I Dwarves sono un umile gruppo di punk-rock che non ha mai scatenato
rivoluzioni, ma non ha neppure mai sbagliato un disco.
Sottovalutati come tutti i gruppi che sanno prendere in giro la propria
musica, i Dwarves impersonano in realta` la componente
malefica del rock and roll che da Chuck Berry ha portato ai Rolling Stones,
da questi ai Blue Oyster Cult e cosi` via. Reprobi e recidivi, non hanno
scrupoli morali, non hanno coscienza, non hanno remore o pudori. Ma dietro
tanta ostentata barbarie
si nasconde, in realta`, ancora una volta la pulsione di morte, che e` sempre
stata in agguato in questi recessi oscuri della musica rock.
A Chicago esercitavano fin nel 1983 i Suburban Nightmare, un gruppo di tardi
freak senza grandi pretese il cui unico album, A Hard Day's Nightmare (Midnight),
pubblicato nel 1985, quando si erano gia` trasferiti a San Francisco cambiando
nome in Dwarves, suona come se i Red Krayola avessero accompagnato Zappa su
Freak Out. E` infatti una raccolta di novelty, ma imbevute dello spirito
allucinogeno degli anni '60 invece che di quello satirico degli anni
'50.
Horror Stories (Voxx, 1986),
il primo album con la nuova denominazione, e` un
omaggio alla civilta` psichedelica degli anni '60, dal garage-surf di
Don't Love Me al rock and roll acrobatico di Lick It.
Il loro genere preferito sembra essere ancora la psichedelia free-form alla Red
Krayola, ma brani come Mined Expanders sembrano piu` che altro fare la
parodia del genere, e in I'm A Living Sickness (con i rumori piu`
spaventosamente fastidiosi) lo usano per indulgere nella decadenza piu`
biecamente esibizionista
A rivelare il genere in cui realmente eccellono sono
semmai i selvaggi punk-a-billy di Monday Blues, Love Gestapo e
College Town (degna quest'ultima dei migliori Cramps).
Il chitarrista He Who Cannot Be Named (Pete Konik) e il cantante
Blag Dahlia (o Jesus Christi o Julius Seizure) fanno scempio di piu` di una
tradizione della musica rock, ma il risultato e` talvolta spettacolare.
Passano due anni prima che si torni a sentir parlare di loro e, quando
succede, si tratta praticamente di un altro complesso:
l'EP Toolin' For A Warm Teabag (Nasty Gash, 1988)
comprime sette brani di hardcore
violentissimo in soli nove minuti. Per di piu` i testi
inneggiano a quelli che sono unanimemente considerati i peggiori problemi della
gioventu` americana, da Free Cocaine a Let's Get Pregnant.
Altri due anni e nel 1990 l'EP Astro Boy peggiora le cose, che
degenerano poi decisamente senza controllo nel secondo album,
Blood Guts & Pussy (SubPop, 1990),
ancor piu` provocatorio. Quasi tutti i titoli sono dedicati
a fenomeni o abitudini banditi da tutta l'America per bene, per giunta gridati
e suonati con la ferocia e la libidine di un'orda di barbari che stia calando
su una colonia di educande inermi.
Anche in questo affresco dei vizietti e viziacci della gioventu` americana,
in questa apologia della sottocultura licenziosa,
i Dwarves si rivelano discepoli dei Cramps e di Alice Cooper.
In maggioranza regna sovrano il ritmo ipercinetico dell'hardcore
(e i bozzetti realisti di vita adolescenziale vanno da Let's Fuck a
Skin Poppin' Slut, da Fuck You Up And Get High a Insect Whore),
tutte incredibilmente equipaggiate di eccellenti ritornelli che non le fanno
assomigliare per nulla a ripetizioni della stessa canzone,
con punte epilettiche alla Ramones in What Hit You e Back Seat Of My Car.
Ma i Dwarves diventano davvero irresistibili quando intonano i passi marziali
del loro punkabilly (Detention Girl), o quando ingranano un riff e una
melodia da ballata pop (Drug Store e Flesh Tantrum).
