Summary
Ultravox fused punk spirit,
Kraftwerk's robotic pop, Roxy Music's existential minstrelsy, dance rhythms,
glam-rock's magniloquent arias and King Crimson's romantic rock
on their first two albums,
Ultravox (1977) and Ha Ha Ha (1977),
kaleidoscopic song-cycles (ranging from virulent boogie numbers to languid
pop ballads) that wed the decadent elegance of Billy Currie's violin and
keyboards with the tear-jerking crooning of John Foxx (Dennis Leigh).
When Foxx departed, Billy Currie and new vocalist/guitarist Midge Ure
embraced a chic and baroque program of electronic pop:
Vienna (1980) is one of the albums that marked the birth of synth-pop .
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(Grazie a David Costa per i preziosi consigli)
Gli Ultravox vennero formati da John Foxx (Dennis Leigh) nel 1976. La
formazione (con chitarra e sintetizzatore) rievocava quella dei Roxy Music,
la musica faceva la spola fra Kraftwerk e Brian Eno.
Fu proprio Brian Eno a scoprirli e a influenzarne l'evoluzione.
La trovata geniale del gruppo fu di mescolare ritmi robotici, riff di
hard-rock e melodismo romantico. In tal modo gli Ultravox cavalcarono
al tempo stesso tre fenomeni emergenti: la new wave, il punk-rock e
il disco-punk. Le loro canzoni erano minate dalla stessa paura del
futuro tecnologico che avrebbe fatto la fortuna dei Pere Ubu e dei Devo.
Le loro canzoni erano brevi, veloci e violente, proprio come il punk-rock.
Infine, le loro canzoni si sorreggevano su ritornelli orecchiabili, su
arie quasi operatiche.
A rivelarli furono i riff strangolanti in cascata di
Young Savage (1976) a massacrare un ossessivo ritmo boogie.
Ultravox (Island, 1977) e` un caleidoscopio di arrangiamenti
stranianti, venati di decadenza mitteleuropea:
la melodiosa e languida marcetta di Dangerous Rhythm,
con melismi mediorientali e crooning strappalacrime,
la serenata psicotica in crescendo di I Want To Be A Machine,
culminante in un travolente minimalismo tzigano,
e lo sketch desolato di My Sex,
una recitatazione asettica cullata da onde di elettronica funerea.
La sutura con il passato e` rappresentata da
Wide Boys, un inno generazionale a ritmo pellerossa impigliato in una
ragnatela di filtri elettronici,
e da Saturday Night In The City, un
vaudeville androide suonato con foga punk e sfregiato da un'armonica blues.
Le morbose ballate di strada, come Life At Rainbow's End e
soprattutto The Wild The Beautiful The Damned, con un piglio epico alla
Jefferson Airplane, ripropongono con maggior enfasi melodica il pathos
del sublime e del perverso.
Il cabaret espressionista di Foxx tocca un altro vertice su
Ha Ha Ha (Island, 1977). Il tono straziato domina
il boogie mozzafiato di Rockwrok, la cantilena
macabra a ritmo disco di Man Who Dies Every Day e la melodia struggente
di Hiroshima Mon Amour.
Queste ballate
sanciscono il passaggio a una forma piu` sperimentale, esistenziale ed onirica
di canzone rock, attraverso reminescenze di classica e di music-hall.
Billy Currie, sia al violino sia al synth, anima le semplici sinuose
melodie del leader con tocchi cristallini, siano essi strati di elettronica,
contrappunti sinfonici o lamenti tzigani.
Non stupisce pertanto che
Systems Of Romance (Antilles, 1978), prodotto da Conny Plank,
sia persino barocco, anche se gli mancano i numeri vincenti del disco
precedente (salvo la danza sardonica di Quiet Man).
Dopo l'abbandono di Foxx il suono degli Ultravox cambia drasticamente,
perdendo gran parte del suo forbito lirismo e anche gli ultimi residui
di violenza punk.
Nel 1980 Billy Currie si uni` a Midge Ure,
Steve "Strange" Harrington (animatore della scena neo-futurista)
e due ex Magazine (Barry Adamson e John McGeogh), per dar vita
ai Visage (Polydor, 1980).
Midge Ure (chitarra), Billy Currie (violino) e Chris Cross (basso)
compongono con Vienna (Chrysalis, 1980) un lavoro lambiccato e
prezioso (New Europeans, Mr.X, Astradyne), anche
se, per ragioni commerciali, scade nel sinfonismo sintetizzato di
Vienna e Passing Strangers,
e nella canzone elettronica per discoteche chic (Sleepwalk e
All Stood Still le piu` epiche e cinetiche).
