Television
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Marquee Moon (1977), 8/10
Adventure (1978), 7/10
Richard Lloyd: Alchemy (1979), 7/10
Richard Lloyd: Field Of Fire (1985), 6.5/10
Television (1992), 7/10
Richard Lloyd: The Cover Doesn't Matter (2001), 6.5/10
Tom Verlaine
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The music on Marquee Moon (1977), Television's debut album, defined the aesthetic of the new wave: acid, macabre and mystical overtones poisoned the melody, while group jamming that recalled John Coltrane's free-jazz expanded the song format. The agonizing rituals of Marquee Moon and Torn Curtain bridged the existential and the metaphysical the same way it was done by the Velvet Underground and the Doors. Verlaine and Lloyd reinvented the role of the electric guitar in rock music, the way the sitar was played in Indian ragas, the way John Cale played the viola in the Velvet Underground, the way Ray Manzarek played the organ in the doors and the way Neil Young played... the guitar. The funereal litanies of Adventure (1978), and, 14 years after the fact, the even more disturbed sound of Television (1992), remained the fundamental coordinates of New York's new wave.

Richard Lloyd continued to preach Television's transcendental power-rock on Alchemy (1979), Field Of Fire (1985) and The Cover Doesn't Matter (2001).


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I Television furono il complesso piu` importante del primo periodo della new wave newyorkese. Insieme a quanto stavano facendo i Pere Ubu in Ohio, la musica dei Television defini` di fatto l'estetica della new wave: alterare la canzone rock con gesti sonori che esprimono le nevrosi della gioventu` cresciuta senza gli ideali degli anni '60. I Television, inoltre, reinventarono il ruolo della chitarra elettrica nell'ambito della musica rock, trasformandolo in uno strumento piu` simile al sitar dei raga e alla viola di John Cale che al richiamo generazionale di Chuck Berry. In un'era (quella punk) in cui gli assoli di chitarra erano praticamente illegali, i Television innalzarono il suono della chitarra a icona metafisica. I Television furono il prodotto dell'atteggiamento punk, ma si riallacciarono in realta` al sound del vecchio underground psichedelico, acido e tenebroso, in particolare a quello quasi mistico dei Velvet Underground. I Television erano piu` radicati nella tradizione di quanto volessero ammettere: le loro liriche erano simboliche e allegoriche come quelle di Bob Dylan e di Jim Morrison (ma filtrate attraverso il surrealismo "hard-boiled" di scrittori come Paul Auster e Peter Carey), e il loro "jamming" era influenzato da quello free-jazz di John Coltrane.

Tom Verlaine (all'anagrafe Miller) emerse come Patti Smith dagli ambienti intellettuali di Manhattan. Verlaine era altrettanto affascinato dalla poesia decadente (come testimonia il suo pseudonimo), ma trovo` la sua vocazione nella chitarra. A renderlo celebre furono i suoi accompagnamenti dissonanti e i suoi assoli sgradevoli, entrambi impostati sulla ripetizione monotona della stessa frase variando soltanto il timbro.

Ex-scaricatore di porto e commesso di libreria, ma chitarrista dilettante fin dal 1967 in coppia con Billy Ficca, Verlaine incontra nel 1972 Richard Hell, redattore di una fanzine underground. Con Richard Lloyd alla chitarra ritmica i ragazzi formano i Neon Boys. Due anni dopo Fred Smith rimpiazza Hell al basso, Ficca s'installa alla batteria e Verlaine prende in pugno le redini del gruppo, che muta nome in Television. Verlaine inventa il loro look e procura la scrittura al CBGB's. Il primo 45 giri, Little Johnny Jewel (dicembre 1975), e`, con Piss Factory di Patti Smith, uno dei manifesti della new wave.

Le note piu` caratteristiche delle loro catartiche abluzioni sonore erano il canto "staccato" di Verlaine, ficcante e straniato, sognante e androide, stridente e privo di emozioni, e gli intrecci spesso dissonanti delle due chitarre, nevrotiche, frastagliate, acute, lamentose. Le loro lunghe jam si ispiravano sia alle improvvisazioni del free jazz (Ayler, Coltrane) sia a quelle dei gruppi psichedelici (Grateful Dead) con un tono sempre depresso e anemico.

Sul primo album, Marquee Moon (Elektra, 1977), Verlaine reinvento` con passionale raffinatezza il distaccato cinismo di Lou Reed e lo inquadro` in una cornice di sofferti accordi di chitarra. La crudele, ossessiva tortura delle corde divenne il connotato piu` caratteristico del loro rock e la ragione principale per cui venne il loro stile venne considerato elucubrato fino alla nausea.
Il disco trasuda inquietudine esistenziale da tutti i brani: Venus, un marziale folk-rock orrendamente deturpato, See No Evil, un garage-rock raggelato, Friction, un blues-rock caracollante stonato da dissonanze metronomiche, Elevation, una ballata atmosferica accordata allo scampanellare delle chitarre, Prove It, sorta di flamenco/ valzer intriso di esotismo. Piu` che canzoni sono flash che squarciano il paesaggio desolante dell'alienazione urbana, all'insegna di un umore che e` un misto di malinconia e arroganza, spavalderia e disperazione.
Le due lunghe jam Marquee Moon e Torn Curtain sono invece lente discese negli abissi della coscienza: la prima incalza veemente, fratturata, e il suo complesso intermezzo strumentale costituisce l'apice trascendente del disco, con le chitarre che emottono versi d'uccelli o imitano lo sfavillare della luna sull'acqua in un crescendo marziale ed estatico; la seconda e` un deliquio molto piu` dimesso, un blues elegiaco, trepidante e desolato, anch'esso venato di sovratoni metafisici nel suo maestoso incedere. Sono mini-sinfonie acide che si trascinano in agonie interminabili. Tom Verlaine, grazie a quel modo di suonare lancinante e istericamente meccanico, diventa il profeta di una rivoluzione nel modo di suonare la chitarra, non meno influente di quella causata da Hendrix dieci anni prima. Le sue libere improvvisazioni ne fanno un po' il John Coltrane della new wave.

