Perhaps the quintessential independent musicians of the 1970s, the Residents (formed by composer Hardy Fox and vocalist Homer Flynn) performed in android costumes and never revealed their faces or identities.
Relocated from Louisiana to San Francisco in 1966,
they debuted in 1972, during the dark age that followed the demise of the
hippie movement and the collapse of acid-rock. They composed their most
innovative works between 1974 and 1976, when the new wave wasn't even born yet,
but their isolation from the music scene remained absolute until the new wave
allowed them to emerge as new prophets of a way to make, perform and conceive
music. "Obscure" and cryptic, their pieces were part of a multimedia show
whose antics transposed the music-hall into the new wave and whose sound
emphasized a collage-style approach to composition.
Meet The Residents (1974) gave "devolution" a sound.
Inspired by
Dada, surrealism and Frank Zappa, the Residents assembled fragments and debris
of junk culture (commercials, orchestral easy-listening, cartoon soundtracks,
pop muzak, exotica, marching-band fanfares)
and proceeded to
sculpt a sonic montage that was deliberately amateurish but also provided a
chilling documentary of the western civilization, albeit disguised as a
grotesque parody of its consumerism. Where Zappa was actually a
virtuoso of composition and direction, a heroic implementer of sloppy ideas,
the Residents were sloppy implementers of heroic ideas.
Glacial, distorted, monotonous voices soared over instruments that merged
chamber and atonal pretenses with puerile rhythms and clumsy melodies.
Not Available (1978), conceived too in 1974 but released several
years later, one of the milestone recordings of the era, was their most
sophisticated work of art. Its suites virtually coined a new form of
avantgarde music out of symphonic primitivism and cacophonous world-music.
Despite the gargantuan display of sounds, they offered a bleak and terrifying
vision of humankind.
That vision was expressed in a more programmatic format with
the futuristic ballet Six Things To A Cycle (1976), and reached its
poetic apex with Eskimo (1979 - Cryptic, 2004), which was basically an experiment of
"musique concrete" set in the Arctic but also
a touching tribute to ancestral humanity, to its epic struggle in hostile
environments. This time the Residents looked to expressionism, and to theatre,
for crafting a work that was less chaotic than their early collages
as well as more "ambient" in Brian Eno's vein.
Mark Of The Mole (1981), the first installment of a three-part
sci-fi fantasy, and the fairy tales of Census Taker (1985) and
God In Three Persons (1988), continued their ventures into a musical
realm that no other band dared approach.
Big Bubble (1985), the third part of the trilogy, was one of the
most thrilling post-modernist experiments on the human voice of the time.
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I Residents (principalmente Hardy Fox e Homer Flynn)
sono stati uno dei gruppi piu` importanti e influenti della
storia della musica rock. Il loro show multimediale anticipo` quelli della
musica industriale e la loro musica rock d'avanguardia ispiro` la new wave
a trascendere i generi. Il loro metodo (parodia e collage) ricordava quello di
Frank Zappa, e rappresento` forse l'estremo sussulto di quella civilta` sonora.
La caratteristica principale della loro musica e` l'"oscurita`", una qualita`
di cui il duo fece un'ideologia. Oscuri sono i suoni, oscuri sono i testi,
oscuri sono gli show e oscuri sono i musicisti. Quell'"oscurita`" non e` altro
che un inno all'indipendenza dell'artista, al fatto creativo avulso dalle
ragioni economiche, all'arte in quanto arte.
I Residents vennero formati a San Francisco al principio degli anni '70 da due
emigrati della Louisiana (Shreveport):
"Tychobrahe Samuelsson", musicologo stabilitosi
a San Mateo, piccolo borgo presso San Francisco, studioso attento del kitsch
e dei rumori quotidiani, e "Vanadium Zukofsky", un polistrumentista
autodidatta (veri nomi: Homer Flynn e Hardy Fox).
A supporto degli show dei Residents i due avviarono anche la Cryptic
Corporation.