The Voice e` l'hit che decolla da
Rage In Eden (Chrysalis, 1981), l'ultimo album prodotto da Conny Plank,
ma l'album vale soprattutto per ballate atmosferiche, psicanalitiche
e financo cadaveriche
come The Thin Wall, I Remember, Stranger Within, Accent On Youth.
Un manierismo sempre piu` ambizioso contraddistingue i lavori piu` tardi.
Quartet (Chrysalis, 1982), prodotto da George Martin, trova un altro
successo con Hymn, ma a brillare sono soprattutto
Reap The Wild Wind,
Visions In Blue, Mine For Life e When The Scream Subsides.
Lament (Chrysalis, 1984) e` meno lambiccato e piu`
spontaneo e alla fin fine risulta anche piu` accessibile, grazie soprattutto a
Dancing With Tears In My Eyes e al singolo che l'aveva preceduto,
We Came To Dance. Il programma di
fondere il pop elettronico con il folk celtico non avra` seguito, ma
One Small Day,
Man Of Two Worlds, Lament e A Friend I Call Desire
rimarranno in realta` fra le loro composizioni piu` emozionanti.
Ure e Currie raggiungono con questo album l'apice di romanticismo della
loro carriera.
Questa seconda fase della saga del complesso, che riesce a bilanciare melodie
da classifica e complesse fantasie musicali, ha messo in luce la mente
lucida e programmatica di Billy Currie, che forse e` stato il vero inventore
del sound degli Ultravox e il cui violino conduce gran parte dei brani piu`
audaci. C'e` probabilmente la sua squisita sensibilita` musicale dietro
le armonie di violino, chitarra e sintetizzatore che rappresentano l'eredita`
piu` importante del gruppo.
Midge Ure registra poi The Gift (Chrysalis, 1985), con If I Was,
e Answer To Nothing (Chrysalis, 1988), in una vena intellettuale e
psicanalitica piu` vicina a Kate Bush (ospite sul secondo).
John Foxx ha proseguito a sua volta il suo austero programma di futurismo
metropolitano venato di umori mitteleuropei, cristiani e gotico-pastorali.
Le perle di Metamatic (Virgin, 1980), ovvero
Underpass e No One Driving,
di The Garden (Virgin, 1983),
soprattutto Europe After The Rain,
e quella di Golden Section (Virgin, 1985), Endlessly,
sono altrettante pietre miliari del synth-pop.
Il romanticismo eccessivo di In Mysterious Ways (Virgin, 1985) e` in
realta` lo stile piu` congeniale a questo bardo dai toni patetici.
I suoi dischi propongono
una suggestiva miscela di alienazione e tecnologia, grattacieli e bistro`.
Midge Ure tornera` con Breathe (RCA, 1996) nei panni del
maturo chansonnier, accompagnato da una piccola orchestra di
fisarmoniche, mandolini, violini, cornamuse.
Il sound e` quasi celtico, le liriche continuano nel programma "cristiano"
iniziato dall'hit Dear God.
Anche John Foxx tornera` sulle scene, sorprendendo tutti con
Cathedral Oceans (Metamatic, 1995), che si riallaccia alle armonie
raffinate di Garden ma con un tono ancor piu` paradisiaco, new age,
cosmico.
My Lost City (2010) raccoglie gli inediti degli anni '90.
Il ruolo storico degli Ultravox e` fondamentale, in quanto funsero da liaison
fra il primo rock elettronico (Kraftwerk, Roxy Music) e la new wave.
Il loro sound enfaticamente meccanico e manieristicamente sentimentale
rappresento` meglio di chiunque altro l'essenza dell'esistenzialismo new wave:
da un lato il fascino e la paura della civilta` industriale, dall'altra
il tenero abbandono dei poeti maudit.
Il loro futurismo decadente rappresento` anche l'alter-ego del punk-rock:
altrettanto nichilista e disperato, trovava pero` la forza di inventare uno
scenario sonoro laddove i punk si limitavano a strillare. Forse anche perche'
le loro radici si perdevano nei meandri della cultura europea del Novecento,
mentre il punk era davvero un fenomeno ex novo.
Sul fronte commerciale gli Ultravox
hanno come minimo il merito di aver adeguato il rock romantico dei
Genesis e dei King Crimson all'era della discoteca e del punk-rock.
Accentuati il ruolo della melodia e l'elettronica degli arrangiamenti,
il loro non era che il primo vagito del synth-pop. E non sarebbe mai stato
superato in qualita` dalle frotte di imitatori degli anni '80.
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