Don Caballero


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For Respect, 7.5/10
2, 8/10
Storm & Stress: Storm & Stress, 7.5/10
What Burns Never Returns , 7.5/10
Singles Breaking Up, 7/10 (comp)
Storm And Stress: Under Thunder And Fluorescent Light, 7/10
American Don, 6/10
Bellini: Snowing Sun , 6/10
Battles: EPs , 6.5/10
World Class Listening Problem (2006), 5/10
Punkgasm (2008), 5/10
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Summary.
Instrumental post-rock found its prophets and visionaries in Pennsylvania's Don Caballero, the first band to consciously and thoroughly explore the innovations of Bitch Magnet and Slint. One could find countless references inside For Respect (1993), from Neil Young's neurotic progressions to MC5's monster riffs, from Arto Lindsay's atonal screeches to Chrome's manic distortions, from King Crimson's progressive-rock to to Black Flag's progressive-hardcore. The barbaric duels of guitarists Mike Banfield and Ian Williams, and the colossal "blunders" of the rhythm section (Damon "Che" Fitzgerald on drums and Pat Morris on bass) created a deviant, menacing wall of noise. Technically, 2 (1995) was even better, as it introduced a quartet of sophisticated, skilled players, and not just an enigmatic whole. Four lengthy tracks summarized 40 years of intellectual rock music, from Soft Machine to Metallica. What Burns Never Returns (1998) was an alchemic work that retained little of the original verve.

Don Caballero's guitarist Ian Williams pursued his experiments in Storm & Stress, featuring bassist Eric Topolsky and drummer Kevin Shea. Storm & Stress (1997) and Under Thunder And Fluorescent Light (2000) were ambitious attempts at playing music while intentionally forgetting the song that they were playing. The technique resonated with theories borrowed from John Cage, Ornette Coleman and Einsturzende Neubaten. A chronic lack of a gravitational center permeated all of their jams. At times, harmony was so loose that it appeared to be random.


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Fra i primi ad aggiornare il rock strumentale alle sonorita' "grunge-dissonanti" di Bitch Magnet e Slint furono i Don Caballero del chitarrista Mike Banfield, a Pittsburgh nel 1991.

I singoli Lucky Father Brown (Pop Bus), con la title-track che ripete un tema angosciante a squarciagola su un tintinnio funereo di sottofondo, l'immane vortice di Belted Sweater e soprattutto la devastante Shoe Shine (un riff da panzer e cadenze apocalittiche); e quello con Unresolved Karma (Broken Giraffe), brano sofisticato dalla fitta cartilagine emergono un jingle-jangle dissonante e un possente riff quasi melodico, e con le sincopi cacofoniche di Puddin' In My Eye furono il prodotto delle prime sessioni di registrazione (dal gennaio al maggio 1992) e definirono una volta per tutte il loro stile di hardcore strumentale. La musica e` stordente e feroce, glaciale e impassibile. Chitarra e batteria si esprimono al massimo dei propri mezzi armonici, spasmodiche e incontenibili. Mancando quasi del tutto le melodie, il suono rimane ancorato all'asse armonico di questi due strumenti, il cui scopo non e` pero` di costruire una struttura narrativa ma semplicemente quello di liberare energia allo stato brado.

Divenuti un combo a due chitarre con l'aggiunta di Ian Williams (ex Sludgehammer, altra gloria locale che fece soltanto tre singoli, Big Water, Dynamite Lady e Cherry Pop fra il 1990 e il 1992), il complesso registra nel 1993 Our Caballero (Touch And Go), destinata a rimanere la loro muraglia di rumore piu' impenetrabile, un totem sonoro in cui si fondono i riff mostruisi degli MC5 e le stecche "atonali" da brivido di Arto Lindsay. Alla stessa session risalgono anche gli spasismi ipnotici di Andandandandandandandandand (Third Gear) e il baccanale singhiozzante di First Hits. I Don Caballero sono i piu` determinati discepoli di un disco che cambio` la storia del rock strumentale, The Process Of Weeding Out dei Black Flag.
Questi singoli verranno poi raccolti su Singles Breaking Up (Touch & Go, 1999).