Il gruppo si distinse subito per un'immagine anti-divistica
come poche: gelosissimi della propria identita`, i Residents si esibivano
raramente dal vivo, e comunque indossando maschere e costumi, in maniera da
non poter essere riconosciuti.
Attorno a loro si creo` un alone di mistero, che durera` fino ad oggi.
La prima uscita discografica e` il doppio 45 giri Santa Dog (1972).
Quando il chitarrista inglese Philip Lithnam (ribattezzato Snakefinger)
entra a far parte del loro
entourage, nasce la Ralph Records, la loro etichetta indipendente.
Il gruppo movimenta l'underground di San Francisco durante gli anni bui
seguiti al tramonto del movimento hippie e dell'acid-rock e precedenti
l'avvento della new wave.
Isolati sia dall'indifferenza dei media sia dalla propria coerenza, i
Residents vissero nell'anonimato fino al 1978.
In effetti quando i dischi della Ralph
cominceranno a circolare per l'America risvegliata dalla "nuova ondata",
la rigogliosa ispirazione dei Residents si sara` in parte gia` esaurita.
Gli autentici capolavori dell'ensemble piu` occulto del rock datano 1974/76, ma
a quei tempi i loro dischi venivano stampati in un numero limitato di copie.
La filosofia dei Residents si presenta come una parodia della musica di
consumo ("l'hit-parade e` il cimitero delle orecchie", da un versetto del
loro Corano), ma una parodia che si appoggia alla dotta "teoria dell'
oscurita`", accreditata al fantomatico guru tedesco Nicolas Senada,
secondo il quale la
parte piu` importante del cervello umano e` stata atrofizzata dal consumismo,
dalla pubblicita` e dai media, e secondo il quale il cervello non e` altro che
un particolare circuito elettrico e che pertanto funziona tanto meglio quanto
piu` la temperatura e` bassa: in altre parole la Terra Promessa della setta e`
il Circolo Polare Artico.
(Voci insistenti suggeriscono che Senada non sarebbe altri che Captain
Beefheart in uno dei suoi migliori travestimenti).
Fedeli alle prediche di quel buffo profeta, i Residents rifiutano percio` i
concerti sul palco, davanti alla folla, compaiono soltanto per televisione
e si travestono da frigoriferi, come per evocare (con una sorta di danza rituale
del gelo) lo stato creativo per eccellenza.
Maestri nello supplire con l'ingegno e la fantasia dei poveri alla scarsita` dei
mezzi, i Residents faranno delle cover il loro mezzo di espressione prediletto.
Al di la` delle leggende la musica dei Residents e` sociologica e antropologica
nella misura in cui si occupa dei costumi della civilta` di massa. E' musica
negativa nel momento in cui rifiuta i procedimenti tradizionali di composizione
ed esecuzione. Tutti i dischi dei Residents sono caratterizzati da una incisione
approssimativa, che a lungo andare e` entrata a far parte del loro sound, un
suono sporco che sa tanto di artigianale; a questo rumore bianco si sovrappone
una copia estremamente degradata della fonte originale catturata sul nastro,
mai riprodotta cosi` com' e` ma sottoposta invece a un processo che e` l'esatto
opposto della depurazione.
Dato il massiccio lavoro di mixing si puo` dire che lo studio di
registrazione sia il loro strumento principale: ogni brano e` un montaggio
sonoro di frammenti e una sovrapposizione di diversi strati. I Residents
diventano cosi` il primo gruppo per il quale il pressapochismo tecnico sia
ininfluente.
La complessa procedura di composizione/ esecuzione del brano, che sembrerebbe
favorire tecniche raziocinanti meccaniche o informatiche, viene invece condotta
all'insegna del piu` estroso nonsense. Il riferimento ovvio e` il primo Frank
Zappa, recidivo terrorista della musica commerciale, teorico ante-litteram del
collage e inventore della musica totale. I Residents si distinguono tuttavia
dal maestro di Cucamonga per via di un approccio piu` scientifico e piu`
metafisico, meno goliardico e meno parodistico.
