XTC
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White Music, 7.5/10
Go 2, 6/10
Drums And Wires, 6.5/10
The Lure Of Salvage, 6/10
Black Sea, 6.5/10
English Settlement, 7/10
Mummer, 6/10
Big Express, 6/10
Dukes of Stratosphear, 6/10
Skylarking, 7.5/10
Oranges And Lemons, 6.5/10
Nonsuch , 5/10
Through The Hill , 5/10
Apple Venus vol 1 , 6.5/10
Wasp Star , 4/10
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Summary.
No other musicians perfected the art of the pop song as much as XTC. The hysterical post-industrial neurosis of White Music (1978) slowly mutated into the melodic kaleidoscope of Drums And Wires (1979), while Andy Partridge and Colin Moulding revealed to be old-fashioned tunesmiths, heirs to the legacy of Gilbert & Sullivan's operettas, Lennon & McCartney's Mersey-beat and the Bonzo Band's merry carnival (Life Begins At The Hop, Making Plans For Nigel). Each album further expanded the scope of the band. Black Sea (1980) recalled the tender caricatures of Village Green-era Kinks (Generals And Majors, Towers Of London), and English Settlement (1982) turned the satire into a stately tribute to the sounds of an entire civilization, from the music-hall to the "swinging" London, from exotica to dance-music (Fly On The Wall, Senses Working Overtime). The duo's quest for the perfect melody and arrangement peaked with Skylarking (1986), a realization of the kind of chamber-pop that Brian Wilson had envisioned, but a mechanical one, a cold, cynical clockwork, an assembly line that produces melodies on industrial scale.
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Gli XTC iniziarono la carriera ai tempi della "new wave" con velleita` piu` o meno sperimentali (una nevrosi "industriale" unita a un nervosismo punk), ma con il passare del tempo si sono rivelati semplici artigiani del pop, sulla scia di una delle tradizioni piu` vetuste del Regno Unito, che risale almeno alle operette di Gilbert & Sullivan e passa per le tante Petula Clark degli anni '50, per il Merseybeat e per il glam-rock. L'opera complessiva degli XTC e` senz'altro imponente come nessun'altra in questo campo. Disco dopo disco, gli XTC hanno affossato tutta la concorrenza nel campo della canzone melodica britannica, dai Beatles a Elton John, fino a pervenire a una forma di barocco della canzone di tre minuti.

Il problema, naturalmente, e` che di quello si tratta: canzoni costruite attorno a un ritornello e ancora vincolate ai tre minuti, come se decenni di musica rock non fossero mai esistiti. Il tempo ha, insomma, anche messo in luce senza pieta` i limiti della loro arte. Se da un alto bisogna riconoscere agli XTC di essere intrattenitori infallibili, dall'altro si puo` dire che nessuno sa far sbadigliare con dei perfetti ritornelli come gli XTC. Da un'altra prospettiva, insomma, gli XTC non sono inventori di memorabili melodie: sono affossatori di memorabili memorie.

Gli XTC (ovvero "ecstasy") si formarono nel 1976, agli albori dell'evo punk. A guidare il gruppo erano i cantautori Andy Partridge e Colin Moulding.

I primi singoli erano ancora legati all'isteria dei punk. Science Friction (1977) fondeva il balbettio di My Generation degli Who e il ritmo frenetico del punk-rock con la veemenza di un piano boogie e la baldanza di un sintetizzatore da vaudeville.

White Music (Virgin, 1978) fu il loro album manifesto, che sfogava l'angoscia dell'epoca sfigurando melodie e cadenze elementari con un nervosismo iper-cinetico e dissonanze.
A svettare erano comunque gag eccentriche, degne dei teatrini di provincia, come la quadriglia clownesca di Do What You Do (al ritmo slapping dei piu` scatenati balli rurali ma con un piccolo baccanale dissonante) e le sincopi epilettiche di elettronica e batteria di X Wires (quasi una caricatura del thrash), dovuti al folletto Moulding, mentre Partridge disserta nel rap-reggae orientaleggiante di I'm Bugged, nella filastrocca surf di Atom Age e nel boogie supersonico di Neon Shuffle. I classici sono pero` l'altro boogie frenetico di Radios In Motion, (con coretti beat e passi da music-hall), il power-pop di Statue Of Liberty (con clapping, passo reggae e organetto surf) e il beat a ritmo tribale di This Is Pop, infarcito di "yeah-yeah". L'inclinazione a rubare riff e ritornelli degli anni '60 ha una provvisoria apoteosi in Set Myself On Fire (di Moulding).