Nel 1993 viene pubblicato For Respect, album vario ed eccentrico che indulge nelle loro danze selvagge con quel tanto di vanitoso e di maligno che rende gustose anche le forme piu' turpi. Anzi, il gruppo e' diventato un quartetto a due chitarre, aumentando ulteriormente l'impatto sonoro. Il loro metodo e' comunque rimasto lo stesso, quell'estrarre dal caos un ordine geometrico carico di tensioni isteriche, di visioni orrende, di traumi profondi.
Il sound riflette l'estetica barbara e apocalittica dell'evo punk, ma al tempo stesso incorpora un elemento analitico che gli consente di conferire una struttura, per quanto amorfa, dinamica, instabile, amebica, alle composizioni. E' fondamentale il ruolo giocato dal basso di Pat Morris, che talvolta raddoppia le chitarre e accentua pertanto le loro massicce stesse barricate, talaltra suona contro di esse, e pertanto smantella quelle barricate. Analogo ruolo propulsivo per la formazione dell'armonia sostiene la batteria di Damon Che Fitzgerald, in perenne movimento e raramente assoggettata al tempo di un riff.
Alla lunga distanza vengono alla luce anche le influenze psichedeliche, come in For Respect (con le chitarre che prima singhiozzano e poi si lanciano in volteggi demoniaci) e in New Laws (che a tratti ricorda il "lento" estenuante dei Melvins, ma poi si libra in una solenne melodia circolare), un dotto eclettismo (Rocco e Chief Sitting Duck esprimono appieno il nervoso atonale dei loro connubi funk, rock e jazz, proponendo una sorta di ibrido di King Crimson e Lounge Lizard) e la classe (il crepitio impressionista di Subdued Connections e' un virtuosismo di timbri legnosi e metallici degno dei migliori Slint). Ma i piatti forte rimangono i baccanali barbari e apocalittici (Nicked And Liqued su tutti) in cui tutti gli strumenti sembrano suonare uno contro l'altro e invece fanno a gara a chi costruisce la parete piu' alta di decibel. Dei generi tradizionali si salvano l'hardrock truculento di Got A Mile e soprattutto Well Built Road, una lunga trenodia per note stanche che si ispira liberamente alle progressioni nevrotiche di Neil Young.
Cio' che rende unico il loro sound e' che tutti gli strumenti hanno un ruolo propulsivo. Amplificatori e distorsori spinti al parossismo sono soltanto un aspetto del programma: la melodia e' generalmente assente, inessenziale, o, peggio, strillata in un rapidissimo fuoco di accordi; i riff sono muti, incompiuti, afasici, non comunicano altro che la propria anomalia. Le loro composizioni aggrediscono come nubi minacciose di note e di dissonanze che diventano sempre piu' cupe fino a esplodere in tempeste di suoni alla rinfusa (anche se in realta' rimane una logica di fondo, una tromba d'aria principale attorno a cui gira tutto il resto).
Meno jazz dei Gone e meno concettuali dei Dos, ma piu' irruenti e caotici di entrambi, i Don Caballero rappresentano una delle reazioni piu' mature dell'intellighenzia alla barbarie del grunge, degna prosecuzione del progetto degli Slint.

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Don Caballero 2 (Touch & Go, 1995) is truly a landmark in the history of instrumental rock, an hour-plus work (issued on double vinyl in Europe) issued two years after the Pittsburgh band's brave debut, For Respect. The guitarists, Mike Banfield and Ian Williams, play at maximum levels of strength and creativity, and the acrobatic drumming of Damon Che is often the bright spot. Matt Jencik, replacing Pat Morris on bass, stands behind the trio with honor.
The sound is ever more analytic, despite such chaotic surroundings. The various aspects of the music are meditative, like an orchestra made of seasoned instrumentalists. The psychedelic edge so prominent on FOR RESPECT has not dissolved, but here it's more a part of a radiant harmonic imagination. The avant-garde extremes of Please Tokyo are never pedantic or fanciful, rather they are melodic figures caressed in a trance, pauses, breaks and time changes, reckless fugues and carefully spread out dissonance everything peacefully co-exists, with an end to all of the excess somewhere in sight, between the screechings of what sounds like an electric saw at maximum volume, and one colossal distortion that is extended for eternity.
Better still is Repeat Defender, a party for thin ears that lashes from an exhausted beginning to an interval of supersonic hisses articulated in the most urgent fashion. In the fierce roars that shake Dick Suffers If Furious With You, to the insinuated counterpoints that cradle No One Gives A Hoot, one hears the echo of Soft Machine and The Nice, absorbed in the brutal noise of our times. There's a lot of erudition in this atonal funk, blues and jazz blend. And it's curious that it surfaces most in brief passages of Stupid Puma and P,P,P, Antless, where the searing guitar heat and the body-rocking vibrations tip-toe toward Joe Satriani or Eric Johnson territory. Less clear is the pure abstraction of the reverberating and out of focus chords Cold Knees. The album is more ambitious, sophisticated and incendiary than For Respect even if some semblance of that album's menacing outlook is lost.
Don Caballero has coined a form of rock music that has not lost its original ludic appeal but has buried it under layers and layers of sophisticated playing, in a process that resembles what happend to jazz during the transition from big-band swing music to bebop and then free jazz. Their historical importance cannot be neglected.