All'interno della new wave si possono avvicinare ai profeti dell'apocalisse
Devo e Pere Ubu e ai nuovi psichedelici, piu` che altro per il resoconto
visionario e sconnesso che danno dell'umanita`.
La sintesi operata dai Residents (di elementi classici, di prassi indipendenti
di produzione e di musica d'avanguardia) impone al loro sound diversi cliche`:
il timbro vocale psicotico (nasale, straniato, distorto, glaciale, monotono)
che e` associato alla "devoluzione"; la strumentazione da camera; la struttura
atonale, aritmica, amelodica, delle composizioni; l'uso marginale
dell'elettronica; la centralita` del montaggio sonoro; il registro tragico;
la parodia di generi popolari; e quel clima generale di approssimativo e
amatoriale.
Il primo album, Meet The Residents (Ralph, 1974 - East Side Digital, 1988 - Cryptic, 2004), polemicamente dedicato ai Beatles,
viene pubblicato nel 1974 trasferendo su vinile alcune registrazioni casalinghe;
nel 1976 viene remixato e l'anno dopo ristampato in versione stereofonica.
La prima facciata comprende nove brani, organizzati in quattro suite, mentre
la seconda e` composta di soli tre brani interamente strumentali.
Nella prima suite, da Boots a Smelly Tongues, sfilano in rapida
successione una declamazione meccanica e polifonica, un balletto per percussioni
orientali, clavicembalo e pianola, una funerea fanfara di fiati, un canto nasale
alla Holy Modal Rounders, un assolo arabo di clarinetto, un coro femminile che
intona un ritornello anemico su un caos di percussioni metalliche, un
mini-concerto per presse, soffi e tastiere pneumatiche, un canto filtrato
che scandisce ossessivamente una formula arcana.
Rest Aria ha l'aspetto di una composizione classica, stralunato ibrido
di pianismo romantico e orientalismi diafani eseguito con un ensemble
altrettanto insolito, presenti uno stridulo vibrafono, un'acidula trombetta,
tromboni, clarinetti e una jungla di percussioni esotiche. Il movimento si
snoda in crescendo con il piglio di una fanfara cerimoniale, facendo ripetere
la melodia a tutti gli strumenti in combinazioni sempre diverse.
In Spotted Pinto Bean un piano solenne apre per un coro giapponese/
beethoveniano/ campestre di soprani e bassi al quale subentra una big band
caotica, con il piano che si scatena in un assolo maniacalmente swingante
e conclude a mo' di concerto sinfonico (con tanto di sezione di fiati e
vocalizzi angelici della soprano).
Seasoned Greetings stravolge brani di easy-listening orchestrale con una
sequenza dal ritmo incalzante punteggiata dagli acuti di un sax nevrotico.
L'Infant Tango e` cantato con grida omicida dal vocalist; segue un assolo
spasmodico di chitarra latin-jazz con in sottofondo una vertigine di archi
e stacchetti funky dei fiati; poi un duetto della sezione ritmica apre l'ottusa
danza swing di un'orchestrina di percussioni africane.
Crisis Blues esordisce come una cantilena straniata del cabaret brechtiano
nel tumulto marziale del piano e della grancassa, ma poi si scatena in una jam
di garage-rock che viene massacrata dai nastri; dopo una marcetta cinese per
vibrafono, sax, grancassa e flauto tutto si spegne in un tip-tap, un tam-tam
equatoriale e una voce nasale che ripete asetticamente un altro oscuro messaggio.
Il catalogo delle trovate e` praticamente infinito.
Tutti i brani sono esperimenti di poemi tonali.
Not Available (Ralph, 1978 - Torso, 1988)
venne registrato nel 1974 ma, in osservanza alla teoria
dell'oscurita`, non venne pubblicato che nel 1978.