Sbollita la rabbia pro-forma dei primi anthem, il secondo disco, Go 2 (Virgin, 1978), sdipanava un sound piu` raffinato, mescolando psichedelia (Buzzcity Talking) e devoluzione (Mekkanik Dancing). Il singolo Are You Receiving Me trovava il giusto equilibrio in un hard rock melodico.

Lo stile ancora timido ed incerto di Go 2 (1978) giunse a maturazione nel terzo Drums And Wires (Virgin, 1979), un caleidoscopio di canzoni attinte dal repertorio di tutti i generi e interpretate con tipico humour britannico. Moulding sfodera capolavori memorabili come il ritornello di puro Merseybeat Life Begins At The Hop, l'AOR di Making Plans For Nigel, e il country autostradale di Ten Feet Tall, mentre Partridge delira clownesco nel vaudeville a ritmo disco di Helicopter, nella macchietta satirica alla Kinks di Scissor Man, nella caricatura punk di Outside World, e gigioneggia nell'anthem melodico alla Who di Reel By Reel, nel funk tribale alla Talking Heads di Millions. L'ultimo refuso di esperimento dissonante e` Complicated Game, che contrasta vivamente con il tono leggero del disco.

L'arte degli XTC e` ora definita una volta per tutte. I leader, Partridge e Moulding, concepiscono la canzone rock come una specie di scatola di montaggio: assemblando i pezzi (frammenti di beat, rock and roll, hard-rock, country, eccetera) si costruiscono giocattoli tonali, simili ora alla frizzante muzak di Eno ora alle armonie adolescenziali di Costello, i quali, una volta messi in moto, si muovono come eccentriche moviole degli anni '60. Dai coretti di Liverpool al Farfisa delle spiagge californiane l'intero arsenale della musica giovanile degli ultimi vent'anni viene sottoposto a un 'accurata revisione, per saggiarne il residuo potenziale commerciale e per adottarlo come koine' universale.

I ruoli sono grosso modo questi: il folletto del gruppo, Moulding, rispolvera cantilene rimaste sepolte negli archivi del passato, mentre Partridge dissemina nel tessuto armonico stravaganze intellettuali (melodie umoristiche, trucchetti di elettronica umile, cluster e dissonanze). Completano l'opera i testi, per lo piu` surreali, o stupidi nell'accezione di Zappa (al macero la societa` di plastica degli anni '80). La sintesi origina tante piccole unita` mobili e intelligenti (alla maniera di Fripp), accuratamente assemblate in quei mosaici raffinati che sono i loro album.

Partridge va persino oltre l'enunciato "musica bianca e` musica dell'estasi" e il music-hall beat degli XTC, disegnando The Lure Of Salvage (1979), un album depresso ricavato da brani ufficiali e apocrifi del complesso genialmente elettrificati, schizofrenica prova di meta- meta-rock che alterna elettro-ballabili (l'incalzante funk per nastri di Rotary e l'heavy-blues robotico di New Broom), world-music futurista (percussionismo sincopato, cantilena africana e dissonanze da jungla/officina in The Forgotten Language Of Light, il caos metropolitano/ metronomico di Work Away Tokyo Day); e soprattutto brani-delirio in sordina (il delicato impressionismo minimale di The Day They Pulled The North Pole Down e la psichedelia bop sonnambula di Shore Leave Ornithology).

L'approccio "estatico" alla musica di consumo viene consacrato da Black Sea (1980), dove cantilene e cadenze grottescamente accentuate assumono la perfezione disumana dei congegni ad orologeria, come nelle marcette vaudeville Generals And Majors (altra gemma di Moulding), Sgt York e Burning With Optimum Flame, e nei ritornelli beat iper-arrangiati di Partridge Towers Of London e Respectable Street che li propongono come i Beatles degli '80. Gli esperimenti ritmici di Paper And Iron, un misto di vaudeville, reggae e pow wow, e di Love At First Sight, un funk ipnotico di Moulding, il power-pop travolgente di Rocket From A Bottle, l'orgia tropicale Living Through Another Cuba e il sinistro baccanale ritmico e armonico di Travels In Nihilon nobilitano una cadenza e un canto ormai davvero classici, ereditati dal music-hall, ma passati attraverso la tempesta punk e prossimi a confluire nella musica da ballo androide.

