Summary.
No other musicians perfected the art of the pop song as much as XTC.
The hysterical post-industrial neurosis of White Music (1978)
slowly mutated into the melodic kaleidoscope of Drums And Wires (1979),
while Andy Partridge and Colin Moulding revealed to be old-fashioned tunesmiths,
heirs to the legacy of Gilbert & Sullivan's operettas, Lennon & McCartney's
Mersey-beat and the Bonzo Band's merry carnival
(Life Begins At The Hop, Making Plans For Nigel).
Each album further expanded the scope of the band.
Black Sea (1980) recalled
the tender caricatures of Village Green-era Kinks
(Generals And Majors, Towers Of London), and
English Settlement (1982) turned the satire into a stately tribute to
the sounds of an entire civilization, from the music-hall to the
"swinging" London, from exotica to dance-music
(Fly On The Wall, Senses Working Overtime).
The duo's quest for the perfect melody and arrangement peaked with
Skylarking (1986), a realization of the kind of chamber-pop that
Brian Wilson had envisioned, but a mechanical one, a cold, cynical clockwork,
an assembly line that produces melodies on industrial scale.
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Gli XTC iniziarono la carriera ai tempi della "new wave" con velleita` piu`
o meno sperimentali (una nevrosi "industriale" unita a un
nervosismo punk), ma con il passare del tempo si sono rivelati semplici
artigiani del pop, sulla scia di una delle tradizioni piu` vetuste del Regno
Unito, che risale almeno alle operette di Gilbert & Sullivan e passa per
le tante Petula Clark degli anni '50, per il Merseybeat e per il glam-rock.
L'opera complessiva degli XTC e` senz'altro imponente come nessun'altra in
questo campo. Disco dopo disco, gli XTC hanno affossato tutta la concorrenza
nel campo della canzone melodica britannica, dai Beatles a Elton John, fino
a pervenire a una forma di barocco della canzone di tre minuti.
Il problema, naturalmente, e` che di quello si tratta: canzoni costruite
attorno a un ritornello e ancora vincolate ai tre minuti, come se decenni
di musica rock non fossero mai esistiti.
Il tempo ha, insomma, anche messo in luce senza pieta` i limiti della loro arte.
Se da un alto bisogna riconoscere agli XTC di essere intrattenitori infallibili,
dall'altro si puo` dire
che nessuno sa far sbadigliare con dei perfetti ritornelli
come gli XTC. Da un'altra prospettiva, insomma, gli XTC non sono inventori di
memorabili melodie: sono affossatori di memorabili memorie.
Gli XTC (ovvero "ecstasy") si formarono nel 1976, agli albori dell'evo punk.
A guidare il gruppo erano i cantautori Andy Partridge e Colin Moulding.
I primi singoli erano ancora legati all'isteria dei punk.
Science Friction (1977) fondeva il balbettio di
My Generation degli Who e il ritmo frenetico del punk-rock con
la veemenza di un piano boogie e la baldanza di un sintetizzatore da vaudeville.
White Music (Virgin, 1978) fu il loro album manifesto, che sfogava
l'angoscia dell'epoca sfigurando melodie e cadenze elementari con un nervosismo
iper-cinetico e dissonanze.
A svettare erano comunque gag eccentriche, degne dei teatrini di
provincia, come la quadriglia clownesca di
Do What You Do (al ritmo slapping
dei piu` scatenati balli rurali ma con un piccolo baccanale dissonante) e
le sincopi epilettiche di elettronica e batteria di X Wires
(quasi una caricatura del thrash), dovuti al folletto Moulding,
mentre Partridge disserta nel rap-reggae orientaleggiante di I'm Bugged,
nella filastrocca surf di Atom Age e
nel boogie supersonico di Neon Shuffle.
I classici sono pero` l'altro boogie frenetico di Radios In Motion,
(con coretti beat e passi da music-hall),
il power-pop di Statue Of Liberty (con clapping, passo reggae e organetto
surf) e il beat a ritmo tribale di This Is Pop, infarcito di "yeah-yeah".
L'inclinazione a rubare riff e ritornelli degli anni
'60 ha una provvisoria apoteosi in Set Myself On Fire (di Moulding).
Sbollita la rabbia pro-forma dei primi anthem, il secondo disco,
Go 2 (Virgin, 1978), sdipanava un sound piu` raffinato, mescolando
psichedelia (Buzzcity Talking) e devoluzione (Mekkanik Dancing).
Il singolo Are You Receiving Me trovava il giusto equilibrio in un hard
rock melodico.