Presentato come un esperimento di organizzazione fonetica del suono,
e` in effetti un capolavoro della manipolazione di sorgenti sonore multiple,
pervaso da un senso opprimente di tragedie incombente.
Esemplare in tal senso e` l'opprimente melodia per tastiere e fiati che apre
Edweena su un fitto tappeto tribale. L'atmosfera e` cupa, le percussioni
vorticano ipnotiche, dai filtri escono voci deformi, malate. Un muro di tastiere
minimali si scioglie per un attimo in una melodia paradisiaca del synth, prima
che il farnetico degli appestati ritorni; e nell'alternarsi di canti celestiali,
di catastrofi wagneriane, di orde sub-umane e di filastrocche senza senso, pare
di assistere al continuo rivolgersi di una nebulosa vivente, che inghiotta
materia animale, umana e soprannaturale.
The Making Of A Soul: il sax barrisce su un ritmo da palude
equatoriale; il solito piano sentimentale distende la sua melodia romantica e
la solita, malinconica voce gracchiante, avvolta nel velo dei sintetizzatori,
blatera il suo flusso di coscienza; stacchetti pubblicitari, un ritmo ballabile
per strumenti-giocattolo; un canto ubriaco viene polverizzato nel caos totale;
un baritono elegante e un coro sub-umano intonano sinistri sortilegi.
Ship's Agoing Down e` un concitato radiogramma dell'assurdo, recitato da
attori stralunati al baraccone della fiera, un vociare macabro di sciagurati
alla deriva, salutato da un'atmosera apocalittica di melodie sintetizzate e
ghirigori-nonsense di sax, un capolavoro di montaggio drammatico delle voci.
Never Known Question doppia il motivetto orecchiabile delle tastiere
con un coro meccanico; la tipica voce gracchiante narra la propria patetica
storia in un crescendo che porta ad un sinfonismo epico da kolossal storico.
La musica trabocca, amebica, dilaga in tutte le direzioni del tempo
(primitivismo, trobadorato, rinascimento, romanticismo, modernismo) e dello
spazio (Africa, Estremo Oriente, Arabia, India, America Latina, paesi slavi).
Ogni trucco finisce per approssimare meglio la loro visione tetra e nichilista
della condizione umana.
Il trattamento del parlato, il pianismo notturno e confidenziale, la
magniloquenza malinconica delle
tastiere elettroniche e gli interventi asettici del sax conferiscono al suono
un agghiacciante senso di solitudine; solitudine che scaturisce dal doppio
confronto con il cosmo (le atmosfere celestiali) e con quella moltitudine
spaventosa che si affanna in sottofondo. La musica "oscura" e` una musica della
disperazione, del dolore, dell'impotenza; la drammatica allusione a un
destino orrendo che incombe sull'umanita`.
Su un piano piu` diretto, invece, i Residents si pongono come obiettivo
quello di creare una mitologia da cartone animato e di metterla in scena
secondo i codici della morality play medievale. L'universo immaginario che vi
viene rappresentato finisce per valere come riflessione sul mondo reale.
Nel 1978 vengono pubblicati ben tre dischi dei Residents, contenenti per lo piu`
vecchio materiale restaurato. Si assiste comunque a una svolta: l'abbandono dei
moduli del flusso di coscienza, dell'estenuante ipnotico aggrovigliarsi dei
suoni, a favore di una struttura musicale piu` vicina alla canzone della
New Wave. Nascono cosi` i pezzi brevi di Duck Stab (Ralph, 1978),
originariamente un EP ma poi esteso ad album,
e Fingerprince (Ralph, 1976 - Torso, 1988), il primo album su cui
compare il sintetizzatore (destinato a diventare uno dei loro strumenti
prediletti).