Raggiunto l'apice in fatto di melodismo e di compattezza armonica, gli XTC cercano con English Settlement (1982) nuove forme espressive. La filastrocca distorta alla Barrett di Fly On The Wall, una caustica parabola dell'estasi, e l'hare krishna esotico-tribale di Senses Working Overtime continuano la tradizione del melodismo prezioso; e il vecchio passo da music hall si ascolta ancora, in versione ammodernata funk o ska, in Jason And The Argonauts e in Down In The Cockpit; ma l'incalzante jazz-rock tropicale di Melt The Guns, lo ska solenne e fortemente cadenzato di Ball And Chain, il flamenco di Yacht Dance, il martellante cantilenare africano di Runaways, la world-beat di Almost Africa, nonche' il power-rock viscerale di No Thugs In Our House, segnano l'adesione a mode pan-etniche e una presenza ritmica piu` ossessiva e sinistra. L'album segna forse il vertice di manierismo degli XTC.

Mummer (1983) sancisce il passaggio dal brio incalzante degli esordi a un pop piu` sereno e meditato. Il paesaggio sonoro si mantiene vario e piacevole, ispirandosi a tutti gli stili ma senza copiarne nessuno, un atteggiamento al tempo stesso epigonico e provocatorio che e` tipico della civilta` punk. L'energia enfatica del primo periodo si ritrova in Funk Pop A Roll; gli arrangiamenti di Great Fire e Beating Of Hearts farebbero invidia a George Martin (Beatles); ma i toni piu` autentici del nuovo corso sono quello pastorale della ballata folk di Love On A Farmboy's Wages e quello elegiaco del vaudeville In Loving Memory, quello rilassato del ragtime di Ladybird e quello languido del reggae Human Alchemy. Le canzoni hanno il difetto di essere "troppo" canzoni, al punto da non sembrare piu` canzoni. L'album e` dominato da Partridge (delle migliori soltanto In Loving Memory e` di Moulding).

Non stupisce pertanto che il successivo Big Express (Virgin, 1984) sia quasi interamente composto da Partridge (eccezione saliente l'iniziale funk-rock di Wake Up, che da` peraltro il tono a tutto il disco). Il gruppo rinnega infatti quel lirismo bucolico e si tuffa nuovamente nell'alienazione urbana. Soltanto i ritornelli di The Everyday Story Of Smalltown e All You Pretty Girls conservano un'innocente semplicita`. Il resto, dal pop di You're The Wish You Are I Had al vaudeville di Seagulls Screaming Kiss Her e al blues demenziale e zoppicante di Shake Your Donkey Up e` scosso da ritmiche violente, da arrangiamenti ispidi, da un nervosismo simile a quello delle origini. Non a caso le due facciate si chiudono rispettivamente con una ballata apocalittica come This World Over, degna di Peter Gabriel, e con le sonorita` fragorose e "industriali" di Train Running Low On Soul Coal. Le velleita` sperimentali nuocciono un po' al pop rustico che aveva preso forma sul disco precedente.

L'EP 25 O'Clock (1985), registrato con lo pseudonimo di Dukes of Stratosphear, e` un'auto-caricatura che li immerge nella piu` pura psichedelia degli anni '60, un esercizio di antiquariato barocco in cui l'impegno filologico ha la meglio sull'affezionato omaggio ai figli dei fiori (My Love Explodes, 25 O'Clock e soprattutto il pazzo collage di The Mole From the Ministry). Un degno seguito sara` l'album Psonic Psunspot (1987), che contiene due dei loro ritornelli piu` felici (Vanishing Girl, Little Lighthouse) e un altro collage surreale (You're My Drug). I due album verranno raccolti su Chips from the Chocolate Fireball.