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Ian Williams dei Don Caballero ha formato anche gli Storm & Stress (Touch & Go, 1997), un ensemble comprendente Eric Topolsky al basso, Kevin Shea alla batteria e Micah Gaugh al piano. La musica e` quanto di piu` radicale ci si possa aspettare da un quartetto rock, come se il John Cage della musica aleatoria e il John Coltrane del free-jazz venissero trasposti in un contesto rock. Rispetto ai Don Caballero qui la musica e` davvero disgregata, polverizzata, sminuita e spersonalizzata. L'improvvisazione domina da cima a fondo, e non e` neppure un'improvvisazione fluida. Le asperita` (fino alla dissonanza piu` ostica) prevalgono sistematicamente sulle poche consonanze degli strumenti. Tutto e` fragile ed effimero, dagli scarsi vagiti del cantante alle fioche sortite della chitarra. La batteria fatica piu` di ogni altro, e talvolta e` l'unico segno che il brano continua. Se We Write Threnodies e Today Is Totally Crashing possono sembrare un po' troppo autoindulgenti, Dance 'Til Record Skips e soprattutto Gives Us Rhythm riescono a costuire tensione dal nulla armonico. Ma Orange Cone Made No Noise vince in fatto di creativita` gratuita e di sonorita` curiose. Gli Slint e i Gastr Del Sol conservavano ancora un minimo di decoro per le armonie. Qui si arriva ai limiti anarchici degli Einsturzende Neubaten.
Williams e` diventato uno dei massimi intellettuali del chitarrismo rock, e sa circondarsi di tecnici valenti come il batterista Shea, degno di stare al fianco dei grandi jazzisti (e Guagh ha suonato con Cecil Taylor).

Il chitarrista Mike Banfield e il bassista Pat Morris riuscirono a tenere insieme i Don Caballero anche mentre il batterista Damon Che Fitzgerald era impegnato con i Thee Speaking Canaries e il secondo chitarrista Ian Williams sbarcava il lunario con gli Storm And Stress.

Durante lo iato esce soltanto il singolo con Trey Dog's Acid e Room Temperature Lounge (Touch & Go, 1997), due brani molto dottrinali e altrettanto sornioni.

Su What Burns Never Returns (Touch & Go, 1998), che e` soltanto il loro terzo album in otto anni di attivita`, il sound si e` fatto piu` pacato e meditato. Alle scorribande capricciose di un tempo si sono sostituite sortite piu` mirate. Il gruppo cerca l'alchimia di timbriche prima ancora che l'equilibrio della dinamica. Le chitarre amano ripetersi con minime variazioni. Le ritmiche congelano la potenza contorta di un tempo in schemi e strutture di una geometria infida. Esemplare come il quartetto giostra lo strimpellio minimalista e atonale di chitarra e l'impazzare epilettico di batteria nell'ouverture Don Caballero 3 (dieci minuti). Qui, e ancor piu` in Room Temperature Suite (con la sua girandola di tempi), si avvertono per la prima volta in maniera evidente le influenze del progressive-rock degli anni Settanta, anche se stravolte da un approccio piu` dissonante.
Le armonie sono talvolta orrendamente spigolose, come nel caso di Slice Where You Live Like Pie, in cui prevale l'aspetto percussivo della musica, e le linee melodiche vengono spezzate da impietose sincopi, e nel caso di From The Desk Of Elsewhere Go, forse il pezzo piu` destrutturato, a due passi dagli esperimenti piu` astratti dell'avanguardia jazz.
Nonostante la parvenza piu` "adulta" e infinitamente meno punk, questo e` ancora un disco di eccessi, come dimostra la carica propulsiva di Williams in In The Abscence Of Strong Evidence To The Contrary e il riff di grindcore mandato in loop in Delivering The Groceries.