Il balletto futurista Six Things To A Cycle (su Fingerprince)
racconta la mutazione subita
dall'uomo per adattarsi all'ambiente che ha creato. Il primo quadretto e`
descritto da ritmi primitivi, che evocano foreste, paludi e cerimoniali:
e` una sagra pantagruelica delle percussioni. Poi vengono le macchine,
e le percussioni si fanno metalliche e regolari, a scimmiottare
i grotteschi movimenti degli umani-androidi: un minimalsmo di voci e di fiati
segnala l'ncubo tecnologico divenuto realta` quotidiana. Il finale e` una nenia
orientale per archi, che dovrebbe celebrare il nuovo essere ma sembra piuttosto
un requiem in memoria del predecessore.
Il carattere piu` insolito della suite e` che si rifa quasi esclusivamente
agli strumenti a percussione.
Le canzoni dei Residents conservano il fascino del suono "oscuro", il lavoro
sui timbri e sulla fonetica, gli arrangiamenti bislacchi e i testi idioti:
la danza robotica di God Song,
la marcia grottesca di Tourniquet Of Roses,
la filastrocca paranoica di Constantinople,
l'horror futurista di Sinister Exaggerator,
l'idiot-song alla Zappa Semolina,
lo sketch espressionista Weight-Lifting Lulu,
la musica industriale di Birthday Boy,
la ballata funerea di Electrocutioner
costituiscono un canzoniere del nonsense degno del cabaret elettronico
del vecchio underground.
Kitsch, musica classica, folk orientale, colonne sonore, commercial
televisivi... tutto viene macinato e ridotto a poltiglia informe.
Third Reich And Roll (Ralph, 1975) contiene
due collage, uno per facciata. Ciascuno e`
una vertiginosa carrellata sugli hit degli anni '60, incollati uno dietro
l'altro e manipolati "foneticamente". L'album costituisce l'approdo radicale
della sperimentazione dei primi due dischi e il manifesto estremo della loro
processo postmoderno di riciclo della musica di consumo.
Il continuum musicale delle due suite
viviseziona e interpreta dieci anni di stili, di generi,
di mode. L'opera puo` anche essere interpretata come musica da camera per
studio di registrazione, sostituendo le note con il repertorio rock alla base
del processo di composizione. La piovra sonora che ne risulta e` tutt'altro che
piacevole all'ascolto: niente piu` che un cumulo di rifiuti maleodoranti, un
cimitero di carogne, un Frankenstein-rock composto con chirugica ferocia.
Anche il melodramma Walter Westinghouse si svolge all'insegna dei loro
esperimenti timbrici e atonali.
Eskimo (Ralph, 1979 - East Side Digital, 1987) e` un album di musique concrete dedicato alla civilta` esquimese,
che, secondo le teorie di Senada, ha goduto per millenni il clima ideale, quello
polare. Il disco contiene sei storie, ciascuna dedicata a un aspetto della vita
degli esquimesi. E' soprattutto un commosso tributo alle civilta` primitive, un documentario sonoro
sulle culture ancora incontaminate dal progresso.
Spingendo al limite estremo una tecnica gia` utilizzata nelle opere precedenti
per il teatro, la musica evoca scene e scenari, e` una colonna sonora che non
ha bisogno del film.
The Walrus Hunt e The Festival Of Death (soprattutto la seconda)
sono le scene piu` potenti, pantomime espressioniste con sottofondo
elettronico alla Stockhausen, vocalismi corali androidi, percussioni sparse e
talvolta tribali, ovvero un vasto panorama di effetti sonori che riproduce i suoni
naturali.
L'arida esistenza del popolo delle nevi, simbolo di quella solitudine cosmica
disegnata nelle prime opere, viene evocata rendendo musicalmente
la desolazione del paesaggio artico, gli uomini imbacuccati che si muovono
a onde sul ghiaccio, il suono dei corni che si propaga nelle pianure deserte,
il mugolio dei cani, le bufere implacabili, i canti propiziatori, i sortilegi
contro gli spiriti.
I dialoghi si svolgono a monosillabi, meccanici, e proprio
poche vocali intermittenti, pronunciate con voce gutturale e straniata su un
ritmo di tintinni orientali, sorreggono l'apoteosi finale, la fine della
lunga notte artica.