Skylarking (1986) e` di fatto un tentativo di coniare un "pop da camera", di completare l'operazione che non riusci` a Brian Wilson quando si ritiro` dalle scene. In un certo senso, questo album mette ordine nel caos creativo dei due dischi precedenti, prendendo da quelli gli spunti piu` geniali e adattandoli a un umore molto piu` calmo e pensoso. Il gruppo si avvale dei sopraffini trucchi di produzione di Todd Rundgren per concepire una musica elettro-meccanica che, nelle parole di Partridge, e` una "versione onirica della musica a cui siamo stati esposti durante l'adolescenza", e che si ispira infatti liberamente a Pet Sounds e Village Green, e a tanti hit degli anni '60 (Meeting Place, Grass, Dear God, Earn Enough For Us).
Sono peraltro cantilene tutte uguali, favorite da arrangiamenti anche troppo intelligenti, tanto perfette da essere insipide. Alla fine rimangono in mente quelle che, per minime variazioni, si staccano dalla massa delle calligrafiche imitazioni, e cioe` Big Day e Dear God. Gli XTC ora non ragionano piu` sul pop, ma su se stessi. E`, per altro, il loro classicismo, dimostrato da un brano al tempo stesso nevrotico e barocco come 1000 Umbrellas, e rimarra` una delle pietre miliari del pop, adesso che gli XTC non fanno piu` finta di fare musica sperimentale ma si concentrano su cio` che sanno fare meglio (ritornelli).

Il nuovo doppio Oranges And Lemons (1989) diventa sorprendentemente un best-seller, pur vantando poche gemme della levatura di Mayor Of Simpleton, pur rigurgitando di arrangiamenti eccentrici (i minimalismi e le cacofonie di One Of The Millions, la jazzata Miniature Sun) e di puntate nella world-music (Garden Of Earthly Delights, Poor Skeletons Step Out, Across The Anthcap). Non ignaro dell'etno-funky di Byrne, il nuovo corso degli XTC e` sempre piu` enfatico, ma sempre piu` avaro di melodie trascinanti.

L'inesauribile cornucopia di Partridge e Moulding ha confermato nel tempo l'ascendente del pop-rock certosino di Sgt Pepper, tanto nel suono brillante dei dischi quanto negli arrangiamenti fantasiosi delle canzoni; ha confermato che il terzetto (Partridge, Moulding e il chitarrista Dave Gregory) e` un gruppo di studio piuttosto che da club o da concerto (dove le sue lambiccate e sovra-elaborate produzioni non sarebbero ripetibili); che il metodo di composizione si affida prevalentemente ai contrasti, deformando la struttura classica della canzone, la quale tende ad andare alla deriva mutando in continuazione tempo, chiave e strumentazione, un effetto (tipico della musica leggera di Sgt Pepper) che serve ad aumentare l'enfasi emotiva; conferma il sarcasmo alla Kinks, e conferma infine il ruolo primario delle armonie vocali.

Parodistica secondo i canoni piu` classici dell'humour britannico, l'"estasi" propugnata dal gruppo e` un calibrato amalgama di melodia accattivante, ritmo sbarazzino e arrangiamento curatissimo, toccando spesso punte di barocco preziosismo. Delirante formalismo rock che sublima in punk-rock, Sixties revival ed esotismo, secondo il mutar delle mode, pur conservando i lineamenti originali, la loro arte non ha eguali nella storia del rock. Elevando ad arte un sotto-genere commerciale e una prassi di produzione discografica, gli XTC si sono costruiti un genere personale chiaramente circoscritto e lo hanno esplorato da tutte le prospettive, secondo i canoni della classicita`.

E` almeno dai tempi del terzo album che gli XTC non propongono nulla di veramente nuovo. La loro carriera e` stata soltanto una ricerca manieristica di un pop sempre piu` raffinato, riprendendo il discorso la` dove i Beatles l'avevano lasciato, con un pizzico di genio in piu`. Negli ultimi anni, poi, gli XTC avevano tentato di mescolare alle loro radici pop (per non dire musichall e folk) anche gli accenti "etnici" cosi` di moda.