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Jim O'Rourke's influence is tangible on the new Storm And Stress album, Under Thunder And Fluorescent Light (Touch & Go, 2000), following 1997's self-titled release. The line-up is now a classic guitar-bass-drums trio, led by Don Caballero's Ian Williams (a Pittsburgh native but now a Chicago resident). His guitar takes center stage in most of these alt-rock ventures, but drummer Kevin Shea and bassist Eric Topolsky are far from just being humble Experience to cult Hendrix. The songs (which bear funny and verbose titles) rely on a subtle interplay among the instruments, which conveys at the same time the atmosphere of the composition and the preciousness of each player, the same way improvised free-jazz relies on the whole to fully express the individuals.
Williams' ideology of "intentional forgetting" (the song one is playing) permeates all of these tracks. The lack of a gravitational center makes for austere settings. At times, harmony is so loose that it appears to be random. Don Caballero's math-rock is submitted to a sort of vivisection, whereby vital organs are extracted while the body's clockwork keeps ticking, albeit in a disorganized, irrational, inorganic manner. This aesthetics is well summarized by The Sky's The Ground...: a continuous bickering of guitar tones, heavily syncopated drumming, loud peaks of bass noises. The song is made of vague echoes of music. The longer, and instrumental only, Meet Me In The Place... could be defined as a chamber work in restive quasi-tribal rhythm.
Comparisons have been made with quantum mechanics because of the lapses of time between one sonic gesture and the next. The "flow" of sounds is not what one expects from "music": it is reduced to a digitized, sampled stream of musical information which can skip in any direction. A good example of this technique can be found in It Takes A Million Years...: manic reverbs, mono-syllabic singing and metallic noises de-assemble spacetime and refuse to reconstruct it.
Contrary to what one's prejudice, these musicians do have a sense of humour, and it transpires all over the place, but it is reserved to attuned ears. In An Address That Was To Skip Ahead... method and madness become one: first Williams sings like a madman, then the guitar sprinkles a palette of puntillistic tones in the void.
The 1st Our Layd Of Burning Thorns (the first part of an instrumental tryptich) is wildly schizophrenic, first indulging in some dadaistic percussive sounds and then thumbing its nose at country music's frantic finger-picking. While The Third and Youngest Unnamed is relatively straightforward, i.e. tumultuous, free-jazz improvisation, The 2nd Perpetuate And Beautiful boasts frantic swings of mood, from an emotional crescendo down to a minimalist coda. Overall, the tryptich manages to compose an affectionate portrait. One is reminded of Leo Kottke's humorous country vignettes, once injected, of course, with Williams' favorite atonal sounds.
At least, jazz "rewrites" a song. True to their manifesto, Storm & Stress do not write a song and do not rewrite a song: they forget a song as they are playing it. Don Caballero's American Don (Touch & Go, 2000) was recorded by a trio because Banfield quit the band (and Eric Emm is now on bass). So Don Caballero is slowly mutating into Storm And Stress. Surprisingly (knowing Williams' and Fitzgerald's intellectual excesses), the album is less brainy and convoluted, more playful and even romantic, than What Burns Never Returns. Fitzgerald's proverbially torrential rhythms have been reined in and now he favors more intricate drum rolls rather than a forceful carpet bombing of smoking grooves.
In theme-based songs like Fire Back About Your New Baby's Sex and Haven't Lived Afro Pop, Williams' twisted minimalism relieves some of the old stiffness. The song structure is more fluid, even if the aggregating element is more prominent. A Lot Of People Tell Me and Ones All Over The Place completely dispense of the leading theme and live mainly of that neurotic minimalism. The guitar is in control. Whether this is good or bad news depends on how much you enjoy Williams' repetitive style, that permeates most of the songs.
Distractions are few but noteworthy. The thunderous Let's Face It Pal sounds like a drunken saloon boogie. A bit of dub ambience enters the jazz doodling and Neu-like drilling of The Peter Criss Jazz. The brief You Drink A Lot Of Coffee For A Teenager is a flash of scorching, Sonny Sharrock-grade jazz-rock.
Don Caballero may have been a drummer's band, but it is now a band of light, interlocking nuances. The gravitational center (the drums) that imposed a glacial order on Don Caballero's math-rock has surrendered to a more human and graceful universe of sounds that orbit loosely around it. What is bringing order now is the guitar's minimalism, that looms like a new menacing power.

Damon Che formed Bellini with Uzeda's guitarist Agustino Tilotta and vocalist Giovanna Cacciola (and bassist Mathew Taylor). Snowing Sun (Monitor, 2002) was a brainy debut album, swinging between "jazzcore" and atonal garage-rock. Alexis Fleisig of Girls Vs Boys subsequently replaced Damon Che.

Ian Williams formed Battles.

Fitzgerald was the only surviving member of the original Don Caballero line-up by the time World Class Listening Problem (Relapse, 2006) was recorded. And the album showed it. This was a different band, firstly a lot less intense and secondly a lot less imaginative, despite a few detours into heavy-metal and jazz-rock.

Punkgasm (Relapse, 2008) introduced vocals in their sound.

Broughton's Rules was a side-project of Don Caballero and Blunderbuss (who had a song titled Broughton's Rules) that debuted with the old-fashioned post-rock of Bounty Hunter 1853 (Relapse, 2010).

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