Nel complesso Eskimo, opera antropologica, seconda soltanto alla
"Sinfonia Antartica" di Vaughan Williams, apre alla musica d'ambiente
(in questo caso artica) di Eno, allontanandosi dal collage sociologico
di stampo zappiano.
Diskomo (1980)
e` una versione "disco" di Eskimo suonata con strumenti-giocattolo,
una sorta di remix per asili.
Commercial Album (july 1980 - Ralph, 1980 - Cryptic, 2004), un insieme di quaranta sketch
pubblicitari artificiali
della durata di un minuto ciascuno, costituisce invece il piu` serio studio sulla
"commercial music" che sia mai stato tentato. L'iper-realismo dei Residents
compone un altro monumento al quotidiano, ma rispetto ai primi lavori qui le
particelle infinitesimali sono isolate, non incastonate l'una dentro l'altra.
Il meglio dal punto di vista musicale si trova nelle buffe arie da cabaret
d'altri tempi (Medicine Man, Loss Of Innocence, La La,
Margaret Freeman), nei quadretti esotici (Amber,
Japanese Watercolor, Love Leaks Out) e nelle visioni androidi
(End Of Home, Red River, Moisture).
Se gli anni '70 erano stati per i Residents il decennio delle grandi
opere a tema, in retrospettiva gli anni '80 sono stati soprattutto gli
anni della Trilogia delle Talpe, la lunga saga che li ha tenuti
impegnati dal 1981 al 1985.
L'opera piu` ambiziosa della loro carriera e` lo "spettacolo della talpa,"
una pantomima off-off che si basa sulla storia raccontata
su tre album-concept (Mark Of The Mole, Tune Of The Two Cities,
Big Bubble, con gli intermezzi raccolti in Intermission);
sorta di allegoria animalesca sulla alienazione nella societa` moderna, imbevuta
di Orwell ("Animal Farm") e di Chaplin ("Modern Times").
I due popoli che si confrontano parlano due lingue "musicali" diverse: gli uni
un rock abrasivo e industriale alla Pere Ubu, gli altri un rilassato cocktail
jazz.
Lo spirito e` quello di una grandeur da Disneyland.
Sulla solita colonna sonora fatta di melodie poliritmiche, totalmente stravolte
dai filtri e dai rumori, i Residents imbastiscono una recita
piuttosto inintelleggibile, con molto espressionismo tedesco
e qualche intermezzo futurista.
Perfetta colonna sonora per un film futurista dei primi sovietici, tutta
impostato sulla coralita` delle masse e sulle "attrazioni" sonore, l'opera si
svolge in un'atmosfera cupa e drammatica, oppressa da ritmi meccanici, da
trenodie marziali e da un desolante senso di catastrofe imminente.
La musica fa ampio uso di fasce sonore distorte alla Stockhausen, continuum
alla Ligeti, cluster pianistici, disturbi radio, bolle elettroniche alla
Subotnick.
Questi show costituiscono l'esperienza piu` radicale, nel bene e nel
male, del teatro rock.
Se l'inizio, Mark Of The Mole (Ralph, 1981), soffocava nel tentativo di
dipingere visivamente le scene del racconto, risultando irrisolto e pretenzioso,
e dimostrando come il rock dei Residents fosse fondamentalmente "leggero", e
pertanto inadatto ai climi "wagneriani" di brani robotici come
The New Machine,
la seconda parte, The Tunes Of Two Cities (january 1982 - Ralph, 1982), con il pretesto di
documentare i costumi musicali delle "due citta`", ovvero alternando il cocktail
jazz demenziale degli uni alla musica "industriale" degli altri, confermava
tanto il talento nel confezionare gag del primo genere (Serenade For Missy,
Smack Your Lips) quanto la debolezza di cui sopra nel registro
tragico-futurista del secondo genere.
