- Dalla pagina su Tom Verlaine di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
In Breve:
Tom Verlaine (Morristown, 1949), vero nome Thomas Miller, divenne uno dei bardi più profondi della "blank generation", l'antidoto al sold-out commerciale della new wave che stava rapidamente disinnescando quel movimento. I suoi album, in particolare Dreamtime (1981), Words From The Front (1982), Flashlight (1987) e il barocco Warm and Cool (1992), erano saggi di improvvisazione controllata, in cui ogni canzone risulta scolpita da ritmi irregolari, riff discordanti e melodie frammentate. Erano concerti per tremoli e vibrati, che si avventuravano in atmosfere spettrali, allucinate e oniriche, con intensità quasi religiosa.
Bio:
Con i suoi dischi solisti Tom Verlaine ha confermato la propria statura di
"auteur" del rock, intento a esprimere profonde emozioni interiori e a
esplorare i mezzi armonici che meglio glielo consentono.
I suoi album sono raccolte di canzoni ispide, pulsanti e melodiose,
recitate con voce sofferta e tremante, punteggiate dagli assoli di chitarra
piu` metafisici della storia del rock. In esse Verlaine ha fuso simbolismo,
pop-art, psichedelia, free-jazz e folk-rock. Il suo e` un rock colto e adulto
che in realta` non ha mai avuto molto in comune con il velleitarismo dei punk.
I Television non sono mai morti, poiche' Verlaine ne ha continuato la saga senza quasi mai fallire il passo. A posteriori, anzi, il suo primo disco solista, Tom Verlaine (Warner Bros, 1979), appare degno dei due dischi dei Television. Verlaine indulgeva in rock and roll nervosi come The Grip Of Love, Kingdom Come e soprattutto la tribale e dissonante Breaking In My Heart e il boogie rarefatto di Mr Bingo, ma si metteva in luce anche con ballate d'intensita` religiosa come Souvenir From A Dream e Flash Lightning.
Le sue storie sono sempre calate nell'allucinante depressione metropolitana, dominata da un senso straziante e quasi epico di dolore perenne, o in un fiabesco mondo onirico che funge da valvola di sfogo, popolato di taumaturgiche fate. Always, Penetration, There's A Reason e Without A Word, nel canzoniere cortese di Dreamtime (WB, 1981), intriso di estasi stilnovista, sono brani formalmente perfetti, minutamente calcolati nelle parti vocali e chitarristiche, ciascuno sorretto da un'impalcatura armonica di assoluta modernita`. Ma nell'insieme lasciano la sensazione di gelo e artificiosita`.
Lo stile di Words From The Front (Warner Bros, 1982) si viene cristallizzando in ballate acide e velenose condotte dalle sincopi drammatiche della chitarra. Se Present Arrived, True Story e Words From The Front continuano il programma di rifondazione della forma-canzone, accentuando ancor piu` i ritmi fratturati, le dissonanze lancinanti e le litanie vocali di un'intensita` quasi religiosa, nella maestosa ode cosmica Days On The Mountain a ritmo "disco", con disturbi elettronici e in un tripudio sinfonico, Verlaine tocca il vertice del suo trascendentalismo, rendendo con la chitarra il senso dell'ascesa al paradiso.
Climi estatici e onirici dominano anche Cover (Warner Bros, 1984), nonostante le grintose Five Miles Of You e Miss Emily, ma Flashlight (IRS, 1987) lo resuscita al rock and roll piu` lineare e dinamitardo della sua carriera con Cry Mercy Judge e un paio di ballate degne di Springsteen per pathos e realismo (Scientist Writes A Letter e One Time At Sundown), ma forse piu` influenzate dal rock romantico inglese, pur senza rinunciare agli astrattismi psichedelici di Bomb.
Questi album sanciscono l'approdo a una classica semplicita` che pare rinnegare dieci anni della sua carriera, ma che ne e` in realta` la sintesi matura.
Passano tre anni prima che Verlaine registri la sua continuazione, The Wonder (Fontana, 1990), altrettanto "classico" e personale, ma con il sound piu` commerciale della sua carriera, all'insegna di ritmi funky e armonie fluide. La sorpresa maggiore e` comunque il canto, in un registro sibillino quasi alla Prince (August) o come un Lou Reed ironico e rilassato (Stalingrad). Indecifrabile, ermetico, disorientante, e' un Verlaine uscito dall'inferno dantesco quello che arpeggia serafico in Pillow e che gigioneggia istrionico in Cooleridge.
Nel 1992 Verlaine e` ancora frenticamente attivo, sia come solista, con Warm and Cool (Rykodisc, 1992 Thrill Jockey, 2005), sia con il vecchio gruppo, che si ricostituisce per registrare l'album Television (Capitol, 1992).
L'album solista Warm and Cool e` composto di brevi vignette atmosferiche senza parole, che costituiscono un ennesimo picco del suo virtuosismo armonico, delle sue estasi elettriche, della sua personalissima forma di "improvvisazione controllata". Sono piccoli concerti per tremolo e vibrato come Lore e Saucer Crash escursioni timbriche che sono piu` parenti (rispettivamente) del free-jazz (e tutt'al piu` di Jimi Hendrix) e del jazzrock (e tutt'al piu` dell'acidrock) che della New Wave; quando non tenui e oniriche serenate da film noir come Those Harbor Lights e Depot, immerse in atmosfere spettrali e allucinate, o acquarelli impressionisti che evocano scene naturali come The Deep Dark Clouds, o accorati monologhi interiori al limite della trance trascendentale come Spiritual. Anche gli unici momenti allegri sono delle dotte dissertazioni post-moderne, rubate alle sigle rhythm and blues degli anni Cinquanta (Sleepwalkin') e alle colonne sonore degli anni '60 (Boulevard). E` certamente il suo lavoro piu` "serio", quello con cui si afferma fra i virtuosi dello strumento e i compositori dell'avanguardia.
The Miller's Tale (Virgin, 1996) è un doppio disco antologico.
Dopo un vuoto di 14 anni Verlaine è stato "riscoperto" e ha deciso scioccamente di pubblicare due album in un solo anno.
Around (Thrill Jockey, 2006), una raccolta di 16 composizioni strumentali, suona come il naturale seguito di Warm & Cool, ma possiede un sound decisamente più vintage. Talvolta sembra che Verlaine, più di chiunque altro, possa rappresentare l'anti-John Fahey, l'eccezionale chitarrista che ha indirizzato la musica lungo un percorso che stava rapidamente diventando un clichè.
Ma questo album non riesce a illustrare adeguatamente in che modo.
Il concomitante album farcito di insulse canzoni pop, Songs and Other Things (Thrill Jockey, 2006) ha rappresentato di fatto un insulto alla sua carriera.
Tom Verlaine è morto nel Gennaio del 2023, all'età di 73 anni.
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