sears alle percussioni e senza Zentner. E' questo il loro capolavoro, e uno dei capolavori dell'epoca. I primi due brani sono soltanto un altro saggio del loro eclettismo: la fanfara minimalista di Monkey With The Golden Eyes riesce a costruire musica cerimoniale dagli accenti orientali, mentre Hobart Got Burned si apre all'insegna di un free-jazz che poi coagula in un colorato, cadenzato e melodico tema jazzrock alla Colosseum.
La prima facciata si conclude con Amelia Earhart, un altro dei loro vertici. Il suo tema principale e` una fanfara irriverente (suonata all'inizio dalle tastiere e poi doppiata dal sassofono e dal clarinetto basso) che viene peraltro subito dispersa in un marasma di improvvisazioni collettive, di trovate cacofoniche dei fiati, di sfinenti percussionismi, di assoli sognanti del flauto, di minimalismi ossessivi, di quadriglie dell'assurdo per sassofono, di girotondi condotti dal basso per terminare in una trance quasi new age con il flauto disteso in lunghe frasi estatiche. E' un jazz d'avanguardia che si situa a meta` strada fra le travolgenti suite "totali" di Zappa e i pastiche surreali di Lol Coxhill . Tutti vi si rivelano grandi strumentisti, ma in particolare Scott ha modo di giostrare fra cento e cento strumenti a fiato con la disinvoltura di un'intera orchestra da camera.
Ancor piu` eclettica, scatenata e geniale e` la suite della seconda facciata, The Adventures Of Captain Boomerang, uno dei grandi capolavori del rock progressivo, una jam monumentale che riesce a rimanere fluida e omogenea nonostante tutta una serie di gag musicali. L'arte del collage umorisitico del primo Frank Zappa viene qui portata alle estreme conseguenze: ogni tema e` una trovata armonica, e ogni trovata dura soltanto pochi secondi. Dal tema swingante del sassofono che funge da ouverture al tip tap di rumori dissonanti che segue, dai vari sketch da musichall alle innumerevoli melodie "sprecate" in poche battute di arrangiamento comico, dai balletti minimalisti per elettronica, percussioni e fiati alle esuberanti fughe jazzrock, questa fantasia si reinventa di continuo, alimentando ogni "numero" con i detriti dei precedenti, riciclando senza pudore le stesse idee in una camaleontica arte di trasformismo. Danze folk del flauto, filastrocche per clarinetto basso, "pioggerelle" di accordi di organo, motivi romantici per sassofono baritono, squittii e miagolii per sax sintetizzato, sono stipati uno dietro l'altro fino a formare un incalzante excursus nel cuore della musica.

Nel periodo 1977/1980 il gruppo compose il materiale pubblicato postumo in Open City (Cuneiform). Dopo Air Fiction, un album dal vivo di cui vennero stampate soltanto cento copie, e dopo aver partecipato a Gravity di Fred Frith, i Muffins registrarono (nel tardo 1980) 185 (RandomRadar, 1982), pubblicato soltanto due anni dopo, e poi si sciolsero.
Per 185 la formazione si era stabilizzata con Tom Scott ai fiati, David Newhouse alle tastiere e fiati, Billy Swann alle chitarre e al basso, Paul Sears alle percussioni, con frequenti interventi di Fred Frith. L'ouverture, Angle Dance, una fanfara di fiati su poliritmi di lamiere, da` la misura di quanto il gruppo si sia avvicinato all'avanguardia. Ben poco e` rimasto dello spirito di improvvisazione di gruppo al cospetto di queste rigide geometrie, di composizioni capricciose come Antidote To Dry-Dock o Horsebones, di cacofonie "concrete" come Dream Beat I Muffins ritrovano un minimo di umanita` nei comici girotondi "zappiani" della lunga Zoom Resume e di Under Dali's Wing. L'equilibrio fra raziocinio e surrealismo viene forse raggiunto con la caotica e chiassosa These Castle Children, cadenzata come un pow-wow e strillata dai fiati fuor di senno in un tripudio di dissonanze pianistiche. Le parti cantate (per lo piu` cori "brechtiani") aggiungono poco alle partiture strumentali, che dominano incontrastate la scena.

Man mano che la storia dei Muffins assume una fisionomia piu` completa il gruppo appare ancora piu` importante ed essenziale.

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Bandwidth (Cuneiform, 2002), recorded by the Manna/Mirage quartet of Newhouse, Sears, Swann and Scott, is the first studio album by the Muffins in two decades. The times have changed. Gone is the neurosis of the new wave, gone are the avant-rock postures, gone are the angular rhythms. The Muffins plays laid-back jazz-rock with a solid rhythmic underpinning and soulful horns-driven arrangements. World Maps is rescued from falling into the "new age" category by a Shaft-style guitar and, towards the end, by a deliciously frantic theme in the horns. Dear Mona is certainly catchy, but hardly any more daring than most generic soft-jazz on mainstream radio. A few of the tracks are atmospheric and eerie a` la Weather Report (Military Road). People In The Snow features more intricate dialogues among the horns and Out Of The Boot displays some harmonic tension, bordering on the cacophonic; but overall the proceedings are kept within the easy-listening range. Compared with their masterpieces, this is music for nostalgic, retired yuppies.

The real return to form was Double Negative (Cuneiform, 2004). Propelled by the phantasmagoric sounds of Thomas Scott's reeds and Dave Newhouse's keyboards and by one of tock's most reliable rhythm sections, the Muffins deconstruct folk dance (The Highlands), romantic easy-listening (Childhood's End), bebop jazz (Choombachang, one of the standouts), tv soundtrack music of the Sixties (Exquisite Corpse), etc. But these tracks frequently lack a center of mass, enabling cinematic structures that are horribly deformed melodic fantasias (Writing Blind, Angel from Lebanon). The Muffins also display a passion for crafting scherzos of various kinds (The Ugly Buttling, Stethorns Punctum). Newhouse's mini-string symphony They Come on Unknown Nights deserved a more extended treatment instead of turning right away into yet another scherzo. But, far from being a parody, the majestic catchy theme of Frozen Charlotte, is their most serious attempt at pop music since inception. While low on substance, this is their longest album, as well as the most varied and their sleekest production.

Loveletter #2 (2005) documents a live improvisation by the Muffins and saxophonists Marshall Allen and Knoel Scott, of the Sun Ra Arkestra, by far their most abstract and bold recording.

The Muffins (bassist Billy Swann, drummer Paul Sears and multi-instrumentists Dave Newhouse and Thomas Frasier Scott) recorded in 2008 the music that later appeared on Palindrome (Musea, 2010) and Mother Tongue (Hobart, 2012).

Baker’s Dozen (Cuneiform, 2022) is a 13-disc box-set that collects unreleased live and studio recordings from 1975-2010.

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