Lo stile ancora timido ed incerto di Go 2 (1978) giunse a maturazione nel
terzo Drums And Wires (Virgin, 1979), un caleidoscopio di canzoni attinte
dal repertorio di tutti i generi e interpretate con tipico humour britannico.
Moulding sfodera capolavori memorabili come il ritornello di puro Merseybeat
Life Begins At The Hop,
l'AOR di Making Plans For Nigel,
e il country autostradale di Ten Feet Tall,
mentre Partridge delira clownesco nel vaudeville a ritmo disco
di Helicopter, nella macchietta satirica alla Kinks di Scissor Man,
nella caricatura punk di Outside World, e gigioneggia
nell'anthem melodico alla Who di Reel By Reel, nel funk tribale
alla Talking Heads di Millions.
L'ultimo refuso di esperimento dissonante e`
Complicated Game, che contrasta vivamente con il tono leggero del disco.
L'arte degli XTC e` ora definita una volta per tutte. I leader, Partridge
e Moulding, concepiscono la canzone rock come una specie di scatola
di montaggio: assemblando i pezzi (frammenti di beat, rock and roll, hard-rock,
country, eccetera) si costruiscono giocattoli tonali, simili ora alla
frizzante muzak di Eno ora alle armonie adolescenziali di Costello, i quali,
una volta messi in moto, si muovono come eccentriche moviole degli anni
'60. Dai coretti di Liverpool al Farfisa delle spiagge
californiane l'intero arsenale della musica giovanile degli ultimi vent'anni viene
sottoposto a un 'accurata revisione, per saggiarne il residuo potenziale
commerciale e per adottarlo come koine' universale.
I ruoli sono grosso modo questi: il folletto del gruppo, Moulding,
rispolvera cantilene rimaste sepolte negli archivi del passato, mentre
Partridge dissemina nel tessuto armonico stravaganze intellettuali (melodie
umoristiche, trucchetti di elettronica umile, cluster e dissonanze).
Completano l'opera i testi, per lo piu` surreali, o stupidi
nell'accezione di Zappa (al macero la societa` di plastica degli anni '80).
La sintesi origina tante piccole unita` mobili e intelligenti (alla maniera di
Fripp), accuratamente assemblate in quei mosaici raffinati che sono i loro album.
Partridge va persino oltre l'enunciato "musica bianca e` musica dell'estasi"
e il music-hall beat degli XTC, disegnando
The Lure Of Salvage (1979), un album depresso ricavato da brani ufficiali
e apocrifi del complesso genialmente elettrificati, schizofrenica prova di meta-
meta-rock che alterna elettro-ballabili (l'incalzante funk per nastri di
Rotary e l'heavy-blues robotico di New Broom), world-music
futurista (percussionismo sincopato, cantilena africana e dissonanze da
jungla/officina in The Forgotten Language Of Light, il caos
metropolitano/ metronomico di Work Away Tokyo Day); e soprattutto
brani-delirio in sordina (il delicato impressionismo
minimale di The Day They Pulled The North Pole Down e la psichedelia bop
sonnambula di Shore Leave Ornithology).
L'approccio "estatico" alla musica di consumo viene consacrato da
Black Sea (1980), dove cantilene e cadenze grottescamente accentuate
assumono la perfezione disumana dei congegni ad orologeria, come nelle marcette
vaudeville Generals And Majors (altra gemma di Moulding),
Sgt York e Burning With Optimum Flame,
e nei ritornelli beat iper-arrangiati di Partridge Towers Of London e
Respectable Street che li propongono come i Beatles degli '80.
Gli esperimenti ritmici di Paper And Iron, un misto di vaudeville,
reggae e pow wow, e di Love At First Sight, un funk ipnotico di Moulding,
il power-pop travolgente di Rocket From A Bottle,
l'orgia tropicale Living Through Another Cuba
e il sinistro baccanale ritmico e armonico di Travels In Nihilon
nobilitano una cadenza e un canto ormai davvero classici, ereditati dal
music-hall, ma passati attraverso la tempesta punk e prossimi a confluire
nella musica da ballo androide.
Raggiunto l'apice in fatto di melodismo e di compattezza armonica,
gli XTC cercano con English Settlement (1982) nuove forme espressive.