Adventure (Elektra, 1978), forte di uno stile chitarristico ormai classico, e` un disco molto piu` rilassato, in cui la violenza sotterranea e` diventata morboso desiderio ma non grido viscerale. Il tono, sulla falsariga dell'epica della rassegnazione di Torn Curtain, si fa onirico e lisergico, "doorsiano" (Carried Away), certamente meno ruvido, con tracce semmai di etereo West-coast sound (Days). Le canzoni si mantengono su un tono medio sereno, cadenzato e cantabile (come Glory), toccando vertici di pathos in Fire, solenne e sinistra visione metafisica, e in The Dream's Dream, lirica elegia strumentale con andamento melodico in progressione e con suggestivi effetti psichedelici. L'unica eccezione di brutalita` e` Foxhole, nella miglior tradizione degli Stooges.

Nel clima funereo del cool-punk dei Television le canzoni vibrano per effetto di una tensione freudiana, inconfondibilmente marchiate dall'ipnotico e stentoreo riff chitarristico di Verlaine, un crepitare intermittente che sa di vano deliquio balbuziente al chiaro di luna, e dal suo cantare, intonato alle litanie mediorientali.

Dopo lo scioglimento dei Television, Tom Verlaine ne continuo` di fatto la missione con i suoi dischi solisti.

The Blow-up (1982) collects live recordings of 1978, including 15-minute versions of Little Johnny Jewel (possibly Verlaine's best guitar performance ever) and of Marquee Moon.

Richard Lloyd abbandono` invece lo stile maniacale che lo aveva reso celebre per dare con Alchemy (Elektra, 1979) una raccolta di ballate trascendenti (Misty Eyes, Blue And Gray) e di power-rock melodici (In The Night). Dopo sei anni di disintossicamento Lloyd rinnovo` i fasti del suo disperato romanticismo con gli otto minuti dell'assolo raga della title-track di Field Of Fire (Moving Target, 1985 - Parasol, 2007), un album che comprende anche la ballata Black To White, uno dei suoi vertici, e la struggente Devil Left To Pay.

I Television si ricostituirono per registrare Television (Capitol, 1992). Il sound, acido, nervoso, alienato, metropolitano, e` completamente diverso da quello dell'ultimo Tom Verlaine. Il simbolismo dei testi acuisce il senso di malessere e di desolazione. Eppure, come gia` era successo nei primi due album del gruppo, e a differenza di, per esempio, Neil Young, l'insieme ha un solenne potere spirituale, piu` vicino alla musica mistica e trascendente dell'Oriente che a quella pagana e mondana dell'Occidente. L'ultimo atto della trilogia Television conferma che la grandezza della loro arte sta nella sua impotenza: il blues dall'atmosfera "fatale" di Call Mr Lee, l'acid-rock di No Glamour For Willi (con una melodia e un arrangiamento quasi Doors), l'incubo schizoide di Mars, il vortice lisergico di Rhyme, non sono canzoni, sono soltanto frammenti di canzoni, incompiuti che non possono essere compiuti.
Spesso sono il tempo, l'andamento, o la rottura delle convenzioni a definire l'identita` di un brano, come Beauty Trip, un complesso intreccio di honkytonk, swing e rhythm and blues. Il piglio di ballate come Shane, She Wrote This e` pero` solenne, con le cadenze lente del country, come se quelle storie raccontassero verita` importanti. Al tempo stesso il tono di Verlaine, non piu` asettico come alle origini, e` ora un incrocio fra quello invasato di Morrison e quello cinico di Reed, fra quello istrione di Bowie e quello sarcastico di Jagger.
Verlaine e Lloyd dilagano al culmine della propria arte: il recitato trepidante alla Lou Reed di 1880 or So e` contrappuntato da una chitarra che tintinna le note del tema in maniera ipnotica e dall'altra che la contrappunta emettendo ad intermittenza frasi tremule alla Jerry Garcia.

The Cover Doesn't Matter (Upsetter, 2001) picked up where the new wave left off and pushed forward with heroic dexterity and metaphysical ecstasy (Downline).

Verlaine died in 2023.

The Cover Doesn't Matter (Upsetter, 2001) recupera quello che la new wave ha trascurato e lo porta avanti con abilita' eroica e trasporto metafisico (Downline).
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