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I New Order, ovvero i superstiti dei Joy Division
piu` la tastierista Gillian Gilbert,
presero l'abbrivio nel marzo 1981 da un ottimo postumo di Ian Curtis,
Ceremony, per una rapida conversione alla nuova moda musicale del Regno
Unito, il synthpop. La pietra dello scandalo fu Everything's Gone Green
(settembre 1981), che sfoggiava una forte cadenza elettronica e la
produzione tipica della disco-music. Gilbert e Sumner erano passati ai
sintetizzatori, ai sequencer, alle drum-machine.
Riducendo l'enfasi delle liriche e aumentando quello del ritmo ballabile e
dell'arrangiamento elettronico, i New Order riuscirono facilmente a vendere
in discoteca l'angoscia che aveva ucciso Curtis.
La loro intuizione si rivelo` fondamentale per rinnovare la musica da
ballo soffocata dalle banalita` dei Duran Duran.
Il primo album, Movement (Factory, 1981), non fece che ribadire il concetto
attraverso una serie di brillanti soluzioni armoniche:
il boogie saltellante di Dreams Never End, cantanto con aria da zombie,
il tribalismo elettrico alla Suicide di Truth, deragliato da uno
strimpellio nevrotico di chitarra,
il lugubre country & western di Chosen Time, degno di Stan Ridgway.
la girandola di invenzioni ritmiche ed elettroniche culmina nei
balletti schizofrenici di Senses e Denial.
Se non altro, questa e` discomusic d'autore, meticolosamente composta e
prodotta secondo una visione angosciata del mondo.
Lungi dall'essere un capolavoro, il disco dimostro` pero` che c'era ancora
spazio per sperimentare sulla forma del vetusto disco-punk dei Cars e dei
Blondie.
L'enfasi sulla melodia aumento` con
Temptation
(aprile 1982) e soprattutto Blue Monday (marzo 1983), oltre sette
minuti di strati sintetici per mettere in orbita una ballata incalzante
e contrassegnata, sotto l'opulenza elettronica, da un twang chitarristico alla Duan Eddy.
La ripetizione di un pattern elementare e il canto quasi colloquiale
conferivano alla danza una qualita` esistenziale che era l'ultimo link
con i Joy Division.
Si tratta anche del primo brano da ballo composto e suonato quasi interamente
da macchine, in quanto l'effetto e` ottenuto facendo ripetere il ritmo e la
melodia dagli strumenti elettronici, praticamente senza intervento umano.
Con questo brano i New Order completarono una parabola che li aveva portati
dall'ambizione di diventare i Doors del disco-punk alla realta` di un
synth-pop alla moda.
Su quell'intuizione speculano i successivi
Confusion (agosto 1983) e Thieves Like Us (aprile 1984),
altrettanto meticolosamente costruiti in studio, ma molto piu` noiosi.
Il nuovo sound e` ispirato piu` al classicismo mitteleuropeo e a Giorgio
Moroder che non all'esoterismo e alla psichedelia dei Joy Division.
Lo ha gia` dimostrato il secondo album,
Power Corruption And Lies (Factory, 1983).
Cancellate del tutto le atmosfere depresse del primo,
rimane soltanto un freddo mestiere di artigiani del pop.
Da un lato Your Silent Face, inno arioso all'alienazione con synth alla
organo a canne e twang di chitarra, dall'altro Age Of Consent, espansiva e
scampanellante, definiscono i due modi della loro personale dark dance.
Nell'insieme danze futili ed armoniose, come 5.8.6. e Ultraviolence, e
fanfare frivole come The Village e Ecstasy, le novelty
del synthpop, compongono un prodotto impeccabile dell'alta tecnologia
della musica ballabile.
L'arrangiamento e` un capolavoro di sonorita` artificiali (sezioni d'archi
sintetizzate, accordi sparsi di chitarra, ritmi ibernati, effetti concisi e
dosati, canto affettato in secondo piano).
Spaziale e commosso, questo e` il barocco della disco-music.
Particolarmente decisivo il singolo che verra` riedito nella sua versione
inedita di ventidue minuti soltanto molti anni dopo, su
Video 5.8.6. (Touch, 1998).
I dischi successivi esalteranno maggiormente il ritornello, ma l'elemento
caratteristico rimarra` il mix denso e flamboyant. Le canzoni saranno intese
sempre come complessi eventi sonori corredati da motivi orecchiabili.