La filastrocca distorta alla Barrett di Fly On The Wall, una caustica
parabola dell'estasi, e l'hare krishna esotico-tribale di
Senses Working Overtime
continuano la tradizione del melodismo prezioso; e il vecchio passo da
music hall si ascolta ancora, in versione ammodernata funk o ska, in
Jason And The Argonauts e in Down In The Cockpit; ma
l'incalzante jazz-rock tropicale di Melt The Guns,
lo ska solenne e fortemente cadenzato di Ball And Chain,
il flamenco di Yacht Dance,
il martellante cantilenare africano di Runaways,
la world-beat di Almost Africa,
nonche' il power-rock viscerale di No Thugs In Our House,
segnano l'adesione a mode pan-etniche e una presenza ritmica piu` ossessiva
e sinistra.
L'album segna forse il vertice di manierismo degli XTC.
Mummer (1983) sancisce il passaggio dal brio incalzante degli esordi a
un pop piu` sereno e meditato. Il paesaggio sonoro si mantiene vario e
piacevole, ispirandosi a tutti gli stili ma senza copiarne nessuno, un
atteggiamento al tempo stesso epigonico e provocatorio che e` tipico della
civilta` punk. L'energia enfatica del primo periodo si ritrova in
Funk Pop A Roll; gli arrangiamenti di Great Fire e
Beating Of Hearts farebbero invidia a George Martin (Beatles);
ma i toni piu` autentici del nuovo corso sono quello pastorale
della ballata folk di Love On A Farmboy's Wages e quello elegiaco
del vaudeville In Loving Memory,
quello rilassato del ragtime di Ladybird e
quello languido del reggae
Human Alchemy.
Le canzoni hanno il difetto di essere "troppo" canzoni, al punto da non
sembrare piu` canzoni.
L'album e` dominato da Partridge (delle migliori
soltanto In Loving Memory e` di Moulding).
Non stupisce pertanto che il successivo Big Express (Virgin, 1984) sia
quasi interamente composto da Partridge (eccezione saliente
l'iniziale funk-rock di Wake Up, che da`
peraltro il tono a tutto il disco). Il gruppo rinnega infatti quel lirismo
bucolico e si tuffa nuovamente nell'alienazione urbana. Soltanto i ritornelli
di The Everyday Story Of Smalltown e All You Pretty Girls conservano
un'innocente semplicita`. Il resto, dal pop di You're The Wish You Are I Had
al vaudeville di Seagulls Screaming Kiss Her e al
blues demenziale e zoppicante di Shake Your Donkey Up
e` scosso da ritmiche violente,
da arrangiamenti ispidi, da un nervosismo simile a quello delle origini.
Non a caso le due facciate si chiudono rispettivamente con una ballata
apocalittica come This World Over, degna di Peter Gabriel, e con
le sonorita` fragorose e "industriali" di Train Running Low On Soul Coal.
Le velleita` sperimentali nuocciono un po' al pop rustico che aveva preso
forma sul disco precedente.
L'EP 25 O'Clock (1985), registrato con lo pseudonimo di Dukes of Stratosphear,
e` un'auto-caricatura che li immerge nella piu` pura psichedelia degli
anni '60, un esercizio di antiquariato barocco in cui l'impegno
filologico ha la meglio sull'affezionato omaggio ai figli dei fiori
(My Love Explodes, 25 O'Clock e soprattutto il pazzo collage di
The Mole From the Ministry).
Un degno seguito sara` l'album Psonic Psunspot (1987), che contiene
due dei loro ritornelli piu` felici
(Vanishing Girl, Little Lighthouse) e un altro collage surreale
(You're My Drug).
I due album verranno raccolti su Chips from the Chocolate Fireball.
Skylarking (1986) e` di fatto un tentativo di coniare un "pop da camera",
di completare l'operazione che non riusci` a Brian Wilson quando si ritiro`
dalle scene. In un certo senso, questo album
mette ordine nel caos creativo dei due dischi precedenti, prendendo da
quelli gli spunti piu` geniali e adattandoli a un umore molto piu` calmo e
pensoso.
Il gruppo si avvale dei sopraffini trucchi di
produzione di Todd Rundgren per concepire una musica elettro-meccanica che, nelle
parole di Partridge, e` una "versione onirica della musica a cui siamo stati
esposti durante l'adolescenza", e che si ispira infatti liberamente a
Pet Sounds e Village Green,
e a tanti hit degli anni '60 (Meeting Place,
Grass, Dear God, Earn Enough For Us).
Sono peraltro
cantilene tutte uguali, favorite da arrangiamenti anche troppo intelligenti,
tanto perfette da essere insipide. Alla fine rimangono in mente quelle che, per
minime variazioni, si staccano dalla massa delle calligrafiche imitazioni,
e cioe` Big Day e Dear God.
Gli XTC ora non ragionano piu` sul pop, ma su se stessi.