Title In Limbo (1983, con Renaldo And The Loaf) e` un'operetta sullo
stile di Duck Stab con gag deliziose come il ragtime d'epoca
Shoe Salesman e il mini-balletto giapponese Sailor Song.
Le opere migliori del decennio, The Census Taker (Episode, 1985) e
God In Three Persons (Rykodisc, 1988), appartengono proprio al registro
"comico".
The Census Taker e` l'ennesima
colonna sonora, ma questa volta sotto forma di brevi frammenti
melodici (fra i quali svettano The Census Taker, con la tipica marcetta
per synth, il concerto per trilli di Secret Seed, la grandiosa parata di
Innocence Decayed, il concitato psicodramma di Where Is She),
God In Three Persons e` una fiaba tematica a pannelli sul genere di
Eskimo, ma fluidamente orchestrata alla Zappa (la lunga suite
Kiss Of Flesh) con tutta una serie di slapstick demode` al limite del
kitsch piu` bieco (la danza orientaleggiante Hard And Tenderly,
il bebop evanescente di Thing About Them, la marcetta cinese di
Their Early Years, la lamentazione nipponica di Loss Of A Loved One,
il minimalismo tragico di Confused By What I Felt).
La vocazione per la cover si e` altresi` sbizzarrita intanto su diversi album dedicati al
materiale di musicisti celebri, dalle canzoni di Presley a un massiccio
programma 16-ennale di revisione dell'opera dei maggiori compositori americani.
Ma la terza parte della Trilogia, Big Bubble (Ralph, 1985), risulta
invece uno dei loro lavori piu` sperimentali e lungimiranti, e si annovera fra i
lavori piu` innovativi dell'avanguardia vocale di tutti i tempi.
Se la concezione della suite e` cervellotica, l'esecuzione e` da capogiro,
incalzante, thrilling e piena di sorprese.
L'ouverture, Sorry, demenziale e operistica, sprofonda l'ascoltatore in
un'atmosfera pesante e violenta, perfidamente sarcastica, che ricorda le opere
espressioniste degli anni Venti. L'arrangiamento e` violentemente "industriale",
con orchestra e coro sintetizzati. Stabilito l'umore dell'opera,
Hop A Little ne stabilisce anche il modo espressivo con una sequenza di
gorgheggi acrobatici che usano soltanto versi vocali e rumori di palato,
contrappuntati da fendenti elettronici, nella piu` fiera tradizione di
avanguardiste come Meredith Monk.
Lo shock viene acuito da Gotta Gotta Get, nel quale il blaterare
pre-verbale si fa ancor piu` frenetico e, soprendentemente, espressivo: e` un
"discorso", a tutti gli effetti, declamato in una lingua primordiale e
universale di accenti, di pause, di concitazioni e di enfasi. Sullo sfondo
rimane quella marea di suoni elettronici cupi e violentissimi, a conferire un
tono da tragedia apocalittica alle confabulazioni del canto. In Cry For The
Fire si librano lamenti altissimi, di grande intensita` drammatica,
contrassegnati dalle note marziali del pianoforte e dell'orchestra i quali
danno poi luogo a una musica cerimoniale fortemente ritmata. E' anche il tono
solenne e impetuoso con cui si apre Die-Stay-Go, che prelude alle mutazioni
di registro e all'esplosione di ritmo di Vinegar.
Fear For The Future
e` una mini-sinfonia puramente strumentale, con il piano a guidare una
melodia battuta sui tasti con violenza, come si trattasse di uno strumento
a percussione. Kula Bocca Says So e` l'ultima, estrema novelty, caricatura
in versione "seria" di tanti hit comici della musica pop.
Il fatto che un lavoro cosi` drammatico abbia in realta` origine da una
cultura della parodia dei generi popolari, ovvero sia la quintessenza
della sottocultura gnomica dei nostri tempi, aggiunge strati di significato
post-moderno a tutta l'operazione.