Shellshock (marzo 1986), True Faith (luglio 1987),
Touched By The Hand Of God (dicembre), punteranno verso una musica
da discoteca sempre piu` spensierata. Ormai assestati intorno ai sei minuti
di durata, con ambiziosi ponti strumentali e melodie rubate al soul piu`
"dolce", questi brani stanno alla musica come la scultura alla catena di
montaggio.
Low Life (Qwest, 1985) continua il programma, affinando ulteriormente
le armi, ovvero sintetizzatori e sequencer.
L'album si apre con una mutazione poliritmica della ballata folk,
Love Vigilantes, indovina un'aria memorabile come quella di Perfect Kiss,
sprofonda nella sconsolata malinconia amorosa di This Time Of Night per
librarsi subito dopo nell'epica galoppata di Sunrise,
indulge in un'Elegia strumentale Alla Mike Oldfield,
ricicla le loro infallibili cadenze da discoteca in Sub-culture, e si
chiude con un'altra filastrocca folk in formato elettronico, Face-Up.
Con un approccio all'arrangiamento che ha qualcosa di sinfonico, i New Order
riescono a dimostrare che anche la musica da ballo puo` emanare emozioni
profonde.
Brotherhood (Qwest, 1986), album meno "sintetico" che recuperava in
parte la batteria e la chitarra acustica, ha dalla sua Weirdo,
State Of The Nation, e soprattutto
Bizarre Love Triangle.
Questo brano e` il loro capolavoro di arrangiamento; l'ariosa melodia, cantata
in un crooning alla Bryan Ferry, e`
collocata su un ritmo freneticamente sincopato, e l'elettronica sembra
quasi "bollire" sotto la pressione delle macchine.
Dopo aver definito il loro standard di musica da ballo elettronica con quella
trilogia, i New Order specularono su quella maniera con
il synthpop discotecaro di Technique (Qwest, 1989),
che lucido` ulteriormente un marchio
di fabbrica fra i piu` fulgidi dai tempi dei Pink Floyd.
I migliori reperti del loro laboratorio di assemblaggio,
Dream Attack,
Fine Time, Round And Round e Run,
ricrearono di fatto il loro stile vellutato,
romantico ed elegante nell'era del techno. Vanishing Point non e` altro
che il vecchio funky-soul, per quanto ben mimetizzato.
E` comunque il singolo World In Motion a vantare il ritornello piu`
orecchiabile del periodo.
Bernard Sumner, cantante e chitarrista, formo` con Johnny Marr (degli
Smiths) gli Electronic.
Il bassista Peter Hook, dal canto suo, diede vita nel 1990 ai Revenge,
restando su One True Passion (Capitol, 1990)
piu` fedele al sound dei New Order.
La tastierista Gillian Gilbert e il batterista Stephen Morris pubblicarono
The Other Two & You (Qwest, 1993).
Con Republic (London, 1993) i New Order tornano insieme.
Regret (l'hit), World, Ruined In A Day e le altre pallide cantilene
scorrono all'insegna di un chic lussuoso che nasce all'incrocio fra il
sentimentalismo patetico di Every Breath You Take
(Police) e lo spleen fatalista di West End Girls (Pet Shop Boys).
Sono, insomma, i cromosomi di Electronic a prendere il sopravvento.
E` difficile pero` distinguere una canzone dall'altra e nessuna si fa ricordare
in maniera particolare. Per buona misura i New Order
strizzano l'occhio al techno con la ritmica accentuata di Chemical e
all'hip hop con la base sincopata di Times Change.
Alla fine il brano piu` originale del disco (o perlomeno il piu` romantico)
e` lo strumentale di chiusura, Avalanche.
Se il programma del gruppo rimane vano e vanesio, bisogna riconoscere pero` la
classe di questi veterani del ballabile atmosferico. Forse non hanno mai scritto
un brano che meriti di essere ricordato, ma nessuno ha impersonato meglio di
loro la stagione del ballabile melodico britannico degli anni '80.
Substance (Qwest, 1987) e` un'ottima antologia, ma mette anche
spietatamente in luce come ben pochi brani superino l'esame del tempo.
Alla fin fine, nonostante il carisma di essere gli "intellettuali" del
movimento, i New Order furono titolari di due hit orecchiabili del synth-pop,
Blue Monday e Bizarre Love Triangle, ne' piu` ne' meno che
gruppi piu` umili come gli
Eurythmics o gli Wham.
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