Gli Arcwelder rappresentano l'ennesimo anello nella catena del sound di
Minneapolis che porta dall'underground al mainstream, dall'hardcore al pop.
Formati nel 1987 sulle ceneri dei mitici 21 dal batterista e cantante
Scott MacDonald
(un veterano della scena di Minneapolis), i Tilt-A-Whirl esordirono con il
singolo Pint Of Blood (Sonic Boom) nel gennaio dell'anno dopo.
Il primo album This (Big Money, 1988) li presento` come i cugini dei
Rifle Sport,
anche loro impegnati alla ricerca di un sound che estendesse la lezione dei
Mission Of Burma nella terra degli Husker Du. Brani come
What Am I Supposed To Do, Living Legend e What Have I Done To Me
facevano in effetti gia` presagire risultati piu` brillanti di quelli raggiunti
dai Rifle Sport.
Poi il power-trio cambio` nome in Arcwelder e nel 1989 registro`
Jacket Made In Canada (pubblicato due anni dopo dalla Big Money).
Le canzoni di quest'album rappresentano un sostanziale passo avanti verso
la fruizione
di massa, dal facile ritornello di Favor al "wall of sound"
terrificante di Plastic. L'influenza degli Husker Du e` evidente in
Everything e Missing, e almeno due canzoni,
Harmonic Instrumental e Left, tentano decisamente la carta pop.
Il terzo Pull (Touch & Go, 1993) e` quello della definitiva affermazione.
Eretto sulle fondamenta del melodismo Husker Du e delle armonie REM,
senza dimenticare di ammiccare al grunge degli Helmet, il sound
di MacDonald e dei fratelli Graber (Rob al basso e Bill alla chitarra)
trionfa nella turbolenta Raleigh e nell'epica What Did You Call It That For.
La melodia e` sempre sorretta da arcigne partitute strumentali, ricche di
imprevisti e di rumore, ma mai prevaricanti. La raccolta spazia dalla cantilena
"acida" di Truth alla ballata marziale di
It's A Wonderful Lie, dalla filastrocca pop di And Then Again
al raga di Remember To Forget, e, nel complesso, li consacra eredi della
grande tradizione del popcore di Minneapolis.
Stabilito uno standard di successo, il gruppo non ha interesse a cambiarlo.
Il quarto Xerxes (Touch & Go, 1994) vanta ancora un'elevata qualita`
media (nonche'
fruibilita`) delle canzoni e uno schema esecutivo molto simile (melodie
onnipresenti, annegate in bagni di sangue chitarristici). Il tramite piu`
naturale con il disco precedente e` la nenia avvolgente di Smile, che apre
il disco. Down To The Wire erutta riff "metallici" a ritmo di galoppo con un
tema epico e rabbioso alla Nirvana.
A brillare e` in realta` la fantasia strumentale del gruppo, che ruba idee
all'hardrock (All My Want For Need) e al rock sudista (All Mixed Together)
per quella sua specie di jamming intenso e continuato (esemplare lo
strumentale Freebird).
E dove gli Arcwelder stanno costruendo un loro linguaggio davvero nuovo e`
in brani come Passing Thought, Let Down e Attic: l'infrastruttura
da "guitar rock" granitico sposa armonie vocali eteree come quelle dei Beatles
psichedelici,
i piu' brutali vortici chitarristici accompagnano un etereo melodismo beat.
Nonostante Orestes Morfin (ex Bitch Magnet) alla batteria,
quelli di Entropy (Touch And Go, 1996) non sembrano decisamente quelli
che stupirono tre anni prima con il punk-pop solenne di Pull, tanto meno
gli eredi designati della grande scuola di Minneapolis.
L'album e` costruito attorno a Captain Allen, singolo
dell'anno precedente.
Sulla falsariga di quel brano, Free Me insegue i Byrds
psichedelici. Il resto e` composto per lo piu` di ballad melense.
Doubt, I Promise Not To Be An Asshole e Ad Infinitum
aprono comunque le porte a una canzone rock piu` concettuale.
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