Non solo e` una delle opere massime dei Residents, ma rimarra` come una delle
opere anticipatrici del sound neo- e post-industriale. Al tempo stesso
costituisce un trait d'union fra il teatro espressionista, l'arte-performance
post-minimalista, l'opera e la musica rock.
Accanto a questa l'altra grande realizzazione "multimediale" dei Residents
rimane Whatever Happened To Vileness Fats (Ralph, 1984), originariamente concepita
come colonna sonora di un video a lunga durata. Le registrazioni del 1972-76
vennero montate nel 1984 per ricavarne materiale per l'album. Negli ultimi anni
i Residents hanno presentato estratti dall'opera in diversi spettacoli, facendo
sperare che il progetto possa essere completato. A prescindere dalle qualita`
fotografiche e cinematografiche del video, la musica si situa sul fronte piu`
"serio" della loro attivita`. Per quanto molti brani si rifacciano ancora al
loro melange multi-etnico (come i balletti cerimoniali, ispirati al folk
orientale, della title-track e della conclusiva Knife Fight),
a dominare e` una forma sofisticata di musica da camera dissonante
(Atomic Shopping Carts) che si avvale di cluster, continuum, vocalizzi
dilatati e minimalismi assortiti,
con forti inflessioni robotico-industriali (Search For The Short Man)
in un opprimente clima da "wasteland" post-nucleare.
Per lo piu` strumentale, Vileness dimostra come l'arte dei Residents trascenda
i trucchi vocali e le trovate comiche.
Al genere di vaudeville espressionista che li ha resi celebri Vileness
aggiunge infatti poche gag, e fra tutte The Importance Of Evergreen, una
musichetta per organetto di strada con contrappunto di campanacci e arpa che
trasmuta in un jazzino da cabaret.
I Residents chiudono il decennio componendo una nuova trilogia. Le singole
parti, "Buckaroo Blues", "Black Barry" e The King And Eye (Enigma, 1989), vengono
questa volta inaugurate sulla scena (nell'estate del 1989 a New York).
Si tratta di eventi multimediali a cui partecipano anche ballerini.
Ogni parte e` dedicata a un periodo della musica americana: quello rurale
dei pionieri bianchi, quello degli schiavi africani e quello moderno.
La terza parte, quella che finisce su disco, e` dedicata a rivisitare il mito
di Presley.
L'insieme viene successivamente battezzato "Cube-E".
Con Freak Show (Official Product, 1991 - Mute, 2007) i Residents confermano questa tendenza, gia`
radicata nei documentari sonori dell'"American Composer Series", a
scavare come archeologi semiotici nella mitologia americana. Una bizzarra
regressione ai tempi delle canzoncine satiriche ispira le musiche da carnevale,
da luna park e da circo con cui vengono ritratti questi "mostri",
ciascuno immortalato da testi comici.
Dispersivi come pochi, i Residents continuano ad alternare lavori d'importanza
capitale per il progresso della musica d'avanguardia a operine scipite
come Our Finest Flowers (un collage/remix delle loro canzoni).
Il complesso che piu` di ogni altro ha sfruttato il formato del concept album
e che piu` di ogni altro ha saputo fare di un sound amatoriale il proprio
marchio di fabbrica, rimane ferocemente geloso della propria identita`,
ma e` ormai chiaro che i membri del complesso sono i membri della Cryptic
Corporation, e questi sono probabilmente un numero variabile di menti
tutt'altro che sprovvedute della musica rock. E' convinzione diffusa che
la cellula centrale dei Residents sia composta di due sole menti, e che
queste menti siano due personaggi famosi.
Come Frank Zappa la loro forma espressiva primaria e` il collage. Come Frank
Zappa i Residents assumono a termini elementari del loro linguaggio forme e
modi della musica di consumo. Ma, a differenza di Zappa, i Residents applicano il loro
sinfonismo semiotico all'alienazione dell'evo industriale, fondendolo con il
teatro didascalico di Brecht e con la sotto-cultura dei film di fantascienza.
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