Nonsuch (Virgin, 1992) non ha migliorato di molto le cose. Il sound degli XTC e` ormai puro mestiere, una ripetizione meccanica di trucchi gia` sperimentati in decine di contesti: Humble Daisy torna al clima pastorale di Mummer; Ballad Of Peter Pumpkinhead ripete per la millesima volta i loro schemi melodici; Omnibus e` una novelty psichedelica che andrebbe bene al massimo per i loro (mediocrissimi) alter ego, i Dukes Of Stratosfear; Rook e` una di quelle canzoni di Partridge tanto rifinite da diventare teoria del pop piu` che pop; e Disappointed riesce a far rimpiangere persino i Fleetwood Mac. Ancor piu` imbarazzante e` il modo (ormai stereotipato fino alla nausea) in cui Andy Partridge scrive i testi allegorici delle canzoni, che alla fine risultano tediose come una lezione di sociologia. Moulding, che da anni vivacchia in ombra, e` irriconoscibile (Wardance rifa` il verso a The World Over, The Smartest Monkeys sembra una parodia delle canzoni di Partridge).

Partridge ha registrato nel 1994 con Harold Budd Through The Hill (All Saints), opera molto minore nel catalogo di Budd e praticamente inesistente in quello di Partridge, in quanto i suoi arrangiamenti eccentrici vengono sommersi dalla molassa ambientale del partner e alla fine cio` che rimane di suo sono soltanto i titoli bislacchi.

Fossil Fuel raccoglie i singoli dal 1977 al 1992.

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Andy Partridge followed Brian Wilson's parable and gladly retired from rock star to studio wizard. He "is" XTC on Apple Venus vol 1 (TVT, 1999), the album that returns the moniker to the scenes after a seven-year hiatus and that crowns Partridge among the greatest purveyors of modern pop. Dave Gregory left during the recording and Moulding plays second fiddle (figuratively, of course).
The touch is the majestic, baroque one already displayed on Skylarking, especially in River Of Orchids (that sounds like Peter Gabriel fronting a minimalistic Michael Nyman quartet), in Harvest Festival (a nostalgic piano-based number that beats the tempo with staccato strings and a wealth of acoustic instruments), and in the Queen-like operatic music-hall of Easter Theatre. The multi-part vocal harmonies of the most languid aria, I'd Like That, and the six minute fantasia of Green Man (middle-eastern syncopation and cantillation, pastoral flute), prove Partridge a pop virtuoso. The thrust is more experimental than in recent past, akin to Partridge's solo The Lure Of Salvage, except that Partridge has become a maniac of studio arrangements like Brian Wilson. The orchestral arrangements of Mike Batt and the keyboard coloring of Nick Davis and Haydn Bendall are particularly effective (whether they were inspired by Partridge or not). At least three of these songs are classics. Unfortunately at least as many songs are throwaways.
Moulding contributes two less serious songs, basically two novelties: Fruit Nut (organ and accordion music for carnivals, drenched in Beatles-ian cliches), and, best of the two, Frivolous Tonight (march-like piano, orchestral flourishes, a catchy rigmarole).
A simpler, gentler artist, Partridge is obviously ready for symphonic-level compositions.
Homespun (TVT, 1999) presents the same tracks in its original 8-track demo format.

XTC's hooks stopped being entertaining about 20 years ago. Partridge and Moulding have managed to become even more boring than Lennon and McCartney (a rare feat). The music on Wasp Star (TVT, 2000) is best summarized by its catchiest tune: Stupidly Happy, a lousy imitation of the classic XTC sound. This is Apple Venus part two, part one being the experimental, orchestral, modern (and vastly superior) one: part two is the old-fashioned one. Playground, We're All Light and I'm The Man Who Murdered Love have been heard before. The last three songs raise the standard of Partridge's pop (You And The Clouds Will Still Be Beautiful, Church Of Women and The Wheel And The Maypole) but only enough to delay the yawning for a few minutes.

Homegrown (TVT, 2001) collects demos of Apple Venus and proves the point that XTC has always been an overwrought version of New Zealand's lo-fi pop.

A Coat of Many Cupboards Boxset (Caroline, 2002) is a 4-CD box-set of live tracks, demos, alternate takes.

Andy Partridge's eight-volume Fuzzy Warbles (Ape House, 2003) collects unreleased tracks: mostly, an impressive amount of garbage.

The Compact XTC (Caroline Records, 2005) collects the singles from 1978 till 1985.

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