Oltraggio dopo oltraggio questa corsa perversamente sfrenata attraverso il
"piacere" dipinge una galleria unica di puttanelle ("slut"), teppistelli,
bruti e drogati.
Anche questo disco dura pochi minuti, quanto basta per lasciare un'abrasione
superficiale e non una ferita mortale.
L'EP Lucifer's Crank (No 6) e l'album
Thank Heaven For Little Girls (SubPop, 1991),
ancora straripanti di melodie irresistibili, di testi criminali e
di ritmi frenetici,
escono nel 1991 all'apice della popolarita` del gruppo, divenuto celebre anche
per le sue esibizioni dal vivo, che spesso durano soltanto dieci minuti e
durante le quali Konik suona completamente nudo ma con una maschera che gli
copre il viso.
Per nulla redenti, su Thank Heaven For Little Girls i Dwarves scorrazzano a
rotta di collo
per una mezz'ora di furia catartica, travolgendo nella loro folle cavalcata
un altro nugolo di ritratti adolescenziali "alternativi" (dedicati cioe` ai
"giovani male").
Ma nella filastrocca sardonica di Lucky Tonight, in cui viene esposta la
filosofia di vita piu` cinica e fatalista, e nella buffa tiritera di
Fuck Around, che sembra ricavata accelerando istericamente qualche doo-wop
degli anni '50, emerge anche un nuovo stile, un umore a meta` fra la
follia psicotica e la parodia sconcia, una forma di novelty per ultra-punk
nichilisti.
Al tempo stesso il basso mobilissimo di Salt Peter e la batteria sfrenata di
Vadge Moore sono tanto migliorati da imbastire spesso un ritmo "ferroviario"
di grande effetto, che ritorna indietro alle radici della musica popolare
americana; e infatti la chitarra di Konik intona persino cadenze blues alla
Gun Club in brani come Blood Brother's Revenge, uno dei loro capolavori.
L'effetto e` certamente piu` comico che tragico, da "Rocky Horror Picture
Show" (vedi la truce Blag The Ripper).
Il generale progresso tecnico si ripercuote anche sui loro rock and roll,
piu` devastanti che mai, da Speed Demon a Fuck 'Em All, che sono poi
i veri inni di questi eroi irriducibili dei bassifondi, e che ne fanno dei
degni eredi degli Heartbreakers.
Nell'insieme il disco segna il raggiungimento di una maturita` "rock" oltre
il "punk", tanto da non escludere un futuro nei ranghi del mainstream.
Selvaggio, zotico, incivilizzato, l'album Sugarfix (SubPop, 1993)
si fregia di un altro concentrato di rock and roll "epici" alla Alice Cooper
(Anybody Out There, Saturday Night, Cain Novocain),
che esaltano i soliti vizi depravati. Sono
brani fulminei e assordanti in cui trionfa lo spirito ribelle della banda.
Il disco annovera anche due confessioni orgogliosamente perverse alla Stooges
come Bad Reputation e Underworld, ed e` corredato da un paio di
atmosfere sinistre da voodoobilly come Evil Primeval e Lies.
Suonato e grugnito tutto d'un fiato, Sugarfix conferma la loro statura
di animali rock di razza.
Il sound ruvido, il canto roco, le chitarre scorticate, i ritmi da
cardiopalmo sono sempre quelli.
Il finale si intitola Wish That I Was Dead...
Specula e` il progetto sperimentale del batterista Sigh Moan.
Erupt (Scat, 1995) l'album.
Blag Dahlia ha registrato l'EP solista venus With Arms (Atavistic, 1995).
|
The Dwarves did not belong to any movement
or scene, but they played the funniest, reckless and most exuberant punk-rock
of the era. From their garage/psychedelic beginnings, they moved on to
such inane jokes as Blood Guts & Pussy (1990) and
Thank Heaven For Little Girls (1991), devoting themselves to
forbidden dirty themes in the tradition of Alice Cooper and Cramps,
and populating their songs of a disturbing crowd of sluts and perverts.
But that was, after all,
the original, unadulterated, uncivilized spirit of rock'n'roll.
If English is your first language and you could translate this text, please contact me.
Scroll down for recent reviews in English.
|