E`, per altro, il loro classicismo,
dimostrato da un brano al tempo stesso nevrotico e barocco come 1000 Umbrellas,
e rimarra` una delle pietre miliari
del pop, adesso che gli XTC non fanno piu` finta di fare musica sperimentale
ma si concentrano su cio` che sanno fare meglio (ritornelli).
Il nuovo doppio Oranges And Lemons (1989) diventa sorprendentemente
un best-seller, pur vantando poche gemme della levatura di
Mayor Of Simpleton, pur rigurgitando di arrangiamenti eccentrici
(i minimalismi e le cacofonie di One Of The Millions, la jazzata
Miniature Sun) e di puntate nella world-music (Garden Of Earthly
Delights, Poor Skeletons Step Out, Across The Anthcap).
Non ignaro dell'etno-funky di Byrne, il nuovo corso degli XTC e` sempre
piu` enfatico, ma sempre piu` avaro di melodie trascinanti.
L'inesauribile cornucopia di Partridge e Moulding ha confermato nel tempo
l'ascendente del pop-rock certosino di Sgt Pepper, tanto nel suono
brillante dei dischi quanto negli arrangiamenti fantasiosi delle canzoni; ha
confermato che il terzetto (Partridge, Moulding e il chitarrista Dave Gregory)
e` un gruppo di studio piuttosto che da club o da
concerto (dove le sue lambiccate e sovra-elaborate produzioni non sarebbero
ripetibili); che il metodo di composizione si affida prevalentemente
ai contrasti, deformando la struttura classica della canzone, la quale tende
ad andare alla deriva mutando in continuazione tempo, chiave e strumentazione,
un effetto (tipico della musica leggera di Sgt Pepper) che serve ad
aumentare l'enfasi emotiva; conferma il sarcasmo alla Kinks, e conferma
infine il ruolo primario delle armonie vocali.
Parodistica secondo i canoni piu` classici dell'humour britannico,
l'"estasi" propugnata dal gruppo e` un calibrato amalgama di melodia
accattivante, ritmo sbarazzino e arrangiamento curatissimo,
toccando spesso punte di barocco preziosismo. Delirante formalismo
rock che sublima in punk-rock, Sixties revival ed esotismo, secondo il mutar
delle mode, pur conservando i lineamenti originali, la loro arte non ha eguali
nella storia del rock.
Elevando ad arte un sotto-genere commerciale e una prassi di produzione
discografica, gli XTC si sono costruiti un genere personale chiaramente
circoscritto e lo hanno esplorato da tutte le prospettive, secondo i canoni
della classicita`.
E` almeno dai tempi del terzo album che gli XTC non propongono nulla di
veramente nuovo. La loro carriera e` stata soltanto una ricerca manieristica
di un pop sempre piu` raffinato, riprendendo il discorso la` dove i Beatles
l'avevano lasciato, con un pizzico di genio in piu`.
Negli ultimi anni, poi, gli XTC avevano tentato di mescolare alle loro radici
pop (per non dire musichall e folk) anche gli accenti "etnici" cosi` di moda.
Nonsuch (Virgin, 1992)
non ha migliorato di molto le cose. Il sound degli XTC e` ormai puro mestiere,
una ripetizione meccanica di trucchi gia` sperimentati in decine di contesti:
Humble Daisy torna al clima pastorale di Mummer;
Ballad Of Peter Pumpkinhead ripete per la millesima volta i loro schemi
melodici;
Omnibus e` una novelty psichedelica che andrebbe bene al massimo per i loro
(mediocrissimi) alter ego, i Dukes Of Stratosfear;
Rook e` una di quelle canzoni di Partridge tanto rifinite da diventare
teoria del pop piu` che pop;
e Disappointed riesce a far rimpiangere persino i Fleetwood Mac.
Ancor piu` imbarazzante e` il modo (ormai stereotipato fino alla nausea) in cui
Andy Partridge scrive i testi allegorici delle canzoni, che alla fine risultano
tediose come una lezione di sociologia.
Moulding, che da anni vivacchia in ombra, e` irriconoscibile (Wardance rifa`
il verso a The World Over, The Smartest Monkeys sembra una parodia delle
canzoni di Partridge).
Partridge ha registrato nel 1994 con Harold Budd Through The Hill (All
Saints), opera molto minore nel catalogo di Budd e praticamente inesistente
in quello di Partridge, in quanto i suoi arrangiamenti eccentrici vengono
sommersi dalla molassa ambientale del partner e alla fine cio` che rimane
di suo sono soltanto i titoli bislacchi.
Fossil Fuel raccoglie i singoli dal 1977 al